gennaio, meditazioni

15 Gennaio 2019

15 Gennaio 2019 – Martedì, I del Tempo Ordinario – (Eb 2,5-12; Sal 8; Mc 1,21b-28) – I Lettura: Il Figlio divenne perfetto attraverso la morte accolta nell’obbedienza e nell’abbandono al Padre. Così egli vinse colui che appariva il signore della morte e divenne il capo che guida alla vita i molti figli, cioè quanti avrebbero accolto la salvezza da lui donata. Il verbo greco teleióo (rendere perfetto) è molto importante in questo scritto, perché si riferisce al compimento in Gesù del progetto di salvezza di Dio per l’umanità. Il suo significato non è quindi limitato, come nelle nostre lingue, alla perfezione morale o al comportamento virtuoso. Esprime la trasformazione radicale dell’uomo sull’esempio di Gesù, in tutto obbediente al Padre e alla sua volon-tà” (Bibbia Via, Verità e Vita, nota). Vangelo: “Grazie allo Spirito che ha ricevuto al momento del battesimo, Gesù inaugura la sua missione secondo quanto gli è stato prescritto dalla voce celeste. Egli insegna come il Servo di Is 42,1-4; scacciando gli spiriti immondi, seguaci di Satana, egli mostra che spoglia quest’ultimo del suo potere regale” (Bibbia di Gerusalemme, nota).

Gesù insegnava come uno che ha autorità Dal Vangelo secondo Marco: In quel tempo, Gesù, entrato di sabato nella sinagoga, insegnava. Ed erano stupìti del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come gli scribi. Ed ecco, nella loro sinagoga vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro e cominciò a gridare, dicendo: «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci? Io so chi tu sei: il santo di Dio!». E Gesù gli ordinò severamente: «Taci! Esci da lui!». E lo spirito impuro, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Un insegnamento nuovo, dato con autorità. Comanda persino agli spiriti impuri e gli obbediscono!». La sua fama si diffuse subito dovunque, in tutta la regione della Galilea.

Riflessione: «Vi era un uomo posseduto da uno spirito impuro… E Gesù gli ordinò severamente: “Taci! Esci da lui!”». Siamo in un contesto sacro, il più solenne per un ebreo: la scena evangelica si svolge di sabato, giorno santo, e in una sinagoga, luogo dove ci si riuniva per pregare e per ascoltare la Legge e i Profeti. È presente Gesù, ma è presente anche un indemoniato. Costui però inizialmente sta in silenzio, in disparte, non disturba. Gesù proclama le Scritture, avvolge i sacri rotoli e come suo solito inizia ad insegnare con autorità. La Parola di Dio è commentata, realizzata e insegnata dalla Parola fatta carne: tutti rimangono stupìti del suo insegnamento. Ed ecco che l’ossesso inizia ad urlare, gli spiriti maligni si manifestano tormentando il poveretto e interrompendo la preghiera. Gesù non si scompone, ma con la stessa autorità ordina allo spirito impuro di abbandonare quell’uomo ed egli rabbiosamente obbedisce. Il Male era presente, ma non esce fuori fin quando non sente la Parola di Dio operare in quell’ossesso per opera dello Spirito Santo: a quel punto non resiste ed è costretto ad uscire fuori e a manifestarsi in tutta la sua bruttezza e rabbia.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Il Cristo docente – Catechesi Tradendae 7: [La dottrina di Cristo] non è un corpo di verità astratte: essa è comunicazione del mistero vivente di Dio. La qualità di colui che l’insegna nel Vangelo e la natura del suo insegnamento sorpassano del tutto quelle dei “maestri” in Israele, grazie al legame unico che passa tra ciò che egli dice, ciò che fa e ciò che è. Resta il fatto, tuttavia, che i Vangeli riferiscono chiaramente alcuni momenti in cui Gesù insegna. “Gesù fece e insegnò” (At 1,1): in questi due verbi che aprono il Libro degli “Atti”, San Luca unisce ed insieme distingue due poli nella missione di Cristo. Gesù ha insegnato: è, questa, la testimonianza che dà di se stesso: “Ogni giorno stavo seduto nel tempio ad insegnare” (Mt 26,55; Gv 18,20). È l’osservazione ammirata degli Evangelisti, sorpresi di vederlo sempre e in ogni luogo nell’atto di insegnare, in un modo e con un’autorità fino ad allora sconosciuti. “Di nuovo le folle si radunavano intorno a lui, ed egli, come era solito, di nuovo le ammaestrava” (Mc 10,1); “ed essi erano colpiti dal suo insegnamento, perché insegnava, come avendo autorità” (Mc 1,22; cfr. anche Mt 5,2: 11,1; 22,16; Mc 2,13; 6,12; 6,6; Lc 5,3; 5,17; Gv 7,14; 8,2; ecc). È quanto rilevano anche i suoi nemici, per ricavarne un motivo di accusa, di condanna: “Costui solleva il popolo, insegnando per tutta la Giudea, dopo aver cominciato dalla Galilea, fino a qui” (Lc 23,5).

