Dicembre, meditazioni

3 Dicembre 2018

3 Dicembre 2018 – Lunedì, I del Tempo di Avvento – San Francesco Saverio (Memoria) -(Is 2,1-5; Sal 121[122]; Mt 8,5-11) – I Lettura: L’immagine che ci dà Isaìa nella prima lettura è quella di un grande corteo di popoli che convergono “nella luce del Signore” verso la “città della pace”. La promessa di Dio non dice che verranno annullate le risorse dell’umanità, ma che le difese di morte diverranno energie di vita a servizio dell’umanità più vera. Vangelo: “L’avvento ci prepara ancora una volta allo stupore di un Dio che si rende accessibile, che viene per farsi incontrare. Un Dio che è riconosciuto proprio da coloro che tutti pensavano essere lontani e senza fede. Un Dio incontrabile da chi, come il Centurione, ha a cuore un suo servo, lo tratta come se fosse un figlio. Il confine fra chi crede e chi non crede non passa più fra le razze e le etnie ma fra gli atteggiamenti: Gesù loda e porta ad esempio la fede del nemico giurato, dell’avversario oppressore” (P. Curtaz).

Molti dall’oriente e dall’occidente verranno nel regno dei cieli – Dal Vangelo secondo Matteo: In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli».

Riflessione: «Signore, io non sono degno…» – Giovanni Paolo II (Omelia, 4 giugno 1989): Queste parole furono pronunciate per la prima volta da un centurione romano, un uomo che era un soldato nella terra di Israele. Benché fosse uno straniero e un pagano, amava il popolo d’Israele, tanto che – come ci dice il Vangelo – aveva perfino costruito una sinagoga, una casa di preghiera (cfr. Lc 7,5) … Se ripetiamo le parole del centurione quando ci accostiamo alla Comunione, lo facciamo perché queste parole esprimono una fede che è forte e profonda. Le parole sono semplici, ma in un certo senso contengono la verità fondamentale la quale dice chi è Dio e chi è l’uomo. Dio è il santo, il creatore che ci dà la vita e che ha fatto tutto ciò che esiste nell’universo. Noi siamo creature e suoi figli, bisognosi di essere guariti dai nostri peccati. […] Le parole del centurione sono la voce della creatura che dà lode al Creatore per la sua generosità e bontà. Quelle parole contengono addirittura l’intero Vangelo: l’intera buona Novella della nostra salvezza. Danno testimonianza del dono meraviglioso di Dio stesso, espresso nella Parola di vita. Dio conferisce all’uomo un dono assolutamente gratuito, una partecipazione alla sua stessa natura divina. Dona alle sue creature la vita eterna in Cristo. L’uomo è graziato da Dio. La fede del centurione romano fu grande… Sapeva di non essere degno di un simile dono, e che questo dono era infinitamente più grande di quanto lui, semplice uomo, avrebbe mai potuto realizzare o anche desiderare, perché il dono è realmente soprannaturale. La meraviglia di questo dono è che ci dà la possibilità di conseguire l’oggetto della nostra più profonda aspirazione: vivere per sempre in unione intima con Dio, fonte di ogni bene. Nell’Eucaristia partecipiamo sacramentalmente a questo stesso dono. L’Eucaristia è un memoriale della Passione e morte di Gesù: ci riempie di grazia, ed è segno della nostra futura gloria. Attraverso la fede dobbiamo costantemente rinnovare la nostra gratitudine per il dono divino. In Cristo, che è il dono divino, il dono del Vangelo, il dono dell’Eucaristia è offerto a tutti. Ognuno è invitato a diventare membro della famiglia della fede (Gal 6,10).

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Il Banchetto eucaristico – Card. Tarcisio Bertone (Omelia, 29 Novembre 2012): Scrivi: Beati gli invitati al banchetto di nozze dell’Agnello”» (Ap 19,9). In queste parole riconosciamo la stessa beatitudine che il sacerdote proclama durante la Messa prima della Comunione: «Beati gli invitati alla Cena del Signore». Sì, il Banchetto eucaristico è veramente partecipazione a delle nozze, cioè all’unirsi di Dio, nella persona di Gesù ad ognuno di noi e alla Chiesa nel suo insieme come a una Sposa. Ogni volta che celebriamo l’Eucaristia noi, per così dire, “preghiamo” la Rivelazione, perché nella liturgia della Chiesa la Parola di Dio diventa preghiera. Anche la risposta dell’assemblea a quella beatitudine proclamata dal sacerdote è tratta dalla Sacra Scrittura: «Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa, ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato». Questa espressione della liturgia eucaristica è l’eco di quella del centurione romano che chiese a Gesù la guarigione di un suo servo, ma che sapeva di non poter ricevere in casa, come pagano, il Messia dei giudei: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito» (Mt 8,8). E noi, comunicando realmente al Corpo e Sangue di Cristo, possiamo chiedere al Signore una guarigione ancora più profonda e completa, fino alla santificazione dell’anima stessa.

