meditazioni, Novembre

3 Novembre 2018

3 Novembre 2018 – Sabato, XXX del Tempo Ordinario – (Fil 1,18b-26; Sal 41[42]; Lc 14,1.7-11) – I Lettura: Ciò che anzitutto Paolo presenta in questo testo è l’amore profondo che lo unisce a Cristo. Questo non è certo il frutto di uno slancio mistico ma la piena solidarietà con lui nella ricerca di un mondo nuovo, in cui si apra uno spazio di fraternità e di solidarietà per tutti. Perciò egli è disponibile a ritardare il suo incontro con Cristo nell’altra vita in funzione di quell’in-contro con lui che avviene quotidianamente attraverso il servizio di guida e di illuminazione prestato alle sue comunità. Vangelo: Spesso gli uomini si fanno avanti, si propongono per essere invitati invece di ricevere l’invito. Per Luca il punto di vista di Dio è il contrario, è quello dell’umiltà: «Ha rovesciato i potenti dai troni e ha innalzato gli umili». La chiamata a partecipare alla «grande cena» del Regno ha come esito una esaltazione del livello di vita per chi è capace di accogliere con gratuità l’invito della salvezza.

Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato – Dal Vangelo secondo Luca: Un sabato Gesù si recò a casa di uno dei capi dei farisei per pranzare ed essi stavano a osservarlo. Diceva agli invitati una parabola, notando come sceglievano i primi posti: «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: “Cedigli il posto!”. Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto. Invece, quando sei invitato, va’ a metterti all’ultimo posto, perché quando viene colui che ti ha invitato ti dica: “Amico, vieni più avanti!”. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali. Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».

Riflessione: «Chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato». “Cari giovani, mi sembra di scorgere in questa parola di Dio sull’umiltà un messaggio importante e quanto mai attuale per voi, che volete seguire Cristo e far parte della sua Chiesa. Il messaggio è questo: non seguite la via dell’orgoglio, bensì quella dell’umiltà. Andate controcorrente: non ascoltate le voci interessate e suadenti che oggi da molte parti propagandano modelli di vita improntati all’arroganza e alla violenza, alla prepotenza e al successo ad ogni costo, all’apparire e all’avere, a scapito dell’essere. Di quanti messaggi, che vi giungono soprattutto attraverso i mass media, voi siete destinatari! Siate vigilanti! Siate critici! Non andate dietro all’onda prodotta da questa potente azione di persuasione. Non abbiate paura, cari amici, di preferire le vie alternative indicate dall’amore vero: uno stile di vita sobrio e solidale; relazioni affettive sincere e pure; un impegno onesto nello studio e nel lavoro; l’interesse profondo per il bene comune. Non abbiate paura di apparire diversi e di venire criticati per ciò che può sembrare perdente o fuori moda: i vostri coetanei, ma anche gli adulti, e specialmente coloro che sembrano più lontani dalla mentalità e dai valori del Vangelo, hanno un profondo bisogno di vedere qualcuno che osi vivere secondo la pienezza di umanità manifestata da Gesù Cristo. Quella dell’umiltà, cari amici, non è dunque la via della rinuncia ma del coraggio. Non è l’esito di una sconfitta ma il risultato di una vittoria dell’amore sull’egoismo e della grazia sul peccato. Seguendo Cristo e imitando Maria, dobbiamo avere il coraggio dell’umiltà; dobbiamo affidarci umilmente al Signore perché solo così potremo diventare strumenti docili nelle sue mani, e gli permetteremo di fare in noi grandi cose. Grandi prodigi il Signore ha operato in Maria e nei Santi! Penso ad esempio a Francesco d’Assisi e Caterina da Siena. Penso anche a giovani splendidi come santa Gemma Galgani, san Gabriele, san Domenico Savio, santa Maria Goretti… E penso ancora ai molti ragazzi e ragazze che appartengono alla schiera dei santi… Tutti, e voi lo sapete, siamo chiamati ad essere santi!” (Benedetto XVI, Omelia, 2 settembre 2007).

