Liturgia

8 Ottobre 2017 – XXVII Domenica del Tempo Ordinario (A)

Antifona d’ingresso

Tutte le cose sono in tuo potere, Signore, e nessuno può resistere al tuo volere. Tu hai fatto tutte le cose, il cielo e la terra e tutte le meraviglie che vi sono racchiuse; tu sei il Signore di tutto l’universo. (Est 4,17b)

 

Colletta

O Dio, fonte di ogni bene, che esaudisci le preghiere del tuo popolo al di là di ogni desiderio e di ogni merito, effondi su di noi la tua misericordia: perdona ciò che la coscienza teme e aggiungi ciò che la preghiera non osa sperare. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Oppure:

Padre giusto e misericordioso, che vegli incessantemente sulla tua Chiesa, non abbandonare la vigna che la tua destra ha piantato: continua a coltivarla e ad arricchirla di scelti germogli, perché innestata in Cristo, vera vite, porti frutti abbondanti di vita eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 

 

Prima Lettura        Is 5,1-7

La vigna del Signore degli eserciti è la casa dIsraele.
Il testo si apre con un prologo nel quale il profeta dice anzitutto di voler cantare, a nome del suo diletto, l’amore che questi ha per la sua vigna. Si aspettava che la vigna producesse uva prelibata e invece essa ha prodotto uva selvatica. A questo punto lo sposo entra direttamente in scena e afferma di voler intentare un processo alla sua vigna/sposa. Lo sposo deluso è dunque deciso a colpire la sposa infedele con una dura pena.

 

Dal libro del profeta Isaìa

Voglio cantare per il mio diletto il mio cantico d’amore per la sua vigna. Il mio diletto possedeva una vigna sopra un fertile colle. Egli l’aveva dissodata e sgombrata dai sassi e vi aveva piantato viti pregiate; in mezzo vi aveva costruito una torre e scavato anche un tino. Egli aspettò che producesse uva; essa produsse, invece, acini acerbi. E ora, abitanti di Gerusalemme e uomini di Giuda, siate voi giudici fra me e la mia vigna. Che cosa dovevo fare ancora alla mia vigna che io non abbia fatto? Perché, mentre attendevo che producesse uva, essa ha prodotto acini acerbi? Ora voglio farvi conoscere ciò che sto per fare alla mia vigna: toglierò la sua siepe e si trasformerà in pascolo; demolirò il suo muro di cinta e verrà calpestata. La renderò un deserto, non sarà potata né vangata e vi cresceranno rovi e pruni; alle nubi comanderò di non mandarvi la pioggia. Ebbene, la vigna del Signore degli eserciti è la casa d’Israele; gli abitanti di Giuda sono la sua piantagione preferita. Egli si aspettava giustizia ed ecco spargimento di sangue, attendeva rettitudine ed ecco grida di oppressi.

Parola di Dio.

 

Salmo responsoriale       Dal Salmo 79 (80)

«La vigna era diventata selvatica; il profeta prega Dio di risparmiarla per que-st’unico germoglio che essa produrrà: il Cristo, la vera vite (cfr. Gv 15,1). La vera vite ha prodotto grandi tralci, allo stesso modo anche coloro che hanno creduto nel Cristo. La loro ombra ha coperto i monti. Questa vite vera estende i suoi tralci fino al mare e fino al fiume» (Teodoreto).

 

Rit. La vigna del Signore è la casa d’Israele.

 

Hai sradicato una vite dall’Egitto,

hai scacciato le genti e l’hai trapiantata.

Ha esteso i suoi tralci fino al mare,

arrivavano al fiume i suoi germogli. Rit.

 

Perché hai aperto brecce nella sua cinta

e ne fa vendemmia ogni passante?

La devasta il cinghiale del bosco

e vi pascolano le bestie della campagna. Rit.

 

Dio degli eserciti, ritorna!

Guarda dal cielo e vedi

e visita questa vigna,

proteggi quello che la tua destra ha piantato,

il figlio dell’uomo che per te hai reso forte. Rit.

 

Da te mai più ci allontaneremo,

facci rivivere e noi invocheremo il tuo nome.

Signore, Dio degli eserciti, fa’ che ritorniamo,

fa’ splendere il tuo volto e noi saremo salvi. Rit.

 

 

Seconda Lettura  Fil 4,6-9

Mettete in pratica queste cose e il Dio della pace sarà con voi.

