Liturgia, settembre

30 Settembre 2018 – XXVI del Tempo Ordinario (B)

Antifona d’ingresso

Signore, tutto ciò che hai fatto ricadere su di noi l’hai fatto con retto giudizio; abbiamo peccato contro di te, non abbiamo dato ascolto ai tuoi precetti; ma ora glorifica il tuo nome e opera con noi secondo la grandezza della tua misericordia. (Dn 3,31.29.30.43.42)

Colletta

O Dio, che riveli la tua onnipotenza soprattutto con la misericordia e il perdono, continua a effondere su di noi la tua grazia, perché, camminando verso i beni da te promessi, diventiamo partecipi della felicità eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Oppure: 

O Dio, tu non privasti mai il tuo popolo della voce dei profeti; effondi il tuo Spirito sul nuovo Israele, perché ogni uomo sia ricco del tuo dono, e a tutti i popoli della terra siano annunziate le meraviglie del tuo amore. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 

Prima Lettura    Nm 11,25-29

Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo!

Mosè alla guida d’Israele nel deserto, per diverse volte, deve scontrarsi con la mormorazione del popolo, un atteggiamento non solo di stanchezza e insoddisfazione, ma soprattutto di chiusura all’opera di Dio. Tale rifiuto suscita molte volte lo sdegno di Dio stesso e solo l’intercessione di Mosè lo distoglie dall’elimi-nare tutto il popolo. Al capitolo 11 è narrato l’episodio di Tebera, località dove, per l’ennesima mormorazione del popolo, Dio cerca di distruggerlo con un fuoco che colpisce l’accampamento. Mosè stanco di dover affrontare da solo un popolo così cocciuto, viene alleggerito nel suo incarico con la promessa di Dio di donare il suo spirito a settanta uomini che lo avrebbero affiancato nel governo.

Dal libro dei Numeri

In quei giorni, il Signore scese nella nube e parlò a Mosè: tolse parte dello spirito che era su di lui e lo pose sopra i settanta uomini anziani; quando lo spirito si fu posato su di loro, quelli profetizzarono, ma non lo fecero più in seguito. Ma erano rimasti due uomini nell’accampamento, uno chiamato Eldad e l’altro Medad. E lo spirito si posò su di loro; erano fra gli iscritti, ma non erano usciti per andare alla tenda. Si misero a profetizzare nell’accampamento. Un giovane corse ad annunciarlo a Mosè e disse: «Eldad e Medad profetizzano nell’ac- campamento». Giosuè, figlio di Nun, servitore di Mosè fin dalla sua adolescenza, prese la parola e disse: «Mosè, mio signore, impediscili!». Ma Mosè gli disse: «Sei tu geloso per me? Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito!».                                           Parola di Dio.

Salmo Responsoriale  Dal Salmo 18 (19)

«II grave peccato è l’apostasia da Dio. È generato dall’orgoglio. Apostasia è ribellione, defezione… A causa di questo grande peccato di superbia, Dio è venuto a noi nell’umiltà. È il grande peccato che ha fatto scendere dal cielo il medico e l’ha umiliato fino a fargli assumere la natura di schiavo» (Sant’Agostino).

Rit. I precetti del Signore fanno gioire il cuore.

La legge del Signore è perfetta,

rinfranca l’anima;

la testimonianza del Signore è stabile,

rende saggio il semplice. Rit.

Il timore del Signore è puro,

rimane per sempre;

i giudizi del Signore sono fedeli,

sono tutti giusti. Rit.

Anche il tuo servo ne è illuminato,

per chi li osserva è grande il profitto.

Le inavvertenze, chi le discerne?

Assolvimi dai peccati nascosti. Rit.

Anche dall’orgoglio salva il tuo servo

perché su di me non abbia potere;

allora sarò irreprensibile,

sarò puro da grave peccato. Rit.

Seconda Lettura  Gc 5,1-6

Le vostre ricchezze sono marce.

L’invettiva di Giacomo contro i ricchi non è una sentenza contro dei facoltosi disonesti cui è retoricamente rivolta, ma è un avvertimento per quei fedeli che hanno ricchezze e che ne abusano. La loro tragica fine è anche una parola di conforto per coloro che subiscono soprusi.

