meditazioni, Ottobre

14 Ottobre 2018 – XXVIII del Tempo Ordinario (B)

Antifona d’ingresso

Se consideri le nostre colpe, Signore, chi potrà resistere? Ma presso di te è il perdono, o Dio di Israele. (Sal 130,3-4)

Colletta

Ci preceda e ci accompagni sempre la tua grazia, Signore, perché, sorretti dal tuo paterno aiuto, non ci stanchiamo mai di operare il bene. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Oppure: 

O Dio, nostro Padre, che scruti i sentimenti e i pensieri dell’uomo, non c’è creatura che possa nascondersi davanti a te; penetra nei nostri cuori con la spada della tua parola, perché alla luce della tua sapienza possiamo valutare le cose terrene ed eterne, e diventare liberi e poveri per il tuo regno. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Prima Lettura     Sap 7,7-11

Al confronto della sapienza stimai un nulla la ricchezza.

“L’autore sacro si rivolge ai re per esortarli a desiderare la sapienza divina più di ogni altra cosa. La sapienza consiste nel vedere le cose con gli occhi di Dio, e vale più di tutti i beni materiali: potere, salute e bellezza. Il versetto che recita: «stimai un nulla la ricchezza al suo confronto», aiuta a cogliere il parallelo con il brano evangelico dell’uomo ricco che, proprio per i suoi beni, non sa seguire Gesù” (Messale Festivo, ed. LDC; Bibbia Via, Verità e Vita, nota).

Dal libro della Sapienza

Pregai e mi fu elargita la prudenza, implorai e venne in me lo spirito di sapienza. La preferii a scettri e a troni, stimai un nulla la ricchezza al suo confronto, non la paragonai neppure a una gemma inestimabile, perché tutto l’oro al suo confronto è come un po’ di sabbia e come fango sarà valutato di fronte a lei l’argento. L’ho amata più della salute e della bellezza, ho preferito avere lei piuttosto che la luce, perché lo splendore che viene da lei non tramonta. Insieme a lei mi sono venuti tutti i beni; nelle sue mani è una ricchezza incalcolabile.    Parola di Dio.

Salmo Responsoriale    Dal Salmo 89 (90)

«Saziaci della tua misericordia fin dal mattino… e possiamo gioire in tutti i nostri giorni. Rendici la gioia per tutti i giorni in cui ci hai afflitti… Le tue opere si manifestino ai tuoi servi… e sia su di noi la bontà del Signore» (Simmaco).

Rit. Saziaci, Signore, con il tuo amore: gioiremo per sempre.

Insegnaci a contare i nostri giorni

e acquisteremo un cuore saggio.

Ritorna, Signore: fino a quando?

Abbi pietà dei tuoi servi! Rit.

Saziaci al mattino con il tuo amore:

esulteremo e gioiremo per tutti i nostri giorni.

Rendici la gioia per i giorni in cui ci hai afflitti,

per gli anni in cui abbiamo visto il male. Rit.

Si manifesti ai tuoi servi la tua opera

e il tuo splendore ai loro figli.

Sia su di noi la dolcezza del Signore, nostro Dio:

rendi salda per noi l’opera delle nostre mani,

l’opera delle nostre mani rendi salda. Rit.

Seconda Lettura          Eb 4,12-13

La parola di Dio discerne i sentimenti e i pensieri del cuore.

“La parola di Dio trasmessa dai profeti, e poi dal Figlio, è viva ed efficace nei credenti (1Ts 2,13+). È questa parola che giudica i movimenti e le intenzioni segrete del cuore dell’uomo, «fino alle giunture e alle midolla»” (Bibbia di Gerusalemme, nota). “La sapienza che viene da Dio rende capaci di vedere ogni cosa nella sua verità «rispetto a Dio»: così la ricchezza umana interpretata attraverso la «spa-da» della parola di Dio lascia il passo alla potenza di Dio” (Bibbia Via, Verità e Vita, nota).

Dalla lettera agli Ebrei

La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore. Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi di colui al quale noi dobbiamo rendere conto.     Parola di Dio.

Canto al Vangelo          Mt 5,3

Alleluia, alleluia.

Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.

Alleluia.

Vangelo          Mc 10,17-30   Forma breve: 10,17-27

Vendi quello che hai e seguimi.

