meditazioni, Novembre

1 Dicembre 2018

1 Dicembre 2018 – Sabato, XXXIV del Tempo Ordinario – (Ap 22,1-7; Sal 94[95]; Lc 21,34-36) – I Lettura: L’Apocalisse “rivela” Gesù Cristo. Il tema fondamentale di questo libro è la morte e la risurrezione di Cristo. Non è la rivelazione di un futuro minaccioso né la descrizione del giudizio finale. È un messaggio di consolazione fondato su una certezza: la vittoria del Cristo crocifisso e risorto. Vangelo: La vigilanza dev’essere nutrita da una preghiera costante per non cadere nella tentazione finale di perdere la fede nel Signore. San Paolo scrive: “Voi fratelli, non siete nelle tenebre, così che quel giorno possa sorprendervi come un ladro: voi tutti infatti siete figli della luce e figli del giorno; noi non siamo della notte né delle tenebre… Dio non ci ha destinati alla sua collera, ma all’acquisto della salvezza per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo, il quale è morto per noi” (1Ts 5,4-5.9-10a).

Vegliate, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere – Dal Vangelo secondo Luca: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».

Riflessione: Basilio Caballero (La Parola per ogni giorno): «Vegliate in ogni momento pregando…». Oggi termina il discorso escatologico secondo la versione di Luca e finisce l’anno liturgico, che lascia il passo all’Avvento. Da quando è arrivato nella città di Gerusalemme, Cristo ha insegnato ogni giorno nel tempio. La sua passione e la sua morte sono ormai imminenti. Oggi termina l’istruzione ai suoi discepoli e alla gente con questi avvertimenti: «State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso… Vegliate e pregate in ogni momento, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che deve accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo». In questa esortazione alla vigilanza c’è un particolare proprio dell’e-vangelista Luca: la preghiera. Vigilanza e preghiera sono virtù sorelle e inseparabili che si sostengono a vicenda; devono andare insieme, come atteggiamenti fondamentali del cristiano, vere virtù cardinali, perno e caposaldo di una vita animata dalla fede e dalla speranza. «Perseverate nella preghiera e vegliate in essa, rendendo grazie», raccomandava san Paolo ai Colossesi (4,2). La preghiera sostiene la fede e la speranza vigilante, mantenendo il nostro contatto e il nostro dialogo con Dio, come faceva Gesù. Perciò la preghiera è il miglior antidoto contro la sonnolenza e il letargo spirituale che ci privano dell’acutezza, della sensibilità e dei riflessi cristiani necessari a discernere l’ora di Dio nella nostra vita personale e comunitaria. La preghiera è anche una grande forza per superare le tentazioni quotidiane che anticipano già il grande combattimento escatologico finale. Il supremo modello cristiano di veglia e preghiera vigilante è Cristo nella sua agonia (= lotta) del Getsemani, in contrapposizione alla sonnolenza dei suoi discepoli. Per questo li avvertì: «Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole» (Mt 26,41). Già prima, nella preghiera per antonomasia che è il «Padre nostro», Gesù aveva fatto riferimento a questo nella sesta invocazione al Padre che dice: «Non ci abbandonare nella tentazione».

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Pregate – Paolo VI (Udienza Generale, 1 Settembre 1965): Non è nuovo questo invito alla preghiera concorde del Popolo di Dio; ma il ripetersi di questo atto non toglie nulla alla sua importanza; anzi dimostra che la preghiera collettiva è un atto vitale della santa Chiesa; è il suo respiro, che si fa sospiro; è un atto docile all’esortazione di Cristo, che tanto ci ha raccomandato d’essere perseveranti nel chiedere, nell’implorare, nel supplicare quanto attendiamo da Dio per la nostra salvezza; e la raccomandazione del Signore vale tanto per la durata della preghiera (Lc 21,36), quanto per la sua ripetizione (Mt 7,7) e per la sua insistenza (Lc 11,8 e Lc 18,1-8), se pure ciò deve avvenire nella gravità e nella sobrietà delle parole (Mt 6,7), per indicare che non la quantità verbosa e formale deve prevalere sulla qualità interiore e morale della preghiera.

