meditazioni, Ottobre

16 Ottobre 2019

I Lettura: Spesso, riferendoci a criteri umani e personali, ci ergiamo a giudici nei confronti degli altri. L’atteggiamento più giusto è quello di non giudicare mai perché l’unico giudice giusto è Dio.

      Vangelo: Continua la denuncia da parte del Messia contro un vuoto formalismo religioso. Gesù usa il “guai”, lo stesso usato dai profeti dell’AT il quale è espressione del giudizio efficace di Dio sulle ipocrisie religiose.

Guai a voi, farisei; guai a voi, dottori della legge – Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, il Signore disse: «Guai a voi, farisei, che pagate la decima sulla menta, sulla ruta e su tutte le erbe, e lasciate da parte la giustizia e l’amore di Dio. Queste invece erano le cose da fare, senza trascurare quelle. Guai a voi, farisei, che amate i primi posti nelle sinagoghe e i saluti sulle piazze. Guai a voi, perché siete come quei sepolcri che non si vedono e la gente vi passa sopra senza saperlo». Intervenne uno dei dottori della Legge e gli disse: «Maestro, dicendo questo, tu offendi anche noi». Egli rispose: «Guai anche a voi, dottori della Legge, che caricate gli uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!».

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

Dio infatti non fa preferenza di persone – Nostra Aetate 1: Nel nostro tempo in cui il genere umano si unifica di giorno in giorno più strettamente e cresce l’interdipendenza tra i vari popoli, la Chiesa esamina con maggiore attenzione la natura delle sue relazioni con le religioni non-cristiane. Nel suo dovere di promuovere l’unità e la carità tra gli uomini, ed anzi tra i popoli, essa in primo luogo esamina qui tutto ciò che gli uomini hanno in comune e che li spinge a vivere insieme il loro comune destino. I vari popoli costituiscono infatti una sola comunità. Essi hanno una sola origine, poiché Dio ha fatto abitare l’intero genere umano su tutta la faccia della terra hanno anche un solo fine ultimo, Dio, la cui Provvidenza, le cui testimonianze di bontà e il disegno di salvezza si estendono a tutti finché gli eletti saranno riuniti nella città santa, che la gloria di Dio illuminerà e dove le genti cammineranno nella sua luce. Gli uomini attendono dalle varie religioni la risposta ai reconditi enigmi della condizione umana, che ieri come oggi turbano profondamente il cuore dell’uomo: la natura dell’uomo, il senso e il fine della nostra vita, il bene e il peccato, l’origine e lo scopo del dolore, la via per raggiungere la vera felicità, la morte, il giudizio e la sanzione dopo la morte, infine l’ultimo e ineffabile mistero che circonda la nostra esistenza, donde noi traiamo la nostra origine e verso cui tendiamo.

Guai a voi – Giovanni Paolo II (Omelia, 31 ottobre 1993): Voi vi siete allontanati dalla retta via e siete stati d’inciampo a molti con il vostro insegnamento” (Ml 2,8). Questa parola del profeta Malachia sottolinea la grande responsabilità dei ministri dell’altare e della Parola. La loro incoerenza è doppiamente grave, perché ad essa s’accompagna lo scandalo. Guai a coloro che dovrebbero essere gli educatori del popolo di Dio, e invece gli sono d’inciampo! Non meno dure le parole di Gesù, per coloro che si sono seduti sulla cattedra di Mosè, non come umili servi della Parola di Dio, ma come avidi cercatori del plauso degli uomini. In essi, parola e vita appaiono in stridente contrasto: sono maestri di cose che non osservano, impongono fardelli che non osano portare, rivendicano un titolo – quello di “rabbi” – che loro non appartiene, perché “uno solo è il Maestro, il Cristo” (cfr Mt 23,10). La Parola di Dio ci presenta così, da una parte, il modello autentico della vocazione apostolica e sacerdotale, dall’altra le sue possibili degenerazioni.

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa

«I precetti del Vangelo, fratelli carissimi, non sono altro che insegnamenti divini, fondamento su cui edificare la speranza, base d’appoggio per sostenere la fede, nutrimento per saziare il cuore, timone per dirigere il viaggio, aiuto per tenersi saldi alla salvezza; istruendo sulla terra le menti docili dei fedeli, le conducono ai regni del cielo. Molte cose Dio fece annunciare e udire per bocca dei profeti; ma quanto maggiori sono le verità che annuncia il Figlio, la Parola di Dio che abitò nei profeti, come ci attesta con le sue stesse parole! Ora, egli non comanda solo di preparare la via a colui che viene, ma egli stesso viene e ci apre, e ci indica la via affinché noi, che prima erravamo ciechi e alla ventura nelle tenebre di morte, illuminati dallo splendore della sua grazia, possiamo seguire la via della vita sotto la guida e la condotta del Signore» (Cipriano di Cartagine).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia

«… o uomo che giudichi, non hai alcun motivo di scusa perché, mentre giudichi l’altro, condanni te stesso; tu che giudichi, infatti, fai le medesime cose». Spesso siamo costernati dalla cattiveria degli altri. Rimaniamo scandalizzati dai peccati degli altri. Ci sconcerta il fatto che ci siano persone capaci di arrivare a gradi inauditi di ingratitudine. Gente che diffama per un nulla. Gente che rimane indifferente al nostro dolore, anzi, peggio, che lo accresce incurante. È innegabile che nel mondo ci sia tanta cattiveria, ma è altrettanto innegabile che, volendo dividere il mondo in buoni e cattivi, noi ci mettiamo sempre dalla parte dei buoni. E in cosa siamo diversi da quel fariseo che ritto al centro del Tempio elenca le sue virtù (come noi quando diciamo: io non rubo e non uccido), terminando con un bel: “ti ringrazio che non sono come gli altri”? Ma guai se qualcuno mi fa notare che sono peggio degli atri e che forse perfino le prostitute mi supereranno nel regno dei Cieli; guai se un prete si permette di dirmi che se non sono disposto a perdonare e quindi non mi pento dell’odio che sento verso chi mi ha fatto del male, non mi può assolvere (per farlo devo non solo riconoscermi peccatore, ma pentirmi e promettere di non farlo più) e quindi non mi posso accostare alla Comunione. Lo stesso dicasi se liberamente vivo nel peccato impuro accostandomi fisicamente a chi non è mio marito o moglie: il sesto comandamento non è stato abrogato! Se io vivo regolarmente e liberamente una sessualità fuori dal Sacramento, non solo è peccato, ma il sacerdote non può assolvermi, perché manca il proponimento di non più commetterlo e di fuggirne le occasioni. E finiamo come quei Dottori della Legge che se ne stanno zitti finché Gesù rimprovera gli altri, per poi rivoltarsi quando il Maestro tocca i loro interessi. Signore, liberaci dal peccato deliberato, sostienici nel proposito di non più peccare per poter ricevere il tuo perdono e quindi il tuo Corpo. Signore non permettere che rimaniamo nell’illusione che i cattivi sono gli altri: donaci la compunzione del cuore, lacrime di vero pentimento, forza per reagire al peccato, desiderio di santità e di verità.

Preghiamo

Ci preceda e ci accompagni sempre la tua grazia, Signore, perché, sorretti dal tuo paterno aiuto, non ci stanchiamo mai di operare il bene. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 

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