marzo, meditazioni

21 Marzo 2018

21 Marzo 2018 – Mercoledì, V di Quaresima – (I Lettura: Dn 3,14-20.46.50.91-92.95; Salmo Responsoriale: Dn 3,52-56; Vangelo: Gv 8,31-42) – I Lettura: Nabucodònosor aveva fatto erigere una statua auto celebrativa e l’aveva posta nella pianura di Dura. Tutti i suoi sudditi ad orari stabiliti, in qualsiasi luogo si trovassero, avrebbero dovuto, al suono degli strumenti musicali, prostrarsi verso il luogo della statua e adorarla, pena la morte. Questo episodio segue al capitolo in cui Daniele spiega il sogno al re e narra degli altri protagonisti del libro di Daniele, anche loro fedeli alla Legge: Sadrac, Mesac e Abdènego. A differenza del capitolo precedente in cui è messa in risalto la Sapienza di Dio, nell’epi-sodio della fornace viene mostrata la sua Potenza che viene in soccorso dei suoi fedeli. Salmo: “Il Cantico, tradizionalmente chiamato «dei tre giovani», è simile ad una fiaccola che rischiara l’oscurità del tempo dell’oppressione e della persecuzione, un tempo che spesso si è ripetuto nella storia di Israele e nella stessa storia del cristianesimo” (Giovanni Paolo II). Vangelo: Gesù, come un secondo Mosè, nutre il popolo con la nuova manna (la sua Parola). Egli è il Profeta per eccellenza, non parla da sé ma riferisce le parole di Dio. Come Mosè rivela il nome di Dio – “Io Sono” – Gesù rivela Dio come Padre, mutando la condizione dell’uomo che crede, da servo a figlio. Infatti il peccato regna nel cuore incredulo che non accoglie la parola di Colui che è l’inviato di Dio (cfr. Gv 3,17; Gv 17,18) per salvare l’uomo. Figli di Abramo, quindi, si dimostrano solo coloro che credono alla parola di Gesù.

Se il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero – Dal Vangelo secondo Giovanni: In quel tempo, Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro». Gli risposero: «Il padre nostro è Abramo». Disse loro Gesù: «Se foste figli di Abramo, fareste le opere di Abramo. Ora invece voi cercate di uccidere me, un uomo che vi ha detto la verità udita da Dio. Questo, Abramo non l’ha fatto. Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero allora: «Noi non siamo nati da prostituzione; abbiamo un solo padre: Dio!». Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro padre, mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato».

Riflessione: «Se rimanete nella mia parola… la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi… non siamo mai stati schiavi di nessuno». Chissà se oggi Gesù parlasse a noi di libertà quale sarebbe la nostra reazione! Ci sentiamo schiavi o liberi? Oggi si parla spesso di schiavitù, specialmente in campo sociale… Ci sentiamo spesso schiavi di un ritmo frenetico che ci impone tempi sempre più stretti e veloci; schiavi delle nuove tecnologie che ci obbligano ad essere perennemente raggiungibili, a non avere privacy, a dover dare conto e spiegazione di ogni cosa a tutti… Schiavi di un modello di società a cui bisogna adeguarsi: schiavi della moda, delle mille attività cui sono liberamente obbligati i nostri ragazzi (sport, musica, arte…), schiavi di continui inviti a cui siamo obbligati a partecipare e che ci obbligano a corrispondere… Ma in fondo ci sentiamo liberi: perché alla fine essere alla moda ci rende fashion, partecipare a banchetti e cerimonie ci permette una vita sociale, correre con ritmi estenuanti dietro i mille impegni dei figli serve per stimolarli, e quando la sera crolliamo disfatti siamo intimamente soddisfatti di aver liberamente aderito a tutto quanto il mondo ci ha liberamente imposto di realizzare! Eppure oggi Gesù ci mette una pulce nell’orecchio, come si suol dire, e ci invita a chiederci in tutta onestà se davvero siamo liberi. Chi è davvero libero? Quando possiamo pensarci realmente liberi? Forse quando finalmente possiamo fare secondo i nostri gusti e desideri, senza dover dare conto a nessuno, scambiando la libertà con la possibilità di dare libero sfogo ai nostri istinti e desideri, magari rivestendo il tutto con la più sacra delle parole laiche e cioè con “è un diritto!”? Gesù con le sue parole e con il suo esempio ci insegna l’opposto: la vera libertà è quando ci liberiamo da ogni schiavitù di peccato, dall’orgoglio, dalla vanagloria, dalla schiavitù di essere necessariamente approvati, dalla schiavitù di dover nutrire il nostro egoismo per cui deve esserci in ciò che facciamo per forza un tornaconto… Solo vivendo in pieno i sentimenti di Cristo saremo davvero liberi!