La predicazione – Evangelii Gaudium 135-136: L’omelia è la pietra di paragone per valutare la vicinanza e la capacità d’incontro di un Pastore con il suo popolo. Di fatto, sappiamo che i fedeli le danno molta importanza; ed essi, come gli stessi ministri ordinati, molte volte soffrono, gli uni ad ascoltare e gli altri a predicare. È triste che sia così. L’omelia può essere realmente un’intensa e felice esperienza dello Spirito, un confortante incontro con la Parola, una fonte costante di rinnovamento e di crescita. Rinnoviamo la nostra fiducia nella predicazione, che si fonda sulla convinzione che è Dio che desidera raggiungere gli altri attraverso il predicatore e che Egli dispiega il suo potere mediante la parola umana. San Paolo parla con forza della necessità di predicare, perché il Signore ha voluto raggiungere gli altri anche con la nostra parola (cfr. Rm 10,14-17). Con la parola nostro Signore ha conquistato il cuore della gente. Venivano ad ascoltarlo da ogni parte (cfr. Mc 1,45). Restavano meravigliati “bevendo” i suoi insegnamenti (cfr. Mc 6,2). Sentivano che parlava loro come chi ha autorità (cfr. Mc 1,27). Con la parola gli Apostoli, che aveva istituito «perché stessero con lui e per mandarli a predicare» (Mc 3,14), attrassero in seno alla Chiesa tutti i popoli (cfr. Mc 16,15.20).

