Liturgia, Novembre

19 Novembre 2017 – XXXIII Domenica del Tempo Ordinario (A)

 

Antifona d’ingresso

Dice il Signore: “Io ho progetti di pace e non di sventura; voi mi invocherete e io vi esaudirò, e vi farò tornare da tutti i luoghi dove vi ho dispersi”. (Ger 29,11.12.14)

Colletta

Il tuo aiuto, Signore, ci renda sempre lieti nel tuo servizio, perché solo nella dedizione a te, fonte di ogni bene, possiamo avere felicità piena e duratura. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Oppure: 

O Padre, che affidi alle mani dell’uomo tutti i beni della creazione e della grazia, fa’ che la nostra buona volontà moltiplichi i frutti della tua provvidenza; rendici sempre operosi e vigilanti in attesa del tuo ritorno, nella speranza di sentirci chiamare servi buoni e fedeli, e così entrare nella gioia del tuo regno. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Prima Lettura        Pro 31,10-13.19-20.30-31

La donna perfetta lavora volentieri con le sue mani.

“Celebre inno alfabetico posto a sigillo del libro dei Proverbi, questo carme traccia il profilo della donna sapiente. […] La sua ricchezza umana, superiore alle perle, costituisce il suo più alto valore e dà consistenza a tutte le sue attività. Il timor di Dio, cioè il suo senso religioso della vita, dà sostanza alla sua quotidianità. La finale (vv. 30-31) costituisce quasi il giudizio di Dio sulla donna impegnata: è una lode intonata dal marito e dai figli, felici di avere il dono di una sposa e madre così intelligente e completa” (Messale Quotidiano, ed. San Paolo).

Dal libro dei Proverbi

Una donna forte chi potrà trovarla? Ben superiore alle perle è il suo valore. In lei confida il cuore del marito e non verrà a mancargli il profitto. Gli dà felicità e non dispiacere per tutti i giorni della sua vita. Si procura lana e lino e li lavora volentieri con le mani. Stende la sua mano alla conocchia e le sue dita tengono il fuso. Apre le sue palme al misero, stende la mano al povero. Illusorio è il fascino e fugace la bellezza, ma la donna che teme Dio è da lodare. Siatele riconoscenti per il frutto delle sue mani e le sue opere la lodino alle porte della città.   Parola di Dio.

Salmo Responsoriale         Dal Salmo 127 (128)

«Una vite feconda produce molti grappoli, così anche la nostra sposa, cioè la sapienza, la nostra sposa che ci è stata promessa come fidanzata. Del resto in un altro passo si scrive: “Vieni, sorella mia, sposa” [Ct 5,1]. Perché, avendo detto sposa, non ti venisse in mente nulla di carnale, si aggiunge sorella per escludere ogni amore carnale… Il mio è un amore santo, e per questo ti chiamo sorella…; ti chiamo sposa, per averti in moglie, e procreare da te molti figli, figli numerosi come grappoli di una vite» (San Girolamo).

Rit. Beato chi teme il Signore.

Beato chi teme il Signore

e cammina nelle sue vie.

Della fatica delle tue mani ti nutrirai,

sarai felice e avrai ogni bene. Rit.

La tua sposa come vite feconda

nell’intimità della tua casa;

i tuoi figli come virgulti d’ulivo

intorno alla tua mensa. Rit.

Ecco com’è benedetto

l’uomo che teme il Signore.

Ti benedica il Signore da Sion.

Possa tu vedere il bene di Gerusalemme

tutti i giorni della tua vita! Rit.

Seconda Lettura 1Ts 5,1-6

Non siete nelle tenebre, cosicché quel giorno possa sorprendervi come un ladro.

“Paolo, riprendendo le affermazioni del Signore sull’incertezza della data della sua ultima venuta (che bisogna attendere vegliando) afferma di non conoscere questo termine. Il giorno del Signore verrà come un ladro, bisogna vegliare: il tempo è breve” (Bibbia di Gerusalemme, nota 5,1-11).

