febbraio, meditazioni

22 Febbraio 2018

22 Febbraio 2018 – Giovedì – Cattedra di San Pietro (Festa) – (1Pt 5,1-4; Sal 22[23]; Mt 16,13-19) – I Lettura: Pietro scrive ad una comunità (quella di Roma) che sta soffrendo persecuzioni. Alcuni studiosi vedono persecuzioni ufficiali come quelle di Domiziano, ma ciò suppone che la lettera sia stata scritta in un periodo posteriore a Pietro. Molto probabilmente, invece, si tratta di tribolazioni a causa di un ambiente ostile, dove lo stile di vita cristiano entra in conflitto con il costume del luogo. L’identità cristiana ha la sua origine dal Cristo sofferente, dunque non bisogna scandalizzarsi davanti alle ostilità. Agli anziani, ai quali è affidata la cura della comunità, l’Apostolo ricorda l’importanza del loro compito che va espletato con generosità e umiltà. Salmo: “I pagani sono divenuti i discepoli di Dio. Riconoscono il loro pastore, proclamano la loro unità con lui, esprimono la loro fierezza d’avere come pastore non un santo o lo stesso Mosè, ma il principe dei pastori, il maestro dei dottori, nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza. Nulla mancherà loro, perché il Cristo onnipotente dona con generosità” (Cirillo Alessandrino). Vangelo: Il brano odierno narra del mandato petrino: “… tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa”. Ciò che rende Pietro idoneo al suo ministero, è la docilità allo Spirito che lo rende autentico interprete della Volontà di Dio.

Tu sei Pietro, e a te darò le chiavi del regno dei cieli – Dal Vangelo secondo Matteo: In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti». Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente». E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».

Riflessione: “La festa della Cattedra di Pietro ci richiama alla centralità della chiesa di Roma e al suo delicato servizio: custodire integralmente la fede dei cristiani senza lasciare che le mode e il tempo annacquino il vino nuovo del Vangelo. La festa di oggi è un forte richiamo alla figura di Pietro e al suo ruolo di insegnamento (la cattedra). Cosa rappresenta Pietro all’interno della comunità cristiana? A cosa serve Pietro? Che ce ne facciamo del Papa? Il suo compito è chiaro, nel progetto del Maestro: Pietro è chiamato a diventare tutore, garante, ad essere punto di riferimento per i fratelli. Chi vi garantisce, amici che il mio modo di interpretare la Parola sia autentico? Chi vi garantisce che il mio modo di spezzarla sia in sintonia con ciò che gli apostoli hanno vissuto? Chi vi dice che io non sia l’ennesimo guru che vi infatua propinandovi un Dio fatto a mia immagine e somiglianza? Sempre, nella storia, sono apparsi uomini di Dio che hanno accusato la Chiesa di interpretare arbitrariamente la parola del Signore e che si sono inventati un modo diverso di essere fedeli a Dio. Il compito di Pietro è quello di conservare la fede, di custodirla, di preservarla da interpretazioni soggettive. Io ho la certezza che ciò che vi dico a proposito di Gesù, che ciò in cui credo, è esattamente ciò che da duemila anni la Chiesa sperimenta e annuncia nella fatica del proprio limite. Pietro diventa lo scoglio cui aggrapparsi in questo tempo di immense incertezze, riferimento umile e saldo del Vangelo vissuto. Celebriamo l’unità della fede custodita creativamente da Pietro, per lui oggi preghiamo e lui affidiamo al suo e nostro Maestro, che lo assista nel difficile compito di tenere sempre orientata la barca della fede verso la luce” (P. Curtaz). L’amore a Cristo passa necessariamente dall’amore alla Chiesa, e l’amore per questa, che è la Sposa di Cristo, passa necessariamente dall’amore verso colui che Cristo stesso ha posto come capo e custode. Sentiamo nostro non solo il dovere di pregare per il Papa, di amarlo, di difenderlo (seppur come uomo rimane fragile e peccatore come tutti gli altri uomini), ma sentiamo anche la necessità di radicare la nostra fede sul Magistero che dal Santo Padre e dalla Chiesa si irradia per tutti noi.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Onorando il magistero gerarchico della Chiesa onoriamo Cristo Maestro – Paolo VI (Udienza Generale, 22 Febbraio 1967): Noi faremo bene, Figli carissimi, a dare a questa festività la venerazione, che le è propria, ripensando alla insostituibile e provvidenziale funzione del magistero ecclesiastico, il quale ha nel magistero pontificio la sua più autorevole espressione. Si sa, purtroppo, come oggi certe correnti di pensiero, che ancora si dice cattolico, cerchino di attribuire una priorità nella formulazione normativa delle verità di fede alla comunità dei fedeli sulla funzione docente dell’Episcopato e del Pontificato romano, contrariamente agli insegnamenti scritturali e alla dottrina della Chiesa, apertamente confermata nel recente Concilio, e con grave pericolo per la genuina concezione della Chiesa stessa, per la sua interiore sicurezza e per la sua missione evangelizzatrice nel mondo. Unico nostro maestro è Cristo, che più volte ha rivendicato a Sé questo titolo (Mt 23,8; Gv 13,14); da Lui solo viene a noi la Parola rivelatrice del Padre (Mt 11,27); da Lui solo la verità liberatrice (Gv 8,32), che ci apre le vie della salvezza; da Lui solo lo Spirito Paraclito (Gv 15,26), che alimenta la fede e l’amore nella sua Chiesa. Ma è pur Lui che ha voluto istituire uno strumento trasmittente e garante dei suoi insegnamenti, investendo Pietro e gli Apostoli del mandato di trasmettere con autorità e con sicurezza il suo pensiero e la sua volontà. Onorando perciò il magistero gerarchico della Chiesa onoriamo Cristo Maestro e riconosciamo quel mirabile equilibrio di funzioni da Lui stabilito, affinché la sua Chiesa potesse perennemente godere della certezza della verità rivelata, dell’unità della medesima fede, della coscienza della sua autentica vocazione, dell’umiltà di sapersi sempre discepola del divino Maestro, della carità che la compagina in un unico mistico corpo organizzato, e la abilita alla sicura testimonianza del Vangelo.

