aprile, meditazioni

23 APRILE 2020 – GIOVEDÌ, II SETTIMANA DI PASQUA

I Lettura: Pietro dinanzi al sommo sacerdote ripercorre le vicende del Cristo senza timore di annunziare la sua risurrezione e di accusare il sinedrio di aver ucciso l’Autore della Vita. La Risurrezione di Gesù è l’evento capitale al quale tutto deve essere subordinato e orientato. A queste parole i Sinedriti si infuriano e vogliono mettere a morte gli Apostoli: la Verità ha trovato ancora una volta cuori colmi di pregiudizi umani, praticamente impenetrabili.

Vangelo: Per volontà del Padre, ogni cosa è in mano del Figlio, cioè tutto è in suo potere. È il fondamento della sua regalità (cfr Gv 12,13-15; 18,36-37) che egli inaugurerà il giorno della sua esaltazione (cfr Gv 12,32; 19,19; At 2,33; Ef 4,8), quando il regno del principe di questo mondo avrà fine (cfr Gv 12,31).

Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa – Dal Vangelo secondo Giovanni

Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito. Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

Bisogna obbedire a Dio invece che agli uomini – Benedetto XVI (Omelia, 15 Aprile 2010): San Pietro sta davanti alla suprema istituzione religiosa, alla quale normalmente si dovrebbe obbedire, ma Dio sta al di sopra di questa istituzione e Dio gli ha dato un altro “ordinamento”: deve obbedire a Dio. L’obbedienza a Dio è la libertà, l’obbedienza a Dio gli dà la libertà di opporsi all’istituzione. E qui gli esegeti attirano la nostra attenzione sul fatto che la risposta di san Pietro al Sinedrio è quasi fino ad verbum identica alla risposta di Socrate al giudizio nel tribunale di Atene. Il tribunale gli offre la libertà, la liberazione, a condizione però che non continui a ricercare Dio. Ma cercare Dio, la ricerca di Dio è per lui un mandato superiore, viene da Dio stesso. E una libertà comprata con la rinuncia al cammino verso Dio non sarebbe più libertà. Quindi deve obbedire non a questi giudici – non deve comprare la sua vita perdendo se stesso – ma deve obbedire a Dio. L’obbedienza a Dio ha il primato. Qui è importante sottolineare che si tratta di obbedienza e che è proprio l’obbedienza che dà libertà. Il tempo moderno ha parlato della liberazione dell’uomo, della sua piena autonomia, quindi anche della liberazione dall’obbedienza a Dio. L’obbedienza non dovrebbe più esserci, l’uomo è libero, è autonomo: nient’altro. Ma questa autonomia  è una menzogna: è una menzogna ontologica, perché l’uomo non esiste da se stesso e per se stesso, ed è anche una menzogna politica e pratica,  perché la collaborazione, la condivisione della libertà è necessaria. E se Dio non esiste, se Dio non è un’istanza accessibile all’uomo, rimane come suprema istanza solo il consenso della maggioranza. Di conseguenza, il consenso della maggioranza diventa l’ultima parola alla quale dobbiamo obbedire. E questo consenso – lo sappiamo dalla storia del secolo scorso – può essere anche un “consenso nel male”. Così vediamo che la cosiddetta autonomia non libera veramente l’uomo. L’obbedienza verso Dio è la libertà, perché è la verità, è l’istanza che si pone di fronte a tutte le istanze umane. Nella storia dell’umanità queste parole di Pietro e di Socrate sono il vero faro della liberazione dell’uomo, che sa vedere Dio e, in nome di Dio, può è deve obbedire non tanto agli uomini, ma a Lui e liberarsi, così, dal positivismo dell’obbedienza umana. Le dittature sono state sempre contro questa obbedienza a Dio. La dittatura nazista, come quella marxista, non possono accettare un Dio che sia al di sopra del potere ideologico; e la libertà dei martiri, che riconoscono Dio, proprio nell’obbedienza al potere divino, è sempre l’atto di liberazione nel quale giunge a noi la libertà di Cristo. Oggi, grazie a Dio, non viviamo sotto dittature, ma esistono forme sottili di dittatura: un conformismo che diventa obbligatorio, pensare come pensano tutti, agire come agiscono tutti, e le sottili aggressioni contro la Chiesa, o anche quelle meno sottili, dimostrano come questo conformismo possa realmente essere una vera dittatura. Per noi vale questo: si deve obbedire più a Dio che agli uomini. Ma ciò suppone che conosciamo veramente Dio e che vogliamo veramente obbedire a Lui. Dio non è un pretesto per la propria volontà, ma è realmente Lui che ci chiama e ci invita, se fosse necessario, anche al martirio. Perciò, confrontati con questa parola che inizia una nuova storia di libertà nel mondo, preghiamo soprattutto di conoscere Dio, di conoscere umilmente e veramente Dio e, conoscendo Dio, di imparare la vera obbedienza che è il fondamento della libertà umana.