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési

Riguardo ai tempi e ai momenti, fratelli, non avete bisogno che ve ne scriva; infatti sapete bene che il giorno del Signore verrà come un ladro di notte. E quando la gente dirà: «C’è pace e sicurezza!», allora d’improvviso la rovina li colpirà, come le doglie una donna incinta; e non potranno sfuggire. Ma voi, fratelli, non siete nelle tenebre, cosicché quel giorno possa sorprendervi come un ladro. Infatti siete tutti figli della luce e figli del giorno; noi non apparteniamo alla notte, né alle tenebre. Non dormiamo dunque come gli altri, ma vigiliamo e siamo sobri.   Parola di Dio.

Canto al Vangelo       Gv 15,4a.5b

Alleluia, alleluia.

Rimanete in me e io in voi, dice il Signore, chi rimane in me porta molto frutto.

Alleluia.

Vangelo Mt 25,14-30 (Forma breve Mt 25,14-15.19-21)

Sei stato fedele nel poco, prendi parte alla gioia del tuo padrone.

L’insegnamento del racconto è molto chiaro. Gesù è l’uomo che intraprende il viaggio, i servi i credenti, i talenti il «patrimonio del padrone dato da amministrare in proporzione diverse “a ciascuno secondo le sue capacità”» (Clara Achille Cesarini). Non è degno del premio celeste chi non sente la responsabilità di far crescere il regno. L’inattività del servo malvagio, alla fine della vita, sarà giudicata con severità.

Dal Vangelo secondo Matteo

[In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Avverrà come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì.] Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. [Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”.] Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone -, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”. Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”».     Parola del Signore.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

Riguardo ai tempi e ai momenti – CCC 673: Dopo l’ascensione, la venuta di Cristo nella gloria è imminente, anche se non spetta a noi «conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta» (At 1,7). Questa venuta escatologica può compiersi in qualsiasi momento anche se essa e la prova finale che la precederà sono «impedite».

Siete figli della luce – Veritatis Splendor 88: La contrapposizione, anzi la radicale dissociazione tra libertà e verità è conseguenza, manifestazione e compimento di un’altra più grave e deleteria dicotomia, quella che separa la fede dalla morale. Questa separazione costituisce una delle più acute preoccupazioni pastorali della Chiesa nell’attuale processo di secolarismo, nel quale tanti, troppi uomini pensano e vivono “come se Dio non esistesse”. Siamo di fronte ad una mentalità che coinvolge, spesso in modo profondo, vasto e capillare, gli atteggiamenti e i comportamenti degli stessi cristiani, la cui fede viene svigorita e perde la propria originalità di nuovo criterio interpretativo e operativo per l’esistenza personale, familiare e sociale. In realtà, i criteri di giudizio e di scelta assunti dagli stessi credenti si presentano spesso, nel contesto di una cultura ampiamente scristianizzata, estranei o persino contrapposti a quelli del Vangelo. Urge allora che i cristiani riscoprano la novità della loro fede e la sua forza di giudizio di fronte alla cultura dominante e invadente: “Se un tempo eravate tenebra – ci ammonisce l’apostolo Paolo -, ora siete luce nel Signore. Comportatevi perciò come i figli della luce; il frutto della luce consiste in ogni bontà, giustizia e verità. Cercate ciò che è gradito al Signore, e non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre, ma piuttosto condannatele apertamente… Vigilate dunque attentamente sulla vostra condotta, comportandovi non da stolti, ma da uomini saggi; profittando del tempo presente, perché i giorni sono cattivi” (Ef 5,8-11.15-16; cfr. 1Ts 5,4-8).

I talenti – CCC 1936-1937: L’uomo, venendo al mondo, non dispone di tutto ciò che è necessario allo sviluppo della propria vita, corporale e spirituale. Ha bisogno degli altri. Si notano differenze legate all’età, alle capacità fisiche, alle attitudini intellettuali o morali, agli scambi di cui ciascuno ha potuto beneficiare, alla distribuzione delle ricchezze. I «talenti» non sono distribuiti in misura eguale. Tali differenze rientrano nel piano di Dio, il quale vuole che ciascuno riceva dagli altri ciò di cui ha bisogno, e che coloro che hanno «talenti» particolari ne comunichino i benefici a coloro che ne hanno bisogno. Le differenze incoraggiano e spesso obbligano le persone alla magnanimità, alla benevolenza e alla condivisione; spingono le culture a mutui arricchimenti.

