meditazioni, quaresima

preparazione alla quaresima

Il rito delle Ceneri si chiama così perché, durante la celebrazione, il sacerdote pone un po’ di cenere benedetta sul capo dei fedeli. Naturalmente non è cenere qualunque ma è quella ricavata dalla bruciatura dei rami di ulivo benedetti nella Domenica delle Palme dell’anno precedente.

Ricorda: polvere sei e polvere…”: Il gesto di porre le ceneri è accompagnato da una delle due formule: “Ricordati che sei polvere e polvere ritornerai” oppure “Convertitevi e credete al Vangelo”. E in queste parole è racchiuso il senso del rito: ricordare la caducità della vita terrena, che si supera solo grazie all’anima immortale che il Signore ci ha donato, e invitare i fedeli al pentimento e alla conversione.

Il pentimento si accompagna a certe norme di comportamento, che un tempo forse erano più sentite, appunto, e forse addirittura temute… E che oggi non sono certo state abolite. Per il Mercoledì delle Ceneri, infatti, sono sempre previsti il digiuno e l’astinenza dalle carni, previsti anche per il Venerdì Santo, cioè il giorno in cui Gesù è morto.

Digiuno non vuol dire “non mangiare”: è l’obbligo per tutti i fedeli tra i 18 e i 60 anni (salvo in caso di malattia) di fare un unico pasto nella giornata; l’astinenza dalle carni, invece, impone (ai fedeli tra i 14 e i 60 anni in buono stato di salute) di non consumare né carne (rossa e bianca) né cibi costosi o ricercati; sono permessi, invece, pesce, uova e latticini.

Il menù semplice vale tutti i venerdì. L’astinenza dovrebbe essere seguita ogni venerdì nel tempo di Quaresima e tutti i venerdì dell’anno, a meno che non cadano nelle feste di precetto. In questi ultimi, che rimangono comunque giorni penitenziali, è possibile sostituire l’astinenza con qualche altra opera di penitenza, preghiera o carità. Le singole prescrizioni sono importanti, è evidente. Tuttavia, quello che è sempre necessario ricordare è che più in generale la Quaresima è un momento in cui i cristiani devono, più che in ogni altro, coltivare uno stile di vita improntato alla sobrietà e all’apertura verso gli altri.

Non a caso, la Conferenza Episcopale Italiana nelle sue “disposi-zioni normative” del 1994 ha invitato anche a moderarsi nelle spese in beni alimentari, nel fumo e nell’alcol, nelle spese destinate alle feste popolari (e soprattutto a quelle religiose), nel lavoro frenetico che non lascia tempo per riflettere e pregare, nel consumo eccessivo di televisione e altri mezzi di comunicazione che può creare dipendenza e ostacolare o addirittura impedire la riflessione personale e il dialogo in famiglia…

Se è vissuta con un atteggiamento consapevolmente penitente, la Quaresima diventa davvero, come ha scritto papa Francesco nel suo messaggio per la Quaresima 2017, “un tempo di rinnovamento per la Chiesa, le comunità e i singoli fedeli”, ma “soprattutto, un tempo di grazia”e di attenzione agli altri. Perché, dice il Pontefice, quando “noi stiamo bene e ci sentiamo comodi, certamente ci dimentichiamo degli altri”, e questa “indifferenza verso il prossimo e verso Dio è una reale tentazione anche per noi cristiani”.

Come sfuggirvi? “In primo luogo, possiamo pregare nella comunione della Chiesa terrena e celeste. Non trascuriamo la forza della preghiera di tanti”. E poi “possiamo aiutare con gesti di carità, raggiungendo sia i vicini che i lontani grazie ai tanti organismi di carità della Chiesa”. Per Francesco, infatti, questo “è un tempo propizio per mostrare interesse all’altro con un segno, anche piccolo, ma concreto, della nostra partecipazione alla comune umanità”.

Anche perché non dobbiamo dimenticare che “Dio non ci chiede nulla che prima non ci abbia donato”, perciò “la Quaresima è un tempo propizio per lasciarci servire da Cristo e così diventare come Lui”. Diventare quel corpo di Cristo nel quale “quell’indifferenza che sembra prendere così spesso il potere sui nostri cuori non trova posto”.

(T. Lupi)

Quaresima

 Il mistero liturgico.

Quaresima è cammino; ha una durata di quaranta giorni, introduce il credente in un itinerario spirituale caratterizzato da precisi atteggiamenti.

