febbraio, meditazioni

12 Febbraio 2018

12 Febbraio 2018 – Lunedì, VI del Tempo Ordinario – (Gc 1,1-11; Sal 118[119]; Mc 8,11-13) – I Lettura: La lettera di Giacomo è una fra le prime lettere dette cattoliche, perché non indirizzate ad una comunità specifica ma appunto alla Chiesa universale, cattolica. Con il termine diaspora si fa riferimento ai “cristiani di origine giudaica dispersi nel mondo greco-romano. Le dodici tribù rappresentano la totalità del popolo nuovo” (Bibbia di Gerusalemme, nota). Salmo: Signore, io so che i tuoi giudizi sono giusti e con ragione mi hai umiliato… “Mi hai addolcito perché potessi ricevere la tua grazia. I beni che cerco non si acquistano che con l’umiliazione” (Atanasio). Vangelo: La richiesta del segno da parte dei farisei è registrata anche nel Vangelo di Matteo (16,1-4), e nel Vangelo di Luca (Lc 11,29-32), ma con delle differenze. Marco più breve, a differenza di Matteo e Luca, non fa menzione al segno di Giona e alla regina del sud. Il racconto marciano, “è spesso considerato più originario della promessa del «segno di Giona» in Matteo e Luca. Forse però Marco ha omesso questo ricordo biblico perché rischiava di sfuggire ai suoi lettori, e Gesù ha realmente promesso questo segno per annunziare il trionfo della sua liberazione finale, cosìcome Matteo l’ha ben esplicitato [cfr. Mt 12,39]” (Bibbia di Gerusalemme). I farisei si misero a discutere con Gesù, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova: in verità, ai farisei non interessano i segni, interessa trovare un modo per smentire Gesù di fronte alle folle.  E questo è suffragato dal fatto che la domanda del segno avviene nel contesto di una sezione caratterizzata dai due miracoli dei pani (Mc 6,30-44; 8,1-9), due miracoli fra i più spettacolari del vangelo. Come i farisei anche noi oggi mettiamo alla prova Dio: l’uomo spesso va in cerca di segni costruiti in base alla propria immaginazione e non s’accorge dei molti segni che Dio ha di sua iniziativa seminato lungo la strada.

 

Perché questa generazione chiede un segno? – Dal Vangelo secondo Marco: In quel tempo, vennero i farisei e si misero a discutere con Gesù, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova. Ma egli sospirò profondamente e disse: «Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno». Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l’altra riva.

 

