aprile, Liturgia

22 Aprile 2018 – IV Domenica di Pasqua (B)

Antifona d’ingresso

Della bontà del Signore è piena la terra; la sua parola ha creato i cieli. Alleluia. (Sal 33,5-6)

Colletta

Dio onnipotente e misericordioso, guidaci al possesso della gioia eterna, perché l’umile gregge dei tuoi fedeli giunga con sicurezza accanto a te, dove lo ha preceduto il Cristo, suo pastore. Egli è Dio, e vive e regna…

Oppure: 

O Dio, creatore e Padre, che fai risplendere la gloria del Signore risorto quando nel suo nome è risanata l’infermità della condizione umana, raduna gli uomini dispersi nell’unità di una sola famiglia, perché aderendo a Cristo buon pastore gustino la gioia di essere tuoi figli. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Prima Lettura       At 4,8-12

In nessun altro c’è salvezza.

Pietro, interrogato dai Sinedriti sulla guarigione dello storpio che mendicava alla porta Bella, ha l’occasione di annunciare loro la Buona Novella: lo storpio ha ricevuto la sanità fisica nel nome di Gesù, da loro ripudiato e condannato a morte, ma da Dio risuscitato dai morti. Una guarigione fisica che raggiunge l’uomo nella sua totalità in quanto lo guarisce, lo salva e, innestandolo nella risurrezione di Gesù, lo libera dalla morte.

Dagli Atti degli Apostoli

In quei giorni, Pietro, colmato di Spirito Santo, disse loro: «Capi del popolo e anziani, visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato a un uomo infermo, e cioè per mezzo di chi egli sia stato salvato, sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d’Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi risanato. Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d’angolo. In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati».

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale       Dal Salmo 117 (118)

«Miseri giudei! Questa pietra promessa in Isaia per esser posta nelle fondamenta di Sion e riunire i due popoli, voi non l’avete riconosciuta nel Signore Salvatore, nel Figlio di Dio. Scartata da voi, essa è divenuta la pietra angolare ed ha riunito in un sol gregge la prima Chiesa, formata di giudei e gentili. Dal Signore è stato fatto questo ed è mirabile agli occhi nostri: noi, i senza-legge, i senza-alleanza, siamo adottati come figli di Dio!» (San Girolamo).

Rit. La pietra scartata dai costruttori è divenuta pietra d’angolo.

Oppure: Alleluia, alleluia, alleluia.

Rendete grazie al Signore perché è buono,

perché il suo amore è per sempre.

È meglio rifugiarsi nel Signore

che confidare nell’uomo.

È meglio rifugiarsi nel Signore

che confidare nei potenti. Rit.

Ti rendo grazie, perché mi hai risposto,

perché sei stato la mia salvezza.

La pietra scartata dai costruttori

è divenuta la pietra d’angolo.

Questo è stato fatto dal Signore:

una meraviglia ai nostri occhi. Rit.

Benedetto colui che viene nel nome del Signore.

Vi benediciamo dalla casa del Signore.

Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie,

sei il mio Dio e ti esalto.

Rendete grazie al Signore, perché è buono,

perché il suo amore è per sempre. Rit.

Seconda Lettura    1Gv 3,1-2

Vedremo Dio così come egli è.

L’affermazione-constatazione dell’apostolo Giovanni è di una straordinaria semplicità: i credenti già sono figli di Dio, ma il mondo non li conosce perché non conosce Dio. Una realtà che sfugge agli stessi credenti in quanto non hanno quella immediata percezione di Dio che avranno solo nel giorno della sua piena manifestazione. Allora, vedendo come lui veramente è, vedranno realmente chi sono loro.

Dalla prima lettera di san Giovanni Apostolo

Carissimi, vedete quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente! Per questo il mondo non ci conosce: perché non ha conosciuto lui. Carissimi, noi fin d’ora siamo figli di Dio, ma ciò che saremo non è stato ancora rivelato. Sappiamo però che quando egli si sarà manifestato, noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è.

Parola di Dio.

Canto al Vangelo     Gv 10,14

Alleluia, alleluia.

Io sono il buon pastore, dice il Signore; conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me.

Alleluia.

