Liturgia, Novembre

XXXI del Tempo Ordinario (C) 3 novembre 2019

Antifona d’ingresso

      Non abbandonarmi, Signore mio Dio, da me non stare lontano; vieni presto in mio aiuto, Signore, mia salvezza. (Sal 37,22-23)

Colletta     

      Dio onnipotente e misericordioso, tu solo puoi dare ai tuoi fedeli il dono di servirti in modo lodevole e degno; fa’ che camminiamo senza ostacoli verso i beni da te promessi. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Oppure:

O Dio, che nel tuo Figlio sei venuto a cercare e a salvare chi era perduto, rendici degni della tua chiamata: porta a compimento ogni nostra volontà di bene, perché sappiamo accoglierti con gioia nella nostra casa per condividere i beni della terra e del cielo. Per il nostro Signore Gesù…

Prima Lettura         Sap 11,22-12,2

Hai compassione di tutti, perché ami tutte le cose che esistono.

Il testo della Sapienza di oggi si apre con una splendida riflessione che risalta l’amore compassionevole di Dio dinanzi la sua creazione. Nonostante la maestà divina, il Signore non ricusa di abbassarsi verso la sua opera, la custodisce e la conserva, attendendo e correggendo, perché la sua perfezione non smetta di crescere dinanzi al cospetto divino.

Dal libro della Sapienza

Signore, tutto il mondo davanti a te è come polvere sulla bilancia, come una stilla di rugiada mattutina caduta sulla terra. Hai compassione di tutti, perché tutto puoi, chiudi gli occhi sui peccati degli uomini, aspettando il loro pentimento. Tu infatti ami tutte le cose che esistono e non provi disgusto per nessuna delle cose che hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure formata. Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non l’avessi voluta? Potrebbe conservarsi ciò che da te non fu chiamato all’esistenza? Tu sei indulgente con tutte le cose, perché sono tue, Signore, amante della vita. Poiché il tuo spirito incorruttibile è in tutte le cose. Per questo tu correggi a poco a poco quelli che sbagliano e li ammonisci ricordando loro in che cosa hanno peccato, perché, messa da parte ogni malizia, credano in te, Signore.     Parola di Dio.

Salmo Responsoriale           Dal Salmo 144 (145)

Rit. Benedirò il tuo nome per sempre, Signore.

O Dio, mio re, voglio esaltarti

e benedire il tuo nome in eterno e per sempre.

Ti voglio benedire ogni giorno,

lodare il tuo nome in eterno e per sempre. Rit.

Misericordioso e pietoso è il Signore,

lento all’ira e grande nell’amore.

Buono è il Signore verso tutti,

la sua tenerezza si espande su tutte le creature. Rit.

Ti lodino, Signore, tutte le tue opere

e ti benedicano i tuoi fedeli.

Dicano la gloria del tuo regno

e parlino della tua potenza. Rit.

Fedele è il Signore in tutte le sue parole

e buono in tutte le sue opere.

Il Signore sostiene quelli che vacillano

e rialza chiunque è caduto. Rit.

Seconda Lettura       2Ts 1,11-2,2

Sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi, e voi in lui.

Il tema principale di questa lettera è la venuta di Cristo nella gloria. Poiché l’attesa si faceva lunga alcuni avevano accolto un prolungamento dei tempi. Altri invece facevano una fuga in avanti e si comportavano come se il giorno di Cristo fosse già venuto. San Paolo interviene contro questi fanatici entusiasti, li mette in guardia da tale atteggiamento, perché non confondano la sana dottrina che hanno appreso.

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési

Fratelli, preghiamo continuamente per voi, perché il nostro Dio vi renda degni della sua chiamata e, con la sua potenza, porti a compimento ogni proposito di bene e l’opera della vostra fede, perché sia glorificato il nome del Signore nostro Gesù in voi, e voi in lui, secondo la grazia del nostro Dio e del Signore Gesù Cristo. Riguardo alla venuta del Signore nostro Gesù Cristo e al nostro radunarci con lui, vi preghiamo, fratelli, di non lasciarvi troppo presto confondere la mente e allarmare né da ispirazioni né da discorsi, né da qualche lettera fatta passare come nostra, quasi che il giorno del Signore sia già presente.     Parola di Dio.

Canto al Vangelo                Gv 3,16

Alleluia, alleluia.

Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito; chiunque crede in lui ha la vita eterna. Alleluia.

Vangelo  Lc 19,1-10

Il Figlio dell’uomo era venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto.

Lo sguardo di Gesù che si posa sull’uomo peccatore ha effetti straordinari. Dio non giudica con giustizia severa ma accoglie lo sguardo desideroso dell’umile per donargli tutta la sua compassione e il perdono dei peccati. In Zachèo è racchiuso ogni uomo che si innalza dalla sua condizione di bassezza per incontrare gli occhi di Dio portatori di pace e salvezza.

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!». Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».  Parola del Signore.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

La venuta gloriosa di Cristo, speranza di Israele – CCC 673-674: Dopo l’ascensione, la venuta di Cristo nella gloria è imminente, anche se non spetta a noi «conoscere i tempi e i momenti che il Padre ha riservato alla sua scelta» (At 1,7). Questa venuta escatologica può compiersi in qualsiasi momento anche se essa e la prova finale che la precederà sono «impedite». La venuta del Messia glorioso è sospesa in ogni momento della storia al riconoscimento di lui da parte di «tutto Israele» (Rm 11,26) a causa dell’in-du-rimento di una parte nella «mancanza di fede» (Rm 11,20) verso Gesù. San Pietro dice agli Ebrei di Gerusalemme dopo la Pentecoste: «Pentitevi dunque e cambiate vita, perché siano cancellati i vostri peccati e così possano giungere i tempi della consolazione da parte del Signore ed egli mandi quello che vi aveva destinato come Messia, cioè Gesù. Egli dev’essere accolto in cielo fino ai tempi della restaurazione di tutte le cose, come ha detto Dio fin dall’antichità, per bocca dei suoi santi profeti» (At 3,19-21). E san Paolo gli fa eco: «Se infatti il loro rifiuto ha segnato la riconciliazione del mondo, quale potrà mai essere la loro riammissione se non una risurrezione dai morti?» (Rm 11,5). La partecipazione totale degli Ebrei alla salvezza messianica a seguito della partecipazione totale dei pagani permetterà al popolo di Dio di arrivare «alla piena maturità di Cristo» (Ef 4,13) nella quale «Dio sarà tutto in tutti» (1Cor 15,28).

La gioia di Gesù – Gaudete in Domino III: Nella sua umanità, Gesù ha fatto l’esperienza delle nostre gioie. Egli ha manifestamente conosciuto, apprezzato, esaltato tutta una gamma di gioie umane, di quelle gioie semplici e quotidiane, alla portata di tutti. La profondità della sua vita interiore non ha attenuato il realismo del suo sguardo, né la sua sensibilità. Egli ammira gli uccelli del cielo e i gigli dei campi. Egli richiama tosto lo sguardo di Dio sulla creazione all’alba della storia. Egli esalta volentieri la gioia del seminatore e del mietitore, quella dell’uomo che scopre un tesoro nascosto, quella del pastore che ritrova la sua pecora o della donna che riscopre la dramma perduta, la gioia degli invitati al banchetto, la gioia delle nozze, quella del padre che accoglie il proprio figlio al ritorno da una vita di prodigo e quella della donna che ha appena dato alla luce il suo bambino. Queste gioie umane hanno tale consistenza per Gesù da essere per lui i segni delle gioie spirituali del Regno di Dio: gioia degli uomini che entrano in questo Regno, vi ritornano o vi lavorano, gioia del Padre che li accoglie. E per parte sua Gesù stesso manifesta la sua soddisfazione e la sua tenerezza quando incontra fanciulli che desiderano avvicinarlo, un giovane ricco, fedele e sollecito di fare di più, amici che gli aprono la loro casa come Marta, Maria, Lazzaro. La sua felicità è soprattutto di vedere la Parola accolta, gli indemoniati liberati, una peccatrice o un pubblicano come Zacchèo convertirsi, una vedova sottrarre alla sua povertà per donare. Egli esulta anche quando costata che i piccoli hanno la rivelazione del Regno, che rimane nascosto ai dotti e ai sapienti. Sì, perché il Cristo «ha condiviso in tutto, eccetto il peccato, la nostra condizione umana» ha accolto e provato le gioie affettive e spirituali, come un dono di Dio. E senza sosta egli «ai poveri annunziò il vangelo di salvezza, agli afflitti la gioia».

