gugno, meditazioni

6 Giugno 2018

6 Giugno 2018 – Mercoledì, IX del Tempo Ordinario – (2Tm 1,1-3.6-12; Sal 122[123]; Mc 12,18-27) – I Lettura: Dopo l’arre-sto di Paolo, i falsi dottori giudaizzanti avevano sfruttato l’arresto per presentare l’apostolo non solo come un traditore della religione dei suoi padri, ma anche come un malfattore comune. Timòteo fu testimone di tutti questi eventi e da qui la preoccupazione della seconda lettera: confermarlo nel dono ricevuto da Dio della sua ordinazione. Salmo: “Teniamo gli occhi rivolti verso le mani del Signore per cogliere il momento in cui ci dirà di compiere l’opera; e speriamo che le sue mani ci porgano il cibo, al suo banchetto. Noi non fissiamo un termine a questa speranza” (Origene). Vangelo: Dinanzi alla domanda dei sadducei sulla modalità futura della risurrezione, Gesù spiega che la condizione delle persone dopo la morte sarà totalmente diversa dalla condizione attuale. Dopo la morte non ci sarà matrimonio, ma tutti saranno come angeli in cielo. I sadducei, infatti, immaginavano la vita in cielo come la vita qui sulla terra e non credevano nella risurrezione dei morti.

Non è Dio dei morti, ma dei viventi! – Dal Vangelo secondo Marco: In quel tempo, vennero da Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione – e lo interrogavano dicendo: «Maestro, Mosè ci ha lasciato scritto che, se muore il fratello di qualcuno e lascia la moglie senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello. C’erano sette fratelli: il primo prese moglie, morì e non lasciò discendenza. Allora la prese il secondo e morì senza lasciare discendenza; e il terzo ugualmente, e nessuno dei sette lasciò discendenza. Alla fine, dopo tutti, morì anche la donna. Alla risurrezione, quando risorgeranno, di quale di loro sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Rispose loro Gesù: «Non è forse per questo che siete in errore, perché non conoscete le Scritture né la potenza di Dio? Quando risorgeranno dai morti, infatti, non prenderanno né moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli. Riguardo al fatto che i morti risorgono, non avete letto nel libro di Mosè, nel racconto del roveto, come Dio gli parlò dicendo: “Io sono il Dio di Abramo, il Dio di Isacco e il Dio di Giacobbe”? Non è Dio dei morti, ma dei viventi! Voi siete in grave errore».

