febbraio

VI del Tempo Ordinario (A) 16 febbraio 2020

L’Evangelo è chiaro: esiste una legge del Cristo e questa legge è nuova. Gesù non è venuto ad abolire la legge, ma a portarla a compimento, a darle quel «di più» che la fa superare come legge e la fa accettare come scelta interiore […]. Senza dubbio è chiesto all’uomo un impegno senza mezze misure, una tensione senza cedimenti, un’onestà che incessantemente cerca di snidarsi dai nascondigli. Questa è la decisione seria richiesta all’uomo; per il resto, la parola evangelica non domanda altro che aprirsi verso una giustizia sempre più grande, una continua rinuncia alle mete raggiunte, una incessante scoperta di non essere nella giustizia piena. Cristo stabilisce un nuovo criterio di valutazione mo-rale: l’intenzione personale. La giustizia del cristiano non dipende dalla semplice osservanza della legge, ma dal fatto che gli ultimi tempi sono compiuti in Gesù e che Gesù per primo è giunto ad obbedire alla legge in comunione con il Padre.

È nel cuore che si decide l’atteggiamento più vero e più radicale dell’uomo, è lì che bisogna portare l’attenzione e la scelta: questa è la superiore esigenza della legge, il «di più» con cui Cristo la porta a compimento e a perfezione. Non basta non uccidere, bisogna non adirarsi (Mt 5,21s). Non basta non commettere adulterio, bisogna non desiderare la donna degli altri (Mt 5,27s). Non basta lavarsi le mani prima dei pasti, bisogna «purificare» l’interiore dell’uomo (Mc 7,1-23) […] La legge viene imposta all’uomo dall’esterno. Se Gesù si limitasse soltanto a spiritualizzare la legge, il suo sarebbe un perfezionamento incompleto. Egli punta alla volontà, al cuore” (Abbazia di Pulsano).

Antifona d’ingresso

Sii per me difesa, o Dio, rocca e fortezza che mi salva, perché tu sei mio baluardo e mio rifugio; guidami per amore del tuo nome. (Sal 31,3-4)

Colletta  

O Dio, che hai promesso di essere presente in coloro che ti amano e con cuore retto e sincero custodiscono la tua parola, rendici degni di diventare tua stabile dimora. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Oppure:

O Dio, che riveli la pienezza della legge nella giustizia nuova fondata sull’amore, fa’ che il popolo cristiano, radunato per offrirti il sacrificio perfetto, sia coerente con le esigenze del Vangelo, e diventi per ogni uomo segno di riconciliazione e di pace. Per il nostro Signore Gesù…

 

Prima Lettura       Sir 15,15-20

A nessuno ha comandato di essere empio.

È uno dei testi dell’AT in cui si afferma chiaramente la libertà dell’uo-mo e si cerca di conciliarla con l’onnipotenza di Dio. E sottolinea l’im-portanza dell’intelligenza umana e della volontà di fronte alle scelte morali. All’uomo, Dio, diede i suoi comandamenti, i suoi precetti e l’intelligenza per fare la Sua volontà. Se l’uomo osserva fedelmente i comandamenti donati dall’amore provvidente di Dio, essi lo custodiranno. Avendo fiducia totale in Dio, egli vivrà. 

Dal libro del Siràcide

Se vuoi osservare i comandamenti, essi ti custodiranno; se hai fiducia in lui, anche tu vivrai. Egli ti ha posto davanti fuoco e acqua: là dove vuoi tendi la tua mano. Davanti agli uomini stanno la vita e la morte, il bene e il male: a ognuno sarà dato ciò che a lui piacerà. Grande infatti è la sapienza del Signore; forte e potente, egli vede ogni cosa. I suoi occhi sono su coloro che lo temono, egli conosce ogni opera degli uomini. A nessuno ha comandato di essere empio e a nessuno ha dato il permesso di peccare.     Parola di Dio.