Vangelo  Gv 10,11-18

Il buon pastore dà la propria vita per le pecore.

Gesù, buon pastore, offre liberamente la sua vita per le pecore da se stesso perché nessuno gliela può togliere. Da qui la sua maestà serena, la sua piena libertà davanti alla morte.

Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse: «Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore. Il mercenario – che non è pastore e al quale le pecore non appartengono – vede venire il lupo, abbandona le pecore e fugge, e il lupo le rapisce e le disperde; perché è un mercenario e non gli importa delle pecore. Io sono il buon pastore, conosco le mie pecore e le mie pecore conoscono me, così come il Padre conosce me e io conosco il Padre, e do la mia vita per le pecore. E ho altre pecore che non provengono da questo recinto: anche quelle io devo guidare. Ascolteranno la mia voce e diventeranno un solo gregge, un solo pastore. Per questo il Padre mi ama: perché io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio».    Parola del Signore.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

Il buon Pastore – (Messaggio, 51ª giornata mondiale di preghiera per le vocazioni 2014): La quarta Domenica di Pasqua ci presenta l’icona del Buon Pastore che conosce le sue pecore, le chiama, le nutre e le conduce. In questa Domenica, da oltre 50 anni, viviamo la Giornata Mondiale di Preghiera per le Vocazioni. Ogni volta essa ci richiama l’importanza di pregare perché, come disse Gesù ai suoi discepoli, «il signore della messe… mandi operai nella sua messe» (Lc 10,2). Gesù esprime questo comando nel contesto di un invio missionario: ha chiamato, oltre ai dodici apostoli, altri settantadue discepoli e li invia a due a due per la missione (Lc 10,1-16). In effetti, se la Chiesa «è per sua natura missionaria» (Ad Gentes 2), la vocazione cristiana non può che nascere all’interno di un’esperienza di missione. Così, ascoltare e seguire la voce di Cristo Buon Pastore, lasciandosi attrarre e condurre da Lui e consacrando a Lui la propria vita, significa permettere che lo Spirito Santo ci introduca in questo dinamismo missionario, suscitando in noi il desiderio e il coraggio gioioso di offrire la nostra vita e di spenderla per la causa del Regno di Dio.

Il buon Pastore – Giampaolo Crepaldi, Vescovo (Omelia, 11 Maggio 2014): Cristo è il nostro pastore e noi siamo il suo gregge. Noi entriamo in un rapporto profondo e vitale con la persona di Cristo a partire da una sua chiamata e dalla nostra risposta alla sua chiamata. Quella del Signore non è una chiamata generica, ma personale: egli chiama le pecore una per una. È la chiamata alla fede, accogliendo la quale ognuno di noi si abbandona in tutto a Dio liberamente, prestando il pieno ossequio dell’intelletto e della volontà a Dio che in Gesù si rivela e ci chiama. Se nella fede noi stiamo uniti a Cristo, Egli ci dona un “nutrimento” che ci dona la vita. Questo nutrimento è costituito dal dono che Egli ci fa della sua Verità mediante la sua Parola; della sua Libertà che noi raggiungiamo pienamente seguendo Lui; della sua stessa Vita divina mediante il pane eucaristico. Uniti a Lui mediante la fede, nutriti dalla sua Parola e dal suo Corpo e Sangue, siamo resi capaci di rispondere alla sua chiamata, di seguirne le orme e di vivere come Lui è vissuto.

La vocazione dei discepoli nasce… – Benedetto XVI (Messaggio, 48ª giornata mondiale di preghiera per le vocazioni 2011): L’arte di promuovere e di curare le vocazioni trova un luminoso punto di riferimento nelle pagine del Vangelo in cui Gesù chiama i suoi discepoli a seguirlo e li educa con amore e premura. Oggetto particolare della nostra attenzione è il modo in cui Gesù ha chiamato i suoi più stretti collaboratori ad annunciare il Regno di Dio (cfr. Lc 10,9). Innanzitutto, appare chiaro che il primo atto è stata la preghiera per loro: prima di chiamarli, Gesù passò la notte da solo, in orazione ed in ascolto della volontà del Padre (cfr. Lc 6,12), in un’ascesa interiore al di sopra delle cose di tutti i giorni. La vocazione dei discepoli nasce proprio nel colloquio intimo di Gesù con il Padre. Le vocazioni al ministero sacerdotale e alla vita consacrata sono primariamente frutto di un costante contatto con il Dio vivente e di un’insistente preghiera che si eleva al “Padrone della messe” sia nelle comunità parrocchiali, sia nelle famiglie cristiane, sia nei cenacoli vocazionali.