Il vescovo di Roma successore di Pietro – Catechismo degli Adulti 532: Pietro, nella prima comunità di Gerusalemme, è sempre in prima fila come protagonista, nel prendere la parola a nome di tutti gli apostoli, nel compiere le guarigioni miracolose, nel punire gli indegni, nel confermare le conversioni, nell’ammettere i pagani, nell’affermare la libertà cristiana di fronte alla legge mosaica. Pietro e Paolo, «le più grandi e le più giuste colonne», portano a compimento la loro testimonianza a Roma, dove versano il sangue per Cristo «insieme a una grande moltitudine di eletti». Per questo la Chiesa di Roma «presiede alla carità», e con essa, «per la sua più alta autorità apostolica, deve accordarsi ogni Chiesa, cioè i fedeli di qualsiasi parte», perché attraverso la successione dei suoi vescovi «la tradizione, che è nella Chiesa a partire dagli apostoli, e la predicazione della verità è giunta fino a noi». «Dalla discesa del Verbo incarnato verso di noi, tutte le Chiese cristiane sparse in ogni luogo hanno ritenuto e ritengono la grande Chiesa che è qui [a Roma] come unica base e fondamento, perché, secondo la promessa del Salvatore, le porte degli inferi non hanno mai prevalso su di essa». 

