meditazioni, Ottobre

31 Ottobre 2018

31 Ottobre 2018 – Mercoledì, XXX del Tempo Ordinario – (Ef 6,1-9; Sal 144[145]; Lc 13,22-30) – I Lettura: Il quarto comandamento segue i comandamenti che regolano il rapporto con Dio, infatti, nell’ordine della Carità, subito dopo l’amore per Dio è indicato l’amore per i genitori e per ogni autorità legittimamente costituita. Questo ordine assicura armonia e prosperità già su questa terra. Non è facile abbassarsi, soprattutto davanti ad una creatura che non corrisponde ai nostri parametri di “giusta” autorità (per un cuore superbo non ne esiste alcuna), ma un cuore aperto a Dio sa riconoscere l’autorità di Dio nell’autorità umana e l’accoglie con gioia. Vangelo: L’atteggiamento umile è necessario per poter entrare nel Regno di Dio. Al tale che chiede il numero di quanti si salveranno, Gesù risponde con una raccomandazione: “sforzatevi di entrare per la porta stretta”. A chi pensa che la salvezza sia solo per coloro che se la guadagnano per grandi meriti o per appartenenza a questo o a quel popolo, Gesù risponde che la salvezza è per tutti purché si “sforzino” cioè siano in continuo esercizio nell’umiltà e nel rinnegamento di sé.

Verranno da oriente e da occidente e siederanno a mensa nel regno di Dio – Dal Vangelo secondo Luca: In quel tempo, Gesù passava insegnando per città e villaggi, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: «Signo-re, sono pochi quelli che si salvano?». Disse loro: «Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, io vi dico, cercheranno di entrare, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, voi, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: “Signore, aprici!”. Ma egli vi risponderà: “Non so di dove siete”. Allora comincerete a dire: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze”. Ma egli vi dichiarerà: “Voi, non so di dove siete. Allontanatevi da me, voi tutti operatori di ingiustizia!”. Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, voi invece cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, vi sono ultimi che saranno primi, e vi sono primi che saranno ultimi».

