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VIII Domenica del Tempo Ordinario (C) 3 Marzo 2019

VIII Domenica del Tempo Ordinario (C)

3 Marzo 2019

Antifona d’ingresso

Il Signore è mio sostegno, mi ha liberato e mi ha portato al largo, è stato lui la mia salvezza, perché mi vuol bene. (Sal 18,19-20)

Colletta                                 

Concedi, Signore, che il corso degli eventi nel mondo si svolga secondo la tua volontà nella giustizia e nella pace, e la tua Chiesa si dedichi con serena fiducia al tuo servizio. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Oppure: 

La parola che risuona nella tua Chiesa, o Padre, come fonte di saggezza e norma di vita, ci aiuti a comprendere e ad amare i nostri fratelli, perché non diventiamo giudici presuntuosi e cattivi, ma operatori instancabili di bontà e di pace. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Prima Lettura   Sir 27,4-7

Non lodare nessuno prima che abbia parlato.

In questo brano il Siràcide ci dà un insegnamento. Chiunque si affidi ad un uomo deve prima sentirne il pensiero che scaturisce dalla pienezza del suo cuore. Perché la parola è lo specchio di ciò che è custodito nel cuore, così come Gesù stesso insegnerà in futuro ai suoi discepoli: non c’è nulla che entrando nell’uomo possa renderlo impuro. Ma sono le cose che escono dall’uomo a renderlo impuro.

Dal libro del Siràcide

Quando si scuote un setaccio restano i rifiuti; così quando un uomo discute, ne appaiono i difetti. I vasi del ceramista li mette a prova la fornace, così il modo di ragionare è il banco di prova per un uomo. Il frutto dimostra come è coltivato l’albero, così la parola rivela i pensieri del cuore. Non lodare nessuno prima che abbia parlato, poiché questa è la prova degli uomini.     Parola di Dio.

Salmo Responsoriale       Dal Salmo 91 (92)

Al mattino: quando va tutto bene. Lungo la notte: quando tutto va male. Quando tutto va bene, riconosci la sua misericordia e quando tutto va male, riconosci la sua verità. Daniele confessava la verità di Dio di notte: Abbiamo peccato e abbiamo operato da malvagi e da empi… Gloria a te, Signore, e vergogna per noi! (9, 5 ss.). Se tu annunci la misericordia di Dio al mattino e la sua verità lungo la notte, tu lodi sempre Dio; sempre lo confessi e canti il suo nome” (Sant’Agostino).

Rit. È bello rendere grazie al Signore.

È bello rendere grazie al Signore

e cantare al tuo nome, o Altissimo,

annunciare al mattino il tuo amore,

la tua fedeltà lungo la notte. Rit.

Il giusto fiorirà come palma,

crescerà come cedro del Libano;

piantati nella casa del Signore,

fioriranno negli atri del nostro Dio. Rit.

Nella vecchiaia daranno ancora frutti,

saranno verdi e rigogliosi,

per annunciare quanto è retto il Signore,

mia roccia: in lui non c’è malvagità. Rit.

Seconda Lettura   1Cor 15,54-58

Ci ha dato vittoria per mezzo di Gesù Cristo.

Il rapporto tra Dio e il popolo nell’Antico Testamento era generato, illuminato e guidato dalla Parola che insieme era salvezza e giudizio del Signore verso il suo Popolo. Con il compiersi dei tempi e la venuta del Messia Salvatore, è Lui, Gesù, che genera, illumina e guida il Popolo di Dio attraverso il suo sacrificio d’amore. Questa è la “vittoria” sul male e sulla morte che Dio ci dà “per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo”.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corìnzi

Fratelli, quando questo corpo corruttibile si sarà vestito d’incorruttibilità e questo corpo mortale d’immortalità, si compirà la parola della Scrittura: «La morte è stata inghiottita nella vittoria. Dov’è, o morte, la tua vittoria? Dov’è, o morte, il tuo pungiglione?». Il pungiglione della morte è il peccato e la forza del peccato è la Legge. Siano rese grazie a Dio, che ci dà la vittoria per mezzo del Signore nostro Gesù Cristo! Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, progredendo sempre più nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore.

Parola di Dio.

Canto al Vangelo           Fil 2,15d-16a

Alleluia, alleluia.

