Dicembre, meditazioni

18 Dicembre 2019

I Lettura: Il testo di Geremìa è costituito da due oracoli: l’annuncio di un pastore ideale, discen-dente di Davide e la fine dell’esilio e della diaspora del popolo. Dio mantiene fede alla promessa fatta a Davide, costituendo un re giusto.

      Vangelo: Nel Vangelo odierno è sottointesa la domanda: come Gesù può essere discendente di Davide se Giuseppe non ha preso parte alla sua generazione umana? Dio stesso ha provveduto inserendo Gesù nella discendenza davidica facendo sì che Giuseppe accogliesse nella sua casa Maria e ne riconoscesse legalmente il figlio.

Gesù nascerà da Maria, sposa di Giuseppe, figlio di Davide – Dal Vangelo secondo Matteo

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa «Dio con noi». Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

Maria Vergine – Lumen Gentium 55: I libri del Vecchio e Nuovo Testamento e la veneranda tradizione mostrano in modo sempre più chiaro la funzione della madre del Salvatore nella economia della salvezza e la propongono per così dire alla nostra contemplazione. I libri del Vecchio Testamento descrivono la storia della salvezza, nella quale lentamente viene preparandosi la venuta di Cristo nel mondo. Questi documenti primitivi, come sono letti nella Chiesa e sono capiti alla luce dell’ulteriore e piena rivelazione, passo passo mettono sempre più chiaramente in luce la figura di una donna: la madre del Redentore. Sotto questa luce essa viene già profeticamente adombrata nella promessa, fatta ai progenitori caduti in peccato, circa la vittoria sul serpente (cfr Gen 3,15). Parimenti, è lei, la Vergine, che concepirà e partorirà un Figlio, il cui nome sarà Emanuele (cfr Is 7,14; Mt 1,22-23). Essa primeggia tra quegli umili e quei poveri del Signore che con fiducia attendono e ricevono da lui la salvezza. E infine con lei, la figlia di Sion per eccellenza, dopo la lunga attesa della promessa, si compiono i tempi e si instaura la nuova «economia», quando il Figlio di Dio assunse da lei la natura umana per liberare l’uomo dal peccato coi misteri della sua carne.

Maria Madre di Gesù – Benedetto XVI (Omelia, 1 gennaio 2008): Il titolo di Madre di Dio è il fondamento di tutti gli altri titoli con cui la Madonna è stata venerata e continua ad essere invocata di generazione in generazione, in Oriente e in Occidente. Al mistero della sua divina maternità fanno riferimento tanti inni e tante preghiere della tradizione cristiana, come ad esempio un’antifona mariana del tempo natalizio, l’Alma Redemptoris mater con la quale così preghiamo: “Tu quae genuisti, natura mirante, tuum sanctum Genitorem, Virgo prius ac posterius – Tu, nello stupore di tutto il creato, hai generato il tuo Creatore, Madre sempre vergine”. Cari fratelli e sorelle, contempliamo quest’oggi Maria, madre sempre vergine del Figlio unigenito del Padre; impariamo da Lei ad accogliere il Bambino che per noi è nato a Betlemme. Se nel Bimbo nato da Lei riconosciamo il Figlio eterno di Dio e lo accogliamo come il nostro unico Salvatore, possiamo essere detti e lo siamo realmente figli di Dio: figli nel Figlio. Scrive l’Apostolo: “Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessimo l’adozione a figli” (Gal 4,4).

Giuseppe, figlio di Davide – Giovanni Paolo II (Omelia, 19 marzo 1995): Il nostro sguardo non può quest’oggi non soffermarsi sulla figura di San Giuseppe. Egli si colloca sulla soglia della Nuova Alleanza, che Dio ha stretto con l’umanità in Gesù Cristo, Figlio di Maria. Di questa Alleanza la Chiesa celebrerà tra pochi giorni il vero e proprio inizio, cioè l’Annunciazione. In questo mistero, nel quale la Vergine “piena di grazia” (Lc 1,28), adombrata dallo Spirito Santo (cfr Lc 1,35), pronuncia il suo “fiat” (Lc 1,38), il Verbo si fa carne (cfr Gv 1,14), il Figlio di Dio prende la natura umana nel grembo di Maria: inizia così la Nuova e definitiva Alleanza di Dio con l’uomo. In tale nuovo inizio, Giuseppe, promesso sposo di Maria, ha la sua parte. A dissipare in lui il legittimo sconcerto dovuto alla scoperta che la sua sposa attende un figlio, giunge anche a lui da Dio un messaggio chiarificatore, che nel suo contenuto essenziale è simile all’annuncio a Maria. L’angelo del Signore gli dice: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati” (Mt 1,20-21). La liturgia, pertanto, loda l’obbedienza della fede di cui sia Maria che Giuseppe han dato prova, un’obbedienza simile a quella dimostrata da parte di Abramo, “nostro padre nella fede” (Canone romano).

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa

Giuseppe, figlio di Davide – «Cosa meravigliosa che lo chiami, anche lui, figlio di David!, ricordandogli il primo dei suoi antenati, David, al quale Dio aveva promesso che “dai frutti delle sue viscere” [Sal 132,11], avrebbe suscitato il Messia secondo la carne. “Non temere di prendere Maria come tua sposa, perché ciò che è in lei è opera dello Spirito Santo” [Mt 1,20]. E se tu dubiti del concepimento senza legami carnali della Vergine, ascolta le parole di Isaia: “Ecco, la vergine concepirà” [Is 7,14]. E quelle di Daniele: “La pietra si staccò senza l’aiuto delle mani” [Dn 2,34]. Non si tratta di quest’altra parola: “Guardate la montagna e i pozzi” (Is 51,1). Qui, in effetti, si tratta dell’uomo e della donna; là, invece, è detto: «Senza l’aiuto delle mani». Così come, per Eva, Adamo aveva ricoperto il ruolo di padre e di madre, del pari Maria per Nostro Signore» (Sant’Efrem).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia

«Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore». Il Dio che viene nel mondo, non si impone agli uomini, non usa gli uomini, ma avanza attraverso la libera accondiscendenza degli uomini. Gesù poteva benissimo “apparire” direttamente adulto, senza genealogia, slegato da qualsivoglia parentela umana; oppure poteva venire obbligando con potenza e terrore di minacce. Forse che le vie del Signore non sono infinite? Forse è Dio obbligato a chiedere il permesso a qualcuno per operare quanto desidera? Ed eccolo invece che viene, uomo tra gli uomini, nel silenzio di un grembo, nell’ordinarietà di un vissuto quotidiano, umile e povero. Per mezzo dell’Arcangelo Gabriele attende il “Sì” di Maria; nel silenzio del sonno elemosina l’attenzione e il consenso di Giuseppe. Il Natale ci fa contemplare la delicatezza di Dio, ma al contempo ci induce a soffermarci sulla coraggiosa (e per nulla scontata!) disponibilità di semplici uomini. Se Dio si è fatto carne è perché, attraverso i secoli, patriarchi e profeti hanno detto il loro “sì” denso di significato e carico di conseguenze, spesso tristi, faticose, umilianti. Se Dio continua ad essere Carne tra noi, nell’Eucarestia, è perché non sono mai mancati uomini che hanno fatto del “sì” al Signore la loro bandiera e il loro stesso motivo di vita.

Preghiamo

Oppressi a lungo sotto il giogo del peccato, aspettiamo, o Padre, la nostra redenzione; la nuova nascita del tuo unico Figlio ci liberi dalla schiavitù antica. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 

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