Salmo Responsoriale           Dal Salmo 118 (119)

«Tutto questo salmo è intessuto di nomi che designano il Verbo di Dio, il Cristo, la Sapienza increata. Ad esempio, qual è la via, se non il Cristo? Quali sono le testimonianze, se non le sue parole, una ad una? Il salmo segue le lettere dell’alfabeto ebraico: dopo tanti salmi, lo Spirito profetico ha voluto fare di noi una classe elementare, attorno al Verbo di Dio? Sì, per quanto sapienti siamo, non siamo che una classe elementare attorno alla Sapienza di Dio. Quindi, con scrupolo passiamo in rassegna i versetti di questo capitolo… finché non giungiamo alle beatitudini, compiendo ogni giustizia» (Ruperto).

Rit. Beato chi cammina nella legge del Signore.

Beato chi è integro nella sua via

e cammina nella legge del Signore.

Beato chi custodisce i suoi insegnamenti

e lo cerca con tutto il cuore. Rit.

Tu hai promulgato i tuoi precetti

perché siano osservati interamente.

Siano stabili le mie vie nel custodire i tuoi decreti. Rit.

Sii benevolo con il tuo servo e avrò vita,

osserverò la tua parola.

Aprimi gli occhi perché io consideri

le meraviglie della tua legge. Rit.

Insegnami, Signore, la via dei tuoi decreti

e la custodirò sino alla fine.

Dammi intelligenza, perché io custodisca la tua legge

e la osservi con tutto il cuore. Rit.

Seconda Lettura         1Cor 2,6-10

Dio ha stabilito una sapienza prima dei secoli per la nostra gloria.

Paolo ha appena affermato che la sua predicazione non era basata su artifici retorici o sulla sapienza umana, cosa questa gradita ai Greci (e quinti ai Corìnzi). La sua predicazione si è basata sulla croce di Cristo, testimoniata direttamente dalla situazione di povertà e di malattia di Paolo stesso. La fede dei Corìnzi perciò era nata non attraverso la sapienza, ma era scaturita dalla croce di Cristo, grazie allo Spirito Santo che aveva potuto agire per mezzo la testimonianza concreta di Paolo.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Fratelli, tra coloro che sono perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo, che vengono ridotti al nulla. Parliamo invece della sapienza di Dio, che è nel mistero, che è rimasta nascosta e che Dio ha stabilito prima dei secoli per la nostra gloria. Nessuno dei dominatori di questo mondo l’ha conosciuta; se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. Ma, come sta scritto: «Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, né mai entrarono in cuore di uomo, Dio le ha preparate per coloro che lo amano». Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti conosce bene ogni cosa, anche le profondità di Dio.     Parola di Dio.

Canto al Vangelo         cfr Mt 11,25

Alleluia, alleluia.

Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché ai piccoli hai rivelato i misteri del Regno.

Alleluia.

Vangelo       Mt 5,17-37

Così fu detto agli antichi; ma io vi dico.

“Il progetto di Dio, irrevocabile e perfetto sin dall’inizio, mira alla piena realizzazione dell’uomo. Se dopo aver ascoltato una prima volta l’an-nuncio liberante del Vangelo perdessimo l’entusiasmo iniziale, assestandoci su una posizione quieta, saremmo simili a quell’albero che il Signore fece seccare perché non produceva frutti. Le raccomandazioni morali ed ascetiche che la tradizione cristiana ci tramanda — quello che era per il popolo di Israele l’antica Legge — non decadono, anzi acquistano pieno significato e trovano la giusta collocazione di fronte alla salvezza gratuita che Gesù ci ha donato. Come una prima volta, ascoltato il messaggio evangelico, abbiamo vissuto la dinamica dalle opere alla grazia, così ora siamo chiamati a ravvivare la vita cristiana vivendo una nuova dinamica dalla grazia alle opere, perché il dono che abbiamo gratuitamente ricevuto conduca a frutti di amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza…“ (don Enrico Emili).

Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli. Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. Chi poi dice al fratello: “Stupido”, dovrà essere sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: “Pazzo”, sarà destinato al fuoco della Geènna. Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono. Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei in cammino con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia, e tu venga gettato in prigione. In verità io ti dico: non uscirai di là finché non avrai pagato fino all’ultimo spicciolo! Avete inteso che fu detto: “Non commetterai adulterio”. Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. Se il tuo occhio destro ti è motivo di scandalo, cavalo e gettalo via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo venga gettato nella Geènna. E se la tua mano destra ti è motivo di scandalo, tagliala e gettala via da te: ti conviene infatti perdere una delle tue membra, piuttosto che tutto il tuo corpo vada a finire nella Geènna. Fu pure detto: “Chi ripudia la propria moglie, le dia l’atto del ripudio”. Ma io vi dico: chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all’adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio. Avete anche inteso che fu detto agli antichi: “Non giurerai il falso, ma adempirai verso il Signore i tuoi giuramenti”. Ma io vi dico: non giurate affatto, né per il cielo, perché è il trono di Dio, né per la terra, perché è lo sgabello dei suoi piedi, né per Gerusalemme, perché è la città del grande Re. Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. Sia invece il vostro parlare: “Sì, sì”, “No, no”; il di più viene dal Maligno». Parola del Signore.

Preghiera dei Fedeli                                              (proposta)

Fratelli e sorelle, la preghiera ci permette di accogliere il modo di pensare e di agire di Gesù, che ogni cosa prima di tutto la chiedeva a Dio. Ci aiuti oggi a domandare la fedeltà alla legge di Dio, l’amore vero verso il prossimo, la santità della famiglia: Ascoltaci, o Signore!

– Per la Chiesa: proclami apertamente il programma di Gesù che invita alla fedeltà alla legge di Dio, all’amore concreto e sacrificato verso il prossimo, alla santità della famiglia. Preghiamo. Rit.

– Per gli indecisi, coloro che sono bloccati dalle loro ideologie: perché lo Spirito faccia loro conoscere la sapienza di Dio. Preghiamo. Rit.

– Per le famiglie divise, per le famiglie che stanno per separarsi, per coloro che cominciano a pensare che il loro amore sia fallito: con l’aiuto della comunità cristiana ritrovino la forza di Dio per vincere le difficoltà e trovare pace per la loro famiglia. Preghiamo. Rit.

– Per la nostra comunità cristiana: viva con splendore di luce la sua fedeltà a Dio, l’amore verso il prossimo, la santità della famiglia. Preghiamo. Rit.

Celebrante

Padre, tu ci liberi dalle colpe, dall’ansia e dalla paura. Concedi di servirti con cuore libero, e di trovare in te la forza di vivere come tu ci proponi attraverso le parole di Gesù, tuo Figlio, che vive e regna…

Preghiera sulle offerte

Questa nostra offerta, Signore, ci purifichi e ci rinnovi, e ottenga a chi è fedele alla tua volontà la ricompensa eterna. Per Cristo nostro…

Antifona alla comunione

Hanno mangiato e si sono saziati e Dio li ha soddisfatti nel loro desiderio, la loro brama non è stata delusa. (Sal 78,29-30)

Oppure: Dio ha tanto amato il mondo da donare il suo unico Figlio, perché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia la vita eterna. (Gv 3,16)

Oppure: Chi osserva e insegna agli uomini i precetti del Signore, sarà grande nel regno dei cieli. (cfr Mt 5,19)

Preghiera dopo la comunione

Signore, che ci hai nutriti al convito eucaristico, fa’ che ricerchiamo sempre quei beni che ci danno la vera vita. Per Cristo nostro Signore.

Approfondimento

      Gesù non è venuto per abolire la Legge o i Profeti… ma per compiere – A. Poppi (I Quattro Vangeli, Commento Sinottico): L’espres-sione «Non crediate che (io) sia venuto» ricorre con formule affini altrove (cfr Mt 9,13; 10,34-35; 20,28) e sembra premunire il lettore con un tono polemico da una falsa interpretazione delle sei antitesi seguenti (cfr Gnilka, I, p. 218). Benché Gesù non si sia attenuto alle prescrizioni halakiche dei rabbini, non ha invalidato la Legge mosaica. Al contrario, con il suo insegnamento l’ha portata a compimento,  cioè  alla perfezione, unificandola nel precetto fondamentale dell’amore di Dio e del prossimo, che ne costituisce il cuore, il comandamento principale.