Riflessione: La terza disputa vede come protagonisti i sadducei. Discendenti di grandi famiglie e proprietari terrieri, ricoprivano le più alte cariche sacerdotali. Avevano una specie di esclusiva nell’elezione del sommo sacerdote. Insieme agli scribi e ai farisei costituivano il Sinedrio, l’organo che controllava la vita della nazione. Erano tolleranti verso il potere romano. Quanto alla Sacra Scrittura ritenevano ispirati solo i primi cinque libri della Bibbia, il Pentateuco. I sadducei erano setta religiosa profondamente influenzata dalle concezioni dell’ellenismo. Il mondo greco, dominato dalle correnti stoiche ed epicuree, era ostile all’idea dell’immortalità dell’anima, del premio e castigo personali e la risurrezione dai morti. Per loro la vita eterna era la conservazione della specie, cioè la discendenza. I sadducei prendono le mosse nella loro controversia con Gesù dal tema del matrimonio. La domanda dei sadducei è formulata a partire dalla legge del levirato, la quale stabiliva che alla morte di un uomo senza figli, doveva subentrare il parente più prossimo a sposarne la vedova (cfr. Dt 25,5ss). Implicitamente essi tendono ad affermare che la risurrezione non può aver luogo poiché renderebbe Dio responsabile di situazioni che, come quella di una donna con sette mariti, sono contrarie alle sue stesse leggi. Cristo evita di entrare in polemica con gli interlocutori e di soffermarsi a considerare questi casi di carattere tendenzioso e sofistico; preferisce invece rifarsi ai principi; il Salvatore infatti, lasciando da parte i lati umani del problema, prospetta agli interroganti due principi teologici capaci di risolvere quel difficile quesito, cioè: l’autorità delle Scritture che parlano di risurrezione e la misteriosa potenza di Dio che trasforma la vita futura in un’esistenza simile a quella degli angeli. “Saranno come angeli nei cieli”: l’uguaglianza con gli angeli, affermata per i risorti in tutti e tre i Sinottici, non intende esprimere un cambiamento di natura: i risorti non sono puri spiriti. Intende piuttosto riferirsi al fatto che, per l’umanità risorta, le leggi e le consuetudini dell’al di qua non hanno più alcun valore. Anche il matrimonio fa parte della dimensione terrestre, destinata a passare.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: In quel tempo, vennero da Gesù alcuni sadducei – i quali dicono che non c’è risurrezione… – Benedetto XVI (Omelia, 11 Aprile 2009): Ma risurrezione che cosa è? Non entra nell’ambito delle nostre esperienze, e così il messaggio spesso rimane in qualche misura incompreso, una cosa del passato. La Chiesa cerca di condurci alla sua comprensione, traducendo questo avvenimento misterioso nel linguaggio dei simboli nei quali possiamo in qualche modo contemplare questo evento sconvolgente. […] C’è innanzitutto la luce. La creazione di Dio comincia con la parola: “Sia la luce!” (Gen 1,3). Dove c’è la luce, nasce la vita, il caos può trasformarsi in cosmo. Nel messaggio biblico, la luce è l’immagine più immediata di Dio: Egli è interamente Luminosità, Vita, Verità, Luce. Nella Veglia Pasquale, la Chiesa legge il racconto della creazione come profezia. Nella risurrezione si verifica in modo più sublime ciò che questo testo descrive come l’inizio di tutte le cose. Dio dice nuovamente: “Sia la luce!”. La risurrezione di Gesù è un’eruzione di luce. La morte è superata, il sepolcro spalancato. Il Risorto stesso è Luce, la Luce del mondo. Con la risurrezione, il giorno di Dio entra nelle notti della storia. A partire dalla risurrezione, la luce di Dio si diffonde nel mondo e nella storia. Si fa giorno. Solo questa Luce – Gesù Cristo – è la Luce vera… Egli è la Luce pura: Dio stesso, che fa nascere una nuova creazione in mezzo a quella antica, trasforma il caos in cosmo.

Crediamo nella risurrezione della carne – CCC 1015-1017: “La carne è il cardine della salvezza. Noi crediamo in Dio che è il Creatore della carne; crediamo nel Verbo fatto carne per riscattare la carne; crediamo nella risurrezione della carne, compimento della creazione e della redenzione della carne. Con la morte l’anima viene separata dal corpo, ma nella risurrezione Dio tornerà a dare la vita incorruttibile al nostro corpo trasformato, riunendolo alla nostra anima. Come Cristo è risorto e vive per sempre, così tutti noi risusciteremo nell’ultimo giorno. “Crediamo nella vera risurrezione della carne che abbiamo ora”. Mentre, tuttavia, si semina nella tomba un corpo corruttibile, risuscita un corpo incorruttibile,  un “corpo spirituale” (1Cor 15,44).

Non è Dio dei morti, ma dei viventi! Voi siete in grave errore – Paolo VI (Angelus Domini, 4 Novembre 1973): Morte, morte dappertutto e per tutti. La sua rovina è la sua potenza. Ma, Figli carissimi, è codesta una potenza proprio invincibile? La disperazione sarebbe dunque il destino fatale dell’uomo? L’illusione dei ricordi e dei fiori il solo conforto? No, Figli carissimi. «Ultimo nemico, c’insegna l’Apostolo, sarà annientata la morte» (1Cor 15,26). Il quadro della storia reale della nostra esistenza comprende fin d’ora l’immortalità dell’anima e comprenderà alla fine anche la nostra risurrezione corporale, in virtù della risurrezione di Cristo. La fede ha su questo punto un’affermazione violenta e prodigiosa. Risorgeremo; sì, risorgeremo. «Il nostro non è un Dio dei morti, ma il Dio dei vivi» (cfr. Mt 12,27). E allora? e intanto? Bisogna che noi ci pensiamo. Sarebbe stolto eludere questo sovrano pensiero. La nostra vita non finisce nel tempo. Questa vita presente ci è data in funzione di quella futura. Ciò non svaluta, ma valorizza al massimo il prezzo del tempo, di cui dobbiamo fare uso ottimo e saggio.

