Liturgia

17 Settembre 2017 – XXIV Domenica del Tempo Ordinario (A)

Antifona d’ingresso

Da’, o Signore, la pace a coloro che sperano in te; i tuoi profeti siano trovati degni di fede; ascolta la preghiera dei tuoi fedeli e del tuo popolo, Israele. (cfr. Sir 36,15-16)

 

Colletta

O Dio, che hai creato e governi l’universo, fa’ che sperimentiamo la potenza della tua misericordia, per dedicarci con tutte le forze al tuo servizio. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Oppure:

O Dio di giustizia e di amore, che perdoni a noi se perdoniamo ai nostri fratelli, crea in noi un cuore nuovo a immagine del tuo Figlio, un cuore sempre più grande di ogni offesa, per ricordare al mondo come tu ci ami. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 

 

Introduzione alla Parola di Dio

(I Lettura) Perdonare il prossimo, dimenticare il male subìto, cancellare il rancore e usare misericordia sono tutte condizioni necessarie perché l’uomo viva in grazia di Dio e riceva a sua volta dal Signore il perdono dei suoi peccati. Bisogna che il credente faccia continuamente memoria della fugacità dell’esisten-za perché acquisisca la sapienza di agire con bontà e pazienza verso i suoi simili. (II Lettura) Tutta la vita del credente, fino al momento conclusivo della morte, assume il suo vero significato solo se è vissuta per il Signore, cioè in un rapporto esistenziale con Colui che l’ha donata. Ciò implica la totale appartenenza a Lui, che consiste in un intimo coinvolgimento nella sua esperienza. La signoria di Cristo si fonda sui due momenti fondamentali della Sua esistenza: la morte e risurrezione. A motivo della Sua morte e risurrezione Cristo è diventato la «primizia di coloro che sono morti» ossia colui che un giorno darà la vita a coloro che credono in Lui. (Vangelo) La Parabola del servo spietato si trova nel vangelo di Matteo, e cerca di mettere in evidenza che, come il Padre perdona gli uomini, così anch’essi devono perdonarsi gli uni gli altri. In questa parabola Gesù non suggerisce solo di perdonare infinite volte, ma semplicemente di comprendere e giustificare con sincerità, sull’esempio del Padre che sempre perdona.

Prima Lettura

Perdona l’offesa al tuo prossimo e per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati.

 

Dal libro del Siràcide (27,30-28,7): Rancore e ira sono cose orribili, e il peccatore le porta dentro. Chi si vendica subirà la vendetta del Signore, il quale tiene sempre presenti i suoi peccati. Perdona l’offesa al tuo prossimo e per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati. Un uomo che resta in collera verso un altro uomo, come può chiedere la guarigione al Signore? Lui che non ha misericordia per l’uomo suo simile, come può supplicare per i propri peccati? Se lui, che è soltanto carne, conserva rancore, come può ottenere il perdono di Dio? Chi espierà per i suoi peccati? Ricòrdati della fine e smetti di odiare, della dissoluzione e della morte e resta fedele ai comandamenti. Ricorda i precetti e non odiare il prossimo, l’alleanza dell’Altissimo e dimentica gli errori altrui.

Parola di Dio.

 

Salmo Responsoriale Dal Salmo 102 (103)

«Qui trovi una sintesi dei benefici di Dio: perdona i nostri peccati per mezzo della propiziazione che è il Cristo; ti libera dalla morte dando per la tua morte il sangue del Figlio suo; ti corona della grazia d’adozione; ti dona la speranza della risurrezione col pegno dello Spirito. Tutto questo sono i doni dello sposo alla sposa, e questa non porta che la propria fede» (Sant’Eusebio).

 

Rit. Il Signore è buono e grande nell’amore.

 

Benedici il Signore, anima mia,

quanto è in me benedica il suo santo nome.

Benedici il Signore, anima mia,

non dimenticare tutti i suoi benefici. Rit.