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto – Benedetto XVI (Angelus, 29 Agosto 2010): Il Signore non intende dare una lezione sul galateo, né sulla gerarchia tra le diverse autorità. Egli insiste piuttosto su un punto decisivo, che è quello dell’umiltà: “chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato” (Lc 14,11). Questa parabola, in un significato più profondo, fa anche pensare alla posizione dell’uomo in rapporto a Dio. L’“ultimo posto” può infatti rappresentare la condizione dell’uma-nità degradata dal peccato, condizione dalla quale solo l’incarnazione del Figlio Unigenito può risollevarla. Per questo Cristo stesso “ha preso l’ultimo posto nel mondo – la croce – e proprio con questa umiltà radicale ci ha redenti e costantemente ci aiuta” (Deus caritas est 35). Al termine della parabola, Gesù suggerisce al capo dei farisei di invitare alla sua mensa non gli amici, i parenti o i ricchi vicini, ma le persone più povere ed emarginate, che non hanno modo di ricambiare (cfr. Lc 14,13-14), perché il dono sia gratuito. La vera ricompensa, infatti, alla fine, la darà Dio, “che governa il mondo… Noi gli prestiamo il nostro servizio solo per quello che possiamo e finché Egli ce ne dà la forza” (Deus caritas est 35). Ancora una volta, dunque, guardiamo a Cristo come modello di umiltà e di gratuità: da Lui apprendiamo la pazienza nelle tentazioni, la mitezza nelle offese, l’obbedienza a Dio nel dolore, in attesa che Colui che ci ha invitato ci dica: “Amico, vieni più avanti!” (cfr. Lc 14,10); il vero bene, infatti, è stare vicino a Lui.

Il nostro modello è Gesù Cristo – CCC 520: Durante tutta la sua vita, Gesù si mostra come nostro modello: è «l’uomo perfetto» che ci invita a diventare suoi discepoli e a seguirlo; con il suo abbassamento, ci ha dato un esempio da imitare, con la sua preghiera, attira alla preghiera, con la sua povertà, chiama ad accettare liberamente la spogliazione e le persecuzioni.

Virtù umane – Catechismo degli Adulti 833: La carità si incarna nell’etica: unifica, sostiene ed elèva le virtù umane, energie operative buone che abilitano a compiere il bene sotto vari aspetti specifici. Quattro di esse si chiamano “vir-tù cardinali”, perché fanno da sostegno e riferimento a numerose altre. Sono la prudenza, la giustizia, la fortezza e la temperanza. Tra le molte virtù, che si collegano a queste, si possono ricordare: semplicità, onestà, sincerità, lealtà, fedeltà, cortesia, rispetto, generosità, riconoscenza, amicizia, coraggio, audacia, equilibrio, umiltà, castità, povertà, obbedienza. Le buone qualità particolari danno concretezza alla perfezione cristiana. Danno alla carità un corpo e un volto.

L’umiltà è il fondamento della preghiera – CCC 2559: «La preghiera è l’elevazione dell’anima a Dio o la domanda a Dio di beni convenienti». Da dove noi partiamo pregando? Dall’altezza del nostro orgoglio e della nostra volontà o «dal profondo» (Sal 130,1) di un cuore umile e contrito? È colui che si umilia ad essere esaltato. L’umiltà è il fondamento della preghiera. «Nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare» (Rm 8,26) L’umiltà è la disposizione necessaria per ricevere gratuitamente il dono della preghiera: «L’uomo è un mendicante di Dio».

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: La via dell’umiltà – «Scrivi che sei innamorato dell’umiltà e desideri apprendere il modo come averne da Dio la grazia. Se dunque vuoi davvero fugare la superbia e ottenere il dono beato dell’umiltà non trascurare le cose che potranno aiutarti ad acquistarlo, anzi metti in opera tutte le cose che ne favoriscono la crescita. L’anima infatti si adatta alle cose che ama e prende sempre più la somiglianza delle cose che fa spesso. Abbi, allora, la persona, gli indumenti, il modo di camminare, la sedia, il cibo, il letto, in una parola, tutto, di stampo frugale; perfino il discorso, il movimento del corpo, la conversazione; e queste cose devono tendere alla mediocrità e non alla distinzione. Sii buono e placido col fratello, dimentica le ingiurie degli avversari; sii umano e benevolo verso i più abietti, porta aiuto e sollievo ai malati, abbi riguardo per chi è colpito da dolori, avversità, afflizioni non disprezzare nessuno, sii dolce nella conversazione, lieto nelle risposte, onesto in tutto, disponibile a tutti» (Nilo di Ancira).

