liturgia

20 Dicembre 2018

20 Dicembre 2018 – Giovedì, Feria di Avvento – (Is 7,10-14; Sal 23[24]; Lc 1,26-38) – I Lettura: “Il segno che il re Àcaz ha rifiutato di chiedere gli è però dato da Dio. È la nascita di un figlio, il cui nome, Emmanuele, è profetico e annuncia che Dio sta per proteggere e benedire Giuda. In altri testi Isaìa svelerà con più precisione certi aspetti della salvezza apportata da questo figlio” (Bibbia di Gerusalemme, nota). Vangelo: “Il cantico di Maria si ispira al cantico di Anna (1Sam 2,1-10) e a molti altri passi dell’AT. Luca ha dovuto trovare questo cantico nell’ambiente dei «poveri», dove forse veniva attribuito alla figlia di Sion: egli ha ritenuto conveniente porlo sulle labbra di Maria, inserendolo nel suo racconto in prosa” (Bibbia di Gerusalemme, nota).

Ecco, concepirai e darai alla luce un figlio – Dal Vangelo secondo Luca: Al sesto mese, l’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, di nome Giuseppe. La vergine si chiamava Maria. Entrando da lei, disse: «Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te». A queste parole ella fu molto turbata e si domandava che senso avesse un saluto come questo. L’angelo le disse: «Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe e il suo regno non avrà fine». Allora Maria disse all’angelo: «Come avverrà questo, poiché non conosco uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco, Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio e questo è il sesto mese per lei, che era detta sterile: nulla è impossibile a Dio». Allora Maria disse: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola». E l’angelo si allontanò da lei.

Riflessione: Il testo lucano è pieno di sorprese. Innanzi tutto, contrariamente alle attese popolari, la realizzazione del progetto salvifico, svelato nelle parole dell’angelo, non parte da Gerusalemme, ma da un paese sconosciuto, Nàzaret, situato in una regione posta in periferia e semipagana (cfr. Mt 4,15). Ma la sorpresa più grande è che la realizzazione del progetto salvifico prevede come condizione necessaria il sì di una donna. Il nome della donna è Maria. Il saluto che l’angelo Gabriele le rivolge esce dall’ambito di un comune saluto: «Rallègrati, piena di grazia». In egual modo, i profeti invitavano la «vergine figlia di Sion» (Is 37,22) a rallegrarsi a motivo della prossima venuta del Signore Dio in mezzo al suo popolo: «Gioisci, figlia di Sion, esulta, Israele, e rallegrati con tutto il cuore, figlia di Gerusalemme! […]. Re d’Israele è il Signore in mezzo a te» (Sof 3,13; cfr. Is 49,13). A Maria, l’angelo Gabriele promette l’assistenza di Dio, la sua vicinanza, la sua forza, la sua consolazione: «Il Signore è con te». Tutto il favore di Dio è riversato su di lei. Lei è la piena di grazia: Dio l’ha colmata di grazia, ella è “la graziata, la gratificata per eccellenza. L’appellativo che sta per il nome proprio fa pensare che la grazia fa come parte del suo essere, la possiede per sempre, fin dalla nascita” (Ortensio Da Spinetoli). Maria sarà adombrata dallo Spirito Santo. In Esodo 40,35 il verbo adombrare indica la nube che fa ombra sopra il Tabernacolo e simboleggia la gloria di Dio che riempie la Dimora. Su Maria scenderà lo Spirito Santo e questo non significa che lo Spirito Santo sarà il padre biologico del bambino, ma la nascita di quest’ultimo sarà il risultato di una azione miracolosa della potenza divina. Ciò che lo Spirito, questo soffio creatore, fa sin dalle origini del mondo, lo farà nel seno di Maria producendo una concezione verginale. Questa azione divina è allo stesso tempo una chiara attestazione della divinità del Bambino: «Colui che nascerà sarà santo e sarà chiamato Figlio di Dio». Con un atto di obbedienza e di fede da parte di Abramo era iniziata la storia della salvezza (cfr. Gen 12,1 ss), ora è arrivata al suo pieno compimento nell’umiltà, nell’obbedienza e nella fede di una Vergine.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: L’Angelus – Benedetto XVI (Angelus, 25 Settembre 2005): Questa preghiera ci fa ricordare sempre di nuovo l’inizio storico della nostra salvezza. L’Arcangelo Gabriele presenta alla Vergine Maria il piano di salvezza di Dio, secondo il quale Ella avrebbe dovuto diventare la Madre del Redentore. Maria rimane turbata. Ma l’Angelo del Signore Le dice una parola di consolazione: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio.” Così Maria può dire il suo grande “sì”. Questo “sì” all’essere serva del Signore è l’affermazione fiduciosa al piano di Dio e alla nostra salvezza. E, infine, Maria dice questo “sì” a tutti noi, che sotto la croce le siamo stati affidati come figli (cfr. Gv 19,27). Non revoca mai questa promessa. Ed è per questo che Ella deve essere chiamata felice, anzi, beata perché ha creduto nel compimento di ciò che Le era stato detto dal Signore (cfr. Lc 1,45). Recitando ora questo saluto dell’Angelo, possiamo unirci a questo “sì” di Maria e aderire fiduciosamente alla bellezza del piano di Dio e della provvidenza che Egli, nella sua grazia, ha riservato per noi. Allora, anche nella nostra vita l’amore di Dio diventerà, per così dire, carne, prenderà sempre più forma. Non dobbiamo avere paura in mezzo a tutte le nostre preoccupazioni. Dio è buono.

Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto – Giovanni Paolo II (Omelia, 4 Settembre 1996): Maria, pur consapevole dell’altissima dignità conferitale, all’annuncio dell’angelo spontaneamente si dichiara “serva del Signore”. In questo impegno di servizio essa include anche il proposito di servire il prossimo, come dimostra il collegamento tra gli episodi dell’Annunciazione e della Visitazione: informata dall’angelo che Elisabetta attende la nascita di un figlio, Maria si mette in viaggio e raggiunge “in fretta” (Lc 1,39) la Giudea per aiutare la sua parente nei preparativi della nascita del bambino con piena disponibilità. Essa offre così ai cristiani di tutti i tempi un sublime modello di servizio. Le parole: “Avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1,38) mostrano in Colei che si è dichiarata serva del Signore una totale obbedienza alla volontà di Dio. L’ottativo genoito, “avvenga”, usato da Luca, esprime non solo accettazione, ma convinta assunzione del progetto divino, fatto proprio con l’impegno di tutte le risorse personali.

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Contemplazione di Maria – «Ripiena dunque della scienza del Signore, come le acque del mare quando straripano, ella è rapita fuori di sé e, elevato in alto lo spirito, si fissa nella più alta contemplazione. Si stupisce, la vergine, d’esser divenuta madre; e si stupisce, lieta, di essere la madre di Dio. Comprende che in sé sono realizzati le promesse dei patriarchi, gli oracoli dei profeti, i desideri degli antichi Padri, che avevano annunciato che il Cristo sarebbe nato da una vergine e che, con tutti i loro voti, attendevano la sua nascita. Vede a sé affidato il Figlio di Dio, e si rallegra che la salvezza del mondo le sia stata affidata. Ode il Signore parlare dentro di sé e dirle: Ecco ti ho scelta tra tutte le creature, e ti ho benedetta tra tutte le donne [cfr. Lc 1,28]. Ecco a te ho affidato mio Figlio, ho inviato a te il mio Unico. Non temere di allattare colui che hai generato e di educare colui che hai partorito; riconoscilo non solo come Signore, ma anche come Figlio. Egli è mio Figlio, egli è tuo Figlio: mio Figlio per la divinità, tuo Figlio per l’umanità che ha assunto. E allora, con quale tenerezza e cura, con quale umiltà e rispetto, con quale amore e devozione ella ha adempiuto a tutto ciò, agli uomini è sconosciuto, a Dio è noto, lui che scruta i reni e i cuori [cfr. Pr 16,2]; a Dio che soppesa gli spiriti» (Amedeo di Losanna).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Rallégrati, piena di grazia: il Signore è con te – Catechismo degli Adulti 760: L’angelo dell’annunciazione, rivolge a Maria un invito alla gioia: «Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te» (Lc 1,28). Una parafrasi vicina al senso originale di questo saluto potrebbe essere: «Esulta, tu che sei ricolmata dall’amore gratuito di Dio; il Signore è con te, come salvatore sempre fedele all’alleanza». A fondamento di tutto c’è l’amore gratuito del Padre, la sua grazia, che dona la salvezza «con ogni benedizione spirituale» (Ef 1,3) in Cristo, prima preparandola nell’eternità, poi attuandola nel tempo, infine portandola all’ultimo compimento. Tutti siamo pensati, amati, creati, redenti e glorificati come figli adottivi in comunione con il Figlio unigenito. Il primo atto della grazia del Padre, rivolta a noi in considerazione di Cristo, è l’elezione (cfr. Ef 1,4-5). Maria è «piena di grazia», amata e benedetta da Dio insieme a tutti i membri della famiglia umana, ma in modo assolutamente singolare, in quanto è predestinata ad essere la Madre del suo Figlio. «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo!» (Lc 1,42), è il saluto di Elisabetta. Dall’eternità nel disegno del Padre è associata all’evento dell’incarnazione redentrice come Madre di Dio fatto uomo.

Santo del giorno: 20 Dicembre – San Vincenzo Romano, Sacerdote: Vincenzo Romano nacque a Torre del Greco, in provincia e diocesi di Napoli, il 3 giugno 1751. Studiò nel seminario diocesano di Napoli, ricevendo gli insegnamenti anche di sant’Alfonso Maria de’ Liguori. Ordinato sacerdote il 10 giugno 1775, svolse il suo apostolato per vent’anni nella natia Torre del Greco. Il 15 giugno 1794 una terribile eruzione del Vesuvio distrusse quasi completamente la città, compresa la chiesa di Santa Croce. Don Vincenzo si dedicò subito alla difficile opera di ricostruzione materiale e morale sia della città che della chiesa, che volle più grande e più sicura. Alla ricerca di sempre nuovi metodi per avvicinare i fedeli, introdusse a Torre la “sciabica”, una strategia missionaria tesa ad avvicinare capannelli di persone o singoli passanti e invitarli alla preghiera. Spesso si fece mediatore dei contrasti sorti fra gli armatori delle «coralline» e i marinai che affrontavano i rischi e la fatica della pesca del corallo. Morì il 20 dicembre 1831. È stato canonizzato da papa Francesco il 14 ottobre 2018 insieme ad altri sei Beati, tra i quali papa Paolo VI, che l’aveva beatificato il 17 novembre 1963. La memoria liturgica di don Vincenzo cade il 29 novembre, giorno in cui inizia la novena dell’Immacolata, a cui era particolarmente devoto. I suoi resti mortali, invece, sono venerati nella basilica di Santa Croce a Torre del Greco. Anche la sua casa natale, in via Piscopia, è meta di pellegrinaggio.

Preghiamo: Tu hai voluto, o Padre, che all’annunzio dell’angelo la Vergine immacolata concepisse il tuo Verbo eterno, e avvolta dalla luce dello Spirito Santo divenisse tempio della nuova alleanza: fa’ che aderiamo umilmente al tuo volere, come la Vergine si affidò alla tua parola. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

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