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17 FEBBRAIO 2020 – LUNEDÌ, VI DEL TEMPO ORDINARIO

I Lettura: La lettera è indirizzata alle dodici tribù, ovvero all’intero popolo di Dio che ha le sue radici nei dodici figli di Giacobbe; il popolo vive fuori della terra di Israele, disperso tra le genti. Giacomo da subito entra nel discorso esortativo invitando alla gioia e alla perseveranza nelle prove.

      Vangelo: Ai farisei non bastano i miracoli di Gesù; gli chiedono un segno dal cielo, cioè un miracolo effettuato da Dio stesso e che sia chiarissimo. Chiedono questo a Gesù per metterlo alla prova, per comprometterlo, sicuri che un miracolo Dio non lo avrebbe concesso. Gesù di fronte a tanta ostinazione afferma che non avrebbe compiuto nessun segno perché inutile. Ciò dimostra che il messaggio di Gesù non è accolto in profondità, manca l’apertura, l’umiltà, la fiducia e la libera adesione.

Perché questa generazione chiede un segno? – Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, vennero i farisei e si misero a discutere con Gesù, chiedendogli un segno dal cielo, per metterlo alla prova. Ma egli sospirò profondamente e disse: «Perché questa generazione chiede un segno? In verità io vi dico: a questa generazione non sarà dato alcun segno». Li lasciò, risalì sulla barca e partì per l’altra riva.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

Considerate perfetta letizia… – Giovanni Paolo II (Udienza Generale, 11 giugno 1986): Vista dunque con gli occhi della fede la sofferenza, anche se può ancora apparire come l’aspetto più oscuro del destino dell’uomo sulla terra, lascia però trasparire il mistero della divina Provvidenza, contenuto nella rivelazione di Cristo, e in particolare nella sua croce e nella sua risurrezione. Senza dubbio può ancora accadere che, ponendosi gli antichi interrogativi sul male e sulla sofferenza in un mondo creato da Dio, l’uomo non trovi una risposta immediata, specialmente se non possiede una fede viva nel mistero pasquale di Gesù Cristo. Gradualmente però e con l’aiuto della fede alimentata dalla preghiera, si scopre il senso vero della sofferenza che ciascuno sperimenta nella propria vita. È una scoperta che dipende dalla parola della divina rivelazione e dalla “parola della croce” (cfr 1Cor 1,18) di Cristo, che è “potenza di Dio e sapienza di Dio” (1Cor 1,24). Come dice il Concilio Vaticano II: “Per Cristo e in Cristo si illumina l’enigma del dolore e della morte, che al di fuori del suo vangelo ci schiaccia” (Gaudium et Spes 22). Se scopriamo mediante la fede questa potenza e questa “sapienza”, ci troviamo sulle vie salvifiche della divina Provvidenza. Si conferma allora il senso delle parole del salmista: “Il Signore è il mio pastore… Se dovessi camminare in una valle oscura, non temerei alcun male, perché tu sei con me” (Sal 22,1.4). La Provvidenza divina si rivela così come il camminare di Dio a fianco dell’uomo.

La domandi però con fede… – CCC 2632-2633: La domanda cristiana è imperniata sul desiderio e sulla ricerca del Regno che viene, conformemente all’insegnamento di Gesù. Nelle domande esiste una gerarchia: prima di tutto si chiede il Regno, poi ciò che è necessario per accoglierlo e per cooperare al suo avvento. Tale cooperazione alla missione di Cristo e dello Spirito Santo, che ora è la missione della Chiesa, è l’oggetto della preghiera della comunità apostolica. È la preghiera di Paolo, l’Apostolo per eccellenza, che ci manifesta come la sollecitudine divina per tutte le Chiese debba animare la preghiera cristiana. Mediante la preghiera ogni battezzato opera per l’avvento del Regno. Quando si condivide in questo modo l’amore salvifico di Dio, si comprende come ogni necessità possa diventare oggetto di domanda. Cristo, che tutto ha assunto al fine di tutto redimere, è glorificato dalle domande che noi rivolgiamo al Padre nel suo nome. È in forza di questa certezza che Giacomo e Paolo ci esortano a pregare in ogni circostanza.