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: L’unità della Chiesa – «Il Signore dice a Pietro: “Io ti dico: tu sei Pietro, e sopra questa pietra edificherò la mia Chiesa…” [Mt 16,18s]. Su uno solo egli edifica la Chiesa, quantunque a tutti gli apostoli, dopo la sua risurrezione, abbia donato uguali poteri dicendo: “Come il Padre ha mandato me, così io mando voi. Ricevete lo Spirito Santo! A chi rimetterete i peccati, saranno rimessi, e a chi li riterrete, saranno ritenuti” [Gv 20,21-23]. Tuttavia, per manifestare l’unità, costituì una cattedra sola, e dispose con la sua parola autoritativa che il principio di questa unità derivasse da uno solo. Quello che era Pietro, certo, lo erano anche gli altri apostoli: egualmente partecipi all’onore e al potere; ma l’esordio procede dall’unità, affinché la fede di Cristo si dimostri unica. E a quest’unica Chiesa di Cristo allude lo Spirito Santo nel Cantico dei Cantici quando, nella persona del Signore, dice: “Unica è la colomba mia, la perfetta mia, unica di sua madre, la prediletta della sua genitrice” [Ct 6,9]. Chi non conserva quest’unità della Chiesa, crede forse di conservare la fede? Chi si oppone e resiste alla Chiesa, confida forse di essere nella Chiesa? Eppure è anche il beato apostolo Paolo che lo insegna, e svela il sacro mistero dell’unità dicendo: “Un solo corpo e un solo spirito, una sola speranza della vostra vocazione un solo Signore, una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio” [Ef 4,4-6]» (Cipriano di Cartagine). 

Silenzio / Preghiera / La tua traccia: “Il Vescovo di Roma siede sulla sua Cattedra per dare testimonianza di Cristo. Così la Cattedra è il simbolo della potestas docendi, quella potestà di insegnamento che è parte essenziale del mandato di legare e di sciogliere conferito dal Signore a Pietro e, dopo di lui, ai Dodici. Nella Chiesa, la Sacra Scrittura, la cui comprensione cresce sotto l’ispirazione dello Spirito Santo, e il ministero dell’interpretazione autentica, conferito agli apostoli, appartengono l’una all’altro in modo indissolubile. Dove la Sacra Scrittura viene staccata dalla voce vivente della Chiesa, cade in preda alle dispute degli esperti. Certamente, tutto ciò che essi hanno da dirci è importante e prezioso; il lavoro dei sapienti ci è di notevole aiuto per poter comprendere quel processo vivente con cui è cresciuta la Scrittura e capire così la sua ricchezza storica. Ma la scienza da sola non può fornirci una interpretazione definitiva e vincolante; non è in grado di darci, nell’interpretazione, quella certezza con cui possiamo vivere e per cui possiamo anche morire. Per questo occorre un mandato più grande, che non può scaturire dalle sole capacità umane. Per questo occorre la voce della Chiesa viva, di quella Chiesa affidata a Pietro e al collegio degli apostoli fino alla fine dei tempi. Questa potestà di insegnamento spaventa tanti uomini dentro e fuori della Chiesa. Si chiedono se essa non minacci la libertà di coscienza, se non sia una presunzione contrapposta alla libertà di pensiero. Non è così. Il potere conferito da Cristo a Pietro e ai suoi successori è, in senso assoluto, un mandato per servire. La potestà di insegnare, nella Chiesa, comporta un impegno a servizio dell’obbedienza alla fede” (Benedetto XVI, 7 Maggio 2005).

Santo del giorno: 22 Febbraio – Cattedra di San Pietro Apostolo: Il 22 febbraio per il calendario della Chiesa cattolica rappresenta il giorno della festa della Cattedra di San Pietro. Si tratta della ricorrenza in cui viene messa in modo particolare al centro la memoria della peculiare missione affidata da Gesù a Pietro. In realtà la storia ci ha tramandato l’esistenza di due cattedre dell’Apostolo: prima del suo viaggio e del suo martirio a Roma, la sede del magistero di Pietro fu infatti identificata in Antiochia. E la liturgia celebrava questi due momenti con due date diverse: il 18 gennaio (Roma) e il 22 febbraio (Antiochia). La riforma del calendario le ha unificate nell’unica festa di oggi.

Preghiamo: Concedi, Dio onnipotente, che tra gli sconvolgimenti del mondo non si turbi la tua Chiesa, che hai fondato sulla roccia con la professione di fede dell’apostolo Pietro. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

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