L’espressione «la Legge o i Profeti» (derivata dall’uso sinagogale, che non prevedeva la lettura liturgica dei Ketubin, cioè dei libri sapienziali) indica l’intero Antico Testamento. Infatti, mentre la Legge (Toràh) designa il Pentateuco, i Profeti includono in senso generico tutti gli altri libri, che erano considerati come una interpretazione della Legge.

Abolire (katalysat) in senso dottrinale significa dichiarare nullo un precetto. Compiere non ha un senso puramente normativo ma assume in Matteo una valenza più pregnante. Con il verbo pleróo l’evangelista si riferisce una decina di volte all’adempimento delle profezie dell’An-tico Testamento. Gesù non è venuto soltanto a perfezionare la Legge mosaica, ma a portarla a compimento nelle sue potenzialità nascoste e nel suo valore di rivelazione profetica.

Come è suggerito anche in Mt 11,13, tutto l’Antico Testamento converge verso Cristo, che lo attua pienamente, rendendo presente il regno di Dio. Gesù non fa altro che sviluppare il senso profondo della Legge, rapportandola al comandamento essenziale dell’amore, il centro focale del discorso della montagna. Mediante la proclamazione e la realizzazione del regno, Gesù provoca la conversione del cuore e l’irradiazione della bontà salvifica di Dio nel mondo, che consente all’essere umano il pieno adempimento delle esigenze più autentiche della Legge. Ecco perché non solo completa la Legge, ma la «compie».

I singoli precetti dell’Antico Testamento conservano il loro valore, ma solo in quanto sono rapportabili alla legge dell’amore.

La Scrittura per Matteo rappresenta un’anticipazione del progetto salvifico di Dio, che il suo Inviato definitivo avrebbe «compiuto» in adesione totale al volere del Padre.

Commento al Vangelo

Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti – Io vi dico… i versetti 21-48 propongono sei antitesi. Si apre con Es 20,13. La formulazione «con l’indicativo futuro “non ucciderai” ricalca un uso tipico del linguaggio giuridico dell’Antico Testamento. Il significato è identico al più usuale “non uccidere”» (La Bibbia, Via Verità e Vita, Ed. Paoline). Questa sezione è preceduta da una introduzione (versetti 17-19), la quale oltre a mettere in risalto il valore perenne dell’Antico Testamento, insegna il valore della dottrina di Gesù, la nuova Legge, che porta  a compimento la Legge antica.

In verità io vi dico (= Amen): la parola ebraica che significava in origine stabilità, in seguito venne a significare la verità e la fedeltà. Qui sottolinea semplicemente in verità, mettendo in questo modo in evidenza l’autorità e la signoria di Gesù.

Se la vostra giustizia… è un aperto rimprovero ai farisei che avevano deformato lo spirito della Legge, riducendo il loro impegno religioso a una formale interpretazione della Legge di Dio. La giustizia dei farisei era quindi il frutto di una ipocrita osservanza esteriore della Legge, deprecata dagli uomini e rigettata da Dio (cfr Lc 18,9-14). Invece, il vero giusto per la sacra Scrittura è colui che si sforza sinceramente di adempiere la volontà di Dio (cfr Mt1,19), che si manifesta sopra tutto nei Comandamenti. Per avvicinarci al nostro linguaggio cristiano, giustizia è sinonimo di santità (cfr 1Gv 2,29; 3,7-10; Ap 22,11).

Ma io vi dico… un’espressione che mette in risalto l’autorità di Gesù: poiché la sua potestà è divina, Egli è superiore a Mosè e ai Profeti. Una prerogativa rigettata dai farisei, ma accolta dalla folla che seguiva il Maestro di Nazaret: «Ed erano stupiti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi» (Mc 1,22; cfr Mt 7,28).

Stupido… Epiteto ingiurioso cui si accompagnava a un gran disprezzo, che spesso veniva espresso non solo con le parole, ma sputando a terra. Pazzo, ancora più offensivo perché a volte voleva sottintendere un’aperta ribellione alla volontà di Dio.

