meditazioni, Novembre

18 Novembre 2019

I Lettura: Gravava sul popolo di Israele il minaccioso pericolo di apostasia a causa del violento movimento pagano che diffondeva con prepotenza i suoi culti: profanazione del sabato, distruzione dei libri sacri, unioni matrimoniali con pagani ed erezione dell’altare a Giove da parte del re nel cuore del tempio. Da un piccolo gruppo di Giudei che difende la fedeltà dell’alleanza, emerge la famiglia dei Maccabèi. Nei due libri dell’AT a loro attribuiti troviamo descritto lo scontro tra malvagità e fedeltà a Dio.

Vangelo: L’incontro con Cristo e l’esperienza della grazia di Dio derivano sempre da un passaggio del Signore, che viene valorizzato, compreso e accolto con gioia. La grazia di Dio non è sempre a nostra disposizione; non possiamo attingere ad essa tutte le volte che vogliamo. La grazia è dono di Dio, non la possiamo trattare o gestire come se fosse una ricchezza personale. Il mendicante cieco afferra al volo l’importanza del passaggio di Gesù.

Che cosa vuoi che io faccia per te? Signore, che io veda di nuovo! – Dal Vangelo secondo Luca

Mentre Gesù si avvicinava a Gèrico, un cieco era seduto lungo la strada a mendicare. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli annunciarono: «Passa Gesù, il Nazareno!». Allora gridò dicendo: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». Quelli che camminavano avanti lo rimproveravano perché tacesse; ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!». Gesù allora si fermò e ordinò che lo conducessero da lui. Quando fu vicino, gli domandò: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato». Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio. E tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

I miracoli, aiuto alla fede – Catechismo degli Adulti 194-195: Essendo «segni certissimi della divina rivelazione», i miracoli aiutano a credere in modo ragionevole. Lo suggerisce Gesù stesso: «Se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre» (Gv 10,38). Tuttavia non bastano certo i miracoli a produrre la fede: è l’attrazione interiore del Padre che la suscita. Né sono i miracoli gli eventi salvifici principali: il vero pane non è quello moltiplicato, ma quello eucaristico; la vera luce non è quella restituita al cieco nato, ma quella della fede battesimale. I sacramenti, prefigurati dai miracoli, sono una comunicazione di salvezza più alta. I miracoli, in quanto eventi straordinari, scientificamente inspiegabili, e situati in un contesto cristiano, sono segni della presenza salvifica di Dio nella storia, parte integrante della missione di Cristo e poi di quella della Chiesa.

Il dono della vista – Giovanni Paolo II (Insegnamenti, 5 maggio 1986): … il dono della vista è per l’uomo uno dei beni più preziosi. Gli permette di contemplare direttamente le bellezze della natura e di comunicare con le persone la cui anima si riflette sul viso e nello sguardo. Facilita, per mezzo della lettura, la partecipazione alla cultura che si esprime in gran parte nei libri e negli scritti di ogni specie, come anche i mezzi audiovisivi sempre più diffusi. Fornisce più ampi spazi all’autonomia personale e favorisce un inserimento normale nella vita della famiglia professionale e sociale. Come negli altri campi della salute coloro che non hanno problemi di vista non si rendono sufficientemente conto di questo dono inaudito. Si comprende la sofferenza di coloro che sono danneggiati e minacciati in un organo così importante, il loro desiderio di trovare rimedio, una protezione, la speranza con la quale si rivolgono a coloro che possono dar loro un aiuto, un sollievo: la gioia e la riconoscenza con le quali accolgono i benefici che la scienza e la vostra arte sono in grado di offrire loro. E voi capite meglio degli altri la richiesta di coloro che temono una diminuzione o la perdita della possibilità di vedere, o che ne soffrono già; voi siete invitati a condividere la loro angoscia e le loro speranze. Questa situazione vi avvicina a quella che Cristo ha vissuto e sentito sulle strade della Palestina dove i ciechi erano numerosi. A volte ha udito il loro grido pieno di fiducia, come quello del cieco di Gerico: “Signore, fa’ che io riabbia la vista” (Lc 18,41). E Gesù si è fermato davanti a questo sconforto dandogli la guarigione con il potere che Dio Padre gli aveva dato come Figlio unico. Gesù ha chiesto agli uomini di fermarsi così davanti allo sconforto del prossimo o piuttosto di farsi prossimo attento ed efficace. È il senso della parabola del buon samaritano: a differenza del prete e del levita egli vede in tutta la verità l’uomo che giace ferito, solo, abbandonato sul ciglio della strada (cfr Lc 10,30-37); riconoscendolo come un uomo nel bisogno, lo cura con tutti i poveri mezzi a sua disposizione, gli permette di riprendere una vita normale. E nel giorno del giudizio, Cristo riconoscerà come suoi discepoli coloro che avranno saputo accogliere e soccorrere i loro fratelli nel bisogno, specialmente i loro fratelli ammalati (cfr Mt 24,36).

