aprile, meditazioni

19 Aprile 2018

19 Aprile 2018 – Giovedì, III di Pasqua – (At 8,26-40; Sal 65[66]; Gv 6,44-51) – I Lettura: Protagonista di questo brano è Filippo. Dopo aver convertito il mago Simone, il quale confondeva gli abitanti di Samarìa con le sue magie, Filippo fu spinto dallo Spirito ad andare per la strada che scende da Gerusalemme verso Gaza. Su questa strada deserta incontrò un Etìope il quale stava leggendo un passo delle scritture che non sapeva comprendere. Filippo spiegò ogni cosa e l’Etìope credette e chiese di essere battezzato. Salmo: Acclamate Dio, voi tutti della terra: “Il nostro Dio è il Dio d’Israele. Sulla terra ora si possono vedere tutte le genti lodare non gli dèi dei loro padri ma l’unico Dio” (Eusebio). Vangelo: “Andare incontro a Cristo Gesù è un dono gratuito che nessuno uomo può conseguire con le sole forze, benché tutti debbano essere ben disposti ad accogliere il Salvatore. Il Magistero della Chiesa è tornato ancora una volta a ricordare tale insegnamento nel Concilio Vaticano II: «Perché si possa prestare questa fede, è necessaria la grazia di Dio che previene e soccorre e gli aiuti interiori dello Spirito Santo, il quale muova il cuore e lo rivolga a Dio, apra gli occhi della mente, e dia a tutti dolcezza nel consentire e nel credere alla verità» (Dei Verbum 5)” (Bibbia di Navarra, nota).

Io sono il pane vivo, disceso dal cielo – Dal Vangelo secondo Giovanni: In quel tempo, disse Gesù alla folla: «Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Sta scritto nei profeti: “E tutti saranno istruiti da Dio”. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da lui, viene a me. Non perché qualcuno abbia visto il Padre; solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna. Io sono il pane della vita. I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

Riflessione: «E tutti saranno istruiti da Dio». Credere in Dio significa aderire con l’assenso dell’intelletto e della volontà alla Rivelazione portata a compimento da Gesù Cristo (cfr. DV 1). Tale “deposito della fede” (cfr. 1Tm 6,20) viene affidato alla Chiesa che lo conserva per opera dello Spirito Santo, lo trasmette per mezzo della Tradizione e lo enuncia attraverso il Magistero. È compito di ogni cristiano, dunque, non solo credere in Dio, ma ricercare e aderire alla sua volontà. È nostro precipuo dovere, quindi, permettere a Dio di istruirci: è lo Spirito Santo che ci apre all’intelli-genza delle Scritture, che muove i nostri desideri di santità e spinge a realizzarli. Dio vuole istruirci, non vuole lasciarci nell’ignoranza, ma dobbiamo permettergli di poterlo fare. Come un insegnante che vuole rendere edotto il proprio alunno: non basta il solo suo desiderio, la sua bravura metodologica o la serietà dell’impegno, ma è necessario che l’alunno si apra all’ascolto, che desideri imparare, che si impegni ad approfondire, che non si lasci distrarre da mille altre cose, per dirla in una parola: che viva responsabilmente il suo essere alunno. E così anche noi, siamo chiamati a responsabilizzarci dinanzi alla nostra fede, siamo chiamati ad impegnarci, a conoscere, ad approfondire: attraverso la lettura e la meditazione della Parola di Dio, attraverso la conoscenza dei documenti del Magistero della Chiesa, attraverso la Tradizione della spiritualità e degli scritti di tanti nostri santi fratelli che ci hanno preceduto nella fede. Allora, nel segreto della nostra coscienza, facciamo un po’ il punto della nostra situazione: mi sto impegnando a conoscere la Bibbia? La leggo? Mi faccio aiutare da qualche buon commentario che mi aiuti a comprendere meglio il linguaggio biblico e mi indichi quelle vie di riflessione su cui far scorrere la mia vita? Sento questo bisogno di essere istruito da Dio? Gli chiedo nella preghiera, e attraverso gesti concreti di impegno, di conoscere il suo Volto (cfr. Sal 27,8)? Conosco almeno i principali documenti del Magistero della Chiesa, cominciando dal Catechismo della Chiesa Cattolica e i documenti del Concilio? Sto leggendo qualche buon libro di spiritualità che mi spinga a vivere in pienezza la mia fede in Cristo?