Non commetterai adulterio… alla formalità giuridica, Gesù oppone una pulizia interiore con la quale si rende luminoso lo sguardo, puro il cuore e fermamente decisi a non peccare: Ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. La Legge proibiva non soltanto l’adulterio (cfr Es 20,14; Dt 5,18) ma anche il desiderio di possedere la moglie del prossimo. Tuttavia nessuno aveva pensato dal mettere sullo stesso piano la duplice proibizione. Gesù invece arriva a considerare il desiderio un vero adulterio consumato nel cuore (cfr Es 20,17; Dt 5,21). In questo modo, si «insiste, oltre che sull’espressione esterna della bramosia libidinosa, sull’aspetto morale dell’adulterio. Anche quando la brama non si esprime attraverso l’oc-chio, è ugualmente disordinata. Per il semita lo sguardo è un’azione che procede da una decisione di volontà; esso tradisce il grado di disordine a cui l’uomo è arrivato» (Ortensio da Spinetoli).

Anche il matrimonio va vissuto in questa cornice di purezza e, sopra tutto, di stima reciproca: alla facilità del divorzio si oppone la seria legge dell’amore.

La clausola eccetto il caso di unione illegittima, quasi «sicuramente fa riferimento a certe unioni ammesse come matrimonio presso alcuni popoli pagani, ma proibite, perché incestuose, nella Legge mosaica [cfr Lv 18] e nella tradizione rabbinica. Si tratta, dunque di unioni nulle fin dall’origine per qualche impedimento. Quando le persone in situazioni siffatte si convertivano alla vera fede, la loro unione non veniva sciolta, ma si dichiarava che esse non erano state mai congiunte in vero matrimonio. Pertanto questa clausola non contraddice all’indissolubilità del matrimonio, ma la riafferma» (La Bibbia di Navarra).

È da notare che Gesù supera la mentalità dei suoi tempi per la quale solo l’infrazione della donna era considerata adulterio e punita con pene severissime, ora nella Nuova Legge l’uomo e la donna sono sullo stesso piano, hanno gli stessi diritti e doveri ed responsabilità morali.

L’ultimo insegnamento, Non giurerai il falso… il vostro parlare…, riguarda l’integrità interiore dell’uomo, questa viene violata e divisa quando l’uomo si abbandona allo spergiuro e alla menzogna: l’uomo diventa doppio. Una divisione che mette a repentaglio le relazioni sociali e umane, le quali devono essere sempre approntate da mutua fiducia, onestà e sincerità. Il giuramento, in alcuni casi, era lecito per i Giudei: «Se giurerai per la vita del Signore, con verità, rettitudine e giustizia, allora le nazioni si diranno benedette in te e in te si glorieranno» (Ger 4,2).

Gesù non condanna il giuramento, ma la pessima e volgare abitudine di velare la propria disonestà ricorrendo al giuramento. Dio non può essere chiamato in causa come testimone per simili volgari obiettivi.

Per ritornare ai primi versetti, possiamo domandarci: in che senso Gesù dà pieno compimento alla Legge e ai Profeti? Al di là delle tante risposte, si può rispondere facendo ricorso al comandamento dell’amo-re dal quale tutti gli altri comandamenti traggono il loro significato e la loro forza: «Amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il grande e primo comandamento. Il secondo poi è simile a quello: Amerai il tuo prossimo come te stesso. Da questi due comandamenti dipendono tutta la Legge e i Profeti» (Mt 22,34-40).

Se non si fa ricorso a questa soluzione si corre il rischio di scivolare in una casistica nella quale il credente si troverebbe a vivere una fede asfittica, lontana dalle vere esigenze evangeliche. Solo l’amore permette al discepolo di Gesù che la sua giustizia superi quella degli scribi e dei farisei: unica condizione per entrare nel regno dei cieli.

Riflessione

Dio ti ha posto davanti fuoco e acqua: là dove vuoi tendi la tua mano – Con queste parole, la sacra Scrittura, mette in evidenza la capacità dell’uomo di scegliere tra bene e male (cfr Gen 2-3; Dt 11,26; 30,15-16; Sir 15,14-15; 17,5-6; 30,10-11; Ger 21,8), e qui v’è tutta la sua dignità.