 

Egli perdona tutte le tue colpe,

guarisce tutte le tue infermità;

salva dalla fossa la tua vita,

ti circonda di bontà e misericordia. Rit.

 

Non è in lite per sempre,

non rimane adirato in eterno.

Non ci tratta secondo i nostri peccati

e non ci ripaga secondo le nostre colpe. Rit.

 

Perché quanto il cielo è alto sulla terra,

così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono;

quanto dista l’oriente dall’occidente,

così egli allontana da noi le nostre colpe. Rit.

 

Secondo Lettura

Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo del Signore.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (14,7-9): Fratelli, nessuno di voi vive per se stesso e nessuno muore per se stesso, perché se noi viviamo, viviamo per il Signore, se noi moriamo, moriamo per il Signore. Sia che viviamo, sia che moriamo, siamo dunque del Signore. Per questo infatti Cristo è morto ed è ritornato alla vita: per essere il Signore dei morti e dei vivi.

Parola di Dio.

 

Acclamazione al Vangelo

Alleluia, alleluia.

Vi do un comandamento nuovo, dice il Signore, come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri.

Alleluia.

 

Vangelo

Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.

 

Dal Vangelo secondo Matteo (18,21-35): In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette. Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito. Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito. Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto. Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».

Parola del Signore.

 

 

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

 

Il perdono di Dio e il perdono dell’uomo – G. B. (Perdono, in Schede Bibliche Pastorali, Vol. VI, Ed. Dehoniane): Nella preghiera di gruppo insegnata da Gesù ai suoi discepoli una supplica è: «Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori» (Mt 6,12); «Perdonaci i nostri peccati, perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore» (Lc 11,4). C’è dunque un inscindibile nesso tra il perdono concessoci da Dio e il perdono nostro al prossimo.

La cosa sta particolarmente a cuore a Matteo che fa seguire al Padre nostro, in particolare all’invocazione del perdono divino, la seguente affermazione: «Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe» (6,14-15). Si noti che il perdono atteso da Dio e condizionato al perdono del prossimo sembra in prospettiva escatologica; in altre parole, saremo accolti misericordiosamente nel regno di Dio il giorno ultimo, se nella storia avremo perdonato i torti del nostro prossimo.

Da parte sua, Marco che non ha il Padre nostro conosce però il detto seguente di Cristo: «Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi i vostri peccati» (11,25).

Si deve allora ritenere che il perdono di Dio sia in tutto condizionato al nostro perdono accordato al prossimo?

Nella parabola del servo spietato, attestata in Mt 18,23-35, Gesù illustra il dovere del perdono illimitato da concedere al fratello. Il racconto parabolico tiene dietro al dialogo tra Gesù e Pietro: alla domanda del disce­polo quante volte dovrà perdonare al fratello, sino a sette volte, il maestro risponde: sino a 77 volte (Mt 18,21-22).

Il primo evangelista allude qui al feroce Lamec e alla sua vendetta indiscriminata, per dire che il comandamento di Gesù (perdono illimitato, sino a 77 volte) annulla la legge della giungla instaurata dalla stirpe dei cainiti (cfr. Gn 4,23-24). Nella versione di Luca, più fedele al detto originario di Gesù, si parla di perdono sino a 7 volte, numero simbolico di pienezza e di completezza, dunque indicante perdono illimitato (Lc 17,4).

Nella parabola poi Gesù mette in stretto rapporto il condono ricevuto e il condono da accordare. Il servo spietato, che ha ottenuto, al di là di ogni attesa, il condono di un debito enorme (il prezzo di sessanta milioni di giornate lavorative), è moralmente obbligato a condonare al suo collega un debito normale, corrispondente al prezzo di cento giornate lavorative: «Non dovevi forse anche tu aver pietà del tuo compagno, come io ho avuto pietà di te?» (18,33).

