meditazioni

5 Settembre 2018

5 Settembre 2018 – Mercoledì, XXII del Tempo Ordinario – (1Cor 3,1-9; Sal 32[33]; Lc 4,38-44) – I Lettura: Le fazioni presenti a Corìnto erano segno di profonda immaturità. Paolo, infatti, si trova ancora costretto a nutrirli con i primi e generali rudimenti dell’annuncio evangelico per la loro incapacità ad accogliere un insegnamento più radicale. I fedeli di Corìnto sono, dunque, ancora “carnali”. Vangelo: Nella storia della salvezza, Dio si è sempre rivelato con parole e azioni, e Gesù ora fa lo stesso. Un lungo discorso aveva aperto il suo ministero a Nàzaret, una lunga serie di guarigioni conclude ora a Cafàrnao la sua attività missionaria.

È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato – Dal Vangelo secondo Luca: In quel tempo, Gesù, uscito dalla sinagoga, entrò nella casa di Simone. La suocera di Simone era in preda a una grande febbre e lo pregarono per lei. Si chinò su di lei, comandò alla febbre e la febbre la lasciò. E subito si alzò in piedi e li serviva. Al calar del sole, tutti quelli che avevano infermi affetti da varie malattie li condussero a lui. Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva. Da molti uscivano anche demòni, gridando: «Tu sei il Figlio di Dio!». Ma egli li minacciava e non li lasciava parlare, perché sapevano che era lui il Cristo. Sul far del giorno uscì e si recò in un luogo deserto. Ma le folle lo cercavano, lo raggiunsero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse via. Egli però disse loro: «È necessario che io annunci la buona notizia del regno di Dio anche alle altre città; per questo sono stato mandato». E andava predicando nelle sinagoghe della Giudea.

Riflessione: «… le folle lo cercavano, lo raggiunsero e tentarono di trattenerlo perché non se ne andasse via». Possiamo pensare di dare torto a quelle povere persone che avevano incontrato Gesù? Lo avevano visto operare prodigi, scacciare i demòni, guarire gli infermi, parlare con autorità, insegnare con sapienza, donare a tutti un sorriso, uno sguardo di misericordia, una carezza di compassione… È normale che adesso lo cerchino, e trovatolo è normale che provino a trattenerlo perché non se andasse via. Ma l’atteggiamento di Gesù va oltre e ci dona un bell’insegnamento, un insegnamento che san Paolo esprime con queste parole: «Nessuno cerchi il proprio interesse, ma quello degli altri» (1 Cor 10,24), e ancora, con parole simili si rivolge ai Filippési dicendo: «Ciascuno non cerchi l’interesse proprio, ma anche quello degli altri» (2,4). E san Paolo, specialmente in quest’ultimo brano citato, ci esorta a prendere esempio da Gesù il quale, pur essendo Dio, perfettamente realizzato, felice, beato nella contemplazione e nell’amore Trinitario insieme al Padre e allo Spirito Santo, si spoglia di questa sua divinità (sempre rimanendo perfettamente vero Dio!), assumendo la nostra natura umana, mortale: non per interesse personale, ma per gratuita misericordia; non per averne un beneficio (anzi riceve solo oltraggi e tradimenti) ma per donarci la felicità senza fine. Ecco perché non si lascia convincere da coloro che volevano intrattenerlo, che volevano averlo solo per loro. Del resto è una tentazione spesso presente nei Vangeli: pensiamo a quando Pietro vuole rimanere sul Tabor a contemplare il Cristo trasfigurato, o quando la folla, dopo aver mangiato pane e pesci, corrono da Gesù per farlo loro re. E così anche noi possiamo cadere facilmente in questa tentazione: cercare Gesù per i benefici che ne riceviamo; volerlo tutto per noi, temendo che si allontani, per poterne godere della Parola e della benedizione; desiderare di intrattenerci con lui per essere riempiti della sua grazia. Gesù invece ci invita a condividere la gioia, a portare a tutti la speranza, a mettere in comune i doni ricevuti: la nostra vera gioia deve consistere nel donare Cristo agli altri e non nel volere Gesù solo per noi.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: La suocera di Simone era in preda a una grande febbre… – CCC 1151: Nella sua predicazione il Signore Gesù si serve spesso dei segni della creazione per far conoscere i misteri del regno di Dio. Compie guarigioni o dà rilievo alla sua predicazione con segni o gesti simbolici. Conferisce un nuovo significato ai fatti e ai segni dell’Antica Alleanza, specialmente all’esodo e alla pasqua,  poiché egli stesso è il significato di tutti questi segni.