Risplendete come astri nel mondo, tenendo salda la parola di vita.

Alleluia.

Vangelo           Lc 6,39-45

La bocca esprime ciò che dal cuore sovrabbonda.

Chi non riconosce il suo bisogno della misericordia di Dio, chi non riconosce quel che la misericordia di Dio gli ha perdonato, non è in grado di correggere gli altri, per renderli più fedeli a Dio. La correzione fraterna è praticabile solo da chi si riconosce figlio perdonato dal Padre misericordioso e quindi fratello tra fratelli.

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli una parabola: «Può forse un cieco guidare un altro cieco? Non cadranno tutti e due in un fosso? Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? Come puoi dire al tuo fratello: “Fratello, lascia che tolga la pagliuzza che è nel tuo occhio”, mentre tu stesso non vedi la trave che è nel tuo occhio? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello. Non vi è albero buono che produca un frutto cattivo, né vi è d’altronde albero cattivo che produca un frutto buono. Ogni albero infatti si riconosce dal suo frutto: non si raccolgono fichi dagli spini, né si vendemmia uva da un rovo. L’uomo buono dal buon tesoro del suo cuore trae fuori il bene; l’uomo cattivo dal suo cattivo tesoro trae fuori il male: la sua bocca infatti esprime ciò che dal cuore sovrabbonda».

Parola del Signore.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

Può forse un cieco guidare un altro cieco? – Giovanni Paolo II (Omelia, 1 Marzo 1992): Il Signore intende dire che una guida non può essere cieca, deve vedere bene, se non vuol rischiare di arrecare danno alle persone che le sono state affidate. Gesù richiama così l’attenzione di tutti coloro che hanno compiti educativi o di comando: i pastori d’anime, i reggitori dei popoli, i legislatori, i maestri, i genitori, esortandoli ad avere coscienza, a sentire la responsabilità, a interrogarsi sulla strada giusta e a percorrerla essi stessi per primi. E il percorso giusto è quello tracciato dal divin Maestro. Lo ha detto Lui stesso con un’espressione semitica, che suona così: “Il discepolo non è da più del maestro, ma ognuno ben preparato sarà come il suo maestro” (Lc 6,40). Con essa Gesù si presenta come Modello e ci invita a seguire la sua condotta e i suoi insegnamenti. Solo così si è guide sicure e sagge. Gli insegnamenti del Signore, per quanto attiene alla vita morale, sono contenuti principalmente nel discorso della montagna, che da tre domeniche leggiamo nella celebrazione della Santa Messa. Nel brano d’oggi troviamo un’altra frase molto significativa, quella che esorta a non essere presuntuosi e ipocriti. “Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello e non t’accorgi della trave che è nel tuo?” (Lc 6,41). Com’è facile scorgere i difetti e i peccati altrui e non vedere i propri! E come possiamo accorgerci se il nostro occhio è libero o se è impedito da una trave? La verifica ci viene dalle nostre azioni. È ancora Gesù che ce lo dice: “Ogni albero si riconosce dal suo frutto” (Lc 6,44). Il frutto sono le azioni, ma anche le parole. Anche da queste si conosce la qualità dell’albero. Infatti, chi è buono trae fuori dal suo cuore e dalla sua bocca il bene e chi è cattivo trae fuori il male.