Ma colui che è stato perdonato non sa essere «perdonatore» del fratello; perciò sarà condannato con durezza. Ed ecco la conclusione redazionale dell’e-vangelista: «Così anche il Padre mio celeste farà a ciascuno di voi [= giudizio di condanna], se non perdonerete di cuore al vostro fratello» (v. 35).

La prospettiva è senza dubbio quella escatologica del rendiconto, precisamente della condanna, se nella storia non si avrà perdonato di cuore al fratello.

Ma nella parabola di Gesù l’accento sta sulla connessione tra perdono ricevuto e perdono da accordare; in altre parole, chi è stato beneficiario del perdono divino dovrà coerentemente sentirsi obbligato a perdonare a sua volta al prossimo.

Dunque all’inizio c’è il perdono di Dio, perdono ricevuto senza alcun merito. Quest’esperienza poi suscita e fonda il dovere di perdonare al fratello e nel giudizio ultimo infine il perdono di Dio sarà condizionato dal perdono nostro al prossimo. In breve, il perdono da accordare al fratello sta tra due perdoni di Dio, quello storico e quello escatologico; dal primo esso è fondato e giustificato, riguardo al secondo si pone come condizione sine qua non.

 

 

Preghiera dei Fedeli

Celebrante: Nel suo «discorso sulla comunità» Gesù ci ha sollecitati al perdono fraterno. Ora ci rivolgiamo con fiducia al Padre, chiedendogli di fare di noi una comunità di perdonati che perdonano.

 

Lettore: Preghiamo insieme e diciamo: Insegnaci, Padre, a perdonare con amore.

 

  • Preghiamo per la Chiesa di Dio, perché sappia presentarsi sempre tra gli uomini come un modello di mitezza, di riconciliazione e di pace, preghiamo. Rit.

 

– Perché tutti i confessori sappiano accogliere chi è in peccato con la misericordia del Signore, suscitando conversione e speranza, preghiamo. Rit.

 

  •  Per coloro che subiscono violenza, perché nessuno risponda al male ricevuto con la vendetta, ma con le armi della giustizia e del perdono, preghiamo. Rit.

 

– Per coloro che nutrono pensieri di odio, perché meditando le parole di Gesù: «Perdonate e sarete perdonati», tutti si dispongano a sentimenti di fraternità e di pace, preghiamo. Rit.

 

-Per la nostra comunità, perché tornando alle nostre famiglie e ai nostri amici ci disponiamo a perdonare sempre e a vivere nella pace, preghiamo. Rit.

 

Celebrante: O Padre, tu fai sorgere il sole e fai piovere sui giusti e anche sugli ingiusti. Aiutaci a comprendere l’esempio del tuo Figlio Gesù, che morendo sulla croce ha avuto parole di riconciliazione anche verso i suoi uccisori. Per Cristo nostro Signore.

 

 

Preghiera sulle offerte

Accogli con bontà, Signore, i doni e le preghiere del tuo popolo, e ciò che ognuno offre in tuo onore giovi alla salvezza di tutti. Per Cristo nostro Signore.

 

 

Prefazio delle domeniche del tempo Ordinario (II)

Il mistero della redenzione
È veramente cosa buona e giusta,

nostro dovere e fonte di salvezza,

rendere grazie sempre e in ogni luogo

a te, Signore, Padre santo,

Dio onnipotente ed eterno,

per Cristo nostro Signore.

Nella sua misericordia per noi peccatori

egli si è degnato di nascere dalla Vergine;

morendo sulla croce,

ci ha liberati dalla morte eterna

e con la sua risurrezione

ci ha donato la vita immortale.

Per questo mistero di salvezza,

uniti agli angeli e ai santi,

cantiamo con gioia

l’inno della tua lode: Santo…

Antifona alla comunione

Quanto è preziosa la tua misericordia, o Dio! Gli uomini si rifugiano all’ombra delle tue ali. (Sal 36,8)

Oppure:

Il calice della benedizione che noi benediciamo è comunione con il sangue di Cristo; e il pane che spezziamo è comunione con il corpo di Cristo. (cfr. 1Cor 10,16)

Oppure:

“Il Padre mio non perdonerà a voi, se non perdonerete di cuore al vostro fratello”. (cfr. Mt 18,35)

 

 

Preghiera dopo la comunione

La potenza di questo sacramento, o Padre, ci pervada corpo e anima, perché non prevalga in noi il nostro sentimento, ma l’azione del tuo Santo Spirito. Per Cristo nostro Signore.