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Il peccato degli angeli – «Tra le angeliche virtù il primo angelo dell’ordine terrestre, cui era stata affidata la cura della terra, pur essendo buono per natura e causa di bene e creato senza nessuna impronta di malizia, non tollerando più lo splendore che aveva ricevuto per libera donazione del Creatore, da ciò che era in armonia con la sua natura, si rivolse a ciò che era contro la sua natura, e si oppose al suo Creatore; così per primo si allontanò dal bene e da buono divenne cattivo. Poiché il male non è altro se non la mancanza di un bene, come le tenebre non sono altro che la mancanza di luce. Il bene è una luce spirituale e il male è un buio spirituale. Lui ch’era stato fatto luce dal Creatore e buono – Dio “guardò tutte le cose che aveva fatto, ed erano molto buone” [Gen 1,31] – di sua spontanea volontà si fece tenebre. Con lui si ribellò tutta la moltitudine innumerevole di angeli ch’era sotto di lui. Pur essendo, dunque, della stessa natura di tutti gli altri angeli, per propria scelta, divennero cattivi e di loro spontanea volontà si piegarono al male» (Giovanni Damasceno).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Se vogliamo trovare un’attività peculiare di Satana questa è la tentazione. Nell’Antico Testamento è il libro di Giobbe a fornirci utili notizie su questo ufficio. Satana in questo ufficio non ha i tratti di un essere malvagio, ostile a Dio e agli uomini, ma ha la pretesa di voler entrare nella vita degli uomini per investigare sulla loro fedeltà, che a suo avviso è ipocrita. Quindi, fa gli interessi di Dio e come se volesse aiutarlo a capire che gli uomini in verità lo beffano nascondendosi dietro il paravento di una falsa pietà. Tutto questo è raccontato nel libro di Giobbe: è “un aspetto nuovo che viene presentato: Satana mette positivamente alla prova Giobbe per saggiarne la fedeltà. Non si limiterà più a percorrere la terra, per indagare scrupolosamente sull’agire degli uomini e rilevarne le mancanze; ma egli stesso si intromette nella loro vita con prove, che, smascherandone un’onestà ostentata ma soltanto esteriore, metta a nudo la realtà vera dei difetti nascosti. Neppure in questo caso si potrebbe tacciare Satana di perversità, né classificarlo tra gli esseri malvagi: egli è un servitore fedele di Iahvé, e il suo mettere alla prova gli uomini non dipende esclusivamente da lui, ma è fatto con il permesso di Dio” (G. Giordani e S. Lanza, o. c.). Satana come tentatore nel Nuovo Testamento lo troviamo nel racconto delle tentazioni di Gesù (cfr. Mt 4,1-11). Ma è più malvagio, strisciante e sfacciato. Ostenta un potere che non ha, si appropria della Parola di Dio per indurre il Cristo a cedere alle sue pressioni. Vinto non accetta la sconfitta, si allontana scornato ripromettendosi di ritornare al momento opportuno: “Dopo aver esaurito ogni tentazione, il diavolo si allontanò da lui fino al momento fissato” (Lc 4,13). Quella del tentatore è la caratteristica di satana più diffusa nel Nuovo Testamento (cfr. Mt 6,13; Mc 1,12-13 e parall.; 1Ts 3,5; 1Cor 7,5; 10,13; 2Cor 11,13-15; Rm 16,17-20; Gc 1,13; Ap 12,9). Per questo l’apostolo Pietro “esorta i cristiani a resistergli «saldi nella fede» [1Pt 5,9] e Paolo chiede notizie della loro fede ai cristiani di Tessalonica nel «timore che avendovi tentato il Tentatore fosse riuscita vana la nostra fatica» [1Ts 3,5] e ai cristiani di Corinto esprime preoccupazione che «come il serpente nella sua malizia ha ingannato Eva, così i vostri pensieri vengano traviati» [2Ts 11,3], per questo i fedeli sono invitati dal Signore a ripetere incessantemente «liberaci dal Maligno» [Mt 6,13] ed è una preghiera rivolta con fiduciosa certezza perché Dio «non può essere tentato dal male, né tenta alcuno al male» [Gc 1,3] e «non permetterà che siate tentati oltre le forze, ma con la tentazione darà anche il mezzo di sopportarla» [1Cor 10,13]; infatti «il Dio della pace stritolerà presto Satana sotto i vostri piedi» [Rm 16,20]” (G. Giordani e S. Lanza, o. c.).

Santo del giorno: 15 Gennaio – San Francesco Fernandez de Capillas, Sacerdote domenicano, martire: Nato a Baquerín de Campos, nella diocesi di Palencia, vestì l’abito domenicano a 17 anni nel convento di s. Paolo a Valladolid. Ancora diacono partì per le Filippine e di qui – dopo un decennio di ministero sacerdotale – passò in Cina. Prodigò nella provincia di Fo-Kìen ogni sua energia per la diffusione del Vangelo. I magnifici risultati della sua attività gli meritarono l’odio dei tartari. Caduto nelle loro mani presso Fuan, rifiutò di apostatare la fede e fu sottoposto a raffinate torture, che sopportò con letizia per amore di Cristo. Il 15 gennaio, la decapitazione coronò l’ideale missionario vagheggiato sin dall’infanzia: la Chiesa ebbe così il primo martire dell’im-pero cinese.

Preghiamo: Ispira nella tua paterna bontà, o Signore, i pensieri e i propositi del tuo popolo in preghiera, perché veda ciò che deve fare e abbia la forza di compiere ciò che ha veduto. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 

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