Pregate in ogni momento – CCC 2743: Pregare è sempre possibile: il tempo del cristiano è il tempo di Cristo risorto, che è con noi «tutti i giorni» (Mt 28,20), quali che siano le tempeste. Il nostro tempo è nelle mani di Dio: «È possibile, anche al mercato o durante una passeggiata solitaria, fare una frequente e fervorosa preghiera. È possibile pure nel vostro negozio, sia mentre comperate sia mentre vendete, o anche mentre cucinate».

Pregare è una necessità vitale – CCC 2744: Pregare è una necessità vitale. La prova contraria non è meno convincente: se non ci lasciamo guidare dallo Spirito, ricadiamo sotto la schiavitù del peccato. Come può lo Spirito Santo essere la «nostra vita», se il nostro cuore è lontano da lui? «Niente vale quanto la preghiera; essa rende possibile ciò che è impossibile, facile ciò che è difficile. […] È impossibile che cada in peccato l’uomo che prega». «Chi prega, certamente si salva; chi non prega certamente si danna».

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Beato chi pensa al giudizio – “Beata l’anima che notte e giorno non si preoccupa d’altro che di rendere agevole il suo compito quel giorno in cui ogni creatura dovrà presentare i suoi conti al grande giudice. Colui, infatti, che tiene fisso innanzi agli occhi quel giorno e quell’ora e medita su quel tribunale che non può essere ingannato, non può commettere se non qualche lievissimo peccato; poiché, quando pecchiamo, pecchiamo per mancanza di timor di Dio; perciò, se uno tiene ben fisso lo sguardo sulle pene che sono minacciate, il suo intimo ed istintivo timore gli consentirà soltanto di cadere in qualche involontaria azione o pensiero. Perciò, ricordati di Dio, conservane il timore nel tuo cuore e invita tutti a pregare con te. È grande l’aiuto di quelli che possono placare Dio. E questo non lo devi tralasciare mai. Questo sostegno dell’altrui preghiera ci è di aiuto in questa vita e ci è di buon viatico, quando ne usciamo per la vita futura. Però, com’è cosa buona la preoccupazione del bene, così è dannoso per l’anima lo scoraggiamento e la disperazione. Riponi la tua speranza nella bontà di Dio e aspettane l’aiuto con la sicurezza che, se ci rivolgiamo a lui con sincerità di cuore, non solo non ci rigetterà, ma prima ancora che si chiuda la bocca sulla preghiera, egli ci dirà: Eccomi, son qui” (Basilio di Cesarea).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Il Vangelo di Luca è un invito alla vigilanza e alla preghiera. Ma c’è anche un misterioso avvertimento: “Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere”. Cosa deve accadere? Per i contemporanei di Gesù forse c’è una chiara allusione alla distruzione di Gerusalemme e del Tempio a opera delle legioni romane, ma per i nostri giorni? Sono duemila anni che la terra è intrisa di sangue, e numerosi popoli sono attanagliati dalla fame e dalla miseria, ma come ci suggerisce la sacra Scrittura ancora non è la fine. Possiamo allora pensare a un travaglio il cui parto sarà il “cielo nuovo e la terra nuova” promessi dalla Rivelazione. Come ci suggerisce il Catechismo della Chiesa Cattolica prima «della venuta di Cristo, la Chiesa deve passare attraverso una prova finale che scuoterà la fede di molti credenti. La persecuzione che accompagna il pellegrinaggio sulla terra, svelerà il “Mistero di iniquità” sotto la forma di una impostura religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al prezzo dell’apostasia dalla verità. La massima impostura religiosa è quella dell’Anti-Cristo, cioè del pseudo-messianismo in cui l’uomo glorifica se stesso al posto di Dio e del Messia venuto nella carne» (675). E proprio per passare indenni da questa prova finale che il racconto evangelico si conclude con un monito molto particolareggiato: “State bene attenti che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso improvviso”. Un ammonimento rivolto particolarmente ai discepoli, ma non esclusivamente: immersi in un mondo pagano che non lesina immoralità e ogni genere di sregolatezze, il credente deve condurre una vita spoglia di stravizi e di vegliare in ogni momento pregando per non essere sorpresi dal giudizio divino che si abbatterà sull’umanità come un laccio (cfr. 1Ts 5,1-11). A differenza degli empi che non «conoscono i segreti di Dio; non sperano salario per la santità né credono alla ricompensa delle anime pure» (Sap 2,22-23), i credenti, che attendono la venuta del loro Redentore e Signore, perché abbiano la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo, devono essere perseveranti nella preghiera e vegliare in essa (cfr. Col 4,2). In questa ottica, la vigilanza cristiana suppone «una solida speranza ed esige una costante presenza di spirito che prende il nome di “sobrietà” [1Ts 5,6-8; 1Pt 5,8; cfr. 1Pt 1,13; 4,7]» (Bibbia di Gerusalemme, 1974). Ottemperando queste regole, l’attesa cristiana si impasta di gioia e di serenità

