Liturgia, Novembre

18 Novembre 2018 – XXXIII del Tempo Ordinario (B)

Antifona d’ingresso

Dice il Signore: “Io ho progetti di pace e non di sventura; voi mi invocherete e io vi esaudirò, e vi farò tornare da tutti i luoghi dove vi ho dispersi”. (Ger 29,11.12.14)

Colletta

Il tuo aiuto, Signore, ci renda sempre lieti nel tuo servizio, perché solo nella dedizione a te, fonte di ogni bene, possiamo avere felicità piena e duratura. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Oppure: 

O Dio, che vegli sulle sorti del tuo popolo, accresci in noi la fede che quanti dormono nella polvere si risveglieranno; donaci il tuo Spirito, perché operosi nella carità attendiamo ogni giorno la manifestazione gloriosa del tuo Figlio, che verrà per riunire tutti gli eletti nel suo regno. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Prima Lettura                                             Dn 12,1-3

In quel tempo sarà salvato il tuo popolo.

“Il profeta Daniele, con immagini ben note al suo tempo, annuncia la fine degli imperi del mondo e il progressivo stabilirsi del regno di Dio. I giusti sono chiamati alla vita eterna. L’annuncio della fine, i segni dei tempi, la venuta del Signore: eppure verrà un angelo a consolarci, affinché nessuno abbia paura. L’uomo di fede non deve temere la fine dei tempi; egli non ne conosce il momento né come esattamente avverrà, ma la parola invita alla fiducia” (Messale Festivo, LDC).

Dal libro del profeta Daniele

In quel tempo, sorgerà Michele, il gran principe, che vigila sui figli del tuo popolo. Sarà un tempo di angoscia, come non c’era stata mai dal sorgere delle nazioni fino a quel tempo; in quel tempo sarà salvato il tuo popolo, chiunque si troverà scritto nel libro. Molti di quelli che dormono nella regione della polvere si risveglieranno: gli uni alla vita eterna e gli altri alla vergogna e per l’infa-mia eterna. I saggi risplenderanno come lo splendore del firmamento; coloro che avranno indotto molti alla giustizia risplenderanno come le stelle per sempre.                                              Parola di Dio.

Salmo Responsoriale                                  Dal Salmo 15 (16)

«È proprio di chi ha camminato nelle vie della vita il gustare la dolcezza della destra di Dio, il trono della sapienza, il gustare la verità che è il Figlio unigenito. Il Verbo di Dio incarnato canta questo salmo come uomo. Ciò non esclude che egli sia Dio e che faccia conoscere le vie della vita» (Origene).

Rit. Proteggimi, o Dio: in te mi rifugio.

Il Signore è mia parte di eredità e mio calice:

nelle tue mani è la mia vita.

Io pongo sempre davanti a me il Signore,

sta alla mia destra, non potrò vacillare. Rit.

Per questo gioisce il mio cuore

ed esulta la mia anima;

anche il mio corpo riposa al sicuro,

perché non abbandonerai la mia vita negli inferi,

né lascerai che il tuo fedele veda la fossa. Rit.

Mi indicherai il sentiero della vita,

gioia piena alla tua presenza,

dolcezza senza fine alla tua destra. Rit.

Seconda Lettura                                             Eb 10,11-14.18

Cristo con un’unica offerta ha reso perfetti per sempre quelli che vengono san-tificati.

“Termina in questa domenica la lettura della lettera agli Ebrei. L’autore paragona i sacerdoti del popolo d’Israele al grande sacerdote Gesù. Egli, sul Calvario, ha offerto una sola volta il suo sacrificio, e ha ottenuto per sempre il perdono dei nostri peccati e la nostra santificazione. Il Padre vuole la vita per i suoi figli” (Messale Festivo, LDC).

Dalla lettera agli Ebrei

Ogni sacerdote si presenta giorno per giorno a celebrare il culto e a offrire molte volte gli stessi sacrifici, che non possono mai eliminare i peccati. Cristo, invece, avendo offerto un solo sacrificio per i peccati, si è assiso per sempre alla destra di Dio, aspettando ormai che i suoi nemici vengano posti a sgabello dei suoi piedi. Infatti, con un’unica offerta egli ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati. Ora, dove c’è il perdono di queste cose, non c’è più offerta per il peccato.                             Parola di Dio.

