aprile, meditazioni

26 Aprile 2019

26 Aprile 2019 – Venerdì dell’Ottava di Pasqua – (At 4,1-12; Sal 117[118]; Gv 21,1-14) – I Lettura: La guarigione dello storpio alla porta del tempio e il discorso di Pietro sono segni forti e producono reazioni altrettanto intense: l’irritazione tra i sacerdoti e i Sadducei e la fede tra il popolo. Questo evento mette in risalto l’azione dello Spirito, infatti “quelli che avevano ascoltato la Parola credettero”. La guarigione dello storpio conferma la parola degli apostoli quale parola di salvezza, ma è lo Spirito che suscita la fede e opera anche quando gli apostoli sono resi innocui in carcere. Vangelo: La Chiesa di Cristo, qui rappresentata dalla barca di Pietro, trova forza ed efficacia nell’evangelizzazione, non tanto per l’iniziativa personale dei discepoli, “Io vado a pescare”, ma in virtù di una Parola udita e creduta, “Gettate le reti dalla parte destra della barca”.

Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce Dal Vangelo secondo Giovanni: In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaèle di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla. Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri. Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.

Riflessione: «“Figlioli, non avete nulla da mangiare?”. Gli risposero: “No”… Gesù disse loro: “Venite a mangiare”». Gesù Risorto non ci chiede nulla e tutto ci dona! Potrebbe chiederci conto del nostro operare, potrebbe rinfacciarci la nostra povertà, potrebbe sottolineare quante volte ci ha avvisato per mezzo dei profeti, con la sua testimonianza, la testimonianza di tanti suoi ministri e santi, e ancora oggi per mezzo della Chiesa. Già per mezzo del profeta ci rimproverava affermando: «O cieli, siatene esterrefatti, inorriditi e spaventati. Oracolo del Signore. Due sono le colpe che ha commesso il mio popolo: ha abbandonato me, sorgente di acqua viva, e si è scavato cisterne, cisterne piene di crepe, che non trattengono l’acqua» (Ger 2,12-13). Ancor più potrebbe farlo ora che per noi ha dato tutto se stesso sulla Croce. E invece continua ad essere benevolo con noi: non ci condanna, ma sta lì a guardarci mentre ci affanniamo tra le nostre reti vuote. Egli ha già il pesce pronto, cotto per noi: egli è Provvidenza misericordiosa, Carità sconfinata, Perdono senza misura! Su quella riva attende anche noi: cosa aspettiamo a riconoscerlo? Vogliamo rimanere tra le onde insidiose con in mano le reti vuote o vogliamo aprire le orecchie all’ascolto obbediente della sua Parola e godere così dei frutti abbondanti della sua vittoriosa Risurrezione?

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome… – CCC 452: Il nome «Gesù» significa «Dio salva». Il Bambino nato dalla Vergine Maria è chiamato «Gesù» «perché salverà il suo popolo dai suoi peccati» (Mt 1,21): «Non vi è altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale è stabilito che possiamo essere salvati» (At 4,12).

… dai simboli di cui la figura di Pietro è circondata… – Paolo VI (Udienza Generale, 28 Giugno 1972): “[…] E la rete? la vedete appesa sulla porta della Basilica, stilizzata in forma abbastanza strana, ma che dice il concetto, e tanto basta. Il concetto, qual è? È quello che ricorda l’umile, ma bella professione di Simon Pietro. Egli era pescatore. E Gesù si vale di questa qualifica, relativa al mestiere del discepolo e di altri parimente con lui, per significare sotto la figura della pesca la missione a cui Pietro e gli Apostoli saranno destinati: «Vi farò diventare, dice il Signore dopo la sorpresa della pesca miracolosa, pescatori di uomini!» [Mt 4, 19]. Pescare gli uomini! Cioè: avvicinarli, conoscerne i costumi ed i bisogni, saperli aspettare, sapersi adattare alla loro mobilità, avere l’arte di attrarli, il cuore capace di amarli, la sapienza di convincerli; ecco l’ufficio apostolico, ecco l’esercizio d’un ministero paziente, ecco la prospettiva di un’estensione universale della predicazione evangelica, ecco la tacita promessa di Cristo, che la temeraria impresa di convertire a Lui il mondo potrà avere, non per abilità umana, e nonostante l’ostinata resistenza degli uomini, ma per divina virtù, un insperato esito felice. [La barca] Pietro pescatore ci fa pensare ad un altro segno che lo caratterizza: la sua barca; quella barca sulla quale salì Gesù come sopra una cattedra, ed ivi seduto ammaestrava le turbe «raccolte sulla riva del lago di Genezareth» [Lc 5,3]; quella barca donde Gesù ordinò di lanciare le reti, e furono piene di pesci a tal punto che un’altra barca fu chiamata al soccorso, ma non senza temere che entrambe facessero naufragio, così che Pietro, uomo del mestiere, notò subito il carattere miracoloso del fatto e proruppe in uno stupendo atto di umiltà, cadendo in ginocchio davanti a Gesù ed esclamando: «Via da me, Signore, perché io sono uomo peccatore» [Ibid. 5,8]; quella barca, su cui Gesù, sedendo a poppa [v’era, osserva Marco forse informato da Pietro, anche un cuscino], misteriosamente s’addormentò; e infuriando un’improvvisa tempesta, i discepoli atterriti lo svegliarono, e Gesù alzatosi intimò al vento furioso di calmarsi e al mare fremente di tacere; e subito fu grande calma [Mc 4,35-41]; quella barca, che sembra simboleggiare l’aspetto mobile e relativo della Chiesa, che naviga sulle onde del tempo e della storia, e che ancora figura come stemma di Pietro nel sigillo adoperato tuttora per dare autenticità ai documenti più gravi della Chiesa, segnati dall’«anello del Pescatore»”.

