liturgia

18 Giugno 2017 – Corpus Domini

Antifona d’ingresso

Il Signore ha nutrito il suo popolo con fior di frumento, lo ha saziato di miele della roccia. (Sal 81,17)

 

Colletta

Signore Gesù Cristo, che nel mirabile sacramento dell’Eucaristia ci hai lasciato il memoriale della tua Pasqua, fa’ che adoriamo con viva fede il santo mistero del tuo Corpo e del tuo Sangue, per sentire sempre in noi i benefici della redenzione. Tu sei Dio, e vivi e regni con Dio Padre…

Oppure

Dio fedele, che nutri il tuo popolo con amore di Padre, ravviva in noi il desiderio di te, fonte inesauribile di ogni bene: fa’ che, sostenuti dal sacramento del Corpo e Sangue di Cristo, compiamo il viaggio della nostra vita, fino ad entrare nella gioia dei santi, tuoi convitati alla mensa del regno. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 

Introduzione alla Parola di Dio:

Le tre letture sono introduttive alla comprensione della cena pasquale, nella quale “Gesù inserisce il suo novum radicale all’interno dell’antica cena sacrificale ebraica. […] L’antico rito è stato compiuto ed è stato superato definitivamente attraverso il dono dell’amore del Figlio di Dio incarnato. […] Il Memoriale del suo dono perfetto, infatti, non consiste nella semplice ripetizione dell’ultima cena, ma propriamente nell’Eucaristia, ossia nella novità radicale del culto cristiano” (Sacramentum Caritatis 11).

 

Prima Lettura

Ti ha nutrito di un cibo, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto.

Dal libro del Deuteronomio (8,2-3.14b-16a): Mosè parlò al popolo dicendo: «Ri-còrdati di tutto il cammino che il Signore, tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto, per umiliarti e metterti alla prova, per sapere quello che avevi nel cuore, se tu avresti osservato o no i suoi comandi. Egli dunque ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, poi ti ha nutrito di manna, che tu non conoscevi e che i tuoi padri non avevano mai conosciuto, per farti capire che l’uomo non vive soltanto di pane, ma che l’uomo vive di quanto esce dalla bocca del Signore. Non dimenticare il Signore, tuo Dio, che ti ha fatto uscire dalla terra d’Egitto, dalla condizione servile; che ti ha condotto per questo deserto grande e spaventoso, luogo di serpenti velenosi e di scorpioni, terra assetata, senz’acqua; che ha fatto sgorgare per te l’acqua dalla roccia durissima; che nel deserto ti ha nutrito di manna sconosciuta ai tuoi padri».

Parola di Dio.

 

Salmo Responsoriale Dal Salmo 147

  1. Loda il Signore, Gerusalemme.

 

Celebra il Signore, Gerusalemme,
loda il tuo Dio, Sion,
perché ha rinforzato le sbarre delle tue porte,
in mezzo a te ha benedetto i tuoi figli. R.

Egli mette pace nei tuoi confini
e ti sazia con fiore di frumento.
Manda sulla terra il suo messaggio:
la sua parola corre veloce. R.

Annuncia a Giacobbe la sua parola,
i suoi decreti e i suoi giudizi a Israele.
Così non ha fatto con nessun’altra nazione,
non ha fatto conoscere loro i suoi giudizi. R.

 

Seconda Lettura

Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi (10,16-17): Fratelli, il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il corpo di Cristo? Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane.

Parola di Dio.

 

SEQUENZA

Ecco il pane degli angeli, // pane dei pellegrini, // vero pane dei figli: // non dev’essere gettato.
Con i simboli è annunziato, // in Isacco dato a morte, // nell’agnello della Pasqua, // nella manna data ai padri.
Buon pastore, vero pane, // o Gesù, pietà di noi: // nutrici e difendici, // portaci ai beni eterni // nella terra dei viventi.
Tu che tutto sai e puoi, // che ci nutri sulla terra, // conduci i tuoi fratelli
alla tavola del cielo // nella gioia dei tuoi santi.