Santo del giorno: 1 Dicembre – Beato Carlo di Gesù (Charles de Foucauld), Sacerdote: Charles-Eugène de Foucauld nacque il 15 settembre 1858, a Strasburgo. Visse una giovinezza scapestrata, «senza niente negare e senza niente credere», impegnandosi solo nella ricerca del proprio piacere. Intraprese la carriera militare, ma fu congedato con disonore «per indisciplina aggravata da cattiva condotta». Si dedicò allora a viaggiare, esplorando una zona sconosciuta del Marocco, impresa che gli meritò una medaglia d’oro dalla Società di Geografia di Parigi. Tornò in patria scosso dalla fede totalitaria di alcuni musulmani conosciuti in Africa. Si riavvicinò al cristianesimo e si convertì radicalmente, accettando di accostarsi per la prima volta al sacramento della confessione. Deciso a «vivere solo per Dio», entrò dapprima tra i monaci trappisti, ma ne uscì dopo alcuni anni per recarsi in Terra Santa e abitarvi come Gesù, in povertà e nascondimento. Ordinato sacerdote, con l’intento di poter celebrare e adorare l’Eucaristia nella più sperduta zona del mondo, tornò in Africa, si stabilì vicino a un’oasi del profondo Sahara, indossando una semplice tunica bianca, sulla quale aveva cucito un cuore rosso di stoffa, sormontato da una croce. A cristiani, musulmani, ebrei e idolatri, che passavano per la sua oasi, si presentava come «fratello universale» e offriva a tutti ospitalità. In seguito si addentrò ancora di più nel deserto, raggiungendo il villaggio tuareg di Tamanrasset. Vi trascorse tredici anni occupandosi nella preghiera (a cui dedicava undici ore al giorno) e nel comporre un enorme dizionario di lingua francese-tuareg (usato ancor oggi), utile alla futura evangelizzazione. La sera del primo dicembre 1916, la sua abitazione – sempre aperta a ogni incontro – fu saccheggiata da predoni. Presso il suo cadavere fu ritrovata la lunula del suo ostensorio, quasi per un’ultima adorazione. È stato beatificato nella basilica di San Pietro a Roma il 13 novembre 2005, sotto il pontificato di Benedetto XVI. I suoi resti mortali sono venerati nel cimitero francese di El Golea in Algeria, vicino alla chiesa di San Giuseppe, retta dai Padri Bianchi.

Preghiamo: Ridesta, Signore, la volontà dei tuoi fedeli perché, collaborando con impegno alla tua opera di salvezza, ottengano in misura sempre più abbondante i doni della tua misericordia. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 

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