liturgia

3 Settembre 2018

3 Settembre 2018- Lunedì, XXII del Tempo Ordinario – San Gregorio Magno (Memoria) – (1Cor 2,1-5; Sal 118[119]; Lc 4,16-30) – I Lettura: Paolo nella sua predicazione non ha fatto altro che proporre ai Corìnzi il nucleo centrale del vangelo, ossia la persona di Cristo, proprio nel culmine della sua debolezza e del suo fallimento umano. Non ha voluto imporsi personalmente, sfoggiando doti o capacità personali, ma ha lasciato che fosse lo Spirito stesso a convincerli. Così, il fatto che, nonostante la totale assenza di mezzi umani, i Corìnzi abbiano creduto in Cristo, dimostra che l’azione di Dio è stata efficace e rappresenta una garanzia di perseveranza. Vangelo: Gesù torna in Galilea in un modo totalmente nuovo e in una forma che è appena stata inaugurata. Il Battesimo e le tentazioni hanno segnato un passaggio. Sono state una prova che l’hanno introdotto in un tempo differente. Nel discorso in sinagoga Gesù non fa una generica dichiarazione di intenti, bensì manifesta una vera assunzione di identità. Egli si mostra per ciò che è attraverso un’affermazione che fa cadere ogni velo di dubbio: Lui è il consacrato del Signore destinato a portare grazia e salvezza.

 Mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio… Nessun profeta è bene accetto nella sua patria – Dal Vangelo secondo Luca: In quel tempo, Gesù venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaìa; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: «Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l’anno di grazia del Signore». Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all’inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato». Tutti gli davano testimonianza ed erano meravigliati delle parole di grazia che uscivano dalla sua bocca e dicevano: «Non è costui il figlio di Giuseppe?». Ma egli rispose loro: «Certamente voi mi citerete questo proverbio: “Medico, cura te stesso. Quanto abbiamo udito che accadde a Cafàrnao, fallo anche qui, nella tua patria!”». Poi aggiunse: «In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria. Anzi, in verità io vi dico: c’erano molte vedove in Israele al tempo di Elìa, quando il cielo fu chiuso per tre anni e sei mesi e ci fu una grande carestia in tutto il paese; ma a nessuna di esse fu mandato Elìa, se non a una vedova a Sarèpta di Sidòne. C’erano molti lebbrosi in Israele al tempo del profeta Elisèo; ma nessuno di loro fu purificato, se non Naamàn, il Siro». All’udire queste cose, tutti nella sinagoga si riempirono di sdegno. Si alzarono e lo cacciarono fuori della città e lo condussero fin sul ciglio del monte, sul quale era costruita la loro città, per gettarlo giù. Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino.

 Riflessione: «Ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino». Iniziamo oggi, nelle letture feriali (quindi ogni giorno tranne le domeniche, le feste o le solennità), la lettura del Vangelo secondo Luca. Tale lettura ci accompagnerà fino all’inizio del Tempo di Avvento. Possiamo vedere come sin da questo primo giorno, la Liturgia della Parola ci mostra ciò che sono i temi caratteristici del Vangelo di Luca: da una parte questo misericordioso e paziente intrattenersi di Gesù con gli uomini, dall’altra parte lo zelo del Cristo che avanza, quasi impaziente, verso il compimento del progetto salvifico del Padre. È un Cristo in cammino, un Gesù che va, che non attende, che non rallenta, che non rimanda. Cercando di non lasciare nessuno dietro, tendendo a tutti una mano, ma risoluto nel procedere secondo la volontà del Padre. Gesù si mette in cammino: non è una semplice indicazione di movimento fisico, non è una indicazione geografica che indica lo spostarsi lungo le vie della Terra Santa, ma è il cammino della salvezza, il compimento di quel cammino iniziato in terra di Egitto dal popolo di Israele e che si concluderà nella Terra Promessa la cui via ci è stata aperta dal Cristo sulla Croce! Leggendo il Vangelo secondo Luca, ciò che colpisce è proprio il movimento: tutti sono sempre in cammino. Maria che corre in fretta verso Elisabetta, e poi i pastori e poi Anna e Simeone… ritroviamo questo movimento anche in quelle parabole proprie di Luca, che non sono presenti negli altri Vangeli: una su tutte la parabola del “padre misericordioso” dove al cammino del figlio che si allontana e poi torna, fa riscontro la corsa del padre, dapprima verso il figlio piccolo e in seguito verso il maggiore che invece è fermo e non vuole festeggiare. E poi le corse delle donne e degli Apostoli il giorno di Pasqua, il cammino prima triste verso Èmmaus (anche questo presente solo in Luca) e poi il gioioso ritorno a Gerusalemme per testimoniare di aver incontrato il Risorto. Possiamo allora concludere dicendo che Luca ci fa comprendere che possiamo capire di aver incontrato il Cristo e di desiderare di compiere la volontà del Padre solo se sentiamo in noi l’esigenza di metterci in cammino, di incontrare ogni uomo e di realizzare il piano di Dio.