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa

«Cristo è dunque “la luce vera che illumina ogni uomo che viene in questo mondo” [Gv 1,9], e la Chiesa, illuminata dalla sua luce, diventa essa stessa “luce del mondo”, che illumina “coloro che sono nelle tenebre” [Rm 2,19], come Cristo stesso attesta quando dice ai suoi discepoli: “Voi siete la luce del mondo” [Mt 5,14]. Di qui deriva che Cristo è la luce degli apostoli, e gli apostoli, a loro volta, sono la luce del mondo… E come il sole e la luna illuminano i nostri corpi, così da Cristo e dalla Chiesa sono illuminate le nostre menti. Quantomeno, le illuminano se noi non siamo dei ciechi spirituali. Infatti, come il sole e la luna non cessano di diffondere la loro luce sui ciechi corporali che però non possono accogliere la luce, così Cristo elargisce la sua luce alle nostre menti, epperò non ci illuminerà di fatto che se non vi si oppone la cecità del nostro spirito. In tal caso, occorre anzitutto che coloro che sono ciechi seguano Cristo dicendo e gridando: “Figlio di David, abbi pietà di noi” [Mt 9,27], affinché, dopo aver ottenuto da Cristo stesso la vista, possano successivamente essere del pari irradiati dallo splendore della sua luce» (Origene).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia

«Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». Il Vangelo di oggi è un insegnamento sulla preghiera. Il cieco fa un’intensa e insistente preghiera di domanda. Una volta esaudito, la sua diventa preghiera di lode, che si allarga a tutto il popolo: «Cominciò a seguirlo lodando Dio. E tutto il popolo, alla vista di ciò, diede lode a Dio». La preghiera di domanda ha due condizioni, e tutte e due compaiono nel racconto evangelico. La prima condizione è essere consapevoli di aver bisogno del Signore. Il cieco ha questa consapevolezza, ha coscienza della sua miseria, della sua condizione che non è normale e vuole a tutti i costi uscirne. La seconda condizione è la fiducia: senza di essa non ci sarebbe preghiera, ma soltanto scoraggiamento e disperazione. Se invece, nella nostra miseria, si accende la fiducia, possiamo pregare; per questo Gesù ha detto: «La tua fede ti ha salvato». La consapevolezza della propria miseria si è accompagnata alla fede nella potenza e nella misericordia del Signore: il cieco ha pregato, ha gridato, è stato esaudito e ha potuto alla fine lodare Dio. Consapevolezza e fiducia, dunque, una consapevolezza che non deve essere motivo di tristezza: è la premessa per una preghiera autentica, perché ci fa ricorrere a Dio con un grido più sincero per essere guariti.           (da www.lachiesa.it)

Preghiamo

Il tuo aiuto, Signore, ci renda sempre lieti nel tuo servizio, perché solo nella dedizione a te, fonte di ogni bene, possiamo avere felicità piena e duratura. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 

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