 

Il vero credente non deve preoccuparsi anche quando incombono le difficoltà della vita quotidiana e le tribolazioni derivanti dalla persecuzione. In qualsiasi situazione Paolo propone come sostegno e conforto la preghiera, che consiste in un dialogo con Dio e si manifesta con suppliche e ringraziamenti.

 

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Filippési

Fratelli, non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù. In conclusione, fratelli, quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode, questo sia oggetto dei vostri pensieri. Le cose che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, mettetele in pratica. E il Dio della pace sarà con voi!

Parola di Dio.

 

Canto al Vangelo           Cfr. Gv 15,16

Alleluia, alleluia.

Io ho scelto voi, dice il Signore, perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga.

Alleluia.

 

Vangelo             Mt 21,33-43

Darà in affitto la vigna ad altri contadini.

 

In questa parabola è raccontata tutta la storia della salvezza. Dio chiama ripetutamente il suo popolo alla conversione e per questo manda ripetutamente profeti e messaggeri. Ma non vi è ascolto. Il Signore interviene in molti modi, fino a mandare il suo unico Figlio: Lui, il Figlio Unigenito del Padre, che sarà ucciso fuori Gerusalemme e crocifisso sul Golgota.

 

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai capi dei sacerdoti e agli anziani del popolo: «Ascoltate un’altra parabola: c’era un uomo, che possedeva un terreno e vi piantò una vigna. La circondò con una siepe, vi scavò una buca per il torchio e costruì una torre. La diede in affitto a dei contadini e se ne andò lontano. Quando arrivò il tempo di raccogliere i frutti, mandò i suoi servi dai contadini a ritirare il raccolto. Ma i contadini presero i servi e uno lo bastonarono, un altro lo uccisero, un altro lo lapidarono. Mandò di nuovo altri servi, più numerosi dei primi, ma li trattarono allo stesso modo. Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: “Avranno rispetto per mio figlio!”. Ma i contadini, visto il figlio, dissero tra loro: “Costui è l’erede. Su, uccidiamolo e avremo noi la sua eredità!”. Lo presero, lo cacciarono fuori dalla vigna e lo uccisero. Quando verrà dunque il padrone della vigna, che cosa farà a quei contadini?». Gli risposero: «Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini, che gli consegneranno i frutti a suo tempo». E Gesù disse loro: «Non avete mai letto nelle Scritture: “La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo; questo è stato fatto dal Signore ed è una meraviglia ai nostri occhi”? Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti».

Parola del Signore.

 

 

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

 

Un uomo piantò una vigna – CCC 755: «La Chiesa è il podere o campo di Dio. In quel campo cresce l’antico olivo, la cui santa radice sono stati i patriarchi e nel quale è avvenuta e avverrà la riconciliazione dei Giudei e delle genti. Essa è stata piantata dal celeste Agricoltore come vigna scelta. Cristo è la vera Vite, che dà vita e fecondità ai tralci, cioè a noi, che per mezzo della Chiesa rimaniamo in lui e senza di lui nulla possiamo fare».

 

La vigna – Christifideles Laici 8: L’immagine della vigna viene usata dalla Bibbia in molti modi e con diversi significati: in particolare, essa serve ad esprimere il mistero del Popolo di Dio. In questa prospettiva più interiore i fedeli laici non sono semplicemente gli operai che lavorano nella vigna, ma sono parte della vigna stessa: “Io sono la vite, voi i tralci” (Gv 15,5), dice Gesù. Già nell’Antico Testamento i profeti per indicare il popolo eletto ricorrono all’immagine della vigna. Israele è la vigna di Dio, l’opera del Signore, la gioia del suo cuore: “Io ti avevo piantato come vigna scelta” (Ger 2,21); “Tua madre era come una vite piantata vicino alle acque. Era rigogliosa e frondosa per l’abbondanza dell’a-cqua” (Ez 19,10); “Il mio diletto possedeva una vigna sopra un fertile colle. Egli l’aveva vangata e sgombrata dai sassi, e vi aveva piantato scelte viti…” (Is 5,1-2). Gesù riprende il simbolo della vigna e se ne serve per rivelare alcuni aspetti del Regno di Dio: “Un uomo piantò una vigna, vi pose attorno una siepe, scavò un torchio, costruì una torre, poi la diede in affitto a dei vignaioli e se ne andò lontano” (Mc 12,1; cfr. Mt 21,28ss). L’evangelista Giovanni ci invita a scendere in profondità e ci introduce a scoprire il mistero della vigna: essa è il simbolo e la figura non solo del Popolo di Dio, ma di Gesù stesso. Lui è il ceppo e noi, i discepoli, siamo i tralci; lui è la “vera vite”, nella quale sono vitalmente inseriti i tralci (cfr. Gv 15,1ss). Il Concilio Vaticano II, riferendo le varie immagini bibliche che illuminano il mistero della Chiesa, ripropone l’immagine della vite e dei tralci: “Cristo è la vera vite, che dà vita e fecondità ai tralci, cioè a noi, che per mezzo della Chiesa rimaniamo in lui, e senza di lui nulla possiamo fare ([cfr. Gv 15,1-5LG 6). La Chiesa stessa è, dunque, la vigna evangelica. È mistero perché l’amore e la vita del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo sono il dono assolutamente gratuito offerto a quanti sono nati dall’acqua e dallo Spirito (cfr. Gv 3,5), chiamati a rivivere la comunione stessa di Dio e a manifestarla e comunicarla nella storia (missione): “In quel giorno – dice Gesù – voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi” (cfr. Gv 14,20). Ora solo all’interno del mistero della Chiesa come mistero di comunione si rivela l’identità” dei fedeli laici, la loro originale dignità. E solo all’interno di questa dignità si possono definire la loro vocazione e la loro missione nella Chiesa e nel mondo.

