Liturgia

10 Settembre 2017 – XXIII Domenica del Tempo Ordinario (A)

Antifona d’ingresso

Tu sei giusto, Signore, e sono retti i tuoi giudizi: agisci con il tuo servo secondo il tuo amore. (Sal 119,137.124)

Colletta

O Padre, che ci hai donato il Salvatore e lo Spirito Santo, guarda con benevolenza i tuoi figli di adozione, perché a tutti i credenti in Cristo sia data la vera libertà e l’eredità eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Oppure:

O Padre, che ascolti quanti si accordano nel chiederti qualunque cosa nel nome del tuo Figlio, donaci un cuore e uno spirito nuovo, perché ci rendiamo sensibili alla sorte di ogni fratello secondo il comandamento dell’amore, compendio di tutta la legge. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Introduzione alla Parola di Dio

(I Lettura) Ezechièle, che visse nel periodo dell’esilio babilonese, in quanto profeta, si sente come una sentinella con il compito, impostogli da Dio, di vigilare sugli Israeliti, affinché conservino durante l’esilio la loro fede intatta, fede nell’unico e vero Dio, il Dio di Israele. Benché sia conscio che la sua missione profetica è limitata dalla libertà di ciascuno dei suoi concittadini, egli non cessa di avvertire di non tralasciare la fede nel Dio dei loro padri per seguire altri dèi stranieri. (II Lettura) Paolo contrappone il comandamento nella sua molteplicità all’unica parola dell’amore. I comandamenti che egli porta come esempio sono ricavati dal decalogo (proibizione dell’adulterio, dell’omicidio, del furto e del desiderio), ma egli sottolinea che la lista non è esaustiva in quanto intende includere in essa qualsiasi altra mancanza di amore. (Vangelo) Il Vangelo vuol suggerire una prassi per riconciliare la comunità con il fratello che ha peccato contro di essa. Per la Bibbia di Gerusalemme la «norma data da Gesù riguarda una colpa grave e pubblica, che non necessariamente è contro colui che la vuol correggere». Con il potere di legare e di sciogliere, viene stabilito il principio dell’autorità della Chiesa locale. A conclusione del brano evangelico, la promessa divina legata alla preghiera comunitaria: essa verrà esaudita in virtù della presenza di Cristo Gesù nella assemblea cristiana.

Prima Lettura

Se tu non parli al malvagio, della sua morte domanderò conto a te.

Dal libro del profeta Ezechièle (33,1.7-9): Mi fu rivolta questa parola del Signore: «O figlio dell’uomo, io ti ho posto come sentinella per la casa d’Israele. Quando sentirai dalla mia bocca una parola, tu dovrai avvertirli da parte mia. Se io dico al malvagio: Malvagio, tu morirai”, e tu non parli perché il malvagio desista dalla sua condotta, egli, il malvagio, morirà per la sua iniquità, ma della sua morte io domanderò conto a te. Ma se tu avverti il malvagio della sua condotta perché si converta ed egli non si converte dalla sua condotta, egli morirà per la sua iniquità, ma tu ti sarai salvato».

Parola di Dio.

Salmo Responsoriale Dal Salmo 94 (95)

«Il salmista c’insegna la forma della confessione: adoriamo, prostriamoci a lui e piangiamo. È lui che ci ha fatti: questo ci autorizza a sperare, non gli siamo estranei, siamo sua opera, suo popolo, sue pecore (vv. 6-7). Non ripete quanto è accaduto una volta: voi avete indurito i vostri cuori davanti a Mosè, non induriteli davanti al Verbo incarnato (cfr. Eb 3,15). Viene a proclamare la nuova alleanza (vv. 8-9). Non vogliate privarvi di questo sabato: il riposo che donerà il Verbo stesso quando avrà preso possesso del suo regno e si riposerà e accoglierà in questo stesso riposo tutti quelli che avranno accolto lui. Qual è questo riposo se non l’abitare presso di lui al termine di questa vita, riposarci nel suo regno, sollevati da ogni fatica e preoccupazione, dediti unicamente alla contemplazione del divino?» (Eusebio).

 

 

Rit. Ascoltate oggi la voce del Signore.

Venite, cantiamo al Signore,

acclamiamo la roccia della nostra salvezza.

Accostiamoci a lui per rendergli grazie,

a lui acclamiamo con canti di gioia. Rit.