Il duplice carattere della Quaresima – il quale, soprattutto mediante il ricordo o la preparazione al battesimo e mediante la penitenza, invitai fedeli all’ascolto più frequente della parola di Dio e alla preghiera e li dispone così a celebrare il mistero pasquale – sia posto in maggior evidenza tanto nella liturgia quanto nella catechesi liturgica.

Perciò:

  1. a) si utilizzino più abbondantemente gli elementi battesimali propri della liturgia quaresimale e, se opportuno, se ne riprendano anche altri dall’antica tradizione;
  2. b) lo stesso si dica degli elementi penitenziali (SC 109).

Riscoprire il Battesimo.

La Chiesa primitiva considerava il tempo quaresimale occasione speciale per la formazione dei catecumeni; dunque si tratta di un cammino battesimale da rivivere oggi, nella situazione di vita in cui ci sentiamo collocati. Meditare sul proprio battesimo può significare non solo sentire la necessità di una seria formazione cristiana, ma anche verificare se la propria esistenza è conforme a quella di Cristo. La parola di Dio è il punto di riferimento fondamentale per intraprendere il cammino quaresimale.

Conversione, penitenza, perdono, riconciliazione: ognuna di queste parole rimanda alla realtà di cui stiamo parlando; tuttavia nessuna di esse può – da sola – esprimerla pienamente. La conversione sottolinea il cambiamento radicale dell’orientamento dato alla propria vita; la penitenza evidenzia le azioni concrete dell’uomo con le quali egli attesta il cambiamento di vita; il perdono richiama l’iniziativa libera e gratuita di Dio; la riconciliazione rimanda alla finalità e all’esito finale di tutto il cammino: la rinnovata alleanza tra l’uomo e Dio.

In principio… l’amore di Dio.

Nella prospettiva biblica, il senso del peccato diventa chiaro solo all’interno di un’esperienza di amore che ci precede e con il quale dobbiamo misurarci (confronto con la Parola). Solo se ci misuriamo con l’amore di Dio, manifestatoci in pienezza e definitivamente in Gesù, siamo in grado di cogliere realmente che cosa è peccato e qual è la sua radice. Se ci confrontiamo, invece, solo con noi stessi, con i nostri ideali o i nostri propositi, potremmo certamente scoprire tante mancanze, ma saremmo lontani dalla prospettiva cristiana. Essa, infatti, ci rimanda alla relazione con il Dio dell’Alleanza: la radice del peccato sta nel rifiuto dell’Alleanza e della proposta di Gesù. Il peccato di fondo è sempre l’idolatria, intesa come una ricerca di sé che trova il suo alimento in una errata concezione di Dio e nella paura: la concezione di un Dio padrone la cui presenza limita la libertà dell’uomo, e la paura che, obbedendo al Signore, l’uomo perda la propria consistenza.

Così si fa strada nell’uomo la tentazione della autosufficienza, la pretesa di esser come Dio, capace di discernere il bene e il male. La salvezza, invece, si realizza muovendosi nella direzione opposta quella seguita dal Cristo che «umiliò se stesso facendosi obbediente fino alla morte e alla morte di croce» (Fil 2,6-1 1).

Per questo la riflessione cristiana parla di riconciliazione; una riconciliazione che non è in alcun modo un ordine infranto da ristabilire. E invece, e più profondamente, un nuovo modo di rapportarsi a Dio, a se stessi e ai fratelli: fare propria la logica del dono, del gratuito, del servizio fino alla croce.

La riconciliazione.

La riconciliazione è il sacramento dell’incontro tra il perdono di Dio e la nostra conversione. Noi sappiamo che «tutto viene da Dio, che ci ha riconciliati con sè mediante il Cristo» e possiamo – per questo – comprendere le parole dell’apostolo: «Lasciatevi riconciliare con Dio» (2Cor 5,18.20).

Ma dire riconciliazione è dire un’azione che dura nel tempo: un itinerario all’interno del quale due persone vanno incontro l’una all’altra. Per questo, pur essendo pronunciata in un preciso momento la parola di perdono è il culmine e la fonte di una riconciliazione sempre da attuarsi. La riconciliazione apre sul domani, ma a partire da una precisa situazione di infedeltà nella quale non si resta, ma che non può neppure essere ignorata.

Il cammino quaresimale.

In un itinerario quaresimale, il primo posto deve essere dato alla proclamazione-ascolto-accoglienza della parola di Dio. In essa, ciascuno può scoprire la vicenda, sconvolgente e coinvolgente, di un Dio che si dona e si propone gratuitamente.

