Dicembre, meditazioni

4 Dicembre 2019

4 Dicembre 2019 – Mercoledì, I del Tempo di Avvento

(Is 25,6-10a; Sal 22[23]; Mt 15,29-37)

I Lettura: L’esperienza che il popolo aveva fatto nel convito dell’alleanza ai piedi della santa montagna era stata tenuta viva lungo i secoli dai banchetti sacri che accompagnavano i sacrifici di comunione. In questo contesto sorge l’attesa del banchetto escatologico che rappresenta lo scopo a cui tende tutta la storia della salvezza. Questo banchetto assume una dimensione universale. Se è vero che Dio ha fatto un’alleanza con il popolo di Israele, è pur vero che Egli intende elargire la sua salvezza a tutta l’umanità.

Vangelo: Il Signore accoglie chi con tenerezza e desiderio viene deposto ai suoi piedi per essere guarito. Lo sguardo di Gesù sembra incoraggiare questa folla compassionevole, incoraggiare a prendersi cura dei fratelli, accompagnandoli a Lui, il Signore della vita. Gesù guarisce tutti. Da tre giorni lo seguono e sono con lui. Ognuno porta con sé la sua fame e Gesù procura pane che sazia. “Quanti pani avete?”. È la domanda che Gesù pone a tutti noi oggi. Forse poco ma per Gesù è tutto. È la pienezza.

Non è possibile che un profeta muoia fuori di Gerusalemme – Dal Vangelo secondo Matteo

In quel tempo, Gesù giunse presso il mare di Galilea e, salito sul monte, lì si fermò. Attorno a lui si radunò molta folla, recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì, tanto che la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi guariti, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E lodava il Dio d’Israele. Allora Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e disse: «Sento compassione per la folla. Ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non vengano meno lungo il cammino». E i discepoli gli dissero: «Come possiamo trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?». Gesù domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette, e pochi pesciolini». Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò e li dava ai discepoli, e i discepoli alla folla. Tutti mangiarono a sazietà. Portarono via i pezzi avanzati: sette sporte piene.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

Salito sul monte, lì si fermò – Mons. Vincenzo Paglia, Vescovo (Omelia, 5 dicembre 2007): Il brano evangelico di Matteo ci accompagna con Gesù che, tornato in Galilea, sale nuovamente sul monte. Nella tradizione biblica il monte rappresenta il luogo dell’incontro con Dio. Gesù, nota l’evangelista, “si fermò là”, come a voler radicare se stesso e tutta la sua opera nella familiarità con il Padre. È facile immaginare Gesù ancora una volta raccolto in preghiera. Del resto, è dall’incontro con il Padre che sgorga tutta la sua opera di amore, di compassione, di guarigione e di salvezza. Quel luogo di preghiera diviene come un santuario a cui i malati, i poveri, gli storpi accorrono per essere guariti. E l’evangelista nota che Gesù li guariva e rivolgeva a tutti la sua parola. Per tre giorni continuarono ad ascoltarlo. Quale differenza dalla nostra avarizia e dalla nostra distrazione davanti alla Parola di Dio! Al termine dei tre giorni, scrive Matteo, Gesù sentì compassione per quella folla. In effetti, dopo aver nutrito i loro cuori con il pane della Parola voleva ora nutrirli anche con il pane materiale. Gesù ha a cuore l’intera persona di ciascuno di noi, ha cura di tutta la nostra vita. Sono i discepoli ad essere insensibili di fronte alla situazione. E quando Gesù glielo fa notare e chiede un aiuto, essi non sanno fare altro che riproporre la solita rassegnazione. In effetti, anche noi avremmo risposto come loro. Gesù, che non si rassegna, si fa portare quei sette pani e quei pochi pesci e li moltiplica per tutti. È il miracolo che nasce da un amore appassionato. Se ci lasciamo coinvolgere da questo amore anche noi potremo partecipare al miracolo.