I mezzi che favoriscono il pieno sviluppo della vocazione – Giovanni Paolo II (Messaggio, 27ª giornata mondiale di preghiera per le vocazioni 1990): Le vocazioni di speciale consacrazione sono una esplicitazione della vocazione battesimale: esse si alimentano, crescono e si irrobustiscono mediante la seria e costante cura della vita divina ricevuta nel battesimo e, usufruendo di tutti quei mezzi che favoriscono il pieno sviluppo della vita interiore, conducono a scelte di vita completamente dedite alla gloria di Dio e al servizio dei fratelli. Essi sono: – l’ascolto della Parola di Dio, la quale illumina anche circa le scelte da compiere per una sequela di Cristo sempre più radicale; – la partecipazione attiva ai sacramenti, soprattutto a quello dell’Eucaristia, che è centro insostituibile della vita spirituale, sorgente e alimento di tutte le vocazioni; – il sacramento della penitenza, che, favorendo la continua conversione del cuore, purifica il cammino di adesione personale al progetto di Dio e rafforza il legame di unione con Cristo; – la preghiera personale, che consente di vivere costantemente alla presenza di Dio, e la preghiera liturgica, che inserisce ogni battezzato nell’azione pubblica della Chiesa; – la direzione spirituale, come mezzo efficace per discernere la volontà di Dio, il cui compimento è fonte di maturazione spirituale; – l’amore filiale alla Vergine Santa, che viene ad inserirsi come un aspetto particolarmente significativo per la crescita spirituale e vocazionale di ogni cristiano; – infine, l’impegno ascetico, giacché le scelte vocazionali esigono spesso rinunce e sacrifici che solo una sana ed equilibrata pedagogia ascetica può favorire.

Dio conosce il nostro nome – CCC 2158: Dio chiama ciascuno per nome. Il nome di ogni uomo è sacro. Il nome è l’icona della persona. Esige il rispetto, come segno della dignità di colui che lo porta.

Preghiera dei Fedeli

Fratelli e sorelle, invochiamo il Signore, buon pastore che conduce il suo popolo ai pascoli della vita.

Preghiamo insieme e diciamo: Buon Pastore, ascolta la nostra preghiera. 

– Buon Pastore, guarda la tua Chiesa che attraverso i sentieri tortuosi della storia anela al tuo Regno, e fa’ che nessuno si perda di quanti hai consacrato a te nel battesimo, preghiamo. Rit.

– Buon Pastore, guida il Papa e tutti i ministri della Chiesa, perché diano come te la vita per il bene del loro gregge e guidino la Chiesa ad essere un solo ovile attorno a te, unico Pastore, preghiamo. Rit.

– Buon Pastore, ispira con il tuo Santo Spirito i catechisti, i missionari e tutti i laici che nella Chiesa donano il loro tempo all’annuncio del Vangelo, e rendili testimoni coraggiosi del Cristo morto e risorto, preghiamo. Rit.

– Buon Pastore, che conosci tutte le tue pecore, guarda con amore questa tua comunità radunata e fa’ che sempre di più cresca nel desiderio di seguire te, unica meta del pellegrinaggio terreno, preghiamo. Rit.

Celebrante: Ascolta, o Padre, queste nostre preghiere, ed esaudiscile per amore del tuo nome. Per Cristo nostro unico Signore.

Preghiera sulle offerte

O Dio, che in questi santi misteri compi l’opera della nostra redenzione, fa’ che questa celebrazione pasquale sia per noi fonte di perenne letizia. Per Cristo nostro Signore.

Prefazio di Pasqua IV

La restaurazione dell’universo per mezzo del mistero pasquale. 

È veramente cosa buona e giusta,

nostro dovere e fonte di salvezza,

proclamare sempre la tua gloria, o Signore,

e soprattutto esaltarti in questo tempo

nel quale Cristo, nostra Pasqua, si è immolato.