II secondo: la conversione cristiana si pone nella prospettiva del «seguire Gesù», del fare propria la sua logica di vita, il suo modo di rapportarsi a Dio e agli uomini. Convertirsi, allora, significa passare da un modo di gestire la propria vita a un altro: dalla logica del possesso (una vita per me, una vita a mio vantaggio esclusivo) alla logica del servizio e del dono (una vita aperta, una vita per gli altri, fino a perdersi). Così facendo potremo rendere testimonianza al Dio cristiano che è dono incondizionato, gratuità senza limite.

Il terzo: la «lieta notizia» non sta nel constatare e denunciare il peccato dell’uomo (questa è un’amara e vecchia esperienza che accompagna l’uomo da sempre); essa sta, invece, nel proclamare l’annuncio gioioso della vittoria sul peccato, della possibilità offerta a tutti oggi, nella concretezza della vita quotidiana, di una vita guidata dalla novità della gratuità di Dio.

(Tratto dal Nuovo Messale della Comunità, ed. Ldc)

La celebrazione del mistero.

  1. Il Tempo di Quaresima decorre dal Mercoledì delle ceneri fino alla Messa «in Cena Domini» esclusa. Questa Messa vespertina dà inizio, nei libri liturgici, al Triduo pasquale della Passione e Risurrezione del Signore, che ha il suo fulcro nella Veglia pasquale, e termina con i Vespri della Domenica di Risurrezione. La settimana che precede la Pasqua prende il nome di Settimana Santa: inizia con la Domenica delle palme (vedi n. 2).
  1. Le domeniche di questo tempo si chiamano: I, II, III, IV e V domenica di Quaresima. La VI domenica prende il nome di «Dome-nica delle palme, nella Passione del Signore». Queste domeniche hanno sempre la precedenza, anche sulle feste del Signore e su tutte le solennità.
  1. Le solennità di san Giuseppe, sposo della B. V. Maria (19 marzo), e dell’Annunciazione del Signore (25 marzo) come altre possibili solennità iscritte nel Calendario particolare – se coincidono con queste domeniche, trasferiscono la loro celebrazione al lunedì successivo.
  1. La liturgia del Mercoledì delle ceneri apre il Tempo di Quaresima; avendo un unico ciclo di letture (= Lezionario feriale), nel volume è riportata una sola volta. Nella Messa non si dicono il Gloria e il Credo. Il rito della benedizione e imposizione delle ceneri non necessariamente è unito alla Messa: si può celebrare anche senza la Messa. In questo caso, è opportuno premettere al rito una Liturgia della Parola come nella Messa, con il canto d’inizio, l’orazio-ne e le letture con i canti corrispondenti; segue l’omelia, quindi la benedizione e l’imposizione delle ceneri. Il rito termina con la preghiera dei fedeli. I testi per questa celebrazione si prendono dalla liturgia del Mercoledì delle ceneri.
  1. Nelle domeniche di Quaresima non si canta l’inno Gloria a Dio nell’alto dei cieli; si fa però sempre la professione di fede, Credo in un solo Dio. Dopo la seconda lettura non si canta l’Alleluia; il versetto prima del Vangelo è accompagnato da una acclamazione a Cristo Signore. L’alleluia si omette anche negli altri canti della Messa.
  1. Le Messe domenicali del Tempo di Quaresima dell’anno A hanno prefazio proprio. Il prefazio del tempo, che si trova nell’Ordi-nario della Messa, si adopera nelle domeniche III, IV e V dell’anno B e C, a meno che siano state scelte le letture dell’anno A.
  1. Per la celebrazione dell’Eucaristia, le domeniche di Quaresima hanno un formulario proprio (Messale) con un ciclo di letture (Lezionario) distribuito su tre anni (A B C). […] Nelle domeniche III, IV e V di Quaresima è sempre possibile dare la preferenza alle letture del ciclo A, che nella tradizione hanno dato il nome a queste domeniche (Domeniche della Samaritana, del Cieco nato, di Lazzaro), nelle quali anche oggi possono aver luogo gli «scrutini» per l’iniziazione cristiana degli adulti; hanno quindi carattere battesimale.
  1. Il colore liturgico del Tempo di Quaresima è il viola; per la IV domenica (Laetare) è consentito l’uso del colore rosaceo. Nella Domenica delle palme il colore delle vesti liturgiche è il rosso.

(Tratto dal Nuovo Messale della Comunità, ed. Ldc)

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