 

 

Un po’ di pane per camminare

Noi per primi siamo perdonati – Paolo Curtaz: Storicamente, nella Bibbia, il grido orribile di Lamech, figlio di Caino, che minaccia di uccidere settanta volte sette per uno screzio (Gen 4), è attenuato dalla legge del taglione che pone almeno un freno alla rabbia, introducendo un criterio di proporzionalità nella vendetta: occhio per occhio, dente per dente.

Nel Pentateuco già troviamo qualche accenno alla misericordia, sempre però limitata ai fratelli di fede.

Al tempo di Gesù i rabbini suggerivano di perdonare fino a tre volte un torto subito, per manifestare clemenza. Pietro, nel vangelo di oggi, vuole esagerare, proponendo di perdonare fino a sette volte. […] E Gesù rilancia: settanta volte sette, cioè sempre.

Perché? Perché noi per primi siamo perdonati e con una tale larghezza e generosità che non possiamo che perdonare. Il piccolo credito che abbiamo verso i fratelli non è nulla rispetto al debito mostruoso che abbiamo contratto verso Dio. E che egli ha cancellato.

[…] Dire perdono ma non dimentico fa sorridere. Perdono perché scelgo di perdonare, perché voglio perdonare. Vederti mi riapre le ferite, sto male come un cane, ma ho scelto la strada della libertà. Per molte persone che hanno avuto la vita rovinata dalla superficialità e dalla cattiveria altrui è già un grosso risultato non augurare la morte, ma la conversione di chi mi ha ferito. Ti perdono e prego che tu ti penta del male che mi hai fatto.

Non aspettiamo mai il perdono perfetto, quello angelico, straordinario. Perdoniamo come riusciamo, al meglio delle nostre capacità e delle nostre forze. Perdoniamo perché siamo perdonati, perché il perdono ci rende straordinariamente liberi. E se l’altro considera il perdono come debolezza? È un rischio da correre, è un rischio che Gesù ha corso, perdonando i suoi assassini dalla croce. E, pure, io credo, noi crediamo, che quel paradosso smuove i cuori. Non tutti, forse, ma li smuove.

 

 

 

Conosciamo l’Opus Matris Verbi Dei

(Per conoscerci: 0922 607054 // 095 965638)

 

Capitolo 2

La nostra spiritualità

 

Art. 29 – La vita spirituale dei Sodali trae quotidianamente alimento dalla meditazione personale e comunitaria e dall’adorazione eucaristica.

 

Art. 30 – I Sodali garantiscono nella loro vita degli spazi di silenzio e di deserto per coltivare la loro totale appartenenza a Dio: settimanalmente (alcune ore); mensilmente (una giornata intera); annualmente una intera settimana come Corso di Esercizi Spirituali, sull’esempio di Gesù che si ritirava spesso (cfr. Mc 6,31-32.46; Mt 14,23) con i suoi Apostoli per dialogare col Padre.

 

Art. 31 – I Sodali possono chiedere per un tempo determinato o indeterminato un’esperienza di solitudine e di preghiera. Il Responsabile Generale della Famiglia ecclesiale «Opus Matris Verbi Dei», dietro discernimento, riflessione e consiglio, può concedere che il Sodale faccia questa esperienza in ambienti opportunamente favorevoli e ordinariamente mai al di fuori delle proprie Case.

Sarà il Responsabile Generale della Famiglia ecclesiale «Opus Matris Verbi Dei», a determinare tempi e luogo, approntando, se necessario, un Direttorio ad hoc.

 

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