In lui, vincitore del peccato e della morte,

l’universo risorge e si rinnova,

e l’uomo ritorna alle sorgenti della vita.

Per questo mistero, nella pienezza della gioia pasquale,

l’umanità esulta su tutta la terra,

e con l’assemblea degli angeli e dei santi

canta l’inno della tua gloria: Santo…

Antifona alla comunione

È risorto il buon Pastore, che ha dato la vita per le sue pecorelle, e per il suo gregge è andato incontro alla morte. Alleluia.

Oppure: 

“Io sono il buon pastore e offro la vita per le pecore”, dice il Signore. Alleluia. (Gv 10,14.15)

Preghiera dopo la comunione

Custodisci benigno, o Dio nostro Padre, il gregge che hai redento con il sangue prezioso del tuo Figlio, e guidalo ai pascoli eterni del cielo. Per Cristo nostro Signore.

Un po’ di pane per camminare

«Io sono il buon pastore. Il buon pastore dà la propria vita per le pecore». “Il buon Pastore non abbandona il gregge nell’ora del pericolo, come fa il mercenario, ma per metterlo in salvo consegna se stesso ai nemici e alla morte. È il gesto spontaneo dell’amore di Cristo per gli uomini: «Nessuno me la toglie [la Vita]: io la do da me stesso». In questo mistero di misericordia infinita l’amore di Gesù si intreccia e si confonde con quello del Padre. È il Padre che lo ha mandato perché gli uomini abbiano in lui il Pastore che li custodisca e assicuri ad essi la vera vita. «Vedete – dice Giovanni nella seconda lettura – quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!». Tale amore il Padre lo ha donato nel Figlio che col suo sacrificio ha liberato gli uomini dal peccato e ha partecipato ad essi non un nome, ma un nuovo modo di essere, una nuova vita: essere e vita di figli di Dio. In Virtù dell’opera redentrice di Cristo ogni uomo è chiamato a far parte di un’unica famiglia che ha Dio per padre, di un unico gregge che ha Cristo per pastore. Questa famiglia e questo gregge s’identificano con la Chiesa, della quale, come dice Pietro nella prima lettura, Gesù è la pietra fondamentale. «Egli è la pietra che, scartata da voi c0struttori, è divenuta la pietra d’angolo». Cristo buon Pastore, Cristo pietra angolare sono due figure diverse ma esprimenti la medesima realtà: egli è l’unica Speranza di salvezza per l’intero genere umano: «Poiché non vi è altro nome… sotto il cielo nel quale è stabilito che noi siamo salvati». Di qui l’urgenza per tutti gli uomini di appartenere all’unica Chiesa retta da Cristo, all’unico gregge da lui governato. In realtà sono ancora innumerevoli le pecore lontane dall’ovile, ma proprio di esse Gesù ha detto: «ascolteranno la mia voce». Ma come possono ascoltarla se non c’è chi se ne fa portatore annunciando ad esse il Vangelo? Ogni credente è coinvolto in questo pressante impegno: con la preghiera, il sacrificio, la parola, deve lavorare per condurre all’ovile di Cristo le pecore ignare, le lontane, le disperse, le erranti, perché di tutte si faccia «un solo gregge, un solo pastore»” (P. Gabriele di S. Maria Maddalena). Come aiuto il Buon Pastore in questa missione di amore?

Conosciamo l’Opus Matris Verbi Dei

Capitolo 5

In comunione fraterna

Art. 92 – Le Serve della Madre della Consolazione, come i membri del Movimento Mariano a servizio della Parola, per la loro secolarità, vivono nei loro ambienti familiari di origine.

Possono però formare delle “unità familiari” a seconda delle esigenze apostoliche: le prime nelle case di una delle Sodali, o in case costruite ad hoc, in base alle esigenze pastorali comuni; i secondi in unità familiari chiamate “Bread and Road” (Pane e Cammino) in cui si svolge un particolare servizio (inerente alla spiritualità o alla carità) sempre secondo il carisma della Famiglia ecclesiale. Questa modalità di fraternità comune viene orientata insieme con i Responsabili affinché tale scelta sia motivata dalla obiettiva individuazione della volontà di Dio.

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