gennaio, meditazioni

11 Gennaio 2019

11 Gennaio 2019 – Venerdì, Feria propria – (1Gv 5,5-13; Sal 147; Lc 5,12-16) – I Lettura: “L’Apostolo dice che Cristo è venuto con acqua e sangue. L’acqua e il sangue ci riconducono direttamente al costato aperto del Cristo crocifisso. Il colpo di lancia nel costato apre una sorgente di vita che si dirama in due rivoli: l’acqua ed il sangue, simbolo dei sacramenti principali del venire alla fede, cioè Battesimo e Eucaristia” (Cuffaro). Vangelo: “Cristo si rivela qui come Colui che comunica la vita e la salute piena. La salvezza non si rivolge a una parte soltanto della persona, né Cristo ritiene di avere fatto tutto, avendo dato la guarigione interiore e risanato lo spirito umano. La salvezza è una rinascita totale dell’essere umano, nel suo corpo e nel suo spirito” (Cuffaro).

Immediatamente la lebbra scomparve da lui Dal Vangelo secondo Luca: Un giorno, mentre Gesù si trovava in una città, ecco, un uomo coperto di lebbra lo vide e gli si gettò dinanzi, pregandolo: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi». Gesù tese la mano e lo toccò dicendo: «Lo voglio, sii purificato!». E immediatamente la lebbra scomparve da lui. Gli ordinò di non dirlo a nessuno: «Va’ invece a mostrarti al sacerdote e fa’ l’offerta per la tua purificazione, come Mosè ha prescritto, a testimonianza per loro». Di lui si parlava sempre di più, e folle numerose venivano per ascoltarlo e farsi guarire dalle loro malattie. Ma egli si ritirava in luoghi deserti a pregare.

Riflessione: «Lo voglio, sii purificato!». Il calendario quest’anno ci permette di prolungare ancora per qualche giorno il solenne Tempo di Natale. Il mondo lo ha già festeggiato con i suoi riti laici di vetrine addobbate, luci abbaglianti e regali riciclati. Ora spente le luci, si ripuliscono velocemente le vetrine: chi pensa ai saldi, chi già al carnevale… e del Natale rimane ben poco. Ma Gesù è lì, non passa, non è una moda, non è un momento di festa: egli è la festa! Non quella che finisce allo spegnersi delle luci, perché egli è la Luce; non quella che finisce di pari passo con l’esaurirsi degli entusiasmi dei nuovi soliti regali: egli è il Dono perfetto ed eterno, Bellezza antica e sempre nuova; egli è l’eterna gioiosa novità! Gesù non si presenta, come alcuni, solo per le inaugurazioni, non fa passerelle, non va in cerca di consensi: piuttosto egli è lì dove qualcuno lo invoca con fede, è lì dove altri non osano avvicinarsi, dove la lebbra del peccato ci ricopre: «Signore, se vuoi, puoi purificarmi!». Gesù non fugge, anzi si accosta, tende la mano, lo tocca, lo purifica perché lo vuole: Gesù vuole la nostra purificazione, la nostra salvezza. Per questo è venuto nel mondo, per questo festeggiamo il Natale! Egli non desidera altro che poter ricostruire, anzi ricreare in noi l’antica bellezza, la sua immagine e somiglianza.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Toccò il lebbroso – Giovanni Paolo II (Omelia, 21 Settembre 1986): Gli vennero incontro dei lebbrosi” (Lc 17,12). In un altro passo del Vangelo è detto che Gesù, “toccò” il lebbroso presentatosi a lui. Gesù si lascia dunque incontrare, egli si è fatto nostro prossimo per essere incontrato da noi proprio sulla soglia più tragica e pesante della sofferenza. Dalla croce egli ci insegna a cercare nel malato lo stesso suo volto, ad avvicinare chi soffre proprio là dove questi sperimenta la sua indigenza. Quanti sono e dove sono oggi i lebbrosi? Si parla di cifre che oscillano tra gli undici e i venti milioni: sono persone, disperse, per la maggior parte, nelle regioni più povere del nostro pianeta. Si tratta spesso di un fenomeno che sfugge alle normali possibilità di controllo e di aiuto. Nonostante lo sforzo di anime generose, molti ammalati rimangono esclusi dalla comune assistenza e dalle cure, e quindi dalla guarigione, che oggi la scienza medica potrebbe offrire loro. L’esempio di Cristo ci deve incoraggiare a persistere nell’impegno nei confronti di quelle situazioni sociali che risultano tuttora insensibili o impotenti di fronte al dramma della lebbra. Non ci si deve arrendere, se gli sforzi appaiono talvolta privi di risultato o se ci si trova di fronte ad ambienti nei quali il terrore del male ispira misure di difesa disumane, frutto di avversioni istintive e irrazionali verso il malato. Dobbiamo continuare ad operare perché proprio questi ambienti, che sembrano più refrattari, si aprano anch’essi alla speranza.