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: L’Eucarestia è… – CCC 1407.1409: L’Eucaristia è il cuore e il culmine della vita della Chiesa, poiché in essa Cristo associa la sua Chiesa e tutti i suoi membri al proprio sacrificio di lode e di rendimento di grazie offerto al Padre una volta per tutte sulla croce; mediante questo sacrificio egli effonde le grazie della salvezza sul suo corpo, che è la Chiesa. L’Eucaristia è il memoriale della pasqua di Cristo, cioè dell’opera della salvezza compiuta per mezzo della vita, della morte e della risurrezione di Cristo, opera che viene resa presente dall’azione liturgica.

Il Padre mi ha mandato – Card. Pierre de Bérulle (Opuscolo sull’Eucaristia): Gesù Cristo è il dono di Dio agli uomini e il dono degli uomini a Dio. Dio dona suo Figlio all’uomo attraverso diversi misteri, ma nell’Eucaristia lo dona in pienezza, cioè nella pienezza dei suoi misteri, dei suoi meriti e delle sue perfezioni consumate in lui. Nell’incarnazione, la sua vita e i suoi meriti non ci sono ancora; nell’infanzia il merito della sua vita non c’è; nella sua vita il merito della sua morte non è compiuto; nella morte, non ha la dignità, la potenza e i tesori della sua nuova vita; nella risurrezione e ascensione sembra ritirato in Dio e sottratto agli uomini, e lo è infatti. Ma nell’Eucaristia, senza nulla perdere del suo stare in Dio, Gesù è donato agli uomini, ed è donato nella pienezza di tutti i suoi misteri; è donato come vita e come alimento di vita eterna.

Io sono il pane vivo, disceso dal cielo – Benedetto XVI (Angelus, 16 Agosto 2009): “Io sono il pane vivo, disceso dal cielo” (Gv 6,51). Non si può non restare colpiti da questa corrispondenza, che ruota intorno al simbolo del “cielo”: Maria è stata “assunta” nel luogo dal quale il suo Figlio era “disceso”. Naturalmente questo linguaggio, che è biblico, esprime in termini figurati qualcosa che non entra mai completamente nel mondo dei nostri concetti e delle nostre immagini. Ma fermiamoci un momento a riflettere! Gesù si presenta come il “pane vivo”, cioè il nutrimento che contiene la vita stessa di Dio ed è in grado di comunicarla a chi mangia di Lui, il vero nutrimento che dà la vita, nutre realmente in profondità. Gesù dice: “Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo” (Gv 6,51). Ebbene, da chi il Figlio di Dio ha preso questa sua “carne”, la sua umanità concreta e terrena? L’ha presa dalla Vergine Maria. Dio ha assunto da Lei il corpo umano per entrare nella nostra condizione mortale. A sua volta, alla fine dell’esistenza terrena, il corpo della Vergine è stato assunto in cielo da parte di Dio e fatto entrare nella condizione celeste. È una sorta di scambio, in cui Dio ha sempre la piena iniziativa, ma, come abbiamo visto in altre occasioni, in un certo senso, ha anche bisogno di Maria, del “sì” della creatura, della sua carne, della sua esistenza concreta, per preparare la materia del suo sacrificio: il corpo e il sangue, da offrire sulla Croce quale strumento di vita eterna e, nel sacramento dell’Eucaristia, quale cibo e bevanda spirituali.