Riflessione: «Signore, sono pochi quelli che si salvano?». Viene posta a Gesù una domanda frutto di mera curiosità, quasi a voler stilare statistiche o giusto per saper dire qualcosa in proposito. Gesù giustamente non risponde in maniera diretta, non da numeri e percentuali, non esprime opinioni, ma dà la direzione esatta su cui procedere nel ragionamento: la cosa importante non è sapere se sono molti o pochi coloro che si salvano, l’unica cosa importante è fare in modo di essere nel numero dei salvati! «Quale vantaggio ha un uomo che guadagna il mondo intero, ma perde o rovina se stesso?» (Lc 9,25). Che importanza può avere, ad esempio, il sapere che si salveranno tutti tranne uno, se poi non fai di tutto per evitare di essere quell’unico che non si salva? Ecco quindi come Gesù rimette il discorso nei giusti binari. Oggi Gesù potrebbe dirci lo stesso riguardo innumerevoli aspetti della nostra vita: “A che vale pensare che il mondo va male, tu piuttosto cerca di comportarti bene! Non interessarti di quanti non vivono il Vangelo, tu mettilo in pratica!”. E tali interrogativi potrebbe davvero toccare il nostro quotidiano, anzi dovrebbero necessariamente interrogare la nostra coscienza che spesso si trastulla dietro a numeri e percentuali. Per esempio: non importa sapere quanti divorzi o aborti ci sono, piuttosto devo chiedermi come sto vivendo il mio matrimonio, sono fedele alle promesse fatte il giorno delle nozze, santifico la mia vita familiare, amo e onoro il mio coniuge, testimonio il Vangelo ai miei figli, insegno loro con la vita e con le opere a pregare il Signore e a mettersi a servizio del prossimo? Quante domande potremmo farci! E ad ogni domanda forse la porta per entrare in Cielo ci sembrerà sempre più stretta. Se cominciassimo a chiederci su cosa ne è della nostra mentalità mondana, dei nostri sentimenti spesso impastati di rabbia e risentimento, dei nostri discorsi spesso improntati al doppio senso o espresse con parole turpi e indegne di chi con la stessa bocca accoglie il Corpo e Sangue di Cristo nell’Eucarestia… E la via si restringe… sempre più stretta… quanti davvero si salvano? Chiediamocelo non per rimanere turbati ma per essere spinti a perfezione, rimpicciolirci nell’umiltà ed entrare agevolmente.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Signore, sono pochi quelli che si salvano – Benedetto XVI (Angelus, 26 agosto 2007): Ancora una volta, come nelle scorse domeniche, il Vangelo ci invita a considerare il futuro che ci attende e al quale ci dobbiamo preparare durante il nostro pellegrinaggio sulla terra. La salvezza, che Gesù ha operato con la sua morte e risurrezione, è universale. Egli è l’unico Redentore e invita tutti al banchetto della vita immortale. Ma ad un’unica e uguale condizione: quella di sforzarsi di seguirlo ed imitarlo, prendendo su di sé, come Lui ha fatto, la propria croce e dedicando la vita al servizio dei fratelli. Unica e universale, dunque, è questa condizione per entrare nella vita celeste. Nell’ultimo giorno – ricorda ancora Gesù nel Vangelo – non è in base a presunti privilegi che saremo giudicati, ma secondo le nostre opere. Gli “operatori di iniquità” si troveranno esclusi, mentre saranno accolti quanti avranno compiuto il bene e cercato la giustizia, a costo di sacrifici. Non basterà pertanto dichiararsi “amici” di Cristo vantando falsi meriti: “Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze” (Lc 13,26). La vera amicizia con Gesù si esprime nel modo di vivere: si esprime con la bontà del cuore, con l’umiltà, la mitezza e la misericordia, l’amore per la giustizia e la verità, l’impegno sincero ed onesto per la pace e la riconciliazione. Questa, potremmo dire, è la “carta d’identità” che ci qualifica come suoi autentici “amici”; questo è il “passaporto” che ci permetterà di entrare nella vita eterna.

Signore, sono pochi quelli che si salvano? – Giovanni Paolo II (Omelia, 24 agosto 1980): «L’interpellanza circa il problema fondamentale dell’esistenza: “Signore, sono pochi quelli che si salvano?” (Lc 13,23), non ci può lasciare indifferenti. A tale domanda Gesù non risponde direttamente, ma esorta alla serietà dei propositi e delle scelte: “Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non vi riusciranno” (Lc 13,24). Il grave problema acquista sulle labbra di Gesù un’angolazione personale, morale, ascetica. Egli afferma con vigore che il raggiungimento della salvezza richiede sacrificio e lotta. Per entrare per quella porta stretta, bisogna, afferma letteralmente il testo greco, “agonizzare”, cioè lottare vivacemente con ogni forza, senza sosta, e con fermezza di orientamento. Il testo parallelo di Matteo sembra ancor oggi più categorico: “Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via, che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; quanto stretta, invece, è la porta e angusta la via che conduce alla vita e quanti pochi sono quelli che la trovano” (Mt 7,13-14). La porta stretta è anzitutto l’accettazione umile, nella fede pura e nella fiducia serena, della parola di Dio, delle sue prospettive sulle nostre persone, sul mondo e sulla storia; è l’osservanza della legge morale, come manifestazione della volontà di Dio, in vista di un bene superiore che realizza la nostra vera felicità; è l’accettazione della sofferenza come mezzo di espiazione e di redenzione per sé e per gli altri, e quale espressione suprema di amore; la porta stretta è, in una parola, l’accoglienza della mentalità evangelica, che trova nel discorso della montagna la più pura enucleazione. Bisogna, insomma, percorrere la via tracciata da Gesù e passare per quella porta che è egli stesso: “Io sono la porta; se uno entra attraverso di me sarà salvo” (Gv 10,9). Per salvarsi bisogna prendere come lui la nostra croce, rinnegare noi stessi nelle nostre aspirazioni contrarie all’ideale evangelico e seguirlo nel suo cammino: “Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua” (Lc 9,23).