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Libertà non è vivere secondo i propri capricci – Paolo VI (Udienza Generale, 9 Luglio 1969): Noi dobbiamo educarci all’uso schietto e magnanimo della libertà del cristiano, sottratto al dominio delle passioni (cfr. Rm 8,21) e alla servitù del peccato (Gv 8,34), e interiormente animato dal gioioso impulso dello Spirito Santo, giacché, come dice San Paolo, «coloro che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio» (Rm 8,14). Dovremo nello stesso tempo essere coscienti che la nostra libertà cristiana non ci sottrae alla legge di Dio, nelle sue supreme esigenze di umana saggezza, di sequela evangelica, d’ascetismo penitenziale, e d’obbedienza all’ordine comunitario, proprio della società ecclesiale. La libertà cristiana non è carismatica, nel senso arbitrario, che oggi alcuni si arrogano: siate «liberi, c’insegna l’apostolo Pietro, senza farvi della libertà un mantello per coprire la vostra malizia, ma come servi di Dio» (1Pt 2,16); non è la sfida spregiudicata alla norma vigente nella società civile, la cui autorità, – è San Paolo che parla, – obbliga in coscienza (Rm 13,1-7), e nella società ecclesiastica, plasmata dalla fede e dalla carità, e governata da un’autorità rivestita di poteri non provenienti dalla base, ma da origine divina, per istituzione di Cristo e successione apostolica; poteri, se occorre indiscutibili (Lc 10,16; 1Gv 4,6), e gravi (1Cor 4,21), anche se sempre rivolti piuttosto che al dominio (cfr. 2Cor 1,23; 1Cor 13,10), all’edificazione, cioè alla liberazione spirituale dei fedeli. Dunque riassumiamo: il nostro tempo, di cui il Concilio si fa interprete e guida, reclama libertà. Noi dobbiamo sentirci felici e pensosi di questa nostra fortuna storica. Dove poi troveremo la vera libertà, se non nella vita cristiana? Ora la vita cristiana esige una comunità organizzata, esige una Chiesa, secondo il pensiero di Cristo, esige un ordine, esige una libera ma sincera obbedienza; esige perciò un’autorità, la quale custodisca e insegni la verità rivelata (2Cor 10,5); perché questa verità è l’intima e profonda radice della libertà, come ha detto Gesù: «la verità vi farà liberi» (Gv 8,32).