Dalla lettera di san Giacomo apostolo

Ora a voi, ricchi: piangete e gridate per le sciagure che cadranno su di voi! Le vostre ricchezze sono marce, i vostri vestiti sono mangiati dalle tarme. Il vostro oro e il vostro argento sono consumati dalla ruggine, la loro ruggine si al-zerà ad accusarvi e divorerà le vostre carni come un fuoco. Avete accumulato tesori per gli ultimi giorni! Ecco, il salario dei lavoratori che hanno mietuto sulle vostre terre, e che voi non avete pagato, grida, e le proteste dei mietitori sono giunte alle orecchie del Signore onnipotente. Sulla terra avete vissuto in mezzo a piaceri e delizie, e vi siete ingrassati per il giorno della strage. Avete condannato e ucciso il giusto ed egli non vi ha opposto resistenza.

Parola di Dio.

Canto al Vangelo     Cfr. Gv 17,17b.a

Alleluia, alleluia.

La tua parola, Signore, è verità; consacraci nella verità.

Alleluia.

Vangelo  Mc 9,38-43.45.47-48

Chi non è contro di noi è per noi. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala.

Il brano seguente rappresenta un discorso catechetico sull’uso del nome di Gesù, questione molto probabilmente vissuta dalle prime comunità cristiane. I discepoli non tollerano l’uso che si fa del nome di Gesù al di fuori della comunità dei discepoli. La risposta di Gesù è una soluzione tollerante: “lasciateli fare”: operare del bene non è monopolio dei cristiani, ma di ogni uomo.

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Giovanni disse a Gesù: «Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». Ma Gesù disse: «Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: chi non è contro di noi è per noi. Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa. Chi scandalizzerà uno solo di questi piccoli che credono in me, è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare. Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala: è meglio per te entrare nella vita con una mano sola, anziché con le due mani andare nella Geènna, nel fuoco inestinguibile. E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo: è meglio per te entrare nella vita con un piede solo, anziché con i due piedi essere gettato nella Geènna. E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via: è meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, anziché con due occhi essere gettato nella Geènna, dove il loro verme non muore e il fuoco non si estingue».    Parola del Signore.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

Per il cristiano “regnare” è “servire”… – CCC 786: Il Popolo di Dio partecipa infine alla funzione regale di Cristo. Cristo esercita la sua regalità attirando a sé tutti gli uomini mediante la sua Morte e la sua Risurrezione. Cristo, Re e Signore dell’universo, si è fatto il servo di tutti, non essendo “venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti” (Mt 20,28). Per il cristiano “regnare” è “servire” Cristo, soprattutto “nei poveri e nei sofferenti”, nei quali la Chiesa riconosce “l’immagine del suo Fondatore, povero e sofferente”. Il Popolo di Dio realizza la sua “dignità regale” vivendo conformemente a questa vocazione di servire con Cristo.

Chi non è contro noi è per noi – CCC 2008: Il merito dell’uomo presso Dio nella vita cristiana deriva dal fatto che Dio ha liberamente disposto di associare  l’uomo all’opera della sua grazia. L’azione paterna di Dio precede con la sua ispirazione, mentre il libero agire dell’uomo viene dopo nella sua collaborazione, così che i meriti delle opere buone devono essere attribuiti innanzitutto alla grazia di Dio, poi al fedele. Il merito dell’uomo torna, peraltro, anch’esso a Dio, dal momento che le sue buone azioni hanno la loro origine, in Cristo, dalle ispirazioni e dagli aiuti dello Spirito Santo.

Tutto è dono – CCC 1821: Noi possiamo, dunque, sperare la gloria del cielo promessa da Dio a coloro che lo amano e fanno la sua volontà. In ogni circostanza ognuno deve sperare, con la grazia di Dio, di perseverare “sino alla fine” e ottenere la gioia del cielo, quale eterna ricompensa di Dio per le buone opere compiute con la grazia di Cristo. Nella speranza la Chiesa prega che “tutti gli uomini siano salvati” (1Tm 2,4). Essa anela ad essere unita a Cristo, suo Sposo, nella gloria del cielo.