Gioia e speranza vanno insieme – Papa Francesco (Omelia, 6 maggio 2016): Una gioia senza speranza è un semplice divertimento, una passeggera allegria. Una speranza senza gioia non è speranza, non va oltre di un sano ottimismo. Ma gioia e speranza vanno insieme, e tutte e due fanno questa esplosione che la Chiesa nella sua liturgia quasi – mi permetto di dire la parola – senza pudore grida: ‘Esulti la tua Chiesa!’, esulti di gioia. Senza formalità. Perché quando c’è la gioia forte, non c’è formalità: è gioia.

Zacchèo cercava di vedere chi era Gesù – Paolo VI (Udienza Generale, 27 gennaio 1971): Il cristiano, colui che vuole essere seguace di Cristo, colui che sente il bisogno di stringersi a Lui mediante i vincoli della sua autenticità e della propria certezza, avrà sempre, come uomo, come uomo specialmente del nostro tempo tanto nutrito dell’immagine visiva, il bisogno istintivo di vederlo, Lui, Gesù il Cristo, com’era nel volto, nell’aspetto, nel portamento, nella persona. L’abbiamo detto l’altra volta. Ma questo desiderio rimane, e ricorre quando sorgono questioni circa l’interpreta-zione genuina del suo messaggio, e circa il dovere d’uniformare la nostra condotta al suo insegnamento. Non è, del resto, questa aspirazione sempre presente nei personaggi del Vangelo? Prendiamo Zacchèo, nel racconto di S. Luca: «voleva vedere Gesù, chi fosse»; e, piccolo di statura come era, in mezzo alla folla non vi riusciva; salì allora sopra un albero di sicomoro; e di là vide, anzi fu visto dal Signore che lo chiamò e gli disse di discendere volendo Egli essere in quel giorno ospite suo (cfr Lc 19,1ss.). Ma la fortuna dei contemporanei di Gesù, che lo videro con i loro occhi (cfr 1Gv 1,1) non è la nostra. Come non è di tutta l’umanità venuta dopo di Lui. Già S. Ireneo, Vescovo di Lione (alla fine del II secolo) avverte che sono apocrife le immagini corporee che fin d’allora si tentava divulgare di Cristo (Adv. Haereses, 1,25; PG 7,685). S. Agostino è categorico: «Noi del tutto ignoriamo» quale fosse il volto corporeo di Gesù, come pure quello della Madonna (De Trinit. 8,5; PL 42,952). Dobbiamo formarci la figura partendo da elementi comuni alla natura umana e dai riflessi immaginativi che le notizie da noi possedute su di Lui, leggendo il Vangelo o credendo alla sua parola, provocano nel nostro spirito. Arte e pietà si aiutano in questa non facile elaborazione. Essa non è vana fantasia; è uno sforzo meritevole, e in certo senso indispensabile, per chiunque voglia avere di Cristo un concetto concreto e fedele, che senza mitico artificio si presenta ideale.

Ecco, Signore, io do la metà – Giovanni Paolo II (Udienza Generale, 30 agosto 2000): L’incontro con Cristo cambia l’esistenza di una persona, come insegna la vicenda di Zacchèo (…). Così è accaduto anche ai peccatori e alle peccatrici che hanno incrociato Gesù sulle loro strade. Sulla croce c’è un estremo atto di perdono e di speranza donato al malfattore, che compie la sua metánoia quando giunge alla frontiera ultima tra vita e morte e dice al suo compagno: “Noi riceviamo il giusto per le nostre azioni” (Lc 23,41). A lui che implora: “Ricordati di me quando entrerai nel tuo regno”, Gesù risponde: “In verità ti dico, oggi sarai con me nel paradiso” (Lc 23,42-43). Così, la missione terrena di Cristo iniziata con l’invito a convertirsi per entrare nel regno di Dio, si conclude con una conversione e un ingresso nel suo regno.

Preghiera dei Fedeli                                              (proposta)

Fratelli e sorelle: «Buono è il Signore verso tutti», egli accoglie le nostre intenzioni e di quanti sono ansiosi di vederlo e di contemplare il suo volto.

Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, o Signore!

– Per la Chiesa: nel sacramento della Riconciliazione i suoi ministri siano accoglienti verso i peccatori, pronti ad aiutarli, a guidarli verso la gioia della conversione del cuore. Rit.

– Per coloro che nella società sono giudicati negativamente e respinti: siano fraternamente accolti dai cristiani, e aiutati a migliorare la loro vita. Rit.