“Nell’AT le ricchezze e i beni materiali sono considerati un segno del favore di Dio. Perciò le parole di Gesù provocano stupore tra i discepoli perché in apparente contraddizione con l’AT. La ricchezza, il potere e il prestigio sono considerati da Gesù un ostacolo per il regno di Dio perché, generando una falsa sicurezza, invischiano il cuore nel possesso delle cose, mentre invece la propria fiducia va posta interamente in Dio e la propria vita messa al servizio dei bisognosi. Il raggiungimento della salvezza, che va oltre le capacità umane, dipende dalla bontà di Dio che la concede” (Il Nuovo Testamento, ed. Paoline).

Dal Vangelo secondo Marco

[In quel tempo, mentre Gesù andava per la strada, un tale gli corse incontro e, gettandosi in ginocchio davanti a lui, gli domandò: «Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». Gesù gli disse: «Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo. Tu conosci i comandamenti: “Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, non frodare, onora tuo padre e tua madre”». Egli allora gli disse: «Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza». Allora Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: «Una cosa sola ti manca: va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri, e avrai un tesoro in cielo; e vieni! Seguimi!». Ma a queste parole egli si fece scuro in volto e se ne andò rattristato; possedeva infatti molti beni. Gesù, volgendo lo sguardo attorno, disse ai suoi discepoli: «Quanto è difficile, per quelli che possiedono ricchezze, entrare nel regno di Dio!». I discepoli erano sconcertati dalle sue parole; ma Gesù riprese e disse loro: «Figli, quanto è difficile entrare nel regno di Dio! È più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio». Essi, ancora più stupiti, dicevano tra loro: «E chi può essere salvato?». Ma Gesù, guardandoli in faccia, disse: «Impossibile agli uomini, ma non a Dio! Perché tutto è possibile a Dio».] Pietro allora prese a dirgli: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà». Parola del Signore.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa 

La Parola di Dio è viva – Evangelii Gaudium 150: Gesù si irritava di fronte a questi presunti maestri, molto esigenti con gli altri, che insegnavano la Parola di Dio, ma non si lasciavano illuminare da essa: «Legano fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito» (Mt 23,4). L’Apostolo Giacomo esortava: «Fratelli miei, non siate in molti a fare da maestri, sapendo che riceveremo un giudizio più severo» (Gc 3,1). Chiunque voglia predicare, prima dev’essere disposto a lasciarsi commuovere dalla Parola e a farla diventare carne nella sua esistenza concreta. In questo modo, la predicazione consisterà in quell’attività tanto intensa e feconda che è «comunicare agli altri ciò che uno ha contemplato». Per tutto questo, prima di preparare concretamente quello che uno dirà nella predicazione, deve accettare di essere ferito per primo da quella Parola che ferirà gli altri, perché è una Parola viva ed efficace, che come una spada «penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore» (Eb 4,12). Questo riveste un’importanza pastorale. Anche in quest’epoca la gente preferisce ascoltare i testimoni: «ha sete di autenticità […] reclama evangelizzatori che gli parlino di un Dio che essi conoscano e che sia a loro familiare, come se vedessero l’Invisibile».

Uno solo è buono – Veritatis Splendor 9: Gesù dice: “Perché mi interroghi su ciò che è buono? Uno solo è buono. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti” (Mt 19,17). Nella versione degli evangelisti Marco e Luca la domanda viene così formulata: “Perché mi chiami buono? Nessuno è buono, se non Dio solo” (Mc 10,18; cfr. Lc 18,19). Prima di rispondere alla domanda, Gesù vuole che il giovane chiarisca a se stesso il motivo per cui lo interroga. Il “Maestro buono” indica al suo interlocutore – e a tutti noi – che la risposta all’inter-rogativo: “Che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?”, può essere trovata soltanto rivolgendo la mente e il cuore a Colui che “solo è buono”: “Nessuno è buono, se non Dio solo” (Mc 10,18; cfr. Lc 18,19). Solo Dio può rispondere alla domanda sul bene, perché Egli è il Bene. Interrogarsi sul bene, in effetti, significa rivolgersi in ultima analisi verso Dio, pienezza della bontà. Gesù mostra che la domanda del giovane è in realtà una domanda religiosa e che la bontà, che attrae e al tempo stesso vincola l’uomo, ha la sua fonte in Dio, anzi è Dio stesso, Colui che solo è degno di essere amato “con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutta la mente” (Mt 22,37), Colui che è la sorgente della felicità dell’uomo. Gesù riporta la questione dell’azione moralmente buona alle sue radici religiose, al riconoscimento di Dio, unica bontà, pienezza della vita, termine ultimo dell’agire umano, felicità perfetta.

