meditazioni, Novembre

22 Novembre 2019

I Lettura: La resistenza armata dei Giudei ha esito positivo. L’esercito del re Antioco è stato sconfitto dal piccolo gruppo capeggiato dai Maccabèi. La vittoria militare è letta dai vincitori in chiave di fede: Dio, padrone delle sorti, ha messo nelle loro mani i loro nemici e oppressori perché possano restaurare il culto al Dio vero.

Vangelo: I cambiamonete avevano l’ufficio di cambiare il denaro proveniente dalle nazioni pagane inadatte per pagare la tassa del Tempio. Purificare il tempio non ha una valenza politica, ma profetica che è quella di riportarlo alla sua funzione originaria: essere luogo di culto a Dio.

Avete fatto della casa di Dio un covo di ladri – Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù, entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano, dicendo loro: «Sta scritto: “La mia casa sarà casa di preghiera”. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri». Ogni giorno insegnava nel tempio. I capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano di farlo morire e così anche i capi del popolo; ma non sapevano che cosa fare, perché tutto il popolo pendeva dalle sue labbra nell’ascoltarlo.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

Andiamo a purificare il santuario e a riconsacrarlo – Benedetto XVI (Omelia, 21 settembre 2008): Nella prima lettura abbiamo ascoltato il racconto della purificazione del Tempio e della dedicazione del nuovo altare degli olocausti ad opera di Giuda Maccabeo nel 164 a.C., tre anni dopo che il Tempio era stato profanato da Antioco Epifane (cfr 1Mac 4,52-59). A ricordo di quell’avvenimento, venne istituita la festa della Dedicazione, che durava otto giorni. Tale festa, legata inizialmente al Tempio dove il popolo si recava in processione per offrire sacrifici, era anche allietata dall’illuminazione delle case ed è sopravvissuta, sotto questa forma, dopo la distruzione di Gerusalemme. L’Autore sacro sottolinea giustamente la gioia e la letizia che caratterizzarono quell’avvenimento. Ma quanto più grande, cari fratelli e sorelle, deve essere la nostra gioia sapendo che sull’altare, che ci accingiamo a consacrare, ogni giorno si offrirà il sacrificio di Cristo; su questo altare Egli continuerà ad immolarsi, nel sacramento dell’Eucaristia, per la salvezza nostra e del mondo intero. Nel Mistero eucaristico, che in ogni altare si rinnova, Gesù si fa realmente presente. La sua è una presenza dinamica, che ci afferra per farci suoi, per assimilarci a sé; ci attira con la forza del suo amore facendoci uscire da noi stessi per unirci a Lui, facendo di noi una cosa sola con Lui.

Tutto il popolo si prostrò con la faccia a terra, e adorarono e benedissero il Cielo che era stato loro propizio – Giovanni Paolo II (Udienza Generale, 21 luglio 1999): Nel linguaggio biblico il “cielo” quando è unito alla “terra”, indica una parte dell’universo. A proposito della creazione, la Scrittura dice: “In principio Dio creò il cielo e la terra” (Gen 1,1). Sul piano metaforico il cielo è inteso come abitazione di Dio, che in questo si distingue dagli uomini (cfr Sal 104,2; 115,16; Is 66,1). Egli dall’alto dei cieli vede e giudica (cfr Sal 113,4-9), e discende quando lo si invoca (cfr. Sal 18,7; 18,10; 144,5). Tuttavia la metafora biblica fa bene intendere che Dio né si identifica con il cielo né può essere racchiuso nel cielo (cfr 1Re 8,27); e ciò è vero, nonostante che in alcuni passi del primo libro dei Maccabei “il Cielo” sia semplicemente un nome di Dio (1Mac 3,18.19.50.60; 4,24; 4,55). Alla raffigurazione del cielo, quale dimora trascendente del Dio vivo, si aggiunge quella di luogo a cui anche i credenti possono per grazia ascendere, come nell’Antico Testamento emerge dalle vicenda di Enoc (cfr Gen 5,24) e di Elia (cfr. 2Re 2,11). Il cielo diventa così figura della vita in Dio. In questo senso, Gesù parla di “ricompensa nei cieli” (Mt 5,12) ed esorta ad “accumulare tesori nel cielo” (Mt 6,20).

