Liturgia, Novembre

4 Novembre 2018 – XXXI del Tempo Ordinario (B)

Antifona d’ingresso

Non abbandonarmi, Signore mio Dio, da me non stare lontano; vieni presto in mio aiuto, Signore, mia salvezza. (Sal 38,22-23)

Colletta

Dio onnipotente e misericordioso, tu solo puoi dare ai tuoi fedeli il dono di servirti in modo lodevole e degno; fa’ che camminiamo senza ostacoli verso i beni da te promessi. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Oppure: 

O Dio, tu se l’unico Signore e non c’è altro Dio all’infuori di te; donaci la grazia dell’ascolto, perché i cuori, i sensi e le menti si aprano alla sola parola che salva, il Vangelo del tuo Figlio, nostro sommo ed eterno sacerdote. Egli è Dio, e vive e regna con te…

Prima Lettura                                             Dt 6,2-6

Ascolta, Israele: ama il Signore tuo Dio con tutto il cuore.

Il testo presente forma il cuore dello Shemà, la preghiera che il pio Israelita recita al mattino e alla sera. In essa si fa memoria dell’unicità di Dio e del rapporto d’amore che deve intercorrere tra ogni membro del popolo e Dio stesso. Questo testo sarà citato da Gesù in occasione della domanda posta dallo scriba a proposito del primo di tutti i comandamenti. Pregare in questo modo in un mondo in cui tanti non credono in Dio significa dare prova di una grande fedeltà al Signore che guida la vita del credente.

Dal libro del Deuteronòmio

Mosè parlò al popolo dicendo: «Temi il Signore, tuo Dio, osservando per tutti i giorni della tua vita, tu, il tuo figlio e il figlio del tuo figlio, tutte le sue leggi e tutti i suoi comandi che io ti do e così si prolunghino i tuoi giorni. Ascolta, o Israele, e bada di metterli in pratica, perché tu sia felice e diventiate molto numerosi nella terra dove scorrono latte e miele, come il Signore, Dio dei tuoi padri, ti ha detto. Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. Tu amerai il Signore, tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. Questi precetti che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore».         Parola di Dio.

Salmo Responsoriale                         Dal Salmo 17 (18)

«La salvezza del mondo è stata predisposta e suddivisa in tre tempi: preparazione, compimento e attesa escatologica; in altri termini, la figura, la grazia e la gloria. Inizialmente, Dio Padre ha inviato la salvezza a Giacobbe nella promessa di un Salvatore; poi ha dato la salvezza ai re, cioè a tutti i giusti, con la venuta del Salvatore; infine ha portato a compimento il piano della salvezza con la risurrezione del Salvatore, esaltando le salvezze del suo re e facendo misericordia al suo Cristo, a Davide e alla sua discendenza in eterno» (Baldovino Di Ford).

Rit. Ti amo, Signore, mia forza.

Ti amo, Signore, mia forza,

Signore, mia roccia,

mia fortezza, mio liberatore. Rit.

Mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio;

mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo.

Invoco il Signore, degno di lode,

e sarò salvato dai miei nemici. Rit.

Viva il Signore e benedetta la mia roccia,

sia esaltato il Dio della mia salvezza.

Egli concede al suo re grandi vittorie,

si mostra fedele al suo consacrato. Rit.

Seconda Lettura                                 Eb 7,23-28

Egli, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta.

Il Sacerdozio di Cristo è uno, uno solo. Il Sacerdozio della Nuova Alleanza è l’of-ferta dell’unica vittima, nel nome dell’unico Sacerdote, ma è fatta questa offerta alla maniera di Melchìsedek, offrendo il pane e il vino, che diventano corpo e sangue di Cristo, vero sacrificio incruento, e si offre al Padre per la redenzione eterna di ogni uomo. Cristo dunque abolisce l’Alleanza Antica, è Lui il vero Sacerdote e l’unica Vittima dichiarando abolita ogni altra vittima.