 

Acclamazione al Vangelo (cfr. Gv 6,51)

Alleluia, alleluia.

Io sono il pane vivo, disceso dal cielo, dice il Signore, se uno mangia di questo pane vivrà in eterno.

Alleluia.

 

Vangelo

La mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.  

Dal Vangelo secondo Giovanni (6,51-58): In quel tempo, Gesù disse alla folla: «Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo». Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».

Parola del Signore.

 

 

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

Gesù volle restare sotto le apparenze del pane e del vino… – Paolo VI (Omelia, 28 Maggio 1978): Noi vogliamo proporvi, più suggerendo che sviluppando, qualche rapido spunto di riflessione. Innanzi tutto circa il valore di «memoria» del rito che stiamo celebrando. Voi sapete il perché delle due specie eucaristiche. Gesù volle restare sotto le apparenze del pane e del vino, figure rispettivamente del suo Corpo e del suo Sangue, per attualizzare nel segno sacramentale la realtà del suo sacrificio, di quella immolazione sulla croce, cioè, che ha portato al mondo la salvezza. Chi non ricorda le parole dell’apostolo Paolo: «Ogni volta che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finché Egli venga»? (1Cor 11,26). Nell’Eucaristia, dunque, Gesù è presente come «l’uomo dei dolori» (cfr. Is. 53,3), come l’«agnello di Dio», che si offre vittima per i peccati del mondo (cfr. Gv 1,29). Comprendere questo significa vedersi spalancare dinnanzi prospettive immense: in questo mondo non c’è redenzione senza sacrificio (cfr. Eb 9,22) e non c’è esistenza redenta che non sia al tempo stesso un’esistenza di vittima. Nell’Eucaristia è offerta ai cristiani di tutti i tempi la possibilità di dare al quotidiano calvario di sofferenze, incomprensioni, malattie, morte, la dimensione di un’oblazione re-dentrice, che associa il dolore dei singoli alla passione di Cristo, avviando l’esistenza di ognuno a quella immolazione nella fede, che nell’ultimo compimento si apre sul mattino pasquale della risurrezione. Come vorremmo poter ripetere ad ognuno personalmente, e soprattutto a chi è attualmente oppresso dalla tristezza, dalla malattia, questa parola di fede e di speranza! Il dolore non è inutile! Se unito a quello di Cristo, il dolore umano acquista qualcosa del valore redentivo della stessa passione del Figlio di Dio.

 

Ricordati, non dimenticare… – Giovanni Paolo II (Omelia,  30 Maggio 2002): “Obbedienti al suo comando, consacriamo il pane e il vino, ostia di salvezza”. Si rinnova anzitutto il memoriale della Pasqua di Cristo. Passano i giorni, gli anni, i secoli, ma non passa questo gesto santissimo in cui Gesù ha condensato tutto il suo Vangelo d’amore. Egli non cessa di offrire se stesso, Agnello immolato e risorto, per la salvezza del mondo. Con questo memoriale la Chiesa risponde al comando della Parola di Dio, che abbiamo sentito anche oggi nella prima Lettura: “Ricordati!… Non dimenticare!” (Dt 8,2.14). È l’Eucaristia la nostra vivente Memoria! Nell’Eucaristia, come ricorda il Concilio, “è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra pasqua e pane vivo che, mediante la sua carne vivificata dallo Spirito Santo e vivificante, dà vita agli uomini i quali sono invitati e indotti a offrire assieme a lui se stessi, le proprie fatiche e tutte le cose create” (Presbyterorum Ordinis 5). Dall’Eucari-stia, “fonte e culmine di tutta l’evangelizzazione” (ibid.), anche la nostra Chiesa di Roma deve attingere quotidianamente forza e slancio per la propria azione missionaria e per ogni forma di testimonianza cristiana nella città degli uomini.