I talenti arricchiscono l’identità dell’uomo – CCC 1880: Una società è un insieme di persone legate in modo organico da un principio di unità che supera ognuna di loro. Assemblea insieme visibile e spirituale, una società dura nel tempo: è erede del passato e prepara l’avvenire. Grazie ad essa, ogni uomo è costituito «erede», riceve dei «talenti» che arricchiscono la sua identità e che sono da far fruttificare. Giustamente, ciascuno deve dedizione alle comunità di cui fa parte e rispetto alle autorità incaricate del bene comune.

Preghiera dei Fedeli

Celebrante: Fratelli e sorelle, queste domeniche sono le ultime del nostro anno liturgico, e la Chiesa ci invita a dare uno sguardo al tempo trascorso, e a valutare i frutti di bene o di male che stiamo maturando nella nostra vita. Chiediamo a Dio di aiutarci a lavorare per il bene.

Lettore: Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, o Signore!

– Per il Papa, i vescovi, i sacerdoti. A loro in particolare Gesù ha affidato il preziosissimo dono del Vangelo: lo predichino senza stancarsi, seminando la Parola con abbondanza nella vita di ogni persona umana. Preghiamo. Rit.

– Per coloro che mancano di fiducia in se stessi: scoprano i talenti che Dio ha loro dato, riconoscano le qualità che caratterizzano ogni uomo, creatura di Dio. Preghiamo. Rit.

– Per coloro che stanno sciupando la vita e i doni con cui Dio li ha colmati: sappiano riscoprire lo stupore e la meraviglia nei loro giorni, capaci di valorizzare il positivo che li caratterizza. Preghiamo. Rit.

– Per noi tutti qui riuniti, perché ciascuno secondo il proprio carisma sappia essere luce per il mondo, sale della terra. La fede che ci accumuna sia, attraverso noi, dono per il mondo. Preghiamo. Rit.

Celebrante: Padre, a noi che oggi ti preghiamo, concedi di essere un giorno lodati da te per le opere buone compiute nella vita. Per Cristo nostro Signore.

Preghiera sulle offerte

Quest’offerta che ti presentiamo, Dio onnipotente, ci ottenga la grazia di servirti fedelmente e ci prepari il frutto di un’eternità beata. Per Cristo nostro Signore.

Prefazio delle Domeniche del Tempo Ordinario VI

Il pegno della Pasqua eterna.

È veramente cosa buona e giusta renderti grazie

e innalzare a te l’inno di benedizione e di lode,

Dio onnipotente ed eterno,

dal quale tutto l’universo riceve esistenza, energia e vita.

Ogni giorno del nostro pellegrinaggio sulla terra

è un dono sempre nuovo del tuo amore per noi,

e un pegno della vita immortale,

poiché possediamo fin da ora le primizie del tuo Spirito,

nel quale hai risuscitato Gesù Cristo dai morti,

e viviamo nell’attesa che si compia la beata speranza

nella Pasqua eterna del tuo regno.

Per questo mistero di salvezza, insieme agli angeli e ai santi,

cantiamo a una sola voce

l’inno della tua gloria: Santo…

 

Antifona alla comunione

Il mio bene è stare vicino a Dio, nel Signore Dio riporre la mia speranza. (Sal 73,28)

Oppure: 

Dice il Signore: “In verità vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato”. (Mc 11,23.24)

Oppure: 

“Servo buono e fedele, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo Signore”. (Mt 25,21)

 

Preghiera dopo la comunione

O Padre, che ci hai nutriti con questo sacramento, ascolta la nostra umile preghiera: il memoriale, che Cristo tuo Figlio ci ha comandato di celebrare, ci edifichi sempre nel vincolo del tuo amore. Per Cristo nostro Signore.