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: La Chiesa col suo insegnamento è la salvezza del mondo – «As-seriamo che il mondo assomiglia al mare. Come il mare, se non avesse i fiumi e le sorgenti che vi si versano per nutrirlo e rifornirlo, già da tempo si sarebbe seccato, a causa della salsedine, così il mondo, se non avesse la legge di Dio e i profeti che scaturiscono e vi riversano la dolcezza, la misericordia, la giustizia e la conoscenza dei precetti santi di Dio, a causa della cattiveria e del peccato che in esso abbonda, da tempo sarebbe ormai andato in rovina. E come nel mare vi sono isole abitabili, fertili, ricche di acqua, munite di porti e di approdi che offrono rifugio ai naviganti sorpresi dalla burrasca, così Dio ha offerto al mondo sconvolto dalla tempesta, dall’uragano dei peccati, i centri di riunione detti sante Chiese, in cui, come in sicuri porti insulari, vi è l’insegnamento della verità; qui vi si rifugiano coloro che vogliono salvarsi, coloro che si sono innamorati della verità e desiderano sfuggire al giudizio di Dio e alla sua ira. E come vi sono altre isole, pietrose, aride, sterili, infestate dalle fiere e inabitabili, che sono la rovina dei naviganti e di coloro che sono colti dalla tempesta, dove le navi che sopraggiungono vanno distrutte, così vi sono le dottrine dell’errore, parlo cioè delle eresie, che mandano in rovina coloro che vi approdano. Loro guida infatti non è il Verbo della verità. Come i pirati quando le loro navi sono piene di passeggeri le mandano ad incagliarsi nei luoghi che abbiamo detto perché vadano distrutte, così succede a coloro che si allontanano dalla verità: dall’errore vengono travolti nella perdizione» (Teofilo di Antiochia).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia: La perdita del senso del peccato – Oggi questa perdita sta spingendo l’uomo a negare Dio… a vivere come se egli non esistesse, a cancellarlo dal proprio quotidiano. Ecco perché ristabilire «il giusto senso del peccato è la prima forma per affrontare la grave crisi spirituale incombente sull’uomo del nostro tempo. Ma il senso del peccato si ristabilisce soltanto con un chiaro richiamo agli inderogabili principi di ragione e di fede, che la dottrina morale della Chiesa ha sempre sostenuto» (Giovanni Paolo II, Riconciliazione e Penitenza). Ristabilire il giusto senso del peccato significa entrare per la porta stretta che conduce alla vera gioia.

Santo del giorno: 31 Ottobre – Santa Maria dell’Immacolata Concezione (María Isabel Salvat Romero), Vergine: María Isabel Salvat Romero, nativa di Madrid in Spagna, avvertì nell’adolescenza un forte desiderio di consacrarsi a Dio per servire i poveri. Entrò quindi nelle Sorelle della Compagnia della Croce, assumendo il nome di suor Maria della Purissima della Croce. Fu Madre Generale per 22 anni, rieletta per tre mandati consecutivi. Fedele interprete del carisma di sant’Angela della Croce, sua fondatrice, si spese per i più abbandonati della Spagna e non solo, fondando nuove case e trasmettendo a tutti serenità e fiducia in Dio. Colpita da un tumore ai polmoni e al fegato, morì a Siviglia il 31 ottobre 1998, a 72 anni. Beatificata sotto il pontificato di papa Benedetto XVI il 18 settembre 2010, è stata canonizzata da papa Francesco il 18 ottobre 2015, insieme ai coniugi Martin e a don Vincenzo Grossi. I suoi resti mortali, esumati prima della beatificazione, attualmente riposano nella cappella della Casa Madre delle Sorelle della Compagnia della Croce, a Siviglia, accanto all’urna che conserva il corpo incorrotto della Santa Fondatrice.

Preghiamo: Dio onnipotente ed eterno, accresci in noi la fede, la speranza e la carità, e perché possiamo ottenere ciò che prometti, fa’ che amiamo ciò che comandi. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 

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