Canto al Vangelo                                            Lc 21,36

  Alleluia, alleluia.

Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di comparire davanti al Figlio dell’uomo.

  Alleluia.

Vangelo                                                 Mc 13,24-32

Il Figlio dell’uomo radunerà i suoi eletti dai quattro venti.

“Gesù, usando il linguaggio dei profeti, richiama la grande verità che tante volte ha insegnato ai suoi discepoli: il tempo, la vita, sono una grande realtà che ci porta giorno dopo giorno verso Dio, con cui ci incontriamo al termine di tutto. La condizione del cristiano è quella del pellegrino, in viaggio verso la vera patria che lo attende. L’esistenza terrena è una tappa del viaggio, ma non si esaurisce qui il cammino di un uomo. L’immagine del pellegrino è carica di spunti per trovare il giusto stile della vita cristiana, per incarnare atteggiamenti spirituali importanti” (Messale Festivo, LDC).

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «In quei giorni, dopo quella tribolazione, il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte. Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo. Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte. In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno. Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».                    Parola del Signore.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria – Giovanni Paolo II (Udienza Generale, 22 Aprile 1998): Non dobbiamo dimenticare che l’“éschaton”, cioè l’evento finale, cristianamente inteso non è solo un traguardo posto nel futuro, ma una realtà già iniziata con la venuta storica di Cristo. La sua passione, la sua morte e la sua risurrezione costituiscono l’avvenimento supremo della storia dell’umanità. Questa è entrata ormai nella sua ultima fase, facendo, per così dire, un salto di qualità. Si apre per il tempo l’orizzonte di un nuovo rapporto con Dio, caratterizzato dalla grande offerta della salvezza in Cristo. Per questo Gesù può dire: “L’ora viene, ed è adesso, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio e coloro che l’avranno udita vivranno” (Gv 5,25). La risurrezione dei morti attesa per la fine dei tempi, riceve una prima e decisiva attuazione già ora, nella risurrezione spirituale, obiettivo primario dell’opera di salvezza. Essa consiste nella nuova vita comunicata dal Cristo risorto, quale frutto della sua opera redentrice. È un mistero di rinascita nell’acqua e nello Spirito (cfr. Gv 3,5) che segna profondamente il presente ed il futuro di tutta l’umanità, anche se la sua efficacia si esplica fin d’ora solo in quanti accolgono pienamente il dono di Dio e lo irradiano nel mondo. Questa duplice dimensione, insieme presente e futura, della venuta di Cristo emerge chiaramente dalle sue parole. Nel discorso escatologico, che precede di poco il dramma pasquale, Gesù predice: “Vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Ed egli manderà gli angeli e riunirà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo” (Mc 13,26-27). Nel linguaggio apocalittico le nubi sono un segno teofanico: indicano che la seconda venuta del Figlio dell’uomo si compirà non nella debolezza della carne, ma nella potenza divina. Queste parole del discorso fanno pensare al futuro ultimo che concluderà la storia. Tuttavia nella risposta che dà al Sommo Sacerdote durante il processo, Gesù riprende la profezia escatologica enunciandola nei termini di un evento imminente: “Io vi dico: d’ora innanzi vedrete il Figlio dell’uomo seduto alla destra di Dio e venire sulle nubi del cielo” (Mt 26,64). Ponendo a confronto queste parole con quelle del precedente discorso, si coglie il senso dinamico dell’escatologia cristiana, come un processo storico ormai iniziato ed in cammino verso la sua pienezza.

Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno – Pio XII (Ome-lia, 24 Novembre 1940): Passeranno il cielo e la terra. Passerà questa terra, che calca il nostro piede, fende e bagna di sudore la nostra mano, scruta il nostro occhio; questa terra, di cui il nostro ferro trafora e tormenta le viscere, scavando i sepolcri delle spente selve, dei mostri coevi di spiagge ignote; dei vapori di estinti vulcani e delle vene dei metalli e delle liquide fiamme, che turbano i sogni dell’uomo e ne scuotono la pace. Passerà questo nostro vecchio globo, che sembra non più bastare agli uomini e a saziare il fremito delle loro contrastanti aspirazioni, per le quali arde ai nostri giorni una lotta di così gigantesche proporzioni, da sorpassare e quasi oscurare i più grandi avvenimenti e rivolgimenti della storia del mondo. Passerà la terra, e noi tutti dovremo comparire davanti al tribunale di Cristo, affinché ciascuno ne riceva la mercede o la pena, secondo che avrà fatto il bene o il male; ma non passeranno le parole di Cristo, che predice e annunzia anzi tempo agli Apostoli la storia della sua Chiesa e del mondo e le tristi vicende che incontreranno attraverso i secoli.

Gesù Cristo mediatore tra l’uomo e Dio – Giovanni Paolo II (Omelia, 14 Novembre 1982): Il “mondo” mostra quotidianamente all’uomo l’ineluttabilità del morire. Contemporaneamente vuole chiuderlo, in un certo senso, nei limiti della vita che passa insieme con lui. La Parola del Dio Vivente dimostra all’uomo medesimo la prospettiva della vita che non passa: “Mi indicherai il sentiero della vita, / gioia piena nella tua presenza, / dolcezza senza fine alla tua destra” (Sal 15[16],11). Nella stessa prospettiva della vita che non passa, sta oggi davanti a noi Cristo, quale unico ed eterno sacerdote: il mediatore tra il tempo e l’eternità, tra l’uomo e Dio. Nella lettera agli Ebrei leggiamo: Gesù Cristo “avendo offerto un solo sacrificio per i peccati, si è assiso alla destra di Dio, aspettando ormai soltanto che i suoi nemici vengano posti sotto i suoi piedi” (Eb 10,12-13). Sappiamo che la vittoria nella lotta tra il bene e il male è stata riportata mediante la Croce. Cristo ha vinto con il sacrificio. E il suo sacrificio sulla Croce per i peccati dura. Non passa, così come non passa la sua parola. Nel raggio di questo Sacrificio si svolge la storia dell’umanità e la storia di ogni uomo. “Poiché con un’unica oblazione egli ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati” (Eb 10,14). Il Sacrificio di Cristo porta in sé la speranza della vittoria definitiva del bene sul male: sul peccato, sulla sofferenza e sulla morte. Esso ci mostra la “via della vita”. Il mondo cammina verso il suo termine. Quanto al giorno della fine, nessuno lo conosce, “neanche gli angeli nel cielo, e neppure il Figlio, ma solo il Padre” (Mc 13,32). Alla luce delle parole dell’o-dierno Vangelo, questa “fine” o “termine” non chiude la storia dell’uomo, ma l’apre nella dimensione definitiva, l’apre mediante il Figlio dell’uomo, mediante la seconda venuta di Cristo. “Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi / con grande potenza e gloria” (Mc 13,26). Egli verrà per riunire “i suoi eletti dai quattro venti” (Mc 13,27): coloro che sono maturati mediante la verità della sua parola e la potenza della sua Croce.

Preghiera dei Fedeli                                    (proposta)

Fratelli e sorelle, Gesù ci ricorda ancora una volta che la vera vita è rivolta verso Dio. Rivolgiamoci a lui con fiducia, per ottenere forza e sostegno per il nostro cammino terreno.

Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, o Signore.

– Per i sacerdoti, le suore, i laici, perché ognuno, secondo il proprio carisma, sia costruttore del regno di Dio nella vita di ogni giorno, preghiamo. Rit.

– Per i capi dei popoli, perché riconoscano la fragilità del loro potere, e usino la loro autorità per realizzare la giustizia, cercando di aiutare concretamente i deboli e i disagiati, preghiamo. Rit.

– Per coloro che sono nell’angoscia o in ristrettezze economiche: trovino nei cristiani conforto e sostegno per risolvere le proprie necessità, preghiamo. Rit.

– Per la nostra assemblea cristiana, perché rinnovi attorno al banchetto eucaristico la speranza che la anima e sia capace di annunciarla al mondo, preghiamo. Rit.

Celebrante: Signore, noi non sappiamo né il giorno né l’ora del tuo ritorno. Mantienici vigilanti nella carità e nella speranza, e preparaci ad accogliere te, che vivi e regni nei secoli dei secoli.