Un discepolo non è più del maestro; ma ognuno, che sia ben preparato, sarà come il suo maestro – Giovanni Paolo II (Omelia, 25 Febbraio 2001): Alla sequela di Cristo, nostro divin Maestro, impariamo che per essere suoi discepoli occorre seguirlo specialmente nella capacità di amare, così come Egli stesso la descrive nella pagina del Vangelo di Luca che stiamo leggendo in queste domeniche. Il fulcro del suo messaggio è proprio l’amore, anzi l’amore per i nemici, che non conosce vendetta e offre il perdono; è la misericordia e la disponibilità ad amare sempre anche a prezzo della vita, alla maniera di Dio (cfr. Lc 6,27-38). Ecco l’insegnamento da accogliere e da trasmettere fedelmente. Ecco l’unica scuola che forma gli autentici missionari del Vangelo, chiamati ad essere guide sagge e sicure per i loro fratelli (cfr. Lc 6,39). […] La tentazione spesso è, purtroppo, quella di condannare i difetti e i peccati altrui, senza riuscire a vedere i propri con altrettanta lucidità. Come allora rendersi conto se il proprio occhio è libero o se è impedito da una trave? Gesù risponde: “Ogni albero si riconosce dal suo frutto” (Lc 6,44). Tale sano discernimento è dono del Signore, e va implorato con preghiera incessante. È al tempo stesso conquista personale che domanda umiltà e pazienza, capacità di ascolto e sforzo di comprensione degli altri. Queste caratteristiche debbono essere di ogni vero discepolo e comportano impegno nonché spirito di sacrificio. Se talora può sembrare arduo seguire il Signore su questo cammino, ricorriamo al sostegno e all’intercessione di Maria. Ci aiuti Lei, la Vergine del silenzio e dell’ascolto, ad essere coraggiosi testimoni e annunciatori del Vangelo; ci faccia guardare agli altri con occhi di comprensione e di bontà; ci ottenga il dono di una saggia prudenza pastorale.

La correzione fraterna, via che conduce alla conversione – CCC 1435: La conversione si realizza nella vita quotidiana attraverso gesti di riconciliazione, attraverso la sollecitudine per i poveri, l’esercizio e la difesa della giustizia e del diritto, attraverso la confessione delle colpe ai fratelli, la correzione fraterna, la revisione di vita, l’esame di coscienza, la direzione spirituale, l’accettazione delle sofferenze, la perseveranza nella persecuzione a causa della giustizia. Prendere la propria croce, ogni giorno, e seguire Gesù è la via più sicura della penitenza.

Portare frutto – CCC 736: È per questa potenza dello Spirito che i figli di Dio possono portare frutto. Colui che ci ha innestati sulla vera Vite, farà sì che portiamo “il frutto dello Spirito [che] è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé” (Gal 5,22-23). “Lo Spirito è la nostra vita”: quanto più rinunciamo a noi stessi [Mt 16,24-26], tanto più “cam-miniamo secondo lo Spirito” (Gal 5,25): “Con lo Spirito Santo, che rende spirituali, c’è la riammissione al Paradiso, il ritorno alla condizione di figlio, il coraggio di chiamare Dio Padre, il diventare partecipe della grazia di Cristo, l’essere chiamato figlio della luce, il condividere la gloria eterna” [San Basilio di Cesarea, Liber de Spiritu Sancto, 15,36: PG 32, 132].

Preghiera dei Fedeli                            (proposta)

Fratelli e sorelle, siamo qui riuniti perché siamo discepoli di Gesù. Egli è l’albero buono che produce frutti buoni. Preghiamo il Padre che ci aiuti a rendere la nostra vita simile alla sua.

Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, o Signore!

– Per la Chiesa e i suoi pastori: perché la comunicazione del messaggio cristiano risulti efficace, si esprima in un linguaggio comprensibile alla gente, si custodisca nel silenzio. Preghiamo. Rit.

– Per coloro che guidano i popoli, i responsabili e i dirigenti: realizzino opere di giustizia e di pace, rifiutando ogni forma di violenza. Preghiamo. Rit.

– Per i giornalisti e gli scrittori: siano seminatori di valori positivi, liberino la forza delle parole a servizio della verità. Preghiamo. Rit.

– Per la nostra comunità cristiana: il Signore ci aiuti ad essere disponibili ad un cammino di conversione continua. Preghiamo. Rit.

Celebrante: Padre, vedi la nostra vita crescere come un albero, aiutaci a produrre frutti di bontà e di sacrificio, e non frutti avvelenati dall’egoismo. Per Cristo nostro Signore.

Preghiera sulle offerte

O Dio, da te provengono questi doni e tu li accetti in segno del nostro servizio sacerdotale: fa’ che l’offerta che ascrivi a nostro merito ci ottenga il premio della gioia eterna. Per Cristo nostro Signore.

Prefazio delle Domeniche del Tempo Ordinario VIII  (proposta)

La Chiesa radunata nel vincolo della Trinità.

È veramente cosa buona e giusta,

nostro dovere e fonte di salvezza,

rendere grazie sempre e in ogni luogo

a te, Signore, Padre santo, Dio onnipotente ed eterno.