Gesù fissò lo sguardo su di lui, lo amò – Christifideles Laici 46: I giovani non devono essere considerati semplicemente come l’oggetto della sollecitudine pastorale della Chiesa; sono di fatto, e devono venire incoraggiati ad esserlo, soggetti attivi, protagonisti dell’evangelizzazione e artefici del rinnovamento sociale […]. La giovinezza è il tempo di una scoperta particolarmente intensa del proprio “io” e del proprio “progetto di vita”, è il tempo di una crescita che deve avvenire “in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini” (Lc 2,52). […] La Chiesa deve rivivere l’amore di predilezione che Gesù ha testimoniato al giovane del Vangelo: “Gesù, fissatolo, lo amò” (Mc 10,21). Per questo la Chiesa non si stanca di annunciare Gesù Cristo, di proclamare il suo Vangelo come l’unica e sovrabbondante risposta alle più radicali aspirazioni dei giovani, come la proposta forte ed esaltante di una sequela personale (“vieni e seguimi” Mc 10,21), che comporta la condivisione all’amore filiale di Gesù per il Padre e la partecipazione alla sua missione di salvezza per l’umanità. La Chiesa ha tante cose da dire ai giovani, e i giovani hanno tante cose da dire alla Chiesa. Questo reciproco dialogo, da attuarsi con grande cordialità, chiarezza e coraggio, favorirà l’incontro e lo scambio tra le generazioni, e sarà fonte di ricchezza e di giovinezza per la Chiesa e per la società civile. Nel suo messaggio ai giovani il Concilio dice: “La Chiesa vi guarda con fiducia e con amore… Essa è la vera giovinezza del mondo…, guardatela e troverete in lei il volto di Cristo”.

Preghiera dei Fedeli       (proposta)

La Parola di Dio ci stimola a riflettere sulle nostre abitudini e sicurezze e a non confidare soltanto nei beni materiali. Preghiamo perché il nostro cuore sia sempre aperto alla parola di Dio e disponibile ad affidarsi a Lui.

Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, o Signore.

– Per i pastori, i vescovi e i sacerdoti: sappiano dare un esempio concreto di distacco dai beni materiali, scegliendo la via della povertà, preghiamo. Rit.

– Per il mondo ricco e industrializzato, perché le nuove politiche non spingano soltanto alla difesa dei propri interessi e confini, ma sappiano invece valorizzare e stimolare l’economia e lo sviluppo dei Paesi più poveri, preghiamo. Rit.

– Per coloro che in questo tempo di crisi hanno serie difficoltà economiche, perché trovino persone di buona volontà che diano loro idee, energie e stimoli per superare le ristrettezze e la povertà, preghiamo. Rit.

– Per la nostra comunità cristiana, perché sappia organizzarsi con gesti concreti di solidarietà verso i fratelli e le sorelle in difficoltà, a cui manca un posto di lavoro o la possibilità di vivere con dignità, preghiamo. Rit.

Celebrante: O Padre, spesso siamo tentati dalle cose materiali e facciamo fatica ad affermare i valori veri: l’onestà, la generosità, l’amore verso i piccoli e verso Dio, più preziosi di ogni altra cosa. Donaci la forza di essere cristiani sinceri e uomini coerenti. Per Cristo nostro Signore.

Preghiera sulle offerte

Accogli, Signore, le nostre offerte e preghiere, e fa’ che questo santo sacrificio, espressione perfetta della nostra fede, ci apra il passaggio alla gloria del cielo. Per Cristo nostro Signore.

Prefazio delle Domeniche del Tempo Ordinario IV                  (proposta)

La storia della salvezza.

È veramente cosa buona e giusta,

proclamare le tue grandi opere

e renderti grazie a nome di tutti gli uomini,

Dio onnipotente ed eterno,

per Cristo nostro Signore.

