meditazioni, Novembre

19 Novembre 2019

I Lettura: Eleàzaro, vecchio dottore della legge, è uno delle diverse personalità eroiche che resi-stono fino al sacrificio della vita durante l’azione violenta di paganizzazione, iniziata da Antioco IV, che sfocia in una dura persecuzione. Eleàzaro affronta la tortura del martirio con fierezza, anche per incoraggiare i più giovani a rimanere fedeli all’alleanza fatta da Dio con il suo popolo.

Vangelo: L’episodio di Zacchèo è narrato solo da Luca. Gli esattori delle tasse erano odiati dagli Ebrei e Zacchèo era il capo di essi. Entrare nelle loro case e addirittura sedersi alla loro mensa, significava contaminarsi. Gesù va a casa di Zacchèo senza paura di sporcarsi perché Egli è venuto per salvare i peccatori. È lo sguardo amoroso e accogliente di Gesù che spinge Zacchèo a distaccarsi da tutto sentendosi trasformato e convertendosi.

Il Figlio dell’uomo era venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto – Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

Zaccheo capo dei pubblicani e ricco – Papa Francesco (Angelus, 3 novembre 2013): Non c’è professione o condizione sociale, non c’è peccato o crimine di alcun genere che possa cancellare dalla memoria e dal cuore di Dio uno solo dei suoi figli. “Dio ricorda”, sempre, non dimentica nessuno di quelli che ha creato; Lui è Padre, sempre in attesa vigile e amorevole di veder rinascere nel cuore del figlio il desiderio del ritorno a casa. E quando riconosce quel desiderio, anche semplicemente accennato, e tante volte quasi incosciente, subito gli è accanto, e con il suo perdono gli rende più lieve il cammino della conversione e del ritorno. Guardiamo Zaccheo, oggi, sull’albero: il suo è un gesto ridicolo, ma è un gesto di salvezza. E io dico a te: se tu hai un peso sulla tua coscienza, se tu hai vergogna di tante cose che hai commesso, fermati un po’, non spaventarti. Pensa che qualcuno ti aspetta perché mai ha smesso di ricordarti; e questo qualcuno è tuo Padre, è Dio che ti aspetta! Arrampicati, come ha fatto Zaccheo, sali sull’albero della voglia di essere perdonato; io ti assicuro che non sarai deluso. Gesù è misericordioso e mai si stanca di perdonare! Ricordatelo bene, così è Gesù. Fratelli e sorelle, lasciamoci anche noi chiamare per nome da Gesù! Nel profondo del cuore, ascoltiamo la sua voce che ci dice: “Oggi devo fermarmi a casa tua”, cioè nel tuo cuore, nella tua vita. E accogliamolo con gioia: Lui può cambiarci, può trasformare il nostro cuore di pietra in cuore di carne, può liberarci dall’egoismo e fare della nostra vita un dono d’amore. Gesù può farlo; lasciati guardare da Gesù!

Oggi devo fermarmi a casa tua – Giovanni Paolo II (Omelia, 8 giugno 1999): Cari Fratelli e Sorelle, importante è questo «oggi». Costituisce come un sollecito. Nella vita ci sono delle questioni talmente importanti e talmente urgenti che non possono essere posticipate e non possono essere lasciate per il domani. Devono essere affrontate già oggi. Esclama il Salmista: “Ascoltate oggi la sua voce: «Non indurite il cuore»” (Sal 94[95], 8). “Il lamento dei poveri” (Gb 34,28) di tutto il mondo si alza incessantemente da questa terra e giunge a Dio. È il grido dei bambini, delle donne, degli anziani, dei profughi, di chi ha subito torto, delle vittime di guerra, dei disoccupati. I poveri sono anche in mezzo a noi: i senza casa, i mendicanti, gli affamati, i disprezzati, i dimenticati dalle perone più care e dalla società, i degradati e gli umiliati, le vittime di vari vizi. Molti di essi tentano perfino di nascondere la loro miseria umana, ma bisogna saperli riconoscere. Ci sono anche persone sofferenti negli ospedali, i bambini orfani oppure i giovani che sperimentano le difficoltà e i problemi della loro età. “Vi sono perduranti situazioni di miseria che non possono non scuotere la coscienza del cristiano, e richiamargli il dovere di farvi fronte con urgenza sia personalmente che in modo comunitario. Ancora oggi si dischiudono davanti a noi spazi enormi nei quali la carità di Dio deve farsi presente attraverso l’opera dei cristiani” – come ho scritto nell’ultimo Messaggio per la Quaresima (15.10.1998). L’«oggi» di Cristo dovrebbe dunque risuonare con tutta la forza in ogni cuore e renderlo sensibile alle opere di misericordia. “Il lamento e il grido dei poveri” esige da noi una risposta concreta e generosa. Esige la disponibilità a servire il prossimo. Siamo invitati da Cristo. Siamo costantemente chiamati. Ognuno in un modo diverso. In vari luoghi infatti l’uomo soffre e chiama l’uomo. Ha bisogno della sua presenza, del suo aiuto. Come è importante questa presenza del cuore umano e dell’umana solidarietà!

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa

«Perché le Scritture non precisano mai la statura di nessuno mentre di Zaccheo si dice che “era piccolo di statura” (Lc 19,3)? Vedi se per caso egli non era piccolo nella sua malizia, o piccolo nella sua fede: egli non aveva ancora promesso niente, quando era salito sul sicomoro; non aveva ancora visto Cristo, e perciò era piccolo. Giovanni invece era grande perché vide Cristo, vide lo Spirito, come colomba, fermarsi su Cristo, tanto che disse: “Ho visto lo Spirito discendere come colomba e fermarsi su di lui” (Gv 1,32). Quanto alla folla, non si tratta forse di una turba confusa e ignorante, che non aveva potuto vedere le altezze della Sapienza? Zaccheo, finché è in mezzo alla folla, non può vedere Cristo; si è elevato al di sopra della turba e lo ha visto, cioè meritò di contemplare colui che desiderava vedere, oltrepassando l’ignoranza della folla… Così vide Zaccheo, che stava in alto; ormai per l’elevatezza della sua fede egli emergeva tra i frutti delle nuove opere, come dall’alto di un albero fecondo… Zaccheo sul sicomoro è il nuovo frutto della nuova stagione» (Sant’ Ambrogio).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia

«… oggi devo fermarmi a casa tua». Zacchèo, volendo vedere il Signore, sale su un sicomòro perché sa che Gesù doveva passare di là: evidentemente il tragitto di Gesù era conosciuto, si sapeva esattamente dove stesse andando e attraverso quali vie. Eppure Gesù è pronto a cambiare i suoi programmi. Dinanzi alla possibilità di portare la salvezza nella vita e nella casa di un uomo, interrompe ogni altra attività prevista e rimodula il tutto partendo dal bisogno di Zacchèo. Anche Eleàzaro, nel racconto della prima Lettura, pur potendo continuare a vivere serenamente, guarda il bisogno di esempio che hanno i più giovani e lo scandalo che proverebbero nella loro fragile fede: cambia ogni programma, permette al male di sconvolgere la sua vita, che pur potrebbe salvare per via di amicizie, e dinanzi al bene del prossimo non esita a preferire questi al bene proprio. Solo quando apriremo gli occhi ai bisogni dell’altro e saremo disponibili a mettere da parte i nostri programmi per andare incontro alla salvezza del prossimo, saremo cristiani.

Preghiamo

Il tuo aiuto, Signore, ci renda sempre lieti nel tuo servizio, perché solo nella dedizione a te, fonte di ogni bene, possiamo avere felicità piena e duratura. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 

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