Lo scandalo – CCC 2284-2285: Lo scandalo è l’atteggiamento o il comportamento che induce altri a compiere il male. Chi scandalizza si fa tentatore del suo prossimo. Attenta alla virtù e alla rettitudine; può trascinare il proprio fratello nella morte spirituale. Lo scandalo costituisce una colpa grave se chi lo provoca con azione o omissione induce deliberatamente altri in una grave mancanza. Lo scandalo assume una gravità particolare a motivo dell’autorità di coloro che lo causano o della debolezza di coloro che lo subiscono. Ha ispirato a nostro Signore questa maledizione: “Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli…, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare”(Mt 18,6). Lo scandalo è grave quando a provocarlo sono coloro che, per natura o per funzione, sono tenuti ad insegnare e ad educare gli altri. Gesù lo rimprovera agli scribi e ai farisei: li paragona a lupi rapaci in veste di pecore.

La Geenna – CCC 1034: Gesù parla ripetutamente della “Geenna”, del “fuoco inestinguibile”, che è riservato a chi sino alla fine della vita rifiuta di credere e di convertirsi, e dove possono perire sia l’anima che il corpo. Gesù annunzia con parole severe che egli “manderà i suoi angeli, i  quali raccoglieranno… tutti gli operatori di iniquità e li getteranno nella fornace ardente” (Mt 13,41-42), e che pronunzierà la condanna: “Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno!” (Mt 25,41).

L’inferno come rifiuto definitivo di Dio – Giovanni Paolo II (Udienza Generale, 28 luglio 1999): Dio è Padre infinitamente buono e misericordioso. Ma l’uomo, chiamato a rispondergli nella libertà, può purtroppo scegliere di respingere definitivamente il suo amore e il suo perdono, sottraendosi così per sempre alla comunione gioiosa con lui. Proprio questa tragica situazione è additata dalla dottrina cristiana quando parla di dannazione o inferno. Non si tratta di un castigo di Dio inflitto dall’esterno, ma dello sviluppo di premesse già poste dall’uomo in questa vita. La stessa dimensione di infelicità che questa oscura condizione porta con sé può essere in qualche modo intuita alla luce di alcune nostre terribili esperienze, che rendono la vita, come si suol dire, un “inferno”. In senso teologico, tuttavia, l’inferno è altra cosa: è l’ultima conseguenza dello stesso peccato, che si ritorce contro chi lo ha commesso. È la situazione in cui definitivamente si colloca chi respinge la misericordia del Padre anche nell’ul-timo istante della sua vita.

 

Preghiera dei Fedeli       (proposta)

Fratelli e sorelle, siamo diversi gli uni dagli altri e ciascuno ha carismi e doni da condividere. Lo Spirito Santo ci spinge a condividere e ad amalgamare le nostre differenze in uno stile di fraternità. Preghiamo il Padre perché ci doni benignità e mitezza verso tutti.

Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, o Signore!

– Per coloro che hanno responsabilità nella Chiesa, perché aiutino a non avere mai atteggiamenti intolleranti, a non innalzare steccati, a non cercare divisioni, preghiamo.

– Per i cristiani di tutte le confessioni, perché il Padre aiuti a ricercare l’unità, a valorizzare ciò che unisce e non ciò che divide, e a perseverare nel dialogo ecumenico con reciproco rispetto, preghiamo.

– Per i bambini innocenti, per tutti gli emarginati e per tutte le vittime di abusi e di violenze, perché la loro grande sofferenza sia consolata dalla vicinanza del Signore, preghiamo.

– Per la nostra comunità cristiana, perché offra un’immagine vera di Gesù, mite e accogliente, intorno a cui possano radunarsi i piccoli nella fede, preghiamo.

Celebrante: Signore Gesù, aiutaci a distaccare il nostro cuore dai beni che passano. Tu che sei sempre accanto a noi, rendi il nostro cuore umile e accogliente come il tuo. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli.

Preghiera sulle offerte

Accogli, Padre misericordioso, i nostri doni, e da quest’offerta della tua Chiesa fa’ scaturire per noi la sorgente di ogni benedizione. Per Cristo nostro Signore.

Prefazio delle Domeniche del Tempo Ordinario I II                  (proposta)

Il giorno del Signore.