Egli, nascendo da Maria Vergine,

ha inaugurato i tempi nuovi;

soffrendo la passione,

ha distrutto i nostri peccati;

risorgendo dai morti,

ci ha aperto il passaggio alla vita eterna;

salendo a te, Padre,

ci ha preparato un posto nel tuo regno.

Per questo mistero di salvezza,uniti agli angeli e ai santi,

cantiamo senza fine l’inno della tua lode: Santo…

 

 

Antifona alla comunione

I ricchi impoveriscono e hanno fame, ma chi cerca il Signore non manca di nulla. (Sal 34,11)

Oppure: 

Quando il Signore si manifesterà, saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. (1Gv 3,2)

Oppure: 

“Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che hai, dallo ai poveri; poi vieni e seguimi”. (cfr. Mc 10,21)

Preghiera dopo la comunione

Padre santo e misericordioso, che ci hai nutriti con il corpo e sangue del tuo Figlio, per questa partecipazione al suo sacrificio donaci di comunicare alla sua stessa vita. Egli vive e regna nei secoli dei secoli.

Un po’ di pane per camminare

«Pregai e mi fu elargita la prudenza, implorai e venne in me lo spirito di sapienza… Insieme a lei mi sono venuti tutti i beni». Che bella la domanda posta oggi a Gesù da questo sconosciuto! Come dovremmo anche noi continuamente chiederlo: «Che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?». È la somma sapienza che ogni uomo dovrebbe voler raggiungere, per avere la gioia, l’amore la pace che solo il Signore può elargire con pienezza. La sapienza del cuore non si ottiene moltiplicando azioni, mortificazioni, opere umane, come se queste possano farci raggiungere chissà quale perfezione o metterci nel diritto di ricevere chissà quale dono. Alcuni anche oggi continuano ad avere una tale errata mentalità: pensano che i doni di Dio si possano in qualche modo conquistare. E così vanno alla ricerca della formula più potente, della novena con più promesse, delle azioni più estreme (digiuni, penitenze o chissà quanto altro ancora) che ci mettano in diritto di poter dire a Dio: “Adesso devi darmi quanto richiesto!”. Anche questo anonimo signore va da Gesù, pieno di buona volontà, desideroso realmente di ottenere la grazia che supera ogni altra, e cioè il premio eterno, quello che mai finisce e che nessuno potrà mai rubarci! Gli intenti sono ottimi, e il percorso di fede certamente non è manchevole, probabilmente quest’uomo continuava a chiedersi cosa avrebbe dovuto aggiungere come pratica di pietà o atteggiamento o sentimento per potersi definire “degno della vita eterna” e assicurarsi, con le sue opere, il diritto al Paradiso. Gesù fa capire a lui, e a noi tutti, che la vita eterna non è una conquista ma un dono, e in quanto dono non va ricercato o vinto ma va accolto e custodito. Ecco perché il tizio non ha sbagliato nell’andare al Signore con tutto il cuore; non ha sbagliato nell’innalzare a Dio la sua preghiera e dichiarargli il suo desiderio di perfezione; non ha realizzato azioni sbagliate, anzi è stato un ottimo osservante della Legge e dei comandamenti! Ma ha sbagliato la cosa essenziale: dopo aver pregato, impariamo ad ascoltare, ad accogliere e a vivere quanto il Signore dice, anche se questo fosse l’opposto di ciò che ci si aspettava! Pregare, ascoltare e accogliere per ottenere la vita.

Conosciamo l’Opus Matris Verbi Dei

Capitolo 7

Ammissione, Formazione ed Emissione dei Voti

  1. b) Il Noviziato

Art. 140 – I novizi/le novizie siano preparati/e alla vita comunitaria e là dove il numero esiguo dei novizi/delle novizie non permetta una vera vita comunitaria, questa sia realizzata con i Membri professi. Questi ultimi, per la parte che loro spetta, si adoperino nel cooperare alla formazione dei novizi/delle novizie con l’esempio della vita e della preghiera.

Art. 141 – I novizi/le novizie, consapevoli della propria responsabilità, si impegnino ad una attiva collaborazione con il proprio Maestro/la propria Maestra per poter rispondere fedelmente alla grazia della vocazione divina.

 

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