maggio, meditazioni

15 MAGGIO 2020 – VENERDÌ, V SETTIMANA DI PASQUA

I Lettura: Dal brano proposto appare una comunità animata dallo Spirito Santo. Si tratta dello stesso Spirito di Dio che ha ispirato i profeti, che ha accompagnato Gesù nel suo ministero e che ora orienta i primi passi della Chiesa nascente. È lo Spirito del Signore risorto, dono fatto alla Chiesa e, per mezzo della stessa, al mondo intero. La presenza costante e attiva dello Spirito preserva la Chiesa da un pericolo di decomposizione, spingendola sempre verso nuovi traguardi. La coscienza della Chiesa di avere lo Spirito con sé, dà la certezza che pur tra gli errori e le deficienze, essa è e rimane sostanzialmente fedele al messaggio di Cristo, suo Fondatore.

Vangelo: Dio comanda al suo popolo di amarlo e di amare i proprio fratelli. È ciò che lentamente Israele capisce nel proprio instabile rapporto col Signore, è la sintesi dell’alleanza, la scrematura fra gli oltre seicento comandamenti che ogni israelita era tenuto ad osservare. Due soli precetti erano rimasti, i due più importanti: ricambiare l’amore ricevuto da Dio e, attraverso di esso, amarsi gli uni gli altri. Gesù osa sostituire anche i comandi principali con una nuova richiesta: amare come egli ci ha amato. Gesù ama il Padre con tutte le sue forze e ama noi donando la sua vita: perciò può proporsi come modello, chiedendo ai discepoli di imitarlo. Cristo ci ha amato fino in fondo, con un amore adulto, intenso, rispettoso, capace di trovare soluzioni, capace di aspettare.

Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri – Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, disse Gesù ai suoi discepoli: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici – Giovanni Paolo II (Omelia, 1 febbraio 1985): Cari fratelli e sorelle: di fronte ai difficili momenti che vivete nella vostra vita comunitaria, di fronte alle crisi della vostra società, è necessario procedere a un ringiovanimento degli spiriti con la forza dell’amore che viene da Cristo. Un amore totale e pieno di abnegazione all’uomo per lui, perché “nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13). Questo amore ci rende possibile vivere la vita con la massima dignità, e metterla a disposizione degli altri, per aiutarli a rendersi conto della loro dignità; ci rende capaci di affrontare senza timore il futuro, impegnati a costruire un uomo e un mondo nuovi, più giusti e umani, aperti a Dio e non rinchiusi in fallaci soluzioni materialiste. Perché “un umanesimo chiuso, insensibile ai valori dello spirito e a Dio, che ne è la fonte, potrebbe apparentemente avere maggiori possibilità di trionfare. Senza dubbio l’uomo può organizzare la terra senza Dio, ma senza Dio non può, alla fine, che organizzarla contro l’uomo” (Paolo VI, Populorum progressio 42).

Non voi avete scelto me… La missione ad gentes – Benedetto XVI (Omelia, 14 maggio 2010): Si tratta di un mandato il cui fedele compimento «deve procedere per la stessa strada seguita da Cristo, la strada, cioè, della povertà, dell’obbedienza, del servizio e dell’immolazione di se stesso fino alla morte, da cui uscì vincitore con la sua risurrezione» (Ad Gentes 5). Sì! Siamo chiamati a servire l’umanità del nostro tempo, confidando unicamente in Gesù, lasciandoci illuminare dalla sua Parola: «Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga» (Gv 15,16). Quanto tempo perduto, quanto lavoro rimandato, per inavvertenza su questo punto! Tutto si definisce a partire da Cristo, quanto all’origine e all’efficacia della missione: la missione la riceviamo sempre da Cristo, che ci ha fatto conoscere ciò che ha udito dal Padre suo, e siamo investiti in essa per mezzo dello Spirito, nella Chiesa. Come la Chiesa stessa, opera di Cristo e del suo Spirito, si tratta di rinnovare la faccia della terra partendo da Dio, sempre e solo da Dio!

Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri – Benedetto XV (Ad beatissimi Apostolorum, 1 novembre 1914): I disordini che scorgiamo sono questi: la mancanza di mutuo amore fra gli uomini, il disprezzo dell’autorità, l’ingiustizia dei rapporti fra le varie classi sociali, il bene materiale fatto unico obiettivo dell’attività dell’uomo, come se non vi fossero altri beni, e molto migliori, da raggiungere. Sono questi a Nostro parere, i quattro fattori della lotta, che mette così gravemente a soqquadro il mondo. Bisogna dunque diligentemente adoperarsi per eliminare tali disordini, richiamando in vigore i princìpi del cristianesimo, se si ha veramente intenzione di sedare ogni conflitto e di mettere in assetto la società. Gesù Cristo disceso dal Cielo appunto per questo fine di ripristinare fra gli uomini il regno della pace, rovesciato dall’odio di Satana, non altro fondamento volle porvi che quello dell’amore fraterno. Quindi quelle sue parole tanto spesso ripetute: «Vi dò un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri»; «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri»; «Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri»; quasi che tutta la sua missione ed il suo compito si restringessero a far sì che gli uomini si amassero scambievolmente. E quale forza di argomenti non adoperò per condurci a questo amore?

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa

“Chi ha la carità in Cristo pratichi i suoi comandamenti. Chi può spiegare «il vincolo della carità» di Dio [Col 3,14]? Chi è capace di esprimere la grandezza della sua bellezza? L’altezza ove conduce la carità è ineffabile. La carità ci unisce a Dio: ‘La carità copre la moltitudine dei peccati’ [1Pt 4,8]. La carità tutto soffre, tutto sopporta [1Cor 13,7]. Nulla di banale, nulla di superbo nella carità. La carità non ha divisione, la carità non si ribella, la carità tutto compie nella concordia. Nella carità sono perfetti tutti gli eletti di Dio. Senza carità nulla è accetto a Dio. Nella carità il Signore ci ha presi con sé. Per la carità avuta per noi, Gesù Cristo nostro Signore, secondo la volontà di Dio, ha dato per noi il suo sangue, la sua carne per la nostra carne e la sua vita per la nostra vita” (San Clemente).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia

«… riunita l’assemblea, consegnarono la lettera. Quando l’ebbero letta, si rallegrarono…». Anche oggi la lettura degli Atti degli Apostoli ci mette dinanzi ad una “prima volta”: gli Apostoli e gli anziani con tutta la Chiesa si riuniscono e scrivono una lettera  da destinare alla Comunità di Antiòchia. Ci troviamo, di fatto, dinanzi a quello che potremmo definire il primo documento del Magistero della Chiesa. Da allora, lungo i secoli, la Chiesa ha da sempre accompagnato i suoi figli con indicazioni pastorali e dogmatiche volte ad insegnare, dirigere e far crescere rettamente la fede dei fedeli, tramite l’autentica interpretazione delle Scritture e la fedele applicazione della Tradizione, rimanendo ancorata al deposito della fede (cfr 1Tm 6,20) ma al contempo fornendo indicazioni utili ad una lettura contemporanea dello stesso depositum in una società dai continui cambiamenti ed evoluzioni. Possiamo quindi cogliere l’occasione per chiederci quale sia il nostro rapporto con il Magistero della Chiesa, cioè con tutti quei documenti ufficiali che ci vengono offerti dalla Chiesa per la crescita spirituale e per il mantenimento della retta fede. Almeno a cominciare dai documenti del Concilio, fino ai vari documenti degli ultimi Pontefici, essenziali per una piena conoscenza della Liturgia, delle Sacre Scritture, dell’ecclesiologia e della mariologia; ma ancora per la conoscenza di temi che riguardano il vivere quotidiano, da quelli riguardanti la dottrina sociale fino ai temi di morale.

Preghiamo

Donaci, o Padre, di uniformare la nostra vita al mistero pasquale che celebriamo nella gioia, perché la potenza del Signore risorto ci protegga e ci salvi. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 

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