marzo, meditazioni

20 MARZO 2020 – VENERDÌ, III DEL TEMPO DI QUARESIMA

I Lettura: Il profeta Osèa ci ricorda che all’origine c’è l’amore preveniente di Dio. Esigenza fondamentale per la salvezza è la conversione: no agli idoli, sì al Signore; resistenza agli dèi falsi e bugiardi e familiarità con l’Unico che merita di essere amato. Frutto della conversione sarà la sapienza, cioè un modo nuovo – di pensare, cioè come Dio; – di camminare, alla luce dei suoi precetti; di rapportarsi con gli altri, con la sua carità; – di interpretare la storia, alla luce della divina rivelazione.

Vangelo: Tra i 248 comandi e i 365 divieti che i dottori avevano inserito nella legge mosaica e che dividevano fra gravi e leggeri, qual era il più importante? Gesù citando Dt 6,4s, risponde che il più grande è l’amore di Dio, aggiungendone un secondo e cioè l’amore per il prossimo: “non c’è altro comandamento più grande di questi”. Lo scriba approva e sottolinea che questi due comandamenti valgono “più di tutti gli olocàusti e i sacrifici”.

Il Signore nostro Dio è l’unico Signore: lo amerai – Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocàusti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

L’unità dell’Antico e del Nuovo Testamento – CCC 128-129: La Chiesa, fin dai tempi apostolici, e poi costantemente nella sua Tradizione, ha messo in luce l’unità del piano divino nei due Testamenti grazie alla tipologia. Questa nelle opere di Dio dell’Antico Testamento ravvisa prefigurazioni di ciò che Dio, nella pienezza dei tempi, ha compiuto nella Persona del suo Figlio incarnato. I cristiani, quindi, leggono l’Antico Testamento alla luce di Cristo morto e risorto. La lettura tipologica rivela l’inesauribile contenuto dell’Antico Testamento. Questa non deve indurre però a dimenticare che esso conserva il valore suo proprio di rivelazione che lo stesso nostro Signore ha riaffermato. Pertanto, anche il Nuovo Testamento esige d’essere letto alla luce dell’Antico. La primitiva catechesi cristiana vi farà costantemente ricorso. Secondo un antico detto, il Nuovo Testamento è nascosto nell’Antico, mentre l’Antico è svelato nel Nuovo: «Novum in Vetere latet et in Novo Vetus patet».

Amerai il prossimo tuo come te stesso – CCC 2196: Rispondendo alla domanda rivoltagli sul primo dei comandamenti, Gesù disse: «Il primo è: “Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l’unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. E il secondo è questo: “Amerai il prossimo tuo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più importante di questo» (Mc 12,29-31). L’Apostolo san Paolo lo richiama: «Chi ama il suo simile ha adempiuto la legge. Infatti, il precetto: Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non desiderare e qualsiasi altro comandamento, si riassume in queste parole: Amerai il prossimo tuo come te stesso. L’amore non fa nessun male al prossimo: pieno compimento della legge è l’amore» (Rm 13,8-10).

Amare il prossimo – Giovanni Paolo II (Omelia, 16 maggio 1999): È consolante constatare come nella nostra epoca si moltiplichino gli interventi di volontariato, che accomunano in azioni umanitarie persone di origini diverse, di culture e religioni differenti. Sorge spontaneo nel cuore il desiderio di rendere grazie al Signore per questo crescente movimento di attenzione all’uomo, di generosa filantropia e di condivisa solidarietà. A questa vasta azione umanitaria il cristiano è chiamato ad offrire il suo specifico apporto. Egli sa che nella Sacra Scrittura il richiamo all’amore del prossimo è legato al comando di amare Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze (cfr Mc 12,29-31). Come non sottolineare questa fonte divina del servizio ai fratelli? Sì, l’amore al prossimo corrisponde al mandato e all’esempio di Cristo solo se si riallaccia all’amore verso Dio. Gesù che dona la vita per i peccatori è segno vivo della bontà di Dio; allo stesso modo, il cristiano, attraverso la sua generosa dedizione, fa sperimentare ai fratelli con i quali viene in contatto l’amore misericordioso e provvidente del Padre celeste. Somma manifestazione della divina carità è certamente il perdono, che nasce dall’amore verso il proprio nemico. Gesù dice in proposito che non costituisce un particolare merito l’amare chi ci è amico e ci fa del bene (cfr Mt 5,46-47). Vero merito ha chi ama il proprio nemico. Ma chi avrebbe la forza di giungere a così sublime vetta, se non fosse sorretto dall’amore di Dio? Dinanzi ai nostri occhi si stagliano in questo momento le nobili figure di eroici servitori dell’amore, che in questo nostro secolo hanno offerto la vita ai fratelli morendo in adempimento del massimo comandamento di Cristo. Mentre accogliamo il loro insegnamento, siamo invitati a seguirne le orme, consapevoli che il cristiano esprime il suo amore verso Gesù nel dono di sé all’altro, perché quanto fa al più piccolo dei fratelli lo fa al suo stesso Signore.

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa

Con tutta la tua anima – “L’anima dell’uomo è razionale, perciò amare con tutta l’anima significa amare con la chiarezza del pensiero, al di fuori di ogni ottenebramento della fantasia” (Alberto Magno).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia

«Non chiameremo più “dio nostro” l’opera delle nostre mani». Per contemplare le parole di Gesù nel Vangelo siamo partiti da quanto affermato nella Prima Lettura. A volte, seppur con un pizzico di romanticismo, diamo ragione a chi dice che l’amore muove ogni cosa. Lo dichiarava il Sommo poeta nel verso conclusivo della Divina Commedia: “L’Amor che move il sole e le altre stelle”. Quindi, tutto ciò che facciamo, che realizziamo, tutto ciò per cui viviamo, piangiamo e lottiamo, tutto è mosso dall’amore. Come diceva la volpe al piccolo Principe in una delle frasi più famose del testo: “È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante”. L’uomo ha sempre capito quanto Gesù stesso ci ha ricordato: «Dov’è il tuo tesoro, là sarà anche il tuo cuore» (Mt 6,21). Dalla opere che compio capisco chi è il mio “amore”, dov’è il mio cuore, qual è il mio tesoro. Se seguirò solo i miei programmi, ascolterò solo il mio egoismo e darò spazio alla mia umanità, allora lì sarà il mio cuore e il mio dio sarà l’opera delle mie mani. Ma se metterò dinanzi ai miei occhi l’amore con cui Dio mi ha amato e vorrò seguire il suo esempio vivendo i suoi stessi sentimenti, allora Cristo sarà il mio Signore e non l’opera delle mie mani. Allora amerò in Dio, come Dio, secondo quanto egli stesso riverserà nel mio cuore per mezzo dello Spirito Santo. E non compirò nulla che non sia illuminato dalla sua divina volontà.

Preghiamo

Padre santo e misericordioso, infondi la tua grazia nei nostri cuori, perché possiamo salvarci dagli sbandamenti umani e restare fedeli alla tua parola di vita eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 

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