Il malato di fronte a Dio – CCC 1502: L’uomo dell’Antico Testamento vive la malattia di fronte a Dio. È davanti a Dio che egli versa le sue lacrime sulla propria malattia; è da lui, il Signore della vita e della morte, che egli implora la guarigione. La malattia diventa cammino di conversione e il perdono di Dio dà inizio alla guarigione. Israele sperimenta che la malattia è legata, in un modo misterioso, al peccato e al male, e che la fedeltà a Dio, secondo la sua Legge, ridona la vita: «Perché io sono il Signore, colui che ti guarisce!» (Es 15,26). Il profeta intuisce che la sofferenza può anche avere un valore redentivo per i peccati altrui. Infine Isaia annuncia che Dio farà sorgere per Sion un tempo in cui perdonerà ogni colpa e guarirà ogni malattia.

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa

La ricerca di Cristo nel deserto – «Ma nota bene a chi è distribuito. Non agli sfaccendati, non a quanti abitano nella città, cioè nella Sinagoga o fra gli onori del mondo, ma a quanti cercano Cristo nel deserto, proprio coloro che non ne hanno noia sono accolti da Cristo, e il Verbo di Dio parla con essi, non di questioni terrene, ma del Regno dei cieli. E se taluni hanno addosso le piaghe di qualche passione del corpo, Egli accorda volentieri a costoro la sua medicina. Era dunque logico che Egli con nutrimenti spirituali salvasse dal digiuno quanti aveva guarito dal dolore delle loro ferite. Perciò nessuno riceve il nutrimento di Cristo se prima non è stato risanato, e coloro che sono invitati alla cena, sono prima risanati da quell’invito. Se c’era uno zoppo, questi, per venire, avrebbe conseguito la possibilità di camminare; se c’era qualcuno privo del lume degli occhi, certo non sarebbe potuto entrare nella casa del Signore senza che gli fosse stata ridata la luce. Dappertutto, pertanto, viene rispettato l’ordinato svolgimento del mistero: prima si provvede il rimedio alle ferite mediante la remissione dei peccati, successivamente l’alimento della mensa celeste vien dato in abbondanza, sebbene questa folla non sia ancora saziata da cibi più sostanziosi, né quei cuori ancor digiuni di una fede più ferma siano nutriti col Corpo e col Sangue di Cristo» (Ambrogio).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia

«Non voglio rimandarli digiuni, perché non vengano meno lungo il cammino». Vegliamo e attendiamo il Signore che viene: egli viene per saziare la nostra fame. Quanto sarà gradito ad un affamato un piatto pieno di cibo! E quanto conforto darà una coperta e una bevanda calda a chi è infreddolito! E così, sarà sospirato il momento del riposo per chi è stanco; sarà appagante un gesto di attenzione per chi è escluso… Potremmo fare ancora migliaia di esempi, ma il concetto rimane quello: quanto più ho bisogno di una cosa, tanto più essa mi risulterà gradita al suo giungere. Cristo viene per saziare la nostra fame, la nostra sete di giustizia, per affrancare i derelitti, per spezzare le catene inique. Gesù viene come Pastore per noi, pecore erranti, ferite e sperdute; viene come Luce in un mondo di tenebra; viene come Risurrezione in un mondo senza vita a causa del peccato. Ma se non sentiamo il desiderio della sazietà, della libertà, della luce, del ritorno all’ovile, se non avvertiamo l’esigenza della guarigione e della liberazione, Cristo verrà, ci visiterà, ma noi gli resteremo indifferenti. La sua grazia non avrà effetto su di noi. Dio è venuto nel mondo, ma il mondo non lo ha accolto, ha preferito rimanere nelle tenebre piuttosto che aprirsi alla luce (cfr Gv 1,5.11), ha preferito i propri pensieri e le proprie vie, ai pensieri e alle vie di Dio (cfr Is 55,8-9).

Preghiamo

Dio grande e misericordioso, prepara con la tua potenza il nostro cuore a incontrare il Cristo che viene, perché ci trovi degni di partecipare al banchetto della vita e ci serva egli stesso nel suo avvento glorioso. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

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