 La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Io ritenni infatti di non sapere altro… – Benedetto XVI (Udienza Generale, 29 Ottobre 2008): Ma perché san Paolo proprio di questo, della parola della Croce, ha fatto il punto fondamentale della sua predicazione? La risposta non è difficile: la Croce rivela “la potenza di Dio” (cfr. 1Cor 1,24), che è diversa dal potere umano; rivela infatti il suo amore: “Ciò che è stoltezza di Dio è più sapiente degli uomini, e ciò che è debolezza di Dio, è più forte degli uomini” (ivi v. 25). Distanti secoli da Paolo, noi vediamo che nella storia ha vinto la Croce e non la saggezza che si oppone alla Croce. Il Crocifisso è sapienza, perché manifesta davvero chi è Dio, cioè potenza di amore che arriva fino alla Croce per salvare l’uomo. Dio si serve di modi e strumenti che a noi sembrano a prima vista solo debolezza. Il Crocifisso svela, da una parte, la debolezza dell’uomo e, dall’altra, la vera potenza di Dio, cioè la gratuità dell’amore: proprio questa totale gratuità dell’amore è la vera sapienza. Di ciò san Paolo ha fatto esperienza fin nella sua carne e ce lo testimonia in svariati passaggi del suo percorso spirituale, divenuti precisi punti di riferimento per ogni discepolo di Gesù: “Egli mi ha detto: ti basta la mia grazia: la mia potenza, infatti si manifesta pienamente nella debolezza” (2Cor 12,9); e ancora: “Dio ha scelto ciò che nel mondo è debole per confondere i forti” (1Cor 1,28). L’Apostolo si identifica a tal punto con Cristo che anch’egli, benché in mezzo a tante prove, vive nella fede del Figlio di Dio che lo ha amato e ha dato se stesso per i peccati di lui e per quelli di tutti (cfr. Gal 1,4; 2,20). Questo dato autobiografico dell’Apostolo diventa paradigmatico per tutti noi.

In verità io vi dico: nessun profeta è bene accetto nella sua patria – Giovanni Paolo II (Omelia, 29 Gennaio 1989): Colui che gli abitanti di Nazaret non volevano riconoscere, colui che poi “passò beneficando e risanando tutti” (At 10,38); di cui la gente diceva: “Un grande profeta è sorto tra noi e Dio ha visitato il suo popolo…” (Lc 7,16). Quel Cristo – ha riconfermato, in definitiva, tutto ciò che è più grande di tutte le profezie. […] Gesù ha rivelato l’amore. “Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito” (Gv 3,16). Gesù Cristo è quel Figlio “dato” al mondo dal Padre, il quale ha rivelato che “Dio è Amore”. Gesù di Nazaret – non è soltanto “grande Profeta”, ma è Messia, cioè Cristo. Redentore del mondo. Il mondo poteva essere redento solo dall’amore: dal suo amore.