Dalla lettera agli Ebrei

Fratelli, [nella prima alleanza] in gran numero sono diventati sacerdoti, perché la morte impediva loro di durare a lungo. Cristo invece, poiché resta per sempre, possiede un sacerdozio che non tramonta. Perciò può salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio: egli infatti è sempre vivo per intercedere a loro favore. Questo era il sommo sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori ed elevato sopra i cieli. Egli non ha bisogno, come i sommi sacerdoti, di offrire sacrifici ogni giorno, prima per i propri peccati e poi per quelli del popolo: lo ha fatto una volta per tutte, offrendo se stesso. La Legge infatti costituisce sommi sacerdoti uomini soggetti a debolezza; ma la parola del giuramento, posteriore alla Legge, costituisce sacerdote il Figlio, reso perfetto per sempre.                  Parola di Dio.

Canto al Vangelo                                  Gv 14,23

Alleluia, alleluia.

Se uno mi ama, osserverà la mia parola, dice il Signore, e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui.

Alleluia.

Vangelo                                   Mc 12,28b-34

Amerai il Signore tuo Dio. Amerai il prossimo tuo.

Il più importante e primo comandamento fu e sarà sempre: “Amare Dio con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutte le forze”. Nella misura in cui il popolo di Dio, lungo i secoli, ha approfondito il significato e la portata dell’amore di Dio, si è reso conto che l’amore di Dio è vero e reale solo nella misura in cui si concretizza nell’amore al prossimo. Per questo, il secondo comandamento che chiede l’amore per il prossimo, è simile al primo comandamento dell’amore per Dio: “Se qualcuno dicesse ‘Amo Dio!’, ma odia suo fratello, è un menzognero” (1Gv 4,20).

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, si avvicinò a Gesù uno degli scribi e gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». Gesù rispose: «Il primo è: “Ascolta, Israele! Il Signore nostro Dio è l’unico Signore; amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore e con tutta la tua anima, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. Il secondo è questo: “Amerai il tuo prossimo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più grande di questi». Lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità, che Egli è unico e non vi è altri all’infuori di lui; amarlo con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso vale più di tutti gli olocausti e i sacrifici». Vedendo che egli aveva risposto saggiamente, Gesù gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.            Parola del Signore.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

Il primo è… – CCC 2196: Rispondendo alla domanda rivoltagli sul primo dei comandamenti, Gesù disse: «Il primo è: “Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l’unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. E il secondo è questo: “Amerai il prossimo tuo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più importante di questo» (Mc 12,29-31). L’Apostolo san Paolo lo richiama: «Chi ama il suo simile ha adempiuto la legge. Infatti, il precetto: “non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non desiderare” e qualsiasi altro comandamento, si riassumono in queste parole: “Amerai il prossimo tuo come te stesso”. L’amore non fa nessun male al prossimo: pieno compimento della legge è l’amo-re”» (Rm 13,8-10).

Il Signore nostro Dio è l’unico Signore – Catechismo degli Adulti 347: L’unità di Dio rimane fuori discussione: il Padre è l’unico principio di tutta la vita divina; le tre persone insieme sono l’unico principio di tutta la realtà creata. «Un solo Dio e Padre, dal quale sono tutte le cose; e un solo Signore Gesù Cristo, per mezzo del quale sono tutte le cose; e un solo Spirito Santo, nel quale sono tutte le cose», proclama il II concilio di Costantinopoli nell’anno 553. Essendo tre correlati tra loro, non si addizionano, se non nel nostro povero modo di parlare; ma ciascuno contiene gli altri ed è l’unico Dio e l’unico Creatore, «a somiglianza di tre soli, ciascuno contenuto nell’altro, in modo che ci sia una sola luce a motivo dell’intima compenetrazione». L’unità è Trinità, è comunione.

I due precetti della carità – Catechismo degli Adulti 868: La legge evangelica si riassume nei due precetti fondamentali della carità verso Dio e verso il prossimo: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente… Amerai il prossimo tuo come te stesso» (Mt 22,37-39). Amare Dio significa fare la sua volontà; amare gli altri significa volere il loro vero bene. Si tratta di un atteggiamento pratico, più che di un sentimento emotivo. I due comandamenti sono inseparabili: «Se uno dicesse: “Io amo Dio”, e odiasse suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede» (1Gv 4,20). Amare il Padre significa amare anche i suoi figli e volere per essi il bene da lui desiderato: «Chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui è stato generato» (1Gv 5,1). Amare una persona per amore di Dio significa partecipare all’amore che Dio ha per lei e quindi riconoscerla in tutto il suo valore, amarla di più.