Entrate: prostràti adoriamo,

in ginocchio davanti al Signore che ci ha fatti.

È lui il nostro Dio

e noi il popolo del suo pascolo,

il gregge che egli conduce. Rit.

Se ascoltaste oggi la sua voce!

«Non indurite il cuore, come a Merìba,

come nel giorno di Massa nel deserto,

dove mi tentarono i vostri padri:

mi misero alla prova

pur avendo visto le mie opere». Rit.

Secondo Lettura

Pienezza della Legge è la carità.

Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Romani (13,8-10): Fratelli, non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell’amore vicendevole; perché chi ama l’altro ha adempiuto la Legge. Infatti: «Non commetterai adulterio, non ucciderai, non ruberai, non desidererai», e qualsiasi altro comandamento, si ricapitola in questa parola: «Amerai il tuo prossimo come te stesso». La carità non fa alcun male al prossimo: pienezza della Legge infatti è la carità.

Parola di Dio.

Acclamazione al Vangelo    

Alleluia, alleluia.

Dio ha riconciliato a sé il mondo in Cristo, affidando a noi la parola della riconciliazione. (Cfr. 2Cor 5,18)

Alleluia.

Vangelo

Se ti ascolterà avrai guadagnato il tuo fratello.

 

Dal Vangelo secondo Matteo (18,15-20): In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Se il tuo fratello commetterà una colpa contro di te, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; se non ascolterà, prendi ancora con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. Se poi non ascolterà costoro, dillo alla comunità; e se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano. In verità io vi dico: tutto quello che legherete sulla terra sarà legato in cielo, e tutto quello che scioglierete sulla terra sarà sciolto in cielo. In verità io vi dico ancora: se due di voi sulla terra si metteranno d’accordo per chiedere qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli gliela concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro».

Parola del Signore.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

 

La carità non fa alcun male al prossimo: pienezza della Legge infatti è la carità – CCC 1822-1824: La carità è la virtù teologale per la quale amiamo Dio sopra ogni cosa per se stesso, e il nostro prossimo come noi stessi per amore di Dio. Gesù fa della carità il comandamento nuovo. Amando i suoi «sino alla fine» (Gv 13,1), egli manifesta l’amore che riceve dal Padre. Amandosi gli uni gli altri, i discepoli imitano l’amore di Gesù, che essi ricevono a loro volta. Per questo Gesù dice: «Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore» (Gv 15,9). E ancora: «Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati» (Gv 15,12). La carità, frutto dello Spirito e pienezza della Legge, osserva i comandamenti di Dio e del suo Cristo: «Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore» (Gv 15,9-10).

La carità è la forma delle virtù – CCC 1827-1828: L’esercizio di tutte le virtù è animato e ispirato dalla carità. Questa è il «vincolo di perfezione» (Col 3,14); è la forma delle virtù; le articola e le ordina tra loro; è sorgente e termine della loro pratica cristiana. La carità garantisce e purifica la nostra capacità umana di amare. La eleva alla perfezione soprannaturale dell’amore divino. La pratica della vita morale animata dalla carità dà al cristiano la libertà spirituale dei figli di Dio. Egli non sta davanti a Dio come uno schiavo, nel timore servile, né come il mercenario in cerca del salario, ma come un figlio che corrisponde all’amore di colui che «ci ha amati per primo» (1Gv 4,19): «O ci allontaniamo dal male per timore del castigo e siamo nella disposizione dello schiavo. O ci lasciamo prendere dall’attrattiva della ricompensa e siamo simili ai mercenari. Oppure è per il bene in se stesso e per l’amore di colui che comanda che noi obbediamo […] e allora siamo nella disposizione dei figli».

 

I frutti della carità – CCC 1829: La carità ha come frutti la gioia, la pace e la misericordia; esige la generosità e la correzione fraterna; è benevolenza; suscita la reciprocità, si dimostra sempre disinteressata e benefica; è amicizia e comunione: «Il compimento di tutte le nostre opere è l’amore. Qui è il nostro fine; per questo noi corriamo, verso questa meta corriamo; quando saremo giunti, vi troveremo riposo».

