Dicembre, meditazioni

18 Dicembre 2018

18 Dicembre 2018 – Martedì, Feria di Avvento – (Ger 23,5-8; Sal 71[72]; Mt 1,18-24) – I Lettura: “Il v. 5 profetizza, per un tempo futuro, il dono di un discendente di Davide, nel quale si realizzeranno le promesse fatte alla dinastia davidica, che sono all’origine del messianismo. Il nome «Signore-nostra-giustizia», conferito a questo re ideale, verrà dato anche alla nuova Gerusalemme” (Bibbia Via, Verità e Vita, nota). Vangelo: “Per gli Ebrei il fidanzamento è un impegno decisivo, in funzione del matrimonio. Esso costituisce il primo momento della celebrazione, quando la donna viene «consacrata» all’uomo e i due giovani possono già essere chiamati marito e moglie. La violazione del fidanzamento è considerata adulterio” (Bibbia Via, Verità e Vita, nota).

Gesù nascerà da Maria, sposa di Giuseppe, figlio di Davide – Dal Vangelo secondo Matteo: Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto. Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa «Dio con noi». Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

Riflessione: «Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore e prese con sé la sua sposa». Maria potrebbe rivelare al suo sposo i mirabili misteri che avvenivano in Lei, ma non lo fa. Forse per pudore, ma ancora meglio per la sua umiltà. Ella infatti si ritiene, nei confronti di Dio, di essere la sua serva (cfr. Lc 1,38.48). Non può, né desidera, perciò, prevenire la volontà del suo ‘Padrone celeste’, ma lascia che Dio stesso scelga il tempo e il modo più idoneo per rivelare la sua opera agli uomini. Giuseppe, poiché è uomo giusto, (questo significa che era abituato a scandagliare la volontà di Dio accettandola come norma di vita), certamente comprende subito di trovarsi davanti a un grande mistero. Per questo ritiene opportuno non dare alcun giudizio sulla sua promessa sposa di cui indubbiamente conosceva anche le preclari virtù. La giustizia “di Giuseppe consiste nel fatto che egli non vuole coprire con il suo nome un bambino di cui ignora il padre, ma anche nel fatto che, per compassione, rifiuta di consegnare Maria alla procedura rigorosa della Legge (Dt 22,20s), la lapidazione” (Bibbia di Gerusalemme). Sarà Dio stesso a dissipare ogni turbamento e dubbio dall’animo di Giuseppe. Mentre questi stava per mettere in atto la sua decisione, Dio gli invia un angelo in sogno che gli rivela tutto il mistero della maternità divina di Maria. Giuseppe non tarda ad accogliere la volontà di Dio divenendo in questo modo la «figura centrale della realizzazione della nascita messianico davidica: è lui il destinatario mediante il sogno della rivelazione riguardante Gesù e il motivo della sua nascita; è lui l’ultimo della genealogia a dare origine giuridica del messia; è lui che, come giusto secondo la Legge, vorrebbe osservarla mandando via la sposa, tuttavia accoglie la parola di Dio che supera la Legge e la fa adempiere facendo come l’angelo del Signore gli aveva comandato» (Teodoro Pullez). Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta… Destatosi dal sonno, Giuseppe fa come gli aveva ordinato l’angelo e prende con sé la sua sposa. In questo gesto di profonda obbedienza alla volontà di Dio, brilla l’azione di Dio sui tanti chiaroscuri della fragilità umana.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: … sua madre Maria – CCC 496: Fin dalle prime formulazioni della fede, la Chiesa ha confessato che Gesù è stato concepito nel seno della Vergine Maria per la sola potenza dello Spirito Santo, ed ha affermato anche l’aspetto corporeo di tale avvenimento: Gesù è stato concepito «senza seme […], per opera dello Spirito Santo». Nel concepimento verginale i Padri ravvisano il segno che si tratta veramente del Figlio di Dio, il quale è venuto in una umanità come la nostra. Così, sant’Ignazio di Antiochia (inizio II secolo): «Voi siete pienamente convinti riguardo a nostro Signore che è veramente della stirpe di Davide secondo la carne, Figlio di Dio secondo la volontà e la potenza di Dio, veramente nato da una Vergine; […] veramente è stato inchiodato [alla croce] per noi, nella sua carne, sotto Ponzio Pilato. […] Veramente ha sofferto, così come veramente è risorto».

… ecco gli apparve in sogno un angelo del Signore – CCC 333: Dall’incarnazione all’ascensione, la vita del Verbo incarnato è circondata dall’’adorazione e dal servizio degli angeli. Quando Dio «introduce il Primogenito nel mondo, dice: lo adorino tutti gli angeli di Dio» (Eb 1,6). Il loro canto di lode alla nascita di Cristo non ha cessato di risuonare nella lode della Chiesa: «Gloria a Dio…» (Lc 2,14). Essi proteggono l’infanzia di Gesù, servono Gesù nel deserto, lo confortano durante l’agonia, quando egli avrebbe potuto da loro essere salvato dalla mano dei nemici come un tempo Israele. Sono ancora gli angeli che evangelizzano la Buona Novella dell’incarna-zione e della risurrezione di Cristo. Al ritorno di Cristo, che essi annunziano, saranno là, al servizio del suo giudizio.