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: L’infallibile garanzia della nostra risurrezione – «Considerando la nostra natura, amiamo certo questa vita presente, per quanto difettosa e corruttibile, perché si addice alla nostra presente realtà; ma speriamo fermamente di sussistere per sempre nell’incorruttibilità. E questo, non per una costruzione vana della fantasia umana, pascendo così noi stessi di vane speranze, perché crediamo nel Garante sommamente infallibile, nel disegno di Colui che ci ha creati, secondo il quale disegno ha fatto l’uomo di anima immortale e corpo… Siamo convinti che egli non avrebbe costruito un simile vivente, dotandolo di tutti i mezzi atti all’eterna sussistenza, se non avesse voluto che restasse per sempre. Se dunque il Creatore del mondo ha fatto l’uomo, che partecipa della vita razionale, che contempla la magnificenza creatrice e la sapienza sublime di Dio e che resta per sempre in tale contemplazione secondo il suo disegno e la natura da lui ricevuta, allora la creazione dell’uo-mo è motivo per credere nella sua perenne sussistenza; e questa perenne sussistenza è motivo per credere nella risurrezione, senza di cui l’uomo non può per sempre sussistere» (Atenagora).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia: I sadducei che negavano la risurrezione, nell’interrogare Gesù, per dare maggior autorità alle loro parole e screditare la dottrina dei farisei, citano la legge del levirato (Dt 25,5ss). Secondo questa legge se un uomo moriva senza lasciare figli, il fratello era obbligato a sposare la vedova per dare una discendenza al defunto. Un citazione tesa a ridicolizzare la fede nella risurrezione. Gesù risponde alla capziosa domanda dei sadducei, e per affermare il mistero della risurrezione cita la Parola di Dio, così come avevano fatto i suoi interlocutori per negarla. È infatti la Sacra Scrittura a dimostrare il grave errore dei sadducèi: il Signore, nella teofania del roveto ardente, dichiarandosi «il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe» (Es 3,6) rivela una comunione vera con degli esseri che anche dopo la morte continuano a vivere. «Vivono per sempre» (Sap 5,15) perché da Dio sono stati creati per l’immortalità: «Dio non ha creato la morte; le creature del mondo sono portatrici di salvezza, in esse non c’è veleno di morte, né il regno dei morti è sulla terra. La giustizia infatti è immortale […]. Sì, Dio ha creato l’uomo per l’incorruttibilità; lo ha fatto a immagine della propria natura» (Sap 1,13.15-2,23). La morte non può spezzare la comunione di coloro che si addormentano nel Signore con il Dio vivo e fedele (cfr. Rm 6,10): Dio, non intendendo lasciare i suoi amici nella corruzione del sepolcro (cfr. Sal 16,10s), saprà trarli col suo Spirito dalla polvere (cfr. Ez 37,3; Gv 11,24s). Una comunione che coinvolgerà interamente l’uomo: nel giorno della risurrezione dei morti i corpi si ricongiungeranno alle anime per godere eternamente. La risposta di Gesù zittisce i sadducèi e appaga i farisei i quali plaudono con vero entusiasmo: una volta tanto si sono trovati d’accordo con il giovane rabbi di Nazaret.

Santo del giorno: 6 Giugno – San Norberto, Vescovo: “San Norberto è il fondatore, nel 1121, di un antico ordine monastico, che però si dedicò anche all’evangelizzazione ‘ad extra’, anticipando così l’avvento degli ordini mendicanti: i Premostratensi. Il nome viene dalla valle francese di Prémontré, nei pressi di Laon, dove il santo si era fermato insieme ad alcuni compagni. Norberto era nato a Xanten, in Germania, tra il 1080 e il 1085. Fece vita mondana, ma poi un evento lo sconvolse e lo indusse a cambiare. Un fulmine gli cadde vicino, per fortuna solo tramortendolo. Divenne prete, fondò l’ordine – che presto si diffuse in Europa e anche in Palestina – dal 1126 fu vescovo di Magdeburgo. Morì nel 1134 ed è santo dal 1582” (Avvenire).

Preghiamo: O Dio, che nella tua provvidenza tutto disponi secondo il tuo disegno di salvezza, allontana da noi ogni male e dona ciò che giova al nostro vero bene. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

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