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa

«“Dio nessuno lo ha mai visto; proprio il Figlio Unigenito, che è nel seno del Padre, lui, lo ha rivelato”. Fin dal principio il Figlio è colui che rivela il Padre, perché fin dal principio è con il Padre [Gv 1,18.1]. Ha mostrato al genere umano nel tempo più opportuno le visioni profetiche, la diversità dei carismi, i ministeri e la glorificazione del Padre secondo un disegno tutto ordine e armonia. E dove c’è ordine c’è anche armonia, e dove c’è armonia c’è anche il tempo opportuno, e dove c’è tempo opportuno c’è vantaggio. Per questo il Verbo, la Parola di Dio, si è fatto dispensatore della grazia del Padre, secondo il disegno del Padre, a vantaggio degli uomini. Mostra Dio agli uomini e presenta l’uomo a Dio, salvaguardando però l’invisibilità del Padre, perché l’uomo non disprezzi Dio e abbia sempre qualcosa a cui tendere. Al tempo stesso ha reso visibile Dio agli uomini con molti interventi provvidenziali, perché l’uomo, privato completamente di Dio, non giunga a perderne il senso dell’esistenza. Perché la gloria di Dio è l’uomo vivente e la vita dell’uomo è la visione di Dio. Se infatti la rivelazione di Dio attraverso il creato dà la vita a tutti gli esseri che si trovano sulla terra, molto più la rivelazione del Padre che avviene tramite il Verbo è causa di vita per coloro che vedono Dio» (Sant’Ireneo).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia

«Dio lo ha innalzato alla sua destra come capo e salvatore, per dare a Israele conversione e perdono dei peccati». Gli eventi del Triduo Pasquale avevano segnato profondamente l’animo degli Apostoli. La risurrezione non aveva risolto ogni cosa, quasi come un incubo a lieto fine. Anzi, aveva accresciuto ancora di più dubbi e perplessità. Quella domanda che per i tre lunghi anni di convivenza col Maestro era continuamente affiorata nel loro cuore, continuava ad essere alimentata con sempre maggiore insistenza: “chi è dunque costui?”. Il Tempo di Pasqua è questo tempo che la Chiesa sin dalle origini ha utilizzato per fermarsi e chiedersi: ma chi è dunque il Cristo? Perché Dio si è fatto uomo? La Croce è stato un imprevisto doloroso o un meraviglioso quanto terribile piano salvifico? E la risurrezione? E il dono dello Spirito Santo? Coloro che fino a qualche giorno prima erano semplicemente gli Apostoli, cioè coloro che Gesù aveva scelto per mandarli avanti a sé, ora si ritrovano soli, senza Gesù. Ora sono mandati ma per annunciare cosa? La Pentecoste servirà a dare luce e vigore, facendo comprendere ogni cosa. Cristo è il Salvatore, colui che è venuto per il perdono dei peccati, l’Agnello immolato per la nostra salvezza: essi ne sono stati i primi testimoni. L’annuncio di salvezza è giunto ora fino a noi che ne continuiamo la testimonianza.

Preghiamo

Donaci, Padre misericordioso, di rendere presente in ogni momento della vita la fecondità della Pasqua, che si attua nei tuoi misteri. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 

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