Mangiare questo pane è comunicare… – Benedetto XVI (Omelia, 26 Maggio 2005): In questo Sacramento, il Signore è sempre in cammino verso il mondo. Questo aspetto universale della presenza eucaristica appare nella processione della nostra festa. Noi portiamo Cristo, presente nella figura del pane, sulle strade della nostra città. Noi affidiamo queste strade, queste case – la nostra vita quotidiana – alla sua bontà. Le nostre strade siano strade di Gesù! Le nostre case siano case per lui e con lui! La nostra vita di ogni giorno sia penetrata dalla sua presenza. Con questo gesto, mettiamo sotto i suoi occhi le sofferenze degli ammalati, la solitudine di giovani e anziani, le tentazioni, le paure – tutta la nostra vita. La processione vuole essere una grande e pubblica benedizione per questa nostra città: Cristo è, in persona, la benedizione divina per il mondo – il raggio della sua benedizione si estenda su tutti noi! Nella processione del Corpus Domini, accompagniamo il Risorto nel suo cammino verso il mondo intero – come abbiamo detto. E, proprio facendo questo, rispondiamo anche al suo mandato: “Prendete e mangiate… Bevetene tutti” (Mt 26,26s). Non si può “mangiare” il Risorto, presente nella figura del pane, come un semplice pezzo di pane. Mangiare questo pane è comunicare, è entrare nella comunione con la persona del Signore vivo. Questa comunione, questo atto del “mangiare”, è realmente un incontro tra due persone, è un lasciarsi penetrare dalla vita di Colui che è il Signore, di Colui che è il mio Creatore e Redentore. Scopo di questa comunione è l’assimilazione della mia vita alla sua, la mia trasformazione e conformazione a Colui che è Amore vivo. Perciò questa comunione implica l’adorazione, implica la volontà di seguire Cristo, di seguire Colui che ci precede. Adorazione e processione fanno perciò parte di un unico gesto di comunione; rispondono al suo mandato: “Prendete e mangiate”.

 

Eucarestia e carità – CCC 1351: Fin dai primi tempi, i cristiani, insieme con il pane e con il vino per l’Eucarestia, presentano i loro doni perché siano condivisi con coloro che si trovano in necessità. Questa consuetudine della colletta, sempre attuale, trae ispirazione dall’esempio di Cristo che si è fatto povero per arricchire noi: “I facoltosi e quelli che lo desiderano, danno liberamente ciascuno quello che vuole, e ciò che si raccoglie viene depositato presso il preposto. Questi soccorre gli orfani, le vedove, e chi è indigente per malattia o per qualche altra causa; e i carcerati e gli stranieri che si trovano presso di noi: insomma, si prende cura di chiunque sia nel bisogno”.

 

 

Preghiera dei Fedeli

Il sacramento del Corpo e del Sangue del Signore è culmine e fonte di tutta la vita della Chiesa, pegno di benedizione e di salvezza per il mondo intero. Innalziamo la nostra preghiera unanime, perché da questo grande mistero scaturisca il dono della nostra unità e della pace.

Rit. Per il mistero del tuo Corpo e del tuo Sangue, salvaci, Signore.

Per la santa Chiesa, perché fortificata dal pane della vita, cammini nelle strade del mondo annunziando con le parole e con le opere il Vangelo di salvezza, preghiamo. Rit.

Per i sacerdoti, ministri dell’altare, perché si conformino sempre più al mistero che celebrano per la lode di Dio e per l’edificazione del suo popolo, preghiamo. Rit.

Per i fanciulli, che partecipano per la prima volta al banchetto eucaristico, perché crescano in sapienza e grazia, portando nella famiglia e nella Chiesa l’an-nuncio della gioia pasquale, preghiamo. Rit.

Per quanti si gloriano del nome cristiano, perché nell’Eucaristia, segno e vincolo di unità, ricompongano la piena comunione di fede e di amore, preghiamo. Rit.

Per noi qui presenti, perché spezzando il pane di vita eterna impariamo a condividere anche il pane terreno e a soccorrere i fratelli che sono nell’indigenza e nel dolore, preghiamo. Rit.

Signore Gesù, che nel sacramento del tuo Corpo e del tuo Sangue hai posto la sorgente dello Spirito che dà la vita, fa’ che la tua Chiesa, spezzando il pane in tua memoria, diventi il germe dell’umanità rinnovata, a lode di Dio Padre. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli. Amen.