Signore, se vuoi, puoi purificarmi – Benedetto XVI (Angelus, 12 febbraio 2006): Cristo è il vero “medico” dell’umanità, che il Padre celeste ha mandato nel mondo per guarire l’uomo, segnato nel corpo e nello spirito dal peccato e dalle sue conseguenze. Proprio in queste domeniche, il Vangelo di Marco ci presenta Gesù che, all’inizio del suo ministero pubblico, si dedica completamente alla predicazione e alla guarigione dei malati nei villaggi della Galilea. Gli innumerevoli segni prodigiosi che egli compie sugli infermi confermano la “buona notizia” del Regno di Dio. Quest’oggi il brano evangelico racconta la guarigione di un lebbroso ed esprime con grande efficacia l’intensità del rapporto tra Dio e l’uomo, riassunta in uno stupendo dialogo: “Se vuoi, puoi guarirmi!”, dice il lebbroso. “Lo voglio, guarisci!”, gli risponde Gesù, toccandolo con la mano e liberandolo dalla lebbra (Mc 1,40-42). Vediamo qui come concentrata tutta la storia della salvezza: quel gesto di Gesù, che stende la mano e tocca il corpo piagato della persona che lo invoca, manifesta perfettamente la volontà di Dio di risanare la sua creatura decaduta, restituendole la vita “in abbondanza” (Gv 10,10), la vita eterna, piena, felice. Cristo è “la mano” di Dio tesa all’umanità, perché possa uscire dalle sabbie mobili della malattia e della morte, rialzarsi in piedi sulla salda roccia dell’amore divino (cfr. Sal 39, 2-3).

Va’ invece a mostrarti al sacerdote – Mons. Zygmunt Zimowski (Messaggio, 30 gennaio 2011): È perciò che chiediamo anche a Voi, vittime passate e presenti della lebbra, di impegnarvi ad essere solidali, di pregare per il bene di chi vi è vicino, di chi cerca di portarvi sollievo, ma anche per la salvezza di coloro i quali “banchetta-no” chiudendo la porta davanti ai bisogni degli altri. Di coloro che vi allontanano chiamandovi “lebbrosi!” senza conoscere né voler conoscere il vostro nome, riconoscere la vostra dignità e la vostra storia. Eppure “anche nel campo della salute, parte integrante dell’esistenza di ciascuno e del bene comune, è importante instaurare una vera giustizia distributiva che garantisca a tutti, sulla base dei bisogni oggettivi, cure adeguate”.