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Non si deve giudicare il prossimo – «Se infatti avessimo amore, insieme a compassione e pena tralasceremmo di guardare i difetti del prossimo, come è detto: “L’amore copre un gran numero di peccati” (1Pt 4,8), e ancora: “L’amore non calcola il male, tutto ricopre” (1Cor 13,5ss), con quel che segue. Anche noi dunque, come ho detto, se avessimo l’amore, l’amore stesso riparerebbe ogni caduta, come i santi quando vedono i difetti degli uomini. Forse che i santi sono ciechi e non vedono i peccati? Chi odia tanto il peccato quanto i santi? E tuttavia non odiano il peccatore, non lo condannano, non se ne allontanano, ma ne hanno compassione, lo ammoniscono, lo consolano, lo curano come un membro malato: fanno di tutto per salvarlo. I pescatori, quando gettano l’amo in mare e prendono un grosso pesce, se si accorgono che si agita e si divincola, non lo tirano subito con violenza, perché la lenza si romperebbe e tutto andrebbe perduto, ma gli danno corda abilmente e lo lasciano andare dove vuole; quando poi capiscono che non ce la fa più e ha cessato di dibattersi, allora piano piano cominciano a tirarlo indietro. Allo stesso modo fanno anche i santi: con la pazienza e con l’amore attirano il fratello e non lo cacciano via a calci né se ne disgustano… i santi sempre proteggono il peccatore, lo preparano, se ne prendono cura per poterlo correggere al momento opportuno» (Doroteo di Gaza).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia: È il Signore! – «Siamo lenti ad accorgerci di questa grande e sublime verità che cioè Cristo cammina ancora, in un certo senso, in mezzo a noi e, con la sua mano, il suo sguardo o la sua voce, ci fa cenno di seguirlo. Non capiamo che questa chiamata di Cristo si realizza ogni giorno, oggi come una volta. Siamo al punto di credere che questo era vero al tempo degli apostoli, ma oggi non lo crediamo vero nei nostri confronti, non siamo attenti a riconoscerlo rivolto a noi. Non abbiamo più occhi per vedere il Maestro – ben diversi in questo dell’apostolo diletto che ha riconosciuto Cristo, anche quando tutti gli altri discepoli non lo riconoscevano. Frattanto, egli stava sulla riva; era dopo la sua risurrezione, quando ordinava di gettare la rete nel mare; allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: “È il Signore!”. Voglio dire questo: Gli uomini che conducono una vita di credenti scorgono, di tanto in tanto, delle verità che non avevano viste prima, o sulle quali la loro attenzione non si era mai posata. E subito, esse si ergono davanti a loro come una chiamata inalienabile. Ora, si tratta di verità che impegnano il nostro dovere, che prendono il valore di precetti, e chiedono l’obbedienza. In questo modo, o in altri ancora, Cristo ci chiama ora. Non c’è nulla di miracoloso né di straordinario in questo modo di fare. Egli agisce tramite le nostre facoltà naturali e per mezzo delle circostanze stesse della vita» (Cardinale John Henry Newman).

Santo del giorno: 26 Aprile – San Cleto (Anacleto), Papa: Terzo papa dopo Pietro e Lino, Anacleto ebbe un singolare destino: sdoppiato in due persone distinte, Cleto e Anacleto, aveva due feste diverse nel Martirologio Romano, una quella odierna, l’altra il 13 luglio. L’errore sembra sia dovuto a un antico copista che stilando una lista dei papi inserì entrambi i nomi. Cleto in realtà è solo un abbreviativo. Studi moderni, poi, hanno chiarito l’equivoco. Sulla base degli studi del Duchesne, infatti, l’orientamento attuale è che Anacleto e Cleto siano una sola persona: perciò la Congregazione dei riti nel 1960 abolì la festa del 13 luglio, lasciando solo quella del 26 aprile. Pochi i dati biografici di questo pontefice. Di origine ateniese, fu papa dal 79 al 90, e si rese benemerito per aver edificato una «memoria», un sepolcro a san Pietro, presso il quale fu poi sepolto egli stesso. Altro personaggio con cui in passato si è confuso Anacleto è anche Marcellino, che però fu papa quasi due secoli più tardi e il cui martirio sembra fu aggiunto per motivi apologetici.

Preghiamo: Dio onnipotente ed eterno, che nella Pasqua del tuo Figlio hai offerto agli uomini il patto della riconciliazione e della pace, donaci di testimoniare nella vita il mistero che celebriamo nella fede. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 

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