Gesù salverà il suo popolo dai suoi peccati – CCC 2665-2666: La preghiera della Chiesa, nutrita dalla Parola di Dio e dalla celebrazione della liturgia, ci insegna a pregare il Signore Gesù. Sebbene sia rivolta soprattutto al Padre, essa comprende però, in tutte le tradizioni liturgiche, forme di preghiera rivolte a Cristo. Alcuni salmi, secondo la loro attualizzazione nella preghiera della Chiesa, e il Nuovo Testamento mettono sulle nostre labbra e imprimono nei nostri cuori le invocazioni di questa preghiera a Cristo: Figlio di Dio, Verbo di Dio, Signore, Salvatore, Agnello di Dio, Re, Figlio diletto, Figlio della Vergine, buon Pastore, nostra Vita, nostra Luce, nostra Speranza, nostra Risurrezione, Amico degli uomini… Ma il nome che comprende tutto è quello che il Figlio di Dio riceve nell’incarnazione: GESÙ. Il nome divino è indicibile dalle labbra umane, ma il Verbo di Dio, assumendo la nostra umanità, ce lo consegna e noi possiamo invocarlo: «Gesù», «YHWH salva». Il nome di Gesù contiene tutto: Dio e l’uomo e l’intera Economia della creazione e della salvezza. Pregare «Gesù» è invocarlo, chiamarlo in noi. Il suo nome è il solo che contiene la presenza che esso significa. Gesù è risorto, e chiunque invoca il suo nome accoglie il Figlio di Dio che lo ha amato e ha dato se stesso per lui.

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: “Maria cercava di convincere Giuseppe che il suo concepimento era opera della Spirito, ma egli non le credette, perché era cosa insolita. Al vedere in lei, nonostante la sua gravidanza, un atteggiamento sereno, «egli, nella sua giustizia, non voleva denunciarla pubblicamente» [Mt 1,19]; ma non per questo fu maggiormente disponibile ad accettarla, come marito, visto che pensava che si fosse unita ad un altro. Decise perciò «nella sua giustizia», di non prenderla, ma anche di non calunniarla. Così «un angelo gli apparve e gli disse: Giuseppe, figlio di David» [Mt 1,20]. Cosa meravigliosa che lo chiami, anche lui, «figlio di David»!, ricordandogli il primo dei suoi antenati, David, al quale Dio aveva promesso che «dai frutti delle sue viscere» [Sal 132,11], avrebbe suscitato il Messia secondo la carne. «Non temere di prendere Maria come tua sposa, perché ciò che è in lei è opera dello Spirito» [Mt 1,20]. E se tu dubiti del concepimento senza legami carnali della Vergine, ascolta le parole di Isaia: «Ecco, la vergine concepirà» [Is 7,14]. E quelle di Daniele: «La pietra si staccò senza l’aiuto delle mani» [Dn 2,34]. Non si tratta di quest’altra parola: «Guardate la montagna e i pozzi» [Is 51,1]. Qui, in effetti, si tratta dell’uomo e della donna; là, invece, è detto: «Senza l’aiuto delle mani». Così come, per Eva, Adamo aveva ricoperto il ruolo di padre e di madre, del pari Maria per Nostro Signore” (Efrem).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia: La povertà di Maria è la nostra povertà – La povertà apre il suo cuore alla luce di Dio, ai suoi prodigi. È povera la casa di Nazareth, è poverissimo l’ambiente dove dà alla luce il Figlio. Non c’è una culla: per fare riposare il Bambino si serve di una mangiatoia e di un po’ di paglia. Soffre il disagio del viaggio e della permanenza in esilio. Non chiede al Figlio alcun intervento per alleviare la situazione economica della famiglia. Dai fatti evangelici si intuisce che rimase ben presto vedova: accetta la situazione precaria dello stato vedovile senza un lamento, ma confidando nella Provvidenza. Vive una povertà esemplare. Accudisce con impegno alle faccende domestiche. Segue il Figlio sino all’estrema povertà della «Via della Croce». Non possiede un sepolcro dove deporre il Corpo straziato del Figlio. Accetta di essere accolta in casa di estranei, anche se chi l’ospitava era il discepolo tanto amato dal Figlio. Per sé non chiede nulla, né pretende che altri siano al suo servizio. La povertà la spinge a cercare Dio con tutto il suo cuore; la povertà l’aiuta a possederlo al massimo. Maria «primeggia tra gli umili e i poveri del Signore, una donna forte, che conobbe povertà e sofferenza, fuga ed esilio» (Paolo VI).

Santo del giorno: 18 Dicembre – San Malachia, Profeta: «Il libro del profeta Malachia chiude, nell’Antico Testamento, la serie dei profeti minori. Emblematico il fatto che gli ultimi versetti parlino di un messaggero del Signore inviato per ristabilire il giusto rapporto tra Dio e il suo popolo. Una profezia messianica che nasce nel cuore della storia di Israele ma non si limita al contesto in cui ha avuto origine. Malachia opera alcuni decenni dopo la ricostruzione del tempio, che era avvenuta attorno al 520 a.C., dopo il ritorno dall’esilio. In questo periodo avevano già profetato e spinto a guardare avanti i profeti Aggeo e Zaccaria. Ma la ricostituzione del rito templare spesso appare svuotato della sua vera anima: la celebrazione dell’amore di Dio che opera nella storia. La voce di Malachia si leva per denunciare disinteresse ed esteriorità, lontananza dal Signore e ingiustizia. La soluzione prospettata dal santo profeta è quella di una preparazione all’incontro con il Signore. Un messaggio che risuona particolarmente adatto in questo periodo di Avvento» (Avvenire).

Preghiamo: Oppressi a lungo sotto il giogo del peccato, aspettiamo, o Padre, la nostra redenzione; la nuova nascita del tuo unico Figlio ci liberi dalla schiavitù antica. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 

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