 

Costui è l’erede. Su, uccidiamolo – Giovanni Paolo II (Omelia, 6 Ottobre 1984): La parabola riferita nel Vangelo di oggi è drammatica perché in essa si parla anche di violenza e di morte; ma il suo epilogo si apre alla speranza perché la morte del figlio del padrone prefigura quella del Cristo da cui il mondo è stato redento. “Da ultimo mandò loro il proprio figlio dicendo: avranno rispetto di mio figlio!” (Mt 21,37). Ma quei vignaioli uccisero pure lui. Con la morte del Figlio di Dio si avvera il canto della vigna, già da secoli intonato dal profeta Isaìa, e il suo valore salvifico entra nell’economia della nuova alleanza, in cui si inaugura una nuova stagione della storia della salvezza; la vigna del Signore incomincia a vivere una nuova vita, e un popolo nuovo è chiamato a far parte del regno di Dio.

 

 

Preghiera dei Fedeli

 

Celebrante: La risurrezione di Cristo è il grande segno della nostra fede. Con l’assistenza dello Spirito, chiediamo al Padre la semplicità e l’amore, dicendo:

Lettore: Preghiamo insieme e diciamo: Sostieni la nostra fede, Signore.
– Perché la Chiesa testimoni la verità di Cristo rinunciando alla potenza esteriore, e, sostenuta dall’amore, cammini con gioia nella via dell’umiltà e della povertà. Preghiamo. Rit.
– Perché i giovani non si lascino sedurre dalla tentazione della violenza ma scoprano nel comandamento dell’amore l’unica possibilità per la personale realizzazione. Preghiamo. Rit.
– Perché chi vive nel dubbio e nell’incertezza si abbandoni fiduciosamente nel grembo di Dio, da cui ogni vita ha origine. Preghiamo. Rit.
– Perché il popolo cristiano abbandoni ogni forma di superstizione, e creda unicamente nel Signore morto e risorto per tutti. Preghiamo. Rit.
– Perché la nostra fede, nutrita dalla preghiera e dai sacramenti, sia sempre più vera e gioiosa e si esprima attraverso i numerosi carismi ricevuti gratuitamente per il bene di tutti. Preghiamo. Rit.
– Perché non poniamo delle condizioni al Signore. Preghiamo. Rit.

 
Celebrante: O Dio, tu possiedi tutta la gloria e la potenza; eppure hai voluto manifestarti sotto le umili spoglie di un uomo povero e crocifisso. Aiutaci ad essere sereni nei nostri limiti e a godere dei doni che ci hai dato. Per Cristo nostro Signore.

 

 

Preghiera sulle offerte

Accogli, Signore, il sacrificio che tu stesso ci hai comandato d’offrirti e, mentre esercitiamo il nostro ufficio sacerdotale, compi in noi la tua opera di salvezza. Per Cristo nostro Signore.

 

 

Prefazio delle domeniche del tempo Ordinario (III)

La nostra salvezza nel Figlio di Dio fatto uomo.
È veramente cosa buona e giusta,

nostro dovere e fonte di salvezza,

rendere grazie sempre e in ogni luogo

a te, Signore, Padre santo,

Dio onnipotente ed eterno.