Abbiamo creduto… – Benedetto XVI (Deus caritas est 1): «Dio è amore; chi sta nell’amore dimora in Dio e Dio dimora in lui» (1Gv 4,16). Queste parole della Prima Lettera di Giovanni esprimono con singolare chiarezza il centro della fede cristiana: l’immagine cristiana di Dio e anche la conseguente immagine dell’uomo e del suo cammino. Inoltre, in questo stesso versetto, Giovanni ci offre per così dire una formula sintetica dell’esistenza cristiana: «Noi abbiamo riconosciuto l’amore che Dio ha per noi e vi abbiamo creduto». Abbiamo creduto all’amore di Dio – così il cristiano può esprimere la scelta fondamentale della sua vita. All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva. Nel suo Vangelo Giovanni aveva espresso quest’avvenimento con le seguenti parole: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui… abbia la vita eterna» (Gv 3,16). Con la centralità dell’amore, la fede cristiana ha accolto quello che era il nucleo della fede d’Israele e al contempo ha dato a questo nucleo una nuova profondità e ampiezza. L’Israelita credente, infatti, prega ogni giorno con le parole del Libro del Deuteronomio, nelle quali egli sa che è racchiuso il centro della sua esistenza: «Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze» (Dt 6,4-5). Gesù ha unito, facendone un unico precetto, il comandamento dell’amore di Dio con quello dell’amore del prossimo, contenuto nel Libro del Levitico: «Amerai il tuo prossimo come te stesso» (Lv 19,18; cfr. Mc 12,29-31). Siccome Dio ci ha amati per primo (cfr. Gv 4,10), l’amore adesso non è più solo un «comandamento», ma è la risposta al dono dell’amore, col quale Dio ci viene incontro.

Preghiera dei Fedeli       (proposta)

Gesù ci ha donato i due comandamenti dell’amore. Chiediamo la sua grazia per poterli vivere.

Preghiamo insieme e diciamo: Dio dell’amore, ascoltaci.

– Signore Gesù, tu ci hai donato il comandamento dell’amore di Dio e dell’amo-re del prossimo come strada per una vita buona e felice; donaci la grazia di praticarli ogni giorno. Noi ti preghiamo. Rit.

– Signore Gesù, tu sei il gran sacerdote che offre al Padre la vita, ti preghiamo per coloro che hai chiamato a partecipare alla tua stessa missione. Rendi santi i nostri sacerdoti. Noi ti preghiamo. Rit.

– Rinnova o Signore la nostra fede nella vita oltre la morte; ti preghiamo per coloro che hanno concluso il cammino terreno: concedi ad essi la pienezza della tua felicità in Paradiso. Noi ti preghiamo. Rit.

– Dona alla nostra nazione e a tutti popoli il coraggio di vivere e sperare, la forza della carità e della condivisione; dona alla nostre famiglie fede, unità, amore. Noi ti preghiamo. Rit.

Celebrante: Dio onnipotente ed eterno, tu sei l’unico Signore, e ci dai i tuoi comandamenti perché ci accompagnino in tutte le nostre vie; fa’ che ti amiamo con tutto il nostro cuore, tutta la nostra intelligenza e tutte le nostre forze, e che amiamo il nostro prossimo come noi stessi. Per Cristo nostro Signore. Amen.

Preghiera sulle offerte

Questo sacrificio che la Chiesa ti offre, Signore, salga a te come offerta pura e santa, e ottenga a noi la pienezza della tua misericordia. Per Cristo nostro Signore.

Prefazio delle Domeniche del Tempo Ordinario IV                  (proposta)

La storia della salvezza.

È veramente cosa buona e giusta,

proclamare le tue grandi opere

e renderti grazie a nome di tutti gli uomini,

Dio onnipotente ed eterno,

per Cristo nostro Signore.