… noi dobbiamo ricordare che anche la Chiesa è prossimo – Paolo VI (Udienza Generale, 18 Settembre 1968): Il volto concreto e terreno della Chiesa fa ostacolo all’amore facile e superficiale; la realtà materiale della Chiesa, quella che appare nel quadro dell’esperienza comune, sembra smentire la bellezza e la santità ch’essa per divino carisma contiene. Ma è proprio a questo punto che si prova l’amore. Se nostro dovere è l’amore del prossimo, qualunque sia l’ap-parenza sotto la quale esso ci si presenta; e se tanto più grande dev’essere tale amore quanto più squallida e sofferente è quella apparenza, noi dobbiamo ricordare che anche la Chiesa è prossimo, anzi è il nostro prossimo per eccellenza, composta com’è da quei «fratelli di fede» (Gal 6,10), a cui è dovuta la preferenza del nostro amore operoso; così che i difetti ed i malanni stessi degli uomini di Chiesa dovrebbero rendere più forte e più sollecita la carità di chi della Chiesa vuol essere membro vivo, sano e paziente. Così fanno i figli buoni, così i Santi.

Preghiera dei Fedeli

Celebrante: Dio Padre vuole la salvezza di ogni uomo e nessuno è estraneo alla sua provvidenza.

Lettore: Preghiamo insieme e diciamo: Sostieni e guida, o Padre, il nostro cammino.

– Per la santa Chiesa, perché, guidata dallo Spirito del Signore, sappia riconoscere nella vita di tutti i giorni i segni della presenza di Dio, preghiamo. Rit.

– Per i nostri pastori, perché mediante il ministero e la santità personale siano educatori e padri nella fede, preghiamo. Rit.

– Per tutti noi rinati nel Battesimo, perché il Signore ci preservi dal peccato e ci faccia crescere nell’esperienza viva del suo Spirito, preghiamo. Rit.

– Per l’uomo che lavora, perché l’impegno quotidiano necessario al sostentamento della famiglie giovi anche a rendere più giusti e cordiali i rapporti tra tutti i membri della società, preghiamo. Rit.

– Per i bimbi che oggi nascono alla vita, perché siano accolti con amore e tutta la comunità senta che il frutto del grembo è dono di Dio, preghiamo. Rit.

Celebrante: Radunati nella tua casa, o Signore, ricordiamo e celebriamo la tua misericordia; fa’ che l’umanità intera possa riconoscere l’efficacia della tua salvezza nella faticosa gestazione di un mondo nuovo. Per Cristo nostro Signore.

Preghiera sulle offerte

O Dio, sorgente della vera pietà e della pace, salga a te nella celebrazione di questo mistero la giusta adorazione per la tua grandezza e si rafforzi la fedeltà e la concordia dei tuoi figli. Per Cristo nostro Signore.

Prefazio delle domeniche del tempo Ordinario (V)

La creazione loda il Signore.

È veramente cosa buona e giusta renderti grazie

e innalzare a te

l’inno di benedizione e di lode,

Dio onnipotente ed eterno.

Tu hai creato il mondo nella varietà dei suoi elementi,

e hai disposto l’avvicendarsi dei tempi e delle stagioni.

All’uomo, fatto a tua immagine,

hai affidato le meraviglie dell’universo,

perché, fedele interprete dei tuoi disegni,

eserciti il dominio su ogni creatura,

e nelle tue opere glorifichi te, Creatore e Padre,

per Cristo nostro Signore.

E noi, con tutti gli angeli del cielo,

innalziamo a te il nostro canto,

e proclamiamo insieme la tua gloria: Santo…

Antifona alla comunione

Come il cervo anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio: l’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente. (Sal 42,2-3)

Oppure:

“Io sono la luce del mondo”, dice il Signore, “chi segue me non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”. (Gv 8,12)

Oppure:

“Se tuo fratello commette una colpa, va’ e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolta avrai guadagnato tuo fratello”. (Mt 18,15)

Preghiera dopo la comunione

O Padre, che nutri e rinnovi i tuoi fedeli alla mensa della parola e del pane di vita, per questi doni del tuo Figlio aiutaci a progredire costantemente nella fede, per divenire partecipi della sua vita immortale. Per Cristo nostro Signore.

Un po’ di pane per camminare

Ammonisci tuo fratello – La correzione fraterna è stata sempre la spina dorsale delle comunità, punto di riferimento insostituibile per le aggregazioni civili e il consorzio umano. Così anche per il popolo d’Israele(cfr. Lv 19,7; Pro 10,17; 12,1; 14,10). La correzione fraterna esige un grande discernimento e acuta analisi delle persone e dei loro caratteri perché un «baratro è l’uomo e il suo cuore un abisso» (Sal 64,7). Proprio per questo motivo, pochi sono in grado di compiere con esito positivo il difficile compito della correzione fraterna e tra le tante virtù si richiede anche un grande controllo e sobrietà della parola (cfr. Sir 28,24-25; Pro 10,19).