 

Silenzio / Preghiera / La tua traccia: L’umiltà del Figlio di Dio – M. F. Lacan (Umiltà, DTB): Gesù è il messia umile annunziato da Zaccaria (Mt 21,5). È il messia degli umili che egli proclama beati (Mt 5,4 = Sal 37,11; gr. prays = l’umile che la sottomissione a Dio rende paziente e mite). Gesù benedice i bambini e li presenta come modelli (Mc 10,15s). Per diventare come uno di questi piccoli cui Dio si rivela e che, soli, entreranno nel regno (Mt 11,25; 18,3s), bisogna mettersi alla scuola di Cristo, «maestro mite ed umile di Cuore» (Mt 11,29). Ora questo maestro non è soltanto un uomo; è il Signore venuto a salvare i peccatori prendendo una carne simile alla loro (Rm 8,3). Lungi dal cercare la propria gloria (Gv 8,50), egli si umilia fino a lavare i piedi dei suoi discepoli (Gv 13,14ss); egli, che è eguale a Dio, si annienta fino a morire in croce per la nostra redenzione (Fil 2,6ss; Mc 10,45; cfr. Is 53). In Gesù si rivela non soltanto la potenza divina senza la quale noi non esisteremmo, ma la carità divina senza la quale noi saremmo perduti (Lc 19,10). Questa umiltà («segno di Cristo», dice S. Agostino), è quella del Figlio di Dio, quella della carità. Bisogna seguire la via di questa «nuova» umiltà, per praticare il comandamento nuovo della carità (Ef 4,2; 1Pt 3,8s; «dov’è l’umiltà, ivi è la carità», dice S. Agostino). Coloro che «si rivestono di umiltà nei loro rapporti reciproci» (1Pt 5,5; Col 3,12) cercano gli interessi degli altri e prendono l’ultimo posto (Fil 2,3s; 1Cor 13,4s). Nella serie dei frutti dello Spirito, Paolo pone l’umiltà accanto alla fede (Gal 5,22s); queste due virtù (tratti essenziali di Mosè, secondo Eccli 45,4) sono di fatto connessi, essendo entrambi due atteggiamenti di apertura a Dio, di sottomissione fiduciosa alla sua grazia ed alla sua parola.

Santo del giorno: 3 Novembre – San Martino de Porres, Domenicano: “Nasce a Lima nel 1579. Suo padre è l’aristo-cratico spagnolo Juan de Porres, che all’inizio non vuole riconoscerlo, perché la madre è un’ex schiava nera d’origine africana. Nominato governatore del Panama, il padre lascia la bimba a un parente e Martino alla madre, con i mezzi per farlo studiare. Martino diventa allievo di un barbiere-chirurgo. Lui però vorrebbe entrare fra i Domenicani, che hanno fondato a Lima il loro primo convento peruviano. Ma come mulatto viene accolto solo come terziario e gli vengono assegnati solo compiti umili. Quando i Domenicani avvertono la sua energia interiore lo tolgono dalla condizione subalterna, accogliendolo nell’Ordine come fratello cooperatore. Martino de Porres, figlio di un “conqui-statore”, offre così in Perù un esempio di vita esemplare. Vengono da lui per consiglio il viceré del Perù e l’arcive-scovo di Lima, trovandolo perlopiù circondato da poveri e da malati. Quando a Lima arriva la peste, cura da solo i 60 confratelli. Per tutti è l’uomo dei miracoli: fonda a Lima un collegio per istruire i bambini poveri: il primo del Nuovo Mondo. Guarisce l’arcivescovo del Messico, che vorrebbe condurlo con sé. Ma Martino muore a Lima. È il 1639” (Av-venire).

Preghiamo: Dio onnipotente ed eterno, accresci in noi la fede, la speranza e la carità, e perché possiamo ottenere ciò che prometti, fa’ che amiamo ciò che comandi. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 

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