– Per coloro che lavorano tra i drogati, gli sbandati e in ambienti difficili: la nostra preghiera li aiuti a cercare e salvare tutti i figli di Dio. Rit.

– Per la nostra comunità cristiana: sappiamo aiutarci reciprocamente nella pazienza, condividendo la gioia di nutrirci alla tavola del Signore. Rit.

Celebrante

Signore, tu che vieni a cercare e a salvare ciò che è perduto, abbi pietà di tutti noi peccatori, e chiamaci alla gioia dell’incontro con te e con il Padre. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

Preghiera sulle offerte

Questo sacrificio che la Chiesa ti offre, Signore, salga a te come offerta pura e santa, e ottenga a noi la pienezza della tua misericordia. Per…

Prefazio delle Domeniche del Tempo Ordinario VIII (proposta)

La Chiesa radunata nel vincolo della Trinità.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza,

rendere grazie sempre e in ogni luogo

a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.

Con il sangue del tuo Figlio e la potenza dello Spirito

tu hai ricostituito l’unità della famiglia umana

disgregata dal peccato, perché il tuo popolo,

radunato nel vincolo di amore della Trinità,

a lode e gloria della tua multiforme sapienza,

formi la Chiesa, corpo del Cristo e tempio vivo dello Spirito.

Per questo mistero di salvezza, uniti ai cori degli angeli,

proclamiamo esultanti la tua lode: Santo…

Antifona alla comunione

Tu mi indichi il sentiero della vita, Signore, gioia piena nella tua presenza. (Sal 16,11)

Oppure:

Dice il Signore: “Come il Padre che ha la vita ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me”. (Gv 6,57)

Oppure:Scendi, Zaccheo: perché oggi devo fermarmi a casa tua”. (Lc 19,5)

Preghiera dopo la comunione

Continua in noi, o Dio, la tua opera di salvezza, perché i sacramenti che ci nutrono in questa vita ci preparino a ricevere i beni promessi. Per…

Un po’ di pane per camminare

Il tema centrale attorno a cui ruotano le tre letture di questa Liturgia domenicale è la volontà divina di salvare ogni uomo, perché non c’è alcuna creatura che sia stata fatta da Dio per la morte, come sottolinea la prima lettura.

Il passo evangelico odierno è l’incontro tra Gesù e Zacchèo.

Siamo ormai alle battute finali del grande Viaggio di Gesù verso Gerusalemme; l’ingresso a Gèrico è l’ultima tappa prima dell’ingresso regale nella Città Santa.

L’incontro con Zacchèo, insieme alla parabola del samaritano e del Padre misericordioso, si può considerare «un’evangelo nell’evangelo», nel senso che ne esplicita gli elementi fondamentali.

Entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando”. Lc colloca a Gèrico sia la guarigione del cieco (cfr Lc 18,35-43) e sia l’incontro con Zacchèo.

Quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo…”. Questa descrizione rimanda ad altri passi lucani. L’introduzione della figura di Zacchèo è simile all’in-gresso della peccatrice nella casa del fariseo Simone (cfr Lc 7,37): “kaì idoù gynê-kaì idoù anêr; Ed ecco, una donna-quand’ecco un uomo”.

Anche nella descrizione di Zacchèo: “Capo dei pubblicani (architelônēs) e ricco (ploúsios)”, Lc stabilisce un parallelo con il giovane ricco, che lui definisce “notabile-árchōn” e “ricco- ploúsios” (cfr Lc 18,18.23).

L’italiano Zacchèo in greco è reso con Zakchaĩos che è forse la forma grecizzante dell’ebraico Zakkai. Questo nome significa “puro, innocente”. In questo caso, al di là del nome storico del personaggio, non sappiamo se Lc abbia voluto creare col nome una sorta di ironia, oppure abbia voluto anticipare ciò che sarebbe avvenuto dopo l’ingresso di Gesù nella vita di Zacchèo, cioè che dopo la confessione di Zacchèo, Gesù lo dichiarerà salvato. Zakkai è anche l’abbreviazione di Zaccarìa, che significa «Dio ricorda». Gesù è il “Dio che salva; Egli si ricorda di tutto ciò che è perduto e tratta come puro ogni immondo, perché ha il potere di purificare con il suo amore (cfr Lc 5,13a).

 

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