Perché lamentarci di non essere esauditi? – CCC 2735-2737: Una constatazione dovrebbe innanzi tutto sorprenderci. Quando lodiamo Dio o gli rendiamo grazie per i suoi benefici in generale, noi non ci preoccupiamo affatto di sapere se la nostra preghiera gli è gradita. Invece abbiamo la pretesa di vedere il risultato della nostra domanda. Qual è, dunque, l’immagine di Dio che motiva la nostra preghiera: un mezzo di cui servirci oppure il Padre del Signore nostro Gesù Cristo? Siamo convinti che «nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare» (Rm 8,26)? Chiediamo a Dio «i beni convenienti»? Il Padre nostro sa di quali cose abbiamo bisogno, prima che gliele chiediamo, ma aspetta la nostra domanda perché la dignità dei suoi figli sta nella loro libertà. Pertanto è necessario pregare con il suo Spirito di libertà, per poter veramente conoscere il suo desiderio. «Non avete perché non chiedete; chiedete e non ottenete perché chiedete male, per spendere per i vostri piaceri» (Gc 4,2-3). Se noi chiediamo con un cuore diviso, «adultero», Dio non ci può esaudire, perché egli vuole il nostro bene, la nostra vita. «O forse pensate che la Scrittura dichiari invano: “Fino alla gelosia ci ama lo Spirito che egli ha fatto abitare in noi”?» (Gc 4,5). Il nostro Dio è «geloso» di noi, e questo è il segno della verità del suo amore. Entriamo nel desiderio del suo Spirito e saremo esauditi: «Non rammaricarti se non ricevi subito da Dio ciò che gli chiedi; egli vuole beneficarti molto di più, per la tua perseveranza nel rimanere con lui nella preghiera». Egli vuole «che nella preghiera si eserciti il nostro desiderio, in modo che diventiamo capaci di ricevere ciò che egli è pronto a darci».

Il segno – Catechismo degli Adulti 74: Cristo è il grande segno di Dio; egli è il rivelatore e nello stesso tempo il motivo di credibilità della rivelazione. Egli completa la rivelazione e ne conferma l’autenticità con la sua stessa presenza, con le parole e le opere, con i miracoli, con la sua morte e risurrezione, con la manifestazione dello Spirito Santo nella comunità dei credenti.

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa

Perché questa generazione chiede un segno? – «Quale segno del cielo chiedevano? Che arrestasse il sole o frenasse la luna o facesse cadere fulmini o mutasse l’aria o qualcos’altro di simile… Se facevano riferimento ai segni dell’epoca del Faraone [Es 3-15], allora si doveva essere liberati da un nemico e a ragione avvenivano quei segni; ma chi era venuto tra amici non c’era bisogno di questi segni» (Giovanni Crisostomo).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia

«Perché questa generazione chiede un segno?». “Nessun segno, nessuno. Gesù è stanco di dare segni, di dover superare esami, di essere sempre sul banco degli imputati. Dio è esasperato dalla nostra mancanza di fiducia, dalla nostra ottusità, come se dovesse continuamente dimostrarci qualcosa, come se dovesse continuamente combattere per dimostrare che è ed è presente. Segni, chiediamo segni, ancora oggi. E non ci bastano i tantissimi segni che riceviamo, ci mancherebbe. Non ci basta la Parola che nutre i nostri cuori, né i sacramenti che rendono la presenza di Cristo reale ed accessibile. Non ci basta l’esperienza della comunione ecclesiale né la profezia. Non ci bastano i tantissimi segni quotidiani di attenzione e tenerezza che Dio ci mostra. Abbiamo bisogno di segni eclatanti, di miracoli ed apparizioni. Corriamo dietro ai veggenti, strattoniamo Dio e alziamo la voce. E Dio tace. Nessun segno, ci mancherebbe. Se non sappiamo riconoscere la presenza del Signore attorno a noi come potremo mai credere davanti a un qualunque segno? Spalanchiamo il nostro sguardo, oggi, per riconoscere la presenza del Signore attorno a noi” (Paolo Curtaz).

Preghiamo

O Dio, che hai promesso di essere presente in coloro che ti amano e con cuore retto e sincero custodiscono la tua parola, rendici degni di diventare tua stabile dimora. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 

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