 La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Gli fu dato il libro del profeta Isaìa – «Non è per caso, ma per intervento della provvidenza di Dio, che Gesù sfoglia il libro e trova nel testo il capitolo che profetizzava a suo riguardo. Se sta scritto infatti che “nessun uccello cade nella rete senza la volontà del Padre”; e se “i capelli della testa” degli apostoli “sono tutti contati” [Lc 12,6-7], sarebbe forse un effetto del caso che quella scelta sia caduta proprio sul libro di Isaìa e non su un altro, e il passo da leggere sia stato non un altro, ma questo che esprime il mistero del Cristo: “Lo Spirito del Signore è su di me, per questo egli mi ha unto”? È infatti Cristo che commenta questo testo e bisogna quindi pensare che niente sia avvenuto secondo il gioco del caso o della fantasia, ma tutto si svolse secondo il disegno della provvidenza di Dio» (Origene).

 Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Lo spirito del Signore è sopra di me – L’universalità del messaggio evangelico è un dato inconfutabile: tutti gli uomini sono convocati dalla Parola di Dio, una convocazione che supera gli angusti spazi dei nazionalismi: «Nella Nuova Alleanza, l’elezione di Dio si estende a tutti i popoli della terra. In Cristo Gesù, Dio ha scelto l’umanità intera. Ha rivelato l’universalità dell’elezione mediante la redenzione. In Cristo, non c’è più né Giudeo né Greco, né schiavo né libero, ma tutti sono uno [cfr. Gal 3,28]. Tutti sono stati chiamati a partecipare alla vita di Dio, grazie alla morte e alla risurrezione di Cristo» (Giovanni Paolo II). In questa possente opera di evangelizzazione emerge la preponderante azione dello Spirito Santo. La Chiesa è resa feconda dallo Spirito Santo: è per la potenza dello Spirito Santo «che i figli di Dio possono portare frutto. Colui che ci ha innestati sulla vera Vite, farà sì che portiamo il frutto dello Spirito che è “amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” [Gal 5,22-23]. Lo Spirito è la nostra vita, quanto più rinunciamo a noi stessi, tanto più lo Spirito fa che anche noi operiamo» (CCC 736). Lo Spirito Santo, inviato dal Cristo da parte di Dio (cfr. At 2,33) per la diffusione della Buona Novella, dà la forza di annunziare Gesù Cristo, nonostante le persecuzioni (cfr. At 4,8.31; 5,32; 6,10; Fil 1,19) e di rendergli testimonianza (cfr. Mt 10,20; Gv 15,26; At 1,8; 2Tm 1,7s). Accorda i carismi (cfr. 1Cor 12,4s), che autenticano la predicazione: il dono delle lingue, dei miracoli, di distinguere gli spiriti, di profezia, di sapienza e di scienza. Inoltre, assiste il magistero della Chiesa e nella testimonianza dei Santi manifesta la sua santità e continua l’opera di salvezza. Se la Chiesa si lascerà “guidare e animare dallo Spirito Santo a somiglianza di Cristo, allora non solo non esisteranno divisioni, rivalità, scismi e fratture, ma il corpo della Chiesa crescerà armoniosamente e il popolo di Dio svolgerà con efficacia la propria missione profetica” (Salvatore Alberto Panimolle).

 Santo del giorno: 3 Settembre – San Gregorio I, detto Magno, Papa e dottore della Chiesa: “Nacque verso il 540 dalla famiglia senatoriale degli Anici e alla morte del padre Gordiano, fu eletto, molto giovane, prefetto di Roma. Divenne poi monaco e abate del monastero di Sant’Andrea sul Celio. Eletto Papa, ricevette l’ordinazione episcopale il 3 settembre 590. Nonostante la malferma salute, esplicò una multiforme e intensa attività nel governo della Chiesa, nella sollecitudine caritativa, nell’azione missionaria. Autore e legislatore nel campo della liturgia e del canto sacro, elaborò un Sacramentario che porta il suo nome e costituisce il nucleo fondamentale del Messale Romano. Lasciò scritti di carattere pastorale, morale, omiletico e spirituale, che formarono intere generazioni cristiane specialmente nel Medio Evo. Morì il 12 marzo 604” (Avvenire).

 Preghiamo: O Dio, che guidi il tuo popolo con la soavità e la forza del tuo amore, per intercessione del papa san Gregorio Magno dona il tuo Spirito di sapienza a coloro che hai posto maestri e guide nella Chiesa, perché il progresso dei fedeli sia gioia eterna dei pastori. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 

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