Riflessione: Ci sarà capitato, in qualche discussione più o meno animata con qualche parente o conoscente, di sentirci rispondere a proposito di Dio, della sua esistenza e della sua Provvidenza: “Se vuole, Dio sa dove trovarmi: si faccia vedere e crederò in lui!”. In fondo i farisei ragionano allo stesso modo. E nonostante siano quotidianamente circondati da segni, da miracoli e prodigi, continuano a stuzzicare Gesù, a metterlo alla prova, chiedendo segni su segni. Il loro intento non è certo quello della conversione, ma semplicemente un modo perdarsi una giustificazione, per far ricadere su Dio le colpe del proprio cuore indurito o per accusare Dio piuttosto che ammettere la propria arroganza intellettuale e ostinazione spirituale. Del resto non è solo un qualcosa che riguarda Dio o la fede: pensiamo ad una coppia in cui uno dei due vive il rapporto in modo egoistico, possessivo o squilibrato, ebbene questi chiederà ogni giorno un “segno” di amore, per vedere se davvero è amato oppure no; e per quanto la controparte faccia di tutto per essere carina, attenta, servizievole e generosa, non sarà mai sufficiente o convincente e dovrà quotidianamente portare ulteriori prove e segni di amore! I farisei non avevano alcuna intenzione di mettersi in ascolto della Buona Novella di Gesù, non avevano alcun desiderio di conoscere la verità, né tantomeno di porsi in atteggiamento di conversione: stavano bene per come stavano! Avevano i loro posti di onore, le loro sicurezze, le loro inossidabili verità, e non avvertivano minimamente il bisogno di cambiare, tanto più se cambiare avrebbe comportato un rinnegare se stessi, un prendere ogni giorno la propria croce e seguire un Maestro povero, diretto verso il fallimento di una morte atroce! In fondo il vero problema di ogni “conversione” a Dio, anche di chi come noi afferma senza tema di smentite di credere fermamente nel suo amore e nella sua Parola, è abbandonare le proprie sicurezze, il proprio stile di vita, il proprio modo di pensare e di agire, per conformarlo a Cristo. Non abbiamo bisogno di ulteriori segni: ora è il tempo di metterci in cammino, di aprire il cuore all’ascolto della sua Parola e di metterci a servizio di Dio.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Considerate perfetta letizia… – Giovanni Paolo II (Udienza Generale, 11 Giugno 1986): Vista dunque con gli occhi della fede la sofferenza, anche se può ancora apparire come l’aspetto più oscuro del destino dell’uomo sulla terra, lascia però trasparire il mistero della divina Provvidenza, contenuto nella rivelazione di Cristo, e in particolare nella sua croce e nella sua risurrezione. Senza dubbio può ancora accadere che, ponendosi gli antichi interrogativi sul male e sulla sofferenza in un mondo creato da Dio, l’uomo non trovi una risposta immediata, specialmente se non possiede una fede viva nel mistero pasquale di Gesù Cristo. Gradualmente però e con l’aiuto della fede alimentata dalla preghiera, si scopre il senso vero della sofferenza che ciascuno sperimenta nella propria vita. È una scoperta che dipende dalla parola della divina rivelazione e dalla “parola della croce” (cfr. 1Cor 1,18) di Cristo, che è “potenza di Dio e sapienza di Dio” (1Cor 1,24). “Per Cristo e in Cristo si illumina l’enigma del dolore e della morte, che al di fuori del suo vangelo ci schiaccia” (GS 22). Se scopriamo mediante la fede questa potenza e questa “sapienza”, ci troviamo sulle vie salvifiche della divina Provvidenza. Si conferma allora il senso delle parole del salmista: “Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me” (Sal 22,1.4). La Provvidenza divina si rivela così come il camminare di Dio a fianco dell’uomo.

La domandi però con fede… – CCC 2632-2633: La domanda cristiana è imperniata sul desiderio e sulla ricerca del Regno che viene, conformemente all’insegnamento di Gesù. Nelle domande esiste una gerarchia: prima di tutto si chiede il Regno, poi ciò che è necessario per accoglierlo e per cooperare al suo avvento. Tale cooperazione alla missione di Cristo e dello Spirito Santo, che ora è la missione della Chiesa, è l’oggetto della preghiera della comunità apostolica. È la preghiera di Paolo, l’Apostolo per eccellenza, che ci manifesta come la sollecitudine divina per tutte le Chiese debba animare la preghiera cristiana. Mediante la preghiera ogni battezzato opera per l’avvento del Regno. Quando si condivide in questo modo l’amore salvifico di Dio, si comprende come ogni necessità possa diventare oggetto di domanda. Cristo, che tutto ha assunto al fine di tutto redimere, è glorificato dalle domande che noi rivolgiamo al Padre nel suo nome. È in forza di questa certezza che Giacomo e Paolo ci esortano a pregare in ogni circostanza.

Perché lamentarci di non essere esauditi? – CCC 2735-2737: Una constatazione dovrebbe innanzi tutto sorprenderci. Quando lodiamo Dio o gli rendiamo grazie per i suoi benefici in generale, noi non ci preoccupiamo affatto di sapere se la nostra preghiera gli è gradita. Invece abbiamo la pretesa di vedere il risultato della nostra domanda. Qual è, dunque, l’immagine di Dio che motiva la nostra preghiera: un mezzo di cui servirci oppure il Padre del Signore nostro Gesù Cristo? Siamo convinti che «nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare» (Rm 8,26)? Chiediamo a Dio «i beni convenienti»? Il Padre nostro sa di quali cose abbiamo bisogno, prima che gliele chiediamo, ma aspetta la nostra domanda perché la dignità dei suoi figli sta nella loro libertà. Pertanto è necessario pregare con il suo Spirito di libertà, per poter veramente conoscere il suo desiderio. «Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per spendere per i vostri piaceri» (Gc 4,2-3). Se noi chiediamo con un cuore diviso, «adultero», Dio non ci può esaudire, perché egli vuole il nostro bene, la nostra vita. «O forse pensate che la Scrittura dichiari invano: “Fino alla gelosia ci ama lo Spirito che egli ha fatto abitare in noi”?» (Gc 4,5). Il nostro Dio è «geloso» di noi, e questo è il segno della verità del suo amore. Entriamo nel desiderio del suo Spirito e saremo esauditi: «Non rammaricarti se non ricevi subito da Dio ciò che gli chiedi; egli vuole beneficarti molto di più, per la tua perseveranza nel rimanere con lui nella preghiera». Egli vuole «che nella preghiera si eserciti il nostro desiderio, in modo che diventiamo capaci di ricevere ciò che egli è pronto a darci».