Ed egli, imponendo su ciascuno le mani, li guariva – CCC 1503: La compassione di Cristo verso i malati e le sue numerose guarigioni di infermi di ogni genere sono un chiaro segno del fatto che Dio ha visitato il suo popolo e che il regno di Dio è vicino. Gesù non ha soltanto il potere di guarire, ma anche di perdonare i peccati: è venuto a guarire l’uomo tutto intero, anima e corpo; è il medico di cui i malati hanno bisogno. La sua compassione verso tutti coloro che soffrono si spinge così lontano che egli si identifica con loro: «Ero malato e mi avete visitato» (Mt 25,36). Il suo amore di predilezione per gli infermi non ha cessato, lungo i secoli, di rendere i cristiani particolarmente premurosi verso tutti coloro che soffrono nel corpo e nello spirito.

Il Regno di Dio è il fine di tutto il Vangelo – Catechismo Tridentino 4200, 378: Tale è il regno di Dio, che noi chiediamo in questa seconda domanda, che ad esso mira e in esso ha il suo scopo ultimo tutta la predicazione del vangelo. Per esso san Giovanni Battista incominciò ad esortare alla penitenza quando disse: Fate penitenza, che il regno dei cieli è vicino (Mt 3,2), né con altro argomento iniziò l’opera della sua predicazione il Salvatore del genere umano (Mt 4,17). In quel discorso salutare col quale, sulla montagna, mostrò ai discepoli la via della beatitudine, egli prese inizio dal regno dei cieli, quale argomento fondamentale del discorso stesso: Beati i poveri in spirito, perché di questi è il regno de’ cieli (Mt 5,3). E a quelli che cercavano di trattenerlo presso di loro, diede questa risposta come ragione della sua partenza: È necessario che io annunzi anche alle altre città il regno di Dio, essendo stato mandato per questo (Lc 4,43). Più tardi, ordinò agli Apostoli di predicare questo medesimo regno (Mt 10,7); e a colui che voleva andare a seppellire il padre morto rispondeva: Tu va e annunzia il regno di Dio (Lc 9,60). Risorto, poi, per tutti quei quaranta giorni che si mostrò agli Apostoli, parlò sempre del regno di Dio (At 1,3).

Sono stato mandato – Giovanni Paolo II (Udienza Generale, 24 Giugno 1987): Se la verità su Gesù Cristo come figlio mandato dal Padre, viene messa in rilievo soprattutto nei testi giovannei, essa è però contenuta anche nei Vangeli sinottici. Da essi ci risulta, ad esempio, che Gesù ha detto: “Bisogna che io annunzi il regno anche alle altre città; per questo sono stato mandato” (Lc 4,43). Particolarmente illuminante è la parabola dei vignaioli omicidi. Essi trattano male i servi mandati dal padrone della vigna “a ritirare da quei vignaioli i frutti della vigna” e ne uccidono molti. Alla fine il padrone della vigna decide di mandare da loro il proprio figlio: “Aveva ancora uno, il figlio prediletto; lo inviò a loro per ultimo, dicendo: Avranno rispetto per mio figlio! Ma quei vignaioli dissero tra di loro: Questi è l’erede; su, uccidiamolo e l’eredità sarà nostra. E afferratolo, lo uccisero e lo gettarono fuori della vigna” (Mc 12,6-8). Commentando la parabola, Gesù si richiama all’espressione del Salmo 118/(117) sulla pietra scartata dai costruttori: Proprio questa pietra è diventata testata d’angolo (cioè la pietra angolare) (cfr. Ps 118,22).