 

 

Preghiera sulle offerte

Concedi benigno alla tua Chiesa, o Padre,
i doni dell’unità e della pace, misticamente significati
nelle offerte che ti presentiamo.
Per Cristo nostro Signore.

 

Prefazio

L’Eucaristia memoriale del sacrificio di Cristo 

È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo,
Dio onnipotente e misericordioso,
per Cristo nostro Signore.

Sacerdote vero ed eterno,
egli istituì il rito del sacrificio perenne;
a te per primo si offrì vittima di salvezza,
e comandò a noi di perpetuare l’offerta in sua memoria.

Il suo corpo per noi immolato è nostro cibo e ci dà forza,
il suo sangue per noi versato
è la bevanda che ci redime da ogni colpa.

Per questo mistero del tuo amore,
uniti agli angeli e ai santi,
cantiamo con gioia l’inno della tua lode: Santo…

 

Antifona alla comunione

Dice il Signore: Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue,
rimane in me e io in lui. Alleluia. (Gv 6,56)

 

Preghiera dopo la comunione

Donaci, Signore, di godere pienamente della tua vita divina nel convito eterno, che ci hai fatto pregustare in questo sacramento del tuo Corpo e del tuo Sangue. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

 

 

Un po’ di pane per camminare.

L’Eucaristia è pienezza del dono di Dio – Card. Pierre de Bérulle (Opuscolo sull’Eucaristia»): Gesù Cristo è il dono di Dio agli uomini e il dono degli uomini a Dio. Dio dona suo Figlio all’uomo attraverso diversi misteri, ma nell’Eucaristia lo dona in pienezza, cioè nella pienezza dei suoi misteri, dei suoi meriti e delle sue perfezioni consumate in lui.

Nell’incarnazione, la sua vita e i suoi meriti non ci sono ancora; nell’infanzia il merito della sua vita non c’è; nella sua vita il merito della sua morte non è compiuto; nella morte, non ha la dignità, la potenza e i tesori della sua nuova vita; nella risurrezione e ascensione sembra ritirato in Dio e sottratto agli uomini, e lo è infatti. Ma nell’Eucaristia, senza nulla perdere del suo stare in Dio, Gesù è donato agli uomini, ed è donato nella pienezza di tutti i suoi misteri; è donato come vita e come alimento di vita eterna.

Gesù Cristo è pure il dono degli uomini a Dio, come è il dono di Dio agli uomini; questo come sacramento, quello come sacrificio. Anticamente si offrivano a Dio i frutti della terra che ci era donata; ora offriamo a Dio il frutto di Dio stesso, un frutto cresciuto nel suo seno, un frutto che la terra verginale di Maria, rivestita dalla potenza dell’Altissimo, ha prodotto, e per questo motivo è chiamato dal profeta Isaia: frutto della terra e seme di Dio…

 

 

 

Conosciamo l’Opus Matris Verbi Dei

 

Capitolo 1

Natura, forma di vita e finalità della Famiglia Ecclesiale di Vita Evangelica

Opus Matris Verbi Dei

 

Art. 7 – I Sodali si impegnano:

 

  • a stare con Gesù, ai suoi piedi, per ascoltare la sua parola consapevoli di scegliere così la parte migliore;

  • ad accogliere Maria con l’amore verginale e filiale di Giuseppe e di Giovanni per occupare con Lei, in Lei, per Lei, il posto che Lei, l’Immacolata, occupa nel piano della salvezza a favore degli uomini;

  • a far sì che Maria viva in essi con quella caratteristica unica e divina che è la Volontà di Dio operante in Lei e Lei in essa;

  • a coltivare con assiduità lo spirito di preghiera e la preghiera stessa attingendola alle fonti più genuine della spiritualità cristiana;

  • a far si che la preghiera diventi contemplazione, cioè si faccia sguardo di fede fissato su Gesù, così da essere condotti alla “«conoscenza interiore del Signore» per amarlo e seguirlo di più” (CCC 2715).

 

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