Il segno – Catechismo degli Adulti 74: Cristo è il grande segno di Dio; egli è il rivelatore e nello stesso tempo il motivo di credibilità della rivelazione. Egli completa la rivelazione e ne conferma l’autenticità con la sua stessa presenza, con le parole e le opere, con i miracoli, con la sua morte e risurrezione, con la manifestazione dello Spirito Santo nella comunità dei credenti.

 

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Perché questa generazione chiede un segno? – «Quale segno del cielo chiedevano? Che arrestasse il sole o frenasse la luna o facesse cadere fulmini o mutasse l’aria o qualcos’altro di simile… Se facevano riferimento ai segni dell’epoca del Faraone [Es 3-15], allora si doveva essere liberati da un nemico e a ragione avvenivano quei segni; ma chi era venuto tra amici non c’era bisogno di questi segni» (Giovanni Crisostomo).

 

Silenzio / Preghiera / La tua traccia: “I farisei chiedono un segno per credere. Anche noi chiediamo a Dio segni e miracoli. La tentazione più grande contro la fede è dire: Perché Dio non interviene? Perché non si manifesta in modo più evidente? Perché non entra con più forza nella storia degli uomini, cambiando situazioni ingiuste, liberando gli oppressi, convertendo i cuori induriti? Noi stessi siamo sempre alle prese con le nostre debolezze e peccati: perché Dio non ci cambia e non ci rende più buoni? La fede si vive nell’oscurità. Noi non comprendiamo le viedi Dio, che rimane inaccessibile, incomprensibile, misterioso. Dio ci dà tanti motivi per credere ed un egual numero di motivi per non credere. Ci lascia veramente liberi, non vuole imporci nulla né vincerci con la sua forza. Dio si capisce solo nella fede e nell’amore. Fede significa anche fiducia completa. La mancanza di efficacia della fede è la difficoltà maggiore del credere. Il cristianesimo sembra inefficace nella storia degli uomini: sembra che non cambi nulla, che lasci tutto come prima. La via evangelica della conversione del cuore e della nonviolenza appare spesso perdente. Il marxismo, ad esempio, è sembrato per decenni ben più efficace per risolvere i problemi sociali e dare ai popoli la liberazione. Oggi non è più così: la storia ha fatto giustizia” (www.lachiesa.it).

Santo del giorno: 12 Febbraio – Santi Martiri di Abitene: A Cartagine, si commemora la memoria dei santi martiri di Abitene, in Tunisia. Durante la persecuzione dell’imperatore Diocleziano, essendosi come di consueto radunati contro il divieto imperiale di celebrare l’Eucaristia domenicale, furono arrestati dai magistrati della colonia e dal presidio militare; condotti a Cartagine e interrogati dal proconsole Anulino, anche tra le torture tutti si professarono cristiani, dichiarando di non poter tralasciare la celebrazione del sacrificio del Signore; per questo versarono in diversi luoghi e tempi il loro beatissimo sangue.

 

Preghiamo: O Dio, che hai promesso di essere presente in coloro che ti amano e con cuore retto e sincero custodiscono la tua parola, rendici degni di diventare tua stabile dimora. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

puoi inviare un commento, domande, richiesta di consigli scrivendo a: risonanze.parola@gmail.com

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