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: In verità, in verità io vi dico: chi crede ha la vita eterna – “Ha voluto rivelare la sua natura. Avrebbe potuto dire più brevemente: Chi crede in me avrà me stesso. Cristo è infatti vero Dio e vita eterna. Chi crede in me, egli dice, viene in me; e chi viene in me, ha me stesso. Cosa intende, Cristo, dicendo «ha me stesso»? Intende, avere la vita eterna. Colui che è vita eterna accettò la morte, ha voluto morire: ma nella tua natura, non nella sua. Egli ha ricevuto la natura carnale da te, in modo da morire per te. Ha preso la carne dagli uomini, ma non nel modo in cui la prendono gli uomini. Egli, che ha il Padre nel cielo, scelse una madre in terra: in cielo è nato senza madre, in terra è nato senza padre. La vita ha accettato la morte, affinché la vita uccidesse la morte. Dunque «chi crede in me – dice – ha la vita eterna»; non la vita che appare manifesta, ma quella che sta nascosta. Perché la vita eterna, cioè il Verbo, «in principio era presso Dio, ed era Dio il Verbo, e la vita era la luce degli uomini». Lui che è vita eterna, ha dato la vita eterna alla carne che aveva assunto. È venuto per morire e nel terzo giorno è risuscitato. Tra il Verbo che accetta di farsi carne, e la carne che risuscita, la morte è annientata” (Sant’Agostino).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Io sono il pane della vita… Io sono il pane vivo, disceso dal cielo… con questa sorprendente rivelazione Gesù vuol imprimere nel cuore della folla, che lo ascolta stupita, una verità inappellabile: la manna del deserto ha alimentato il corpo che poi ha conosciuto la morte; invece, chi mangia il pane vivo, quello disceso dal cielo vivrà in eterno. Il brano giovanneo contiene inoltre una considerazione dalle sfumature veterotestamentarie: nessuno può andare a Gesù, se non è attirato dal Padre. Questa frase “ha qualcosa del determinismo fatalista. Per evitarlo è necessario tener conto del «modo» con cui Dio «attira» l’uomo. Non lo attira con la forza, ma con l’invito preferenziale di fronte alla sua conoscenza attraverso la sacra Scrittura. Gesù è testimoniato dalla Scrittura, questo vuol dire che a tutti è aperta la strada per essere attirati dal Padre a Gesù. In questo senso, vanno a Gesù tutti quelli che leggono rettamente la Scrittura, quelli che ascoltano il Padre, quelli che sono ammaestrati da Dio” (Felipe F. Ramos). Infine, l’ultima affermazione, il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo, è preludio del tema propriamente eucaristico che sarà sviluppato nei versetti che seguono: le parole di Gesù genereranno nei discepoli una profonda crisi, tanto da spingere Giovanni ad ammettere che proprio a causa di tale insegnamento molti discepoli di Gesù tornarono indietro e non andavano più con lui (Gv 6,66). Già l’ombra della morte aleggia sulla vita di Gesù.

Santo del giorno: 19 Aprile – Sant’Espedito di Melitene, Martire: “Tra tutti i componenti del gruppo dei martiri di Melitene del III secolo celebrati il 19 aprile insieme con Ermogene, Espedito solo ha goduto di un culto popolare assai diffuso, anche se soltanto a partire da un’epoca abbastanza recente. Siccome il Martirologio Geronimiano, dal quale dipendono tutti i martirologi che fino al Romano hanno trasmesso il nome di Espedito, indica solo il nome del martire, è assolutamente impossibile avere notizie precise sull’epoca della sua vita e sul suo martirio. Del culto di Espedito si trova traccia in Sicilia dalla metà del XVIII secolo, specialmente a Messina e Acireale, dove nel 1781 il santo fu proclamato patrono secondario della città e veniva venerato come protettore dei mercanti e dei navigatori. L’icono-grafia tradizionale lo rappresenta vestito da soldato romano mentre tenta di scacciare un corvo, che grida, mentre il santo mostra un orologio che indica hodie. In raffigurazioni più tarde l’orologio viene sostituito dalla croce, che il santo tiene in mano” (Avvenire).

Preghiamo: O Dio, che in questi giorni pasquali ci hai rivelato la grandezza del tuo amore, fa’ che accogliamo pienamente il tuo dono, perché, liberi da ogni errore, aderiamo sempre più alla tua parola di verità. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

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