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: La fede che salva – “«Signore, se tu vuoi, puoi mondarmi» [Mt 8,2]. Chi supplica la volontà, non dubita del potere. E stendendo la mano Gesù lo toccò e disse: «Lo voglio: sii mondato. E sull’istante fu mondato dalla sua lebbra» [Mt 8,3]. Appena il Signore stende la mano, subito la lebbra scompare. Ma osserva anche quanto sia umile e immune da vanità la sua risposta. Il lebbroso aveva detto: «Se tu vuoi», e il Signore risponde: «Lo voglio». Il lebbroso aveva detto: «Puoi mondarmi» e il Signore replica dicendo: «Sii mondato». Non dobbiamo congiungere le due parti della risposta, come credono molti latini, che leggono: «Ti voglio mondare»; dobbiamo tenerle separate, sicché egli prima dice: «Lo voglio», e poi, dando un ordine: «Sii mondato». «E Gesù disse: Guardati dal dirlo ad alcuno» [Mt 8,4]. E, in verità, che necessità aveva il lebbroso di fare tanti discorsi sulla sua guarigione, quando il suo corpo guarito parlava per lui? «Ma va’, mostrati ai sacerdoti e presenta l’offerta che Mosè ha prescritto, affinché serva a loro di testimonianza» [Mt 8,4]. Per varie ragioni lo manda dai sacerdoti. In primo luogo, per un atto di umiltà, affinché cioè il lebbroso risanato rendesse onore ai sacerdoti: era infatti prescritto dalla legge che coloro che venivano mondati dalla lebbra presentassero un’offerta ai sacerdoti. Poi perché i sacerdoti, vedendo che il lebbroso era stato mondato, potessero credere al Salvatore, oppure si rifiutassero di farlo: se avessero creduto sarebbero stati salvi; se si fossero rifiutati di farlo, la loro colpa sarebbe stata senza attenuanti. E infine perché si rendessero conto che egli non infrangeva affatto la legge, cosa di cui tanto spesso lo accusavano” (Girolamo).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Un giorno, mentre Gesù si trovava in una città, ecco, un uomo coperto di lebbra: la lebbra ci fa ricordare il nostro peccato, una nota che fa riaffiorare alla mente le parole del Salmista: Ecco, nella colpa io sono nato, nel peccato mi ha concepito mia madre (Sal 51,7). Il lebbroso vede Gesù: uno sguardo che si incrocia con la misericordia di Dio che non ha mai abbandonato l’uomo, il capolavoro di Dio fatto a sua immagine (Gen 1,27); uno sguardo che in un Giardino aveva iniziato a scrutare il Cielo per ritrovare la pace del perdono, perché in quel Giardino l’uomo si era ritrovato nudo, coperto soltanto dalla lebbra del suo peccato. Ora, questo sguardo, può contemplare la Vita che si fa Carne in un seno purissimo (1Gv 1,1ss); ora, questo sguardo, in un Giardino, può contemplare l’Agnello di Dio versare lacrime di sangue perché l’uomo si incontri con Dio; ora, questo sguardo, può contemplare l’Amore confitto a un Croce perché l’uomo ritrovi la purezza perduta. Gesù se ha trasgredito la Legge toccando il lebbroso, ora, rammentando all’uomo purificato la prescrizione di Mosè, gli intima di presentarsi al sacerdote perché, accertata la sua guarigione, possa nuovamente far parte dell’antico popolo dell’alleanza e delle promesse. Là dove arriva l’Amore cadono le barriere e le esclusioni. Il Vangelo si chiude ricordando innumerevoli guarigioni e la preghiera di Gesù: “egli guarisce gli infermi che gli portano e allo stesso tempo, eleva la sua preghiera a Dio nella solitudine. L’unione di questi tratti [orazione personale e servizio al prossimo] costituiscono l’elemento primordiale di ogni autentica esistenza” (J. Pikaza).

Santo del giorno: 11 Gennaio – Sant’Onorata di Pavia, Vergine: Nella città di Pavia, l’11 gennaio si commemorano unitamente Onorata, Luminosa, Speciosa e Liberata, quattro sante vergini del V secolo che consacrate al Signore diedero in tempi  turbolenti, grande prova di fede e carità. Santa Onorata, sorella minore del grande vescovo Epifanio, fu da lui stesso consacrata al Signore e affidata per l’educazione a santa Luminosa, vergine zelante conosciuta in città da anni per la sua dedizione al bene della Chiesa. Si narra come durante il saccheggio della città perpetrata dai Goti di Odoacre nell’anno 476 le due vergine vennero fatte prigioniere, liberate presto per intercessione di Epifanio, diedero in quei giorni tremendi una prova veramente alta di unità e pazienza tanto che gli stessi loro carcerieri ne rimasero turbati interiormente. Le quattro sante vergine vengono ricordate insieme come comune scelta di vita, le loro reliquie si custodiscono parte in Cattedrale e parte nella splendida chiesa di San Francesco.

Preghiamo: Dio onnipotente, manifesta anche a noi il mistero della nascita del Salvatore rivelato ai Magi dalla luce della stella, e cresca sempre più nel nostro spirito. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 

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