Il Nuovo Testamento non fa che riprendere questi insegnamenti e, in una visione nuova, impone alla correzione dei limiti ben precisi. Innanzi tutto bisogna partire da questa constatazione: «Uno solo è legislatore e giudice, Colui che può salvare e rovinare; ma chi sei tu che ti fai giudice del tuo prossimo?» (Gc 4,12). Quindi, nessuno può arrogarsi il diritto di prendere il posto di Dio, unico legislatore e giudice: la correzione deve essere tesa unicamente a guadagnare il fratello peccatore alla comunione della ecclesia, non al giudizio e alla sua condanna.

Nella lettera ai Romani, la prospettiva della correzione fraterna è subordinata a una formazione completa del cristiano (cfr. Rm 15,14).

Non vi è dunque alcun organismo preposto alla correzione fraterna, piuttosto essa si realizza negli ordinari dinamismi dei rapporti interpersonali, ma sulla base della carità e della stima reciproca, ossia i due elementi chiave del cammino cristiano. Nella lettera ai Galati il tema ritorna in questi termini: «Fratelli, qualora uno venga sorpreso in qualche colpa, voi che avete lo Spirito correggetelo con dolcezza» (Gal 6,1). Anche qui la formazione e la maturità cristiana sono il fondamento di ogni correzione fraterna: «voi che avete lo Spirito», cioè voi che vivete nella grazia dei cristiani maturi, «correggetelo con dolcezza». Ma perché non sia scambiata per debolezza, la dolcezza deve essere coniugata con la fermezza (cfr. Tt 1,13). Soltanto se il fratello si indurisce e non ascolta nessuno, si dovrà seguire l’iter consigliato da Matteo, emettendo, in questo caso, una pena di esclusione dalla comunità (cfr. Mt 18,15-18). Tanto preziosa è la correzione che a chi corregge viene riservato un inestimabile premio, la salvezza dell’anima: «Fratelli miei, se uno di voi si allontana dalla verità e un altro ve lo riconduce, costui sappia che chi riconduce un peccatore dalla sua via di errore, salverà la sua anima dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati» (Gc 5,19-20).

Conosciamo l’Opus Matris Verbi Dei

(Per conoscerci: 0922 607054 // 095 965638)

 

Capitolo 2

La nostra spiritualità

Art. 27 – I Sodali vivono con frequenza il sacramento della Riconciliazione come esperienza della misericordia del Padre. L’esperienza del perdono diventa per ogni Sodale strumento e stimolo per vivere un’autentica crescita personale e comunitaria davanti a Dio.

Art. 28 – I Sodali coltiveranno un intenso dialogo con Maria, Madre della Parola e della Chiesa, La onoreranno con la recita quotidiana del Rosario.

I Sodali guarderanno a Maria come modello di virtù e di consacrazione. Ella è:

  1. la Vergine in ascolto che accoglie la Parola di Dio e la medita incessantemente nel suo cuore;
  2. la Vergine feconda che accolse nel suo Cuore immacolato il Verbo e meritò di concepirlo nel suo grembo verginale, divenendo Madre di Dio;
  3. la Vergine offerente, che presenta nel tempio il Primogenito;
  4. la Vergine feconda che presso la croce è proclamata Madre del popolo della nuova alleanza.

I Sodali cercano di incarnare nella loro vita queste prerogative della Sua consacrazione.

Inoltre, come Maria si unì alla preghiera degli Apostoli nell’attesa dello Spirito Santo, diventando immagine e modello della Chiesa orante, i Sodali accompagneranno e sosterranno la Chiesa con la loro preghiera.

Come Maria che assunta nella gloria del cielo, accompagna con materno amore la Chiesa e la protegge nel cammino verso la patria, fino al giorno glorioso del Signore, i Sodali eserciteranno la sollecita caritas di Maria.

Come Maria, la Vergine orante che esalta nel cantico di lode la misericordia di Dio, i Sodali intercederanno solleciti in favore degli sposi (cfr. Gv 2,3ss).

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