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Il peccato sta nella volontà – “Ammesso che l’occhio abbia dato uno sguardo improvviso e involontario, almeno la volontà e la percezione interna non devono seguirlo. Lo sguardo non è ancora colpa, ma bisogna badare che non sia seme o principio di colpa. Anche se l’occhio carnale dà uno sguardo, è ben possibile tener chiuso l’occhio del cuore, affinché la purezza dell’anima resti immacolata. Abbiamo un Signore fedele e mite; il profeta dice: «Non riguardare la figura della cortigiana», ma il Signore soggiunge: «Chi guarda una donna per desiderarla ha già commesso con lei adulterio» (Mt 5,28). Egli non dice: «Chi vede», ma «Chi la guarda per desiderarla»; non giudica dunque la vista, ma considera la percezione e la volontà dell’anima. Tuttavia è salubre davvero quella modestia che ha saputo pienamente imbrigliare la vista, tanto che spesso non vede ciò che le cade sotto gli occhi. Sembra certo che, quando diamo uno sguardo, noi accogliamo nei nostri occhi ciò che ci si presenta; ma se non vi si aggiunge l’attenzione dell’anima, ciò che si è visto sparisce col cessare dell’avvertenza. Vediamo dunque più propriamente con lo spirito, che con gli occhi del corpo. Se dunque l’occhio corporeo conserva la scintilla che può diventar fiamma, noi non dobbiamo nasconderci il fuoco nel petto, cioè nel profondo dell’anima, nel santuario del cuore; non dobbiamo immettere questo fuoco nel midollo delle nostre ossa” (Sant’Ambrogio).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Le parole di Gesù impongono alcune domande, per esempio, cos’è esattamente la libertà di cui parla Egli nel brano del Vangelo di oggi? Da che cosa e da chi Gesù ci libera? Siamo, come uomini, veramente liberi? O esistono gioghi che rendono l’uomo schiavo? Da quali potenze è dominato? Sono domande che attraversano il tempo e raggiungono anche noi, oggi. Domande alle quali dobbiamo dare una risposta. Ma per dare una risposta dobbiamo percorre all’inverso il cammino dei Giudei, i quali sembrano ancora una volta non capire e spostare l’asse del discorso. Noi invece dobbiamo sforzarci di capire le parole di Gesù: la libertà è legata al riconoscimento della Verità, mentre il rifiuto della Verità conduce alla schiavitù. E la Verità è Cristo. Essere liberi significa accogliere e vivere nella Verità e secondo lo Spirito del Signore (2Cor 3,17), superare le strettoie dalla Legge che conduce alla morte (Rm 6,14; 7,6; Gal 2,4); essere liberi significa spezzare il giogo della carne (Rm 8,5-9), e aprire il cuore e la mente alla signoria dello Spirito Santo (Rm 8,13). La libertà è legata alla liberazione dall’ansietà proveniente dal mondo (Col 2,20) e dagli elementi del mondo (Gal 4,3.9), dall’“amicizia con il mondo” (1Cor 7,29-32). Gesù oggi ci invita a fare un serio esame di coscienza, e senza patemi d’animo, riconoscerci “schiavi” di mille cose, riconoscerci bisognosi di libertà. E questo bisogno diventerà impellente se guarderemo con sincerità ai nostri difetti e alle nostre insufficienze, se guarderemo alla nostra storia personale impastata di peccato e di infedeltà. Se metteremo in evidenza tutto questo, allora ci apriremo a Gesù, a Colui che libera l’uomo e che fa veramente libero l’uomo. Riconoscersi peccatore e bisognosi di tutto è un atto di liberazione e può restituire una nuova dimensione di vita, centrata su Gesù. Cer-tamente convincerci che il peccato abita in noi (Rm 7,17) è doloroso e umiliante,  ma Gesù ci dice che questo dolore, questa umiliazione, valgono la pena e portano frutto di salvezza perché ci aprono all’amicizia con Colui.

Santo del giorno: 21 Marzo – San Giustiniano di Vercelli, Vescovo: Fu vescovo dal 435 al 452 ma non oltre il mese di marzo, perché in quella primavera le orde degli Unni di Attila, invasero Milano, Pavia e città vicine come Vercelli, uccidendo gli infelici abitanti, saccheggiando e distruggendo tutto, quindi Giustiniano se fosse stato vivo, sarebbe stato certamente ucciso; invece la lapide della tomba dice in latino ‘che varcò festoso la soglia del cielo’ e non parla di morte violenta. Inoltre questa lapide dice ancora che governò 16 anni, 6 mesi ed alcuni giorni; nei dieci esametri celebra con enfasi la santità di vita, la fedeltà alla giustizia, la gloria celeste del mistico ‘antistite’, padre della Chiesa vercellese e partecipe della schiera apostolica. Secondo vari studi, Giustiniano non deve essere nativo di Vercelli, probabilmente era allievo di s. Martino di Tours e quindi venuto da fuori città, ma accolto, accettato dalla popolazione, come un padre. La sua firma si leggeva nell’epistola sinodale del 451, con la quale i vescovi della provincia milanese aderivano alla dottrina cattolica contro l’eresia di Eutiche.

Preghiamo: Risplenda la tua luce, Dio misericordioso, sui tuoi figli purificati dalla penitenza; tu che ci hai ispirato la volontà di servirti, porta a compimento l’opera da te iniziata. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

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