È veramente giusto benedirti e ringraziarti,

Padre santo, sorgente della verità e della vita,

perché in questo giorno di festa ci hai convocato nella tua casa.

Oggi la tua famiglia, riunita nell’ascolto della parola

e nella comunione dell’unico pane spezzato,

fa memoria del Signore risorto nell’attesa della domenica senza tramonto,

quando l’umanità intera entrerà nel tuo riposo.

Allora noi vedremo il tuo volto e loderemo senza fine la tua misericordia.

Con questa gioiosa speranza, uniti agli angeli e ai santi,

cantiamo a una sola voce l’inno della tua gloria: Santo…

Antifona alla comunione

Ricorda, Signore, la promessa fatta al tuo servo: in essa mi hai dato speranza, nella mia miseria essa mi conforta. (Sal 119,49-50)

Oppure: 

Da questo abbiamo conosciuto l’amore di Dio: egli ha dato la sua vita per noi, e anche noi dobbiamo dar la vita per i fratelli. (1Gv 3,16)

Oppure: 

“È meglio per te entrare nel regno di Dio con un occhio solo, che essere gettato con due occhi nella Geenna”. (Mc 9,47)

Preghiera dopo la comunione

Questo sacramento di vita eterna ci rinnovi, o Padre, nell’anima e nel corpo, perché, comunicando a questo memoriale della passione del tuo Figlio, diventiamo eredi con lui nella gloria. Per Cristo nostro Signore.

Un po’ di pane per camminare

«Abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva». La Liturgia della Parola di questa domenica ci invita ad esaminare un atteggiamento tipico dei falsi zelanti, dei falsi devoti. Vi sono sempre stati, tanto nella religione ebraica come in ogni altra religione, compresa la nostra religione cattolica, coloro che pensando di essere zelanti verso la divinità operano in maniera contrapposta al bene. Qualcuno nella storia è arrivato a sostenere che “il fine giustifica i mezzi”, come dire che se anche un’azione è in sé cattiva viene giustificata per la finalità ultima, se questa è buona. La finalità ultima di Giovanni è evitare che il nome d Cristo sia usato da persone che nemmeno lo conoscono, che sono “fuori” dalla cerchia dei discepoli e che sfruttando il nome di Cristo operino miracoli ed esorcismi appropriandosi di una gloria che non gli appartiene. Quante belle finalità in Giovanni: l’amore per il Maestro, la paura della strumentalizzazione del nome di Cristo, l’appropriarsi meriti che spettano solo al Signore. Ma Gesù, con la dolcezza di chi comprende i buoni propositi, ma con la fermezza di chi non scende a compromessi, ordina di non impedire un’opera di bene: l’importante è fare il bene, l’importante è farlo bene! Le etichette non sono per il Signore: siamo chiamati ad essere suoi discepoli, ma Dio non è forse libero di operare secondo la sua misericordia con chi vuole? È lo scandalo di chi, ad esempio, viene a sapere che miracoli ed esorcismi avvengono anche tra i fratelli delle chiese protestanti: se invocano il Nome di Dio con fede perché non dovrebbero operarne? Dio è libero di operare a favore dei suoi figli ovunque e in ogni tempo! Ma se basta credere e invocare il nome del Signore, perché appartenere alla Chiesa Cattolica? Perché se è vero che Dio è libero di operare ovunque, solo nella Chiesa Cattolica abbiamo la grazia di cibarci del suo Corpo e del suo Sangue, di adorarlo vivo e vero nell’Eucaristia, di ricevere la grazia del suo perdono sacramentale nella Confessione dei peccati, di unirci al coro degli angeli e dei santi per invocare grazia e ottenere misericordia, di rifugiarci tra le braccia della Beata Vergine e di vivere nella Verità della Parola.

Conosciamo l’Opus Matris Verbi Dei

Capitolo 7

Ammissione, Formazione ed Emissione dei Voti

  1. b) Il Noviziato

Il Maestro dei novizi e la Maestra delle novizie

Art. 139 – In particolare egli/ella insegni ai novizi/alle novizie:

–  a coltivare le virtù umane e cristiane;

– a introdursi in un più impegnativo cammino di perfezione mediante l’o-razione e il rinnegamento di sé;

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