Abbiamo riconosciuto il segno della tua immensa gloria

quando hai mandato tuo Figlio

a prendere su di sé la nostra debolezza;

in lui nuovo Adamo hai redento l’umanità decaduta,

e con la sua morte

ci hai resi partecipi della vita immortale.

Per mezzo di lui si allietano gli angeli

e nell’eternità adorano la gloria del tuo volto.

Al loro canto concedi, o Signore,

che si uniscano le nostre umili voci

nell’inno di lode: Santo…

Antifona alla comunione

Il Signore è buono con chi spera in lui, con l’anima che lo cerca. (Lam 3,25)

Oppure:

Uno solo è il pane, e noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo, perché partecipiamo tutti dell’unico pane e dell’unico calice. (cfr. 1Cor 10,17)

Oppure:

La pietra scartata dai costruttori è divenuta testata d’angolo. (Mt 21,42)

 

 

Preghiera dopo la comunione

La comunione a questo sacramento sazi la nostra fame e sete di te, o Padre, e ci trasformi nel Cristo tuo Figlio. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.

 

 

Un po’ di pane per camminare

La liturgia odierna ruota attorno al tema della Vigna e del significato che questa pianta ha assunto nel linguaggio biblico. Le letture principali sono il cantico della vigna (Is 5,1-7) e la parabola dei vignaioli omicidi (Mt 21,33-43). L’inse-gnamento generale che la Liturgia vuole fornirci è che “Israele è per il Signore come una vigna scelta, curata da Lui con tutte le attenzioni. Essa però delude le aspettative del vignaiolo” (V. Cuffaro). Nel nostro caso la parabola, che è comune agli altri due Sinottici (cfr. Mc 12,1-12; Lc 20,9-19), segue da vicino la struttura della prima lettura: 1) azione benevola del diletto/padrone; 2) infruttuosità della vigna/sopraffazione dei vignaioli; 3) giudizio severo. Ma comunque, tra la parabola isaiana e quella matteana troviamo delle differenze notevoli: nell’Antico Testamento, “sposo e vignaiolo, il Dio di Israele ha la sua vigna, che è il suo popolo” (M. F. Lacan). La personificazione veterotestamentaria della vigna con Israele è attestata da molti profeti (Os 10,1; 3,1; Ger 2,21; 5,10; 8,13; 12,10; Ez 15,6ss; 17,15-19; 19,10-14). Ma nella parabola raccontata da Gesù viene ribaltato il significato della vigna. Infatti possiamo notare come l’attenzione principale, dopo la prima descrizione dell’opera del “padrone” nel piantare la vigna con tutti gli accorgimenti, a differenza di Isaia si sposta sui contadini e sul figlio del padrone. Non solo: Gesù stesso ci offre un altro significato della vigna. Mentre in Is è la vigna-popolo, che non dà frutti, che viene demolita da Dio; in Mt la vigna è il Regno di Dio: “Quei malvagi, li farà morire miseramente e darà in affitto la vigna ad altri contadini… Perciò io vi dico: a voi sarà tolto il regno di Dio e sarà dato a un popolo che ne produca i frutti”. La parabola, poi, muove i suoi passi non solo attingendo il suo materiale da Is, ma anche dalla tradizione delle leggi vigenti nella Palestina del I sec. d.C., dove “i latifondi spesso erano di proprietà di ricchi stranieri i quali li cedevano a contadini che avrebbero pagato l’affitto con i frutti della terra” (S. Grasso). Per legge, alla morte del proprietario senza erede, il podere passava al primo occupante. In questo caso troviamo un’incongruenza perché il figlio è morto ma il padrone è vivo.

 

 

 

Conosciamo l’Opus Matris Verbi Dei

(Per conoscerci: 0922 607054 // 095 965638)

 

Capitolo 3

Vita Consacrata con voto di Povertà Castità Obbedienza

  1. Il voto di Povertà Seguendo Gesù povero

 

Art. 36 – Quantunque le Comunità abbiano diritto di possedere tutto ciò che è necessario al loro sostentamento e alle loro opere, si eviti ogni lusso, lucro eccessivo e accumulazione di beni (cfr. PC 13).

 

Art. 37 – A questo riguardo i Responsabili Generali e i Responsabili locali esercitino un controllo severissimo. Ogni eccedenza materiale sia generosamente messa a disposizione delle Comunità più bisognose dell’Opus Matris Verbi Dei, delle necessità della Chiesa e dei poveri.

 

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