Preghiera sulle offerte

Quest’offerta che ti presentiamo, Dio onnipotente, ci ottenga la grazia di servirti fedelmente e ci prepari il frutto di un’eternità beata. Per Cristo nostro Signore.

Prefazio delle Domeniche del Tempo Ordinario IV                     (proposta)

La storia della salvezza.

È veramente cosa buona e giusta,

proclamare le tue grandi opere

e renderti grazie a nome di tutti gli uomini,

Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore.

Egli, nascendo da Maria Vergine,

ha inaugurato i tempi nuovi;

soffrendo la passione, ha distrutto i nostri peccati;

risorgendo dai morti, ci ha aperto il passaggio alla vita eterna;

salendo a te, Padre, ci ha preparato un posto nel tuo regno.

Per questo mistero di salvezza, uniti agli angeli e ai santi,

cantiamo senza fine l’inno della tua lode: Santo…

 

Antifona alla comunione

Il mio bene è stare vicino a Dio, nel Signore Dio riporre la mia speranza. (Sal 73,28)

Oppure: 

Dice il Signore: “In verità vi dico: tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato”. (Mc 11,23.24)

Oppure: 

“Il Figlio dell’uomo manderà i suoi angeli e riunirà gli eletti dall’estremità della terra”. (Mc 13,27)

Preghiera dopo la comunione

O Padre, che ci hai nutriti con questo sacramento, ascolta la nostra umile preghiera: il memoriale, che Cristo tuo Figlio ci ha comandato di celebrare, ci edifichi sempre nel vincolo del tuo amore. Per Cristo nostro Signore.

  Un po’ di pane per camminare

“Ma la vita è breve, anzi a volte è brevissima” (Santa Teresa d’Avila) – II tema della Liturgia di oggi è scontato: è quello delle ultime realtà, ma non bisogna dare per scontato che l’uomo di oggi sappia che cosa esse siano.

E a dare per scontato che le conosca, c’è un ulteriore ostacolo: è quella predicazione mutilata che per non turbare l’uditorio punta decisamente e unicamente sul positivo: il paradiso, la vita eterna, il gaudio della beatitudine, celando il resto cioè la tragica possibilità di finire per tutta l’eternità separati da Dio o la necessità di passare, per entrare in paradiso, attraverso una purificazione, che, come suggerisce la stessa parola, sta ad indicare qualcosa di doloroso, anche se temporaneo.

Bisognerebbe invece dire a chiare lettere che per andare in paradiso non basta la “buona azione”, ma che è necessario imboccare la via dell’impegno, della santità, del bene, della vigilanza, dell’ascesi, in altre parole occorrerebbe dire, con estrema chiarezza, che soltanto i santi vanno in paradiso.

Chi sono i santi? Anche qui c’è un po’ di ignoranza, perché i più, quando si parla di santità, corrono subito con la fantasia e con la memoria a certi modelli stereotipati che alcune melense biografie hanno loro propinato. Santità, per loro, è sinonimo di cilizi, di catenelle acuminate, di digiuni quaresimali, di penitenze estreme o di devozioni asfissianti. La santità cristiana, invece, consiste nell’unione con Cristo, Verbo incarnato e nostro Redentore, unico mediatore fra Dio e gli uomini e fonte di ogni grazia e santificazione (II lettura) ed è concretamente la vita quotidiana vissuta secondo Dio e in Lui. In altre parole, la santità consiste nella configurazione a Cristo, nell’unione con Dio nella carità e mediante la perfetta conformità alla sua volontà. Così detto, si comprende che tutti gli uomini sono chiamati alla santità (cfr. 1Ts 4,3; Ef 1,4; LG 39) e, corrispondendo responsabilmente a questa vocazione divina, alla salvezza.

Una risposta, quella dell’uomo, che non è fatta una volta per sempre, o in tutta tranquillità, perché bisogna attendere alla propria salvezza “con timore e tremore” (Fil 2,12). La vita diventa allora il campo di addestramento e la morte l’ultima prova, l’ultima battaglia perché l’uomo nasca alla vita.

La santità è l’unica strada che porta in paradiso e non esistono scorciatoie.

 

 

 

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