Egli, nascendo da Maria Vergine,

ha inaugurato i tempi nuovi;

soffrendo la passione,

ha distrutto i nostri peccati;

risorgendo dai morti,

ci ha aperto il passaggio alla vita eterna;

salendo a te, Padre,

ci ha preparato un posto nel tuo regno.

Per questo mistero di salvezza,

uniti agli angeli e ai santi,

cantiamo senza fine

l’inno della tua lode: Santo…

 

Antifona alla comunione

Tu mi indichi il sentiero della vita, Signore, gioia piena nella tua presenza. (Sal 16,11)

Oppure: 

Dice il Signore: “Come il Padre che ha la vita ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me”. (Gv 6,57)

Oppure: 

“Il Signore Dio nostro è l’unico: lo amerai con tutto il cuore”. (Mc 12,29-30)

Preghiera dopo la comunione

Continua in noi, o Dio, la tua opera di salvezza, perché i sacramenti che ci nutrono in questa vita ci preparino a ricevere i beni promessi. Per Cristo nostro Signore.

Un po’ di pane per camminare

Il Vangelo di oggi ci invita ad amare Dio, ad amare gli altri e ad amare noi stessi. Tutto nasce da un incontro tra Gesù e uno scriba. Lo scriba pone a Gesù una questione spinosa. Le leggi e i precetti ebraici erano tanti, esattamente 613 e la fatica era trovare il comandamento più importante. Gesù afferma l’impor-tanza di amare Dio con tutto noi stessi. Ma poi vi aggiunge un secondo comandamento che è l’amore del prossimo. Sono due comandamenti che, di fatto, ne formano uno solo, perché solo chi ama Dio ama anche il prossimo. È chiaro che prima sta l’amore verso Dio… La relazione più bella che una persona possa avere è con Dio. Siamo chiamati a tornare alla vita cristiana seria in cui Dio è sempre presente in noi. Tutta la nostra vita è una preghiera, una lode continua a Dio. Ogni relazione con qualsiasi persona, non potrà mai offuscare l’amore per Colui che, unico, dona senso alla nostra esistenza. Siamo però chiamati ad amare gli altri di un amore puro, gratuito, sincero. Sarebbe bello poter amare così purtroppo, però, sappiamo che è difficile. Siamo circondati da odio, rancore, gelosia, invidia, rivalità. L’amore sembra soffocato da questa spirale di odio. Eppure siamo chiamati ad amare, cioè a volere il bene dell’altro. È l’amore divino che ci spinge a vedere nell’altro il fratello, la sorella, non l’avversario, il nemico. È un Amore che perdona, che scusa, che ringrazia, che dona vita e gioia. È il sorriso di un’esistenza donata. Per amare gli altri, siamo chiamati ad amare noi stessi. Qui sta il dramma della vita. A volte non ci sappiamo amare. Non ci si accetta a livello fisico o caratteriale, non si comprendono certi nostri limiti. Pensiamo solo ai nostri adolescenti, che entrano in crisi quando si guardano allo specchio e non si scoprono belli. Ma anche a molti adulti che ancora non accettano la propria vita e la colgono come un fallimento. È difficile amarsi, a volte è meglio amare gli altri. Ma solo chi è riconciliato con se stesso, può seriamente amare un’altra persona. La vita di coppia si sviluppa solo a partire da tale percorso. Gesù ci comanda di amare Dio, gli altri e noi stessi. In quel comando sta tutto il Suo infinito Amore.

Don Luigi Trapelli

Conosciamo l’Opus Matris Verbi Dei

Capitolo 7

Ammissione, Formazione ed Emissione dei Voti

  1. b) Il Noviziato

Art. 146 – Se rimane qualche dubbio il Responsabile Generale, con il consenso del suo Consiglio e sentito il parere del Maestro dei novizi/della Maestra delle novizie, può prolungare il periodo di prova, ma non oltre sei mesi. Se il can-didato/la candidata non superasse questo ulteriore periodo di prova il Responsabile Generale con il consenso del suo Consiglio e sentito il parere del Maestro dei Novizi/della Maestra delle novizie, dimetta il candidato/la candidata con profonda umanità e paternità.

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