 

Un po’ di pane per camminare

* Noi, amando, realizziamo la nostra identità – S. Fausti (Una comunità legge il vangelo di Matteo, vol. II, 496-497): In realtà i talenti non sono le doti o i beni da moltiplicare; rappresentano invece l’olio del brano precedente, che è l’amore verso i poveri del brano seguente. Il talento è l’amore che il Padre ha verso di me, che deve «duplicarsi» nella mia risposta d’amore verso i fratelli. Rispondere a questo amore mi fa ciò che sono, figlio uguale al Padre. Il Signore è andato lontano, elevato prima sulla croce e poi in cielo. Ma non ci ha lasciati soli: ci ha dato il suo Spirito, e aspetta di essere riamato, perché noi, amando, realizziamo la nostra identità. Lui stesso resta sempre con noi, sotto il «suo» segno. È andato ad abitare tra i poveri, e ciò che facciamo per loro, lo facciamo per lui (vv. 31-46). Siamo chiamati a fare con loro ciò che lui per primo ha fatto con noi. Se il talento è il dono d’amore ricevuto, il nostro amore per lui nei poveri è il talento che siamo chiamati a guadagnare. Solo così diventiamo come lui, ed entriamo come figli nella gloria del Padre suo e nostro. La nostra vigilanza è saggia e operosa, non inerte. Chi non investe il suo talento, lo perde. La causa del fallimento è la falsa immagine che abbiamo del Signore. Se lo riteniamo cattivo ed esigente, il nostro rapporto con lui non è di amore, ma legalistico, pauroso e sterile. […] Il giudizio futuro non lo fa Dio. Lo facciamo noi qui e ora. Lui, alla fine, non farà che leggere ciò che noi ora scriviamo. E lui legge in anticipo ciò che stiamo scrivendo, perché possiamo correggerlo, finché c’è tempo. Gesù è venuto per darmi il talento del suo amore, ed è andato lontano, facendosi «forestiero», presente in ogni altro. La Chiesa conosce il dono ricevuto; e, in ogni altro, ama il suo Signore, reduplicando il talento.

** Ciò che fu dono di Dio per voi, diventi dono per gli altri – Peter Lippert: Non bisogna considerare carismi soltanto i doni straordinari. Ogni persona ha nel suo spirito una luce che può illuminare un altro nel cammino verso Dio. Ognuno possiede in sé una forza – non importa quale – che può divenire per il primo venuto un pane di vita eterna; ognuno nasconde in sé delle capacità interiori dove altri potranno trovare rifugio contro le attrattive del male e della caduta […]. Chi potrebbe dire il numero dei doni sprecati e resi vani per non aver servito gli altri? A questo interrogativo carico di responsabilità risponde l’ammonimento del Signore: «Risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli» (Mt 5,16). E più avanti: «Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date» (Mt 10,8), come se intendesse dire: ciò che fu dono di Dio per voi, diventi dono per gli altri.

Conosciamo l’Opus Matris Verbi Dei

(Per conoscerci: 0922 607054 // 095 965638)

Capitolo 3

Vita Consacrata con voto di Povertà Castità Obbedienza

  1. Il voto di Castità (Scelta esclusiva del più grande amore)

Art. 49 – Ai Consacrati e alle Consacrate essa fa pregustare e prefigurare la carità della Gerusalemme Celeste, realizzando fin da quaggiù il mistero dell’u-nione della Chiesa all’eterno suo Sposo.

Art. 50 – Si tratta di una scelta esclusiva, perenne e assoluta dell’unico e sommo amore del Signore, per partecipare più intimamente al suo amore oblativo.

Art. 51 – “Il consiglio evangelico della castità assunto per il Regno dei cieli, che è segno del mondo futuro e fonte di una più ricca fecondità in un cuore indiviso, comporta l’obbligo della perfetta continenza nel celibato” (Can. 599).

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