Entrato nel tempio – CCC 584: Gesù è salito al Tempio come al luogo privilegiato dell’incontro con Dio. Per lui il Tempio è la dimora del Padre suo, una casa di preghiera, e si accende di sdegno per il fatto che il cortile esterno è diventato un luogo di commercio. Se scaccia i mercanti dal Tempio, a ciò è spinto dall’amore geloso per il Padre suo: «Non fate della casa di mio Padre un luogo di mercato. I discepoli si ricordarono che sta scritto: “Lo zelo per la tua casa mi divora” (Sal 69,10)» (Gv 2,16-17). Dopo la sua risurrezione, gli Apostoli hanno conservato un religioso rispetto per il Tempio.

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa

Sta scritto: “La mia casa sarà casa di preghiera” – «Vi esorto a fare tutti uniti la volontà di Dio, perché anche Gesù Cristo, indefettibile principio della nostra vita, agisce in tutto secondo il volere del Padre. Allo stesso modo i vescovi, insediati fino ai confini della terra, agiscono secondo il volere di Gesù Cristo. Per cui è giusto che voi seguiate le disposizioni dei vescovi, che vi guidano secondo Dio: ma questo lo fate già, istruiti con sapienza dallo Spirito Santo. Infatti il vostro collegio dei presbiteri, degno di essere nominato e della lode di Dio, è così unito al vescovo come le corde alla cetra; perciò la vostra concordia e mutuo amore è come un inno a Gesù Cristo. Ciascuno di voi sia nel coro. Nell’armonia della concordia e all’unisono con il tono di Dio, a una voce inneggiate al Padre e al suo dilettissimo Figlio Gesù Cristo. (…) Ci ha liberati Gesù Cristo, fondandoci sulla roccia come pietre scelte destinate al tempio di Dio Padre, elevate in alto da Cristo per noi crocifisso; confortati dallo Spirito Santo e introdotti nella fede, siamo innalzati dalla terra al cielo per mezzo dell’amore, per una strada che porta fino al cielo. Siete tutti compagni di viaggio, tempio di Dio e dello Spirito Santo, portatori di oggetti sacri, adorni delle parole di Gesù Cristo. Mi rallegro perciò per voi, perché (…) vivete una vita nuova, non amate nient’altro che Dio solo» (Sant’Ignazio di Antiochia).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia

«Sta scritto: “La mia casa sarà casa di preghiera”. Voi invece ne avete fatto un covo di ladri». Con il Battesimo siamo diventati Tempio santo di Dio. Ciascun battezzato può definirsi “casa” di Dio, come ci ricorda anche san Paolo: «Non sapete che siete tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi? Se uno distrugge il tempio di Dio, Dio distruggerà lui. Perché santo è il tempio di Dio, che siete voi» (1Cor 3,16-17). Questa realtà della nostra fede da una parte apre il nostro cuore alla lode che celebra la magnificenza e la bontà di Dio che non disdegna di piantare la sua tenda in mezzo a noi (cfr Gv 1,14), invitandoci e ammettendoci alla comunione con lui (cfr DV 2); dall’altra parte, però, questa immeritata e gratuita dignità ci rende altamente responsabili. Dio viene in noi per “deliziarsi” delle sue creature, per farli partecipi della sua amicizia e della sua gloria. Noi diventiamo “casa di preghiera” quando permettiamo a Dio di operare in noi per mezzo dello Spirito Santo, quando tutto ciò che siamo e che abbiamo gli rende gloria attraverso il compimento della sua sapiente volontà. Ma quando la nostra vita si apre al peccato, cede al vizio, si alimenta della logica del mondo e si avvelena con sentimenti di superbia e divisione, allora la “casa” di Dio diventa un covo di ladri: rubandoci la dolce amicizia di Dio, i vizi e i peccati si annidano in noi. Così da luce del mondo (Mt 5,14), diveniamo operatori di iniquità (Mt 7,23).

Preghiamo

Ascolta, Signore, la nostra preghiera e per intercessione di santa Cecilia, vergine e martire, rendici degni di cantare le tue lodi. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 

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