Dono di Dio – Catechismo degli Adulti 90-91: La fede è un dono o una scelta? Quando Paolo venne a portare il vangelo in Europa, nella città di Filippi «c’era ad ascoltare anche una donna di nome Lidia… e il Signore le aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo» (At 16,14). Non basta l’annuncio esteriore a suscitare la fede; occorre anche un’illuminazione interiore. Già l’Antico Testamento aveva chiara consapevolezza che la fede è frutto di una iniziativa di Dio: «Il Signore si è legato a voi e vi ha scelti… Riconoscete dunque che il Signore vostro Dio è Dio, il Dio fedele» (Dt 7,79). Gesù stesso ha dichiarato pubblicamente: «Nessuno può venire a me se non lo attira il Padre che mi ha mandato» (Gv 6,44). La fede è dono dello Spirito Santo, che la previene, la suscita, la sostiene, l’aiuta a crescere. È lui che illumina l’intelligenza, attrae la volontà, rivolge il cuore a Dio, facendo accettare con gioia e comprendere sempre meglio la rivelazione storica di Cristo, senza aggiungere ad essa nulla di estraneo. Qualcuno potrebbe pensare: se la fede è un dono, forse io non l’ho ricevuto ed è per questo che non credo. C’è da dire, anzitutto, che i confini tra fede e incredulità nel cuore delle persone non sono ben marcati, un po’ come in quell’uomo che diceva a Gesù: «Credo, aiutami nella mia incredulità» (Mc 9,24). I credenti sono tentati di non credere e i non credenti sono tentati di credere. Qualcuno pensa di non credere e invece crede, almeno a livello di disponibilità e adesione implicita; altri pensano di credere e invece danno soltanto un’adesione teorica, senza vita.

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Guarigione del servo del centurione – «Il centurione si presentò con gli anziani del popolo e chiese al Signore di non disdegnare di andare a salvare il suo servo. E siccome il Signore aveva accettato di andare con lui [cfr. Lc 7,3-6; Mt 8,5-7], “egli aggiunse: Signore, non disturbarti, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito” [Lc 7,6-7]. “Quando il Signore ebbe sentito ciò, ne rimase ammirato” [Lc 7,9]. Dio ha ammirato un uomo. “E disse: Non ho mai trovato una tal fede in Israele” [Mt 8,10], per confondere gli Israeliti che non avevano creduto in lui, come invece faceva quello straniero. Il centurione aveva condotto con sé degli Israeliti e li aveva portati per servirsene come avvocati, ma essi furono ripresi, perché non avevano la fede del centurione. Ecco perché: “Essi andranno nelle tenebre esteriori” (Mt 8,12)» (Efrem).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Fatevi imitatori… – Giovanni Paolo II (Omelia, 6 Novembre 1982): «Sa-verio è prototipo di missionari nella linea della missione universale della Chiesa. La sua motivazione è l’amore evangelico a Dio e all’uomo, con attenzione principale a ciò che in lui ha valore prioritario: la sua anima, dove si gioca il destino eterno dell’uomo: “Che giova infatti all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima?” [Mc 8,36]. Questo principio evangelico stimola la sua vita interiore. Lo zelo per le anime è in lui un’appassionata impazienza. Sente, come Paolo, la sollecitazione incontenibile di una coscienza pienamente responsabile del mandato missionario e dell’amore di Cristo [cfr. 2Cor 5,14], pronto a dare la vita temporale per la salute spirituale dei suoi fratelli [cfr. Cartas y escritos de san Francisco Javier, F. Zubillaga, doc. 54, 4]: “Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà” [Mc 8,35]. Questa è la molla incontenibile che anima lo stupendo dinamismo missionario di Francesco Saverio. Ha la chiara coscienza che la fede è dono di Dio, e fonda la sua fiducia sulla preghiera, che pratica con assiduità, accompagnandola con sacrifici e penitenze; e chiede anche ai destinatari delle sue lettere l’aiuto delle loro preghiere. Modella la sua identità sull’accettazione piena della volontà di Dio e sulla comunione con la Chiesa e i suoi rappresentanti, tradotta in obbedienza e fedeltà di messaggero, grazie ad un sottile discernimento; e agisce sempre con visione e orizzonti universali, in sintonia con la missione della Chiesa, sacramento universale di salvezza. Antepone all’annuncio e alla catechesi, che pratica come lavoro fondamentale, una vita santa che pone l’accento sull’umiltà e la totale fiducia in Gesù Cristo e nella santa Madre Chiesa. La sua carità e i metodi di evangelizzazione, e concretamente il suo senso di adattamento ai luoghi e alle culture, furono proposti come un sicuro orientamento per l’attività missionaria dalla Congregazione “de Propaganda Fide”, raccomandando nell’Istruzione ai primi Vicari apostolici di Siam, Tonchino e Cocincina, la vita e soprattutto le lettere di Francesco Saverio».

Santo del giorno: 3 Dicembre – San Francesco Saverio, Sacerdote: “Studente a Parigi conobbe sant’Ignazio di Loyola e fece parte del nucleo di fondazione della Compagnia di Gesù. È il più grande missionario dell’epoca moderna. Portò il Vangelo a contatto con le grandi culture orientali, adattandolo con sapiente senso apostolico all’indole delle varie popolazioni. Nei suoi viaggi missionari toccò l’India, il Giappone, e morì mentre si accingeva a diffondere il messaggio di Cristo nell’immenso continente cinese” (Messale Romano).

Preghiamo: O Dio, che hai chiamato molti popoli dell’Oriente alla luce del Vangelo, con la predicazione apostolica di san Francesco Saverio, fa’ che ogni comunità cristiana arda dello stesso fervore missionario, perché su tutta la terra la santa Chiesa si allieti di nuovi figli. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 

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