La libertà, per il Catechismo della Chiesa Cattolica, «è il potere, radicato nella ragione e nella volontà, di agire o di non agire, di fare questo o quello, di porre così da se stessi azioni deliberate. Grazie al libero arbitrio ciascuno dispone di sé. La libertà è nell’uomo una forza di crescita e di maturazione nella verità e nella bontà. La libertà raggiunge la sua perfezione quando è ordinata a Dio, nostra beatitudine» (1731).

Libertà, però, non significa libertinaggio (cfr Rm 6,15; 1Cor 6,12; Gal 5,13; 1Pt 2,16; Gd 4): il suo esercizio «non implica il diritto di dire e di fare qualsiasi cosa. È falso pretendere che l’uomo, soggetto della libertà, sia un “individuo sufficiente a se stesso ed avente come fine il soddisfacimento del proprio interesse nel godimento dei beni terrestri”. Peraltro, le condizioni d’ordine economico e sociale, politico e culturale richieste per un retto esercizio della libertà troppo spesso sono misconosciute e violate. Queste situazioni di accecamento e di ingiustizia gravano sulla vita morale ed inducono tanto i forti quanto i deboli nella tentazione di peccare contro la carità. Allontanandosi dalla legge morale, l’uomo attenta alla propria libertà, si fa schiavo di se stesso, spezza la fraternità coi suoi simili e si ribella contro la volontà divina» (CCC 1740). Non in se stesso, ma in Cristo l’uomo trova la vera libertà (cfr Gal 5,1), ed essa trova la sua piena esplicazione nel compiere il bene (cfr CCC 1733), nel servire Dio (cfr Rm 6,22; 14,18), rispettando la carità per l’edificazione di tutti (cfr 1Cor 8,9).

L’uomo trova la sua grandezza solo nella libertà che gli è stata donata da Cristo e la sua vera dignità sta nel fatto che Dio lo ha creato «ragionevole conferendogli la dignità di una persona dotata dell’ini-ziativa e della padronanza dei suoi atti… e in questo è simile a Dio, creato libero nel suo arbitrio e potere» (CCC 1730).

La pagina dei Padri

Quando è lecito punire – San Giovanni Crisostomo: Per la gloria di Dio è anche lecito punire. In qual modo, di grazia? Verso i nostri servi spesso ci commuoviamo; come perciò è lecito punire per Dio? Se vedi uno ubriaco o furibondo – si tratti di un servo, di un amico o di un prossimo qualsiasi – o che non si prende alcuna cura della sua anima, o che giura, o mentisce: adirati, punisci, richiama, correggi ed avrai fatto tutto questo per Dio. Se vedrai uno peccare contro di te o che ha trascurato parte dei suoi compiti, perdonagli ciò, ed avrai perdonato per Dio.

Ora, molti, a dire il vero, fanno così quando si tratta di amici, o di servi; quando invece sono loro stessi gli offesi, si mostrano giudici acerbi e inesorabili; quando poi offendono Dio, o perdono le loro stesse anime, non si fanno di ciò alcuna ragione.

Per contro, devi conquistarti degli amici? Conquistali per Dio. Devi catturare dei nemici? Catturali per Dio. Ma in che modo amici e nemici si possono conquistare per Dio? Se non collezioniamo tali amicizie per conquistare ricchezze, avere inviti a banchetti, o per poter conseguire una protezione umana: bensì manteniamo e acquistiamo quegli amici che possono apportare moderazione al nostro spirito, consigliare cose oneste, riprendere i peccatori, redarguire i delinquenti, risollevare gli spiantati, recar consiglio o preghiere, e possano ricondurre a Dio.

Viceversa, è lecito farsi dei nemici per Dio. Se vedi uno che è intemperante, empio, pieno di nequizia, infarcito di opinioni impure, che ti spianta o nutre il desiderio di nuocerti distaccati e ritraiti da lui: così infatti ordina Cristo: “Se il tuo occhio ti scandalizza, cavalo e gettalo lontano da te” (Mt 5,29). Questo appunto prescrisse, che proprio quegli amici che tieni caro quanto gli occhi, indispensabili in ogni bisogno della vita, tu tagli e getti via.

 

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