Con il sangue del tuo Figlio e la potenza dello Spirito

tu hai ricostituito l’unità della famiglia umana

disgregata dal peccato, perché il tuo popolo,

radunato nel vincolo di amore della Trinità,

a lode e gloria della tua multiforme sapienza,

formi la Chiesa, corpo del Cristo e tempio vivo dello Spirito.

Per questo mistero di salvezza, uniti ai cori degli angeli,

proclamiamo esultanti la tua lode: Santo…

Antifona alla comunione

Voglio cantare a Dio per il bene che mi ha fatto, voglio lodare il nome del Signore Altissimo. (Sal 13,6)

Oppure: 

“Ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo”, dice il Signore. (Mt 28,20)

Oppure: 

“Togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello”. (Lc 6,42)

Preghiera dopo la comunione

Padre misericordioso, il pane eucaristico che ci fa tuoi commensali in questo mondo, ci ottenga la perfetta comunione con te nella vita eterna. Per Cristo nostro Signore.

Un po’ di pane per camminare

Il tema attorno a cui ruotano le tre letture di questa VIII Domenica del Tempo Ordinario è la parola intesa come rivelatrice dei contenuti dell’a-nimo. “La parola non solo comunica notizie, ma «contiene» anche chi parla ed è «contenuta» in chi ascolta: esprime chi parla, imprimendolo in chi ascolta. Il termine «parola»… viene da para-ballo: getta-al-di-là di sé, comunicandolo all’altro, colui che la dice. Se non è un «dolo», trappola per impadronirsi dell’altro, ogni dire («dico» viene da deiko = indico, manifesto) è indicazione e manifestazione, dono di sé all’altro. Il dire è un dirsi; e il dirsi, un darsi. Ogni parola è gravida di chi la trasmette e ingravida chi la riceve. Il suo significato e senso, comunicandosi dall’uno all’altro, si apre a ventaglio, all’infinito” (S. Fausti). In questo modo il linguaggio è infatti l’unico ponte di collegamento tra il cuore umano e il mondo esterno.

La prima lettura e il Vangelo si richiamano per la similitudine dell’al-bero e dei frutti (le altre due, quella del setaccio e del vaso sono proprie di Sir) volendo spingere il lettore a comprendere che dalla parola che esce da ognuno di noi veniamo a conoscere l’interiorità dell’altro.

La seconda lettura, tratta da 1Cor, ci fa compiere il passaggio dalla parola umana alla Parola divina la quale è rivelatrice della Verità che è Dio mettendoci a contatto con la grandezza della sua intimità.

Il brano evangelico odierno è tratto dal Discorso della Pianura di Lc. Le parole di Gesù riportate da Lc e inserite in questo Discorso, sono variamente inserite da Mt sia nel suo Discorso della Montagna che in altre parti del suo Vangelo (cfr. Mt 7,1-5.15-20; 12,33-37). Questo può suggerire che probabilmente Gesù parlò di questo argomento nel suo Discorso programmatico, ma potrebbe aver ripreso lo stesso argomento in altri momenti, facendo diventare queste parole detti generali della sua dottrina, collocabili dagli Evangelisti nelle sezioni a loro più consone.

Lc accosta i detti del cieco e dell’albero, che fra loro potrebbero sembrare in contraddizione: io devo giudicare il fratello (cieco e pagliuzza), o non lo devo fare (detto dell’albero)? Il detto del cieco e della pagliuzza ci insegna che la comunità è fatta tutta da persone limitate e fallibili. Quindi nessuno può giudicare ergendosi sull’altro. Il detto sull’albero, invece, ci dice che l’uomo deve discernere fra il bene e il male, nell’amore.

Conosciamo l’Opus Matris Verbi Dei

Capitolo 9

Organizzazione interna

Art. 170 – L’Opus Matris Verbi Dei ha un Responsabile Generale per tutta la Famiglia ecclesiale, che è segno di unità della stessa Famiglia. Deve essere ritenuto come colui che riflette ed indica la volontà di Dio nell’ambito della Famiglia ecclesiale.

Art. 171 – I Responsabili Generali vengono eletti durante il Capitolo e durano in carica sei anni, i Responsabili locali tre anni. Sia gli uni come gli altri non possono essere eletti più di due volte consecutive.

 

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