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: La nostra natura malata aveva bisogno di un medico – Cristo: “Per qual motivo mai, ci si chiede, Dio si è umiliato a tal segno, che la fede rimane sconcertata di fronte al fatto che egli, benché non possa esser posseduto né compreso dalla ragione e non si diano parole all’altezza di descriverlo, giacché trascende ogni definizione e ogni limite, venga poi a mischiarsi con l’involucro meschino e volgare della natura umana, al punto da far apparire le sue sublimi e celesti opere come vili anch’esse, in seguito ad una mescolanza così disdicevole? Non ci manca certo la risposta che conviene a Dio. Tu vuoi sapere il motivo per il quale Dio è nato fra gli uomini? Ebbene, se tu eliminassi dalla vita i benefici che hai ricevuto da Dio, non potresti certo più indicare le cose attraverso le quali riconosci Dio. Noi riconosciamo la sua opera, infatti, proprio per il tramite di quei benefici di cui veniamo gratificati: è osservando ciò che accade, appunto, che noi individuiamo la natura di chi compie l’opera. Se, adunque, l’indizio e la manifestazione tipica della natura divina sono rappresentati dalla benevolenza di Dio nei confronti degli uomini, ecco che tu hai la risposta che chiedevi, il motivo, cioè, in base al quale Dio è venuto fra gli uomini. La nostra natura, infatti, afflitta com’era da una malattia, aveva bisogno di un medico. L’uomo, che era caduto, aveva bisogno di chi lo rimettesse in piedi. Chi aveva perduto la vita, aveva bisogno di chi la vita gli restituisse. Occorreva, a chi aveva smesso di compiere il bene, qualcuno che sulla via del bene lo riconducesse” (Gregorio di Nissa).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Si recò in un luogo deserto – La vita di Gesù è una vita girovaga senza riposo e senza un tetto sotto il quale ripararsi (cfr. Mt 8,20), uno stile di vita che i discepoli devono saper imitare. Sul suo esempio, Egli vuole che i suoi discepoli siano decisi ad abbracciare questo stile di vita intessuto di povertà e di precarietà, pronti nell’abbandonare affetti, case e parentele varie per mettersi al suo seguito (cfr. Mt 8,21-22). Un distacco totale che contrassegna la sequela cristiana. Ritirandosi in un luogo deserto per pregare, Gesù indica ai suoi discepoli la fonte dove trovare la forza per attuare un simile programma di vita. I Vangeli amano parlare della preghiera di Gesù. Sopra tutto la ricordano in occasione dei momenti più importanti del ministero pubblico del Signore: il battesimo (cfr. Lc 3,21), la chiamata degli Apostoli (cfr. Lc 6,12), la prima moltiplicazione dei pani (cfr. Mc 6,46), la Trasfigurazione (cfr. Lc 9,29), nel Getsemani (cfr. Mt 26,39), sulla croce quando prega per i suoi carnefici (cfr. Lc 23,34). Altresì, possiamo ricordare quante volte la preghiera ottenne il dono della guarigione da Gesù: il cieco nato (cfr. Mc 10,46-56), la guarigione del lebbroso (cfr. Mt 8,23), la Cananea (cfr. Mt 15,21-28). Il discepolo apprende in questo modo il segreto della preghiera come unico fondamento su cui poggiare la sua fede, la sua speranza. Senza la preghiera il cristiano non può essere fedele alla sua vocazione e alla sua elezione (2Pt 2,10).

Santo del giorno: 5 Settembre – Beata Maria Maddalena della Passione (Costanza Starace): “Nacque il 5 settembre 1845 a Castellamare di Stabia, prima di sei figli di una famiglia benestante. Avverte, sin da giovanissima, la chiamata e già a 12 anni entra in convento ma, due anni dopo, viene dimessa perché di salute cagionevole. Entra così a far parte di quella schiera di donne costrette a rimanere in casa a pregare e ad operare nel loro quartiere. Esse sono per lo più inserite come Terziarie negli Ordini Mendicanti. Anche Costanza diventa Terziaria dei Servi di Maria; insegna il catechismo e organizza la «Pia unione delle Figlie di Maria» che ospita ragazze in difficoltà. Nel 1869 sono oltre 100 le piccole ospiti e Costanza è coadiuvata da un gruppo di Figlie di Maria di cui alcune vestono l’abito di Terziarie Serve di Maria e che prendono a vivere in comunità. Così, due anni più tardi, Costanza viene nominata superiora con il nome di Maria Maddalena della Passione. Madre Maria Maddalena muore il 13 dicembre 1921 a Castellammare. È stata beatificata il 15 aprile 2007” (Avvenire).

Preghiamo: O Dio, nostro Padre, unica fonte di ogni dono perfetto, suscita in noi l’amore per te e ravviva la nostra fede, perché si sviluppi in noi il germe del bene e con il tuo aiuto maturi fino alla sua pienezza. Per il nostro…

 

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