Liturgia

9 Settembre 2018 – XXIII del Tempo Ordinario (B)

Antifona d’ingresso

Tu sei giusto, Signore, e sono retti i tuoi giudizi: agisci con il tuo servo secondo il tuo amore. (Sal 119,137.124)

Colletta

O Padre, che ci hai donato il Salvatore e lo Spirito Santo, guarda con benevolenza i tuoi figli di adozione, perché a tutti i credenti in Cristo sia data la vera libertà e l’eredità eterna. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Oppure: 

O Padre, che scegli i piccoli e i poveri per farli ricchi nella fede ed eredi del tuo regno, aiutaci a dire la tua parola di coraggio a tutti gli smarriti di cuore, perché si sciolgano le loro lingue e tanta umanità malata, incapace perfino di pregarti, canti con noi le tue meraviglie. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

Prima Lettura                 Is 35,4-7

Si schiuderanno gli orecchi dei sordi, griderà di gioia la lingua del muto.

“Nella persona di Gesù Dio è venuto a salvarci; nel mistero della sua Pasqua… si è realizzato questo radicale capovolgimento che è una creazione nuova. L’opera della redenzione, infatti, ha distrutto il potere del male e ha donato all’umanità vita nuova; ha riscattato gli uomini e li ha incamminati verso il compimento escatologico; attraverso il «deserto» del mondo li accompagna come Via all’incontro definitivo nel «giardino»” (C. Doglio).

Dal libro del profeta Isaìa

Dite agli smarriti di cuore: «Coraggio, non temete! Ecco il vostro Dio, giunge la vendetta, la ricompensa divina. Egli viene a salvarvi». Allora si apriranno gli occhi dei ciechi e si schiuderanno gli orecchi dei sordi. Allora lo zoppo salterà come un cervo, griderà di gioia la lingua del muto, perché scaturiranno acque nel deserto, scorreranno torrenti nella steppa. La terra bruciata diventerà una palude, il suolo riarso sorgenti d’acqua.                                                  Parola di Dio.

Salmo Responsoriale                Dal Salmo 145 (146)

«Attualmente il Cristo non regna perfettamente nelle sue membra perché i loro cuori sono occupati in parte da pensieri vani… ma quando questo corpo mortale sarà stato rivestito d’immortalità (cfr. 1Cor 15,54) e avrà abbandonato questi pensieri lasciando il mondo, allora il Cristo regnerà perfettamente nei suoi santi e Dio sarà tutto in tutti (cfr. 1Cor 15,28). La contemplazione del profeta lo porta a porsi, per così dire, alla fine del tempo; e vedendo la fragilità e la deviazione di tutte le cose di questo mondo, non pensa più che a lodare Dio. Questa fine del mondo verrà presto, per ciascuno di noi: verrà nel momento in cui moriremo e lasceremo questo mondo che ci circonda. Volgiamo dunque il nostro desiderio verso quella che sarà la nostra occupazione eterna» (Cassiodoro).

Rit. Loda il Signore, anima mia.

Il Signore rimane fedele per sempre

rende giustizia agli oppressi,

dà il pane agli affamati.

Il Signore libera i prigionieri. Rit.

Il Signore ridona la vista ai ciechi,

il Signore rialza chi è caduto,

il Signore ama i giusti,

il Signore protegge i forestieri. Rit.

Egli sostiene l’orfano e la vedova,

ma sconvolge le vie dei malvagi.

Il Signore regna per sempre,

il tuo Dio, o Sion, di generazione in generazione. Rit.

Seconda Lettura                  Gc 2,1-5

Dio non ha forse scelto i poveri per farli eredi del Regno?

La fede in Cristo non può essere contaminata dal pensare secondo gli uomini, che si accerchiano di persone che li appoggiano e dalle quali sperano benefici. I favoritismi sono un tarlo fatale per le comunità, e Giacomo lo presenta in tutta la sua gravità, dopo averlo già introdotto all’inizio della sua lettera. Disastroso è che i cristiani inseguano i ricchi e si facciano loro servi compiacenti per averne qualche utile.  

Dalla lettera di san Giacomo apostolo

Fratelli miei, la vostra fede nel Signore nostro Gesù Cristo, Signore della gloria, sia immune da favoritismi personali. Supponiamo che, in una delle vostre riunioni, entri qualcuno con un anello d’oro al dito, vestito lussuosamente, ed entri anche un povero con un vestito logoro. Se guardate colui che è vestito lussuosamente e gli dite: «Tu siediti qui, comodamente», e al povero dite: «Tu mettiti là, in piedi», oppure: «Siediti qui ai piedi del mio sgabello», non fate forse discriminazioni e non siete giudici dai giudizi perversi? Ascoltate, fratelli miei carissimi: Dio non ha forse scelto i poveri agli occhi del mondo, che sono ricchi nella fede ed eredi del Regno, promesso a quelli che lo amano?

Parola di Dio.

Canto al Vangelo                Cfr. Mt 4,23

Alleluia, alleluia.

Gesù annunciava il vangelo del Regno e guariva ogni sorta di infermità nel popolo. Alleluia.

Vangelo                     Mc 7,31-37

Fa udire i sordi e fa parlare i muti.

Gesù si trova nella regione pagana di Tiro. Operare un miracolo in quella terra significa l’apertura universale del Vangelo: ogni uomo, di qualunque cultura e terra, può essere raggiunto dalla Parola di Dio e toccato dalla Sua misericordia. Gesù porta il sordomuto in disparte, lontano dalla folla, quasi a sottolineare la necessità di un rapporto personale, diretto, intimo, tra lui e il malato. I miracoli, infatti, a differenza di quel che superficialmente si crede, non avvengono in un clima di esaltazione e di magia, ma nell’ambito di un’amicizia profonda e fiduciosa in Dio.

Dal Vangelo secondo Marco

In quel tempo, Gesù, uscito dalla regione di Tiro, passando per Sidòne, venne verso il mare di Galilea in pieno territorio della Decàpoli. Gli portarono un sordomuto e lo pregarono di imporgli la mano. Lo prese in disparte, lontano dalla folla, gli pose le dita negli orecchi e con la saliva gli toccò la lingua; guardando quindi verso il cielo, emise un sospiro e gli disse: «Effatà», cioè: «Apriti!». E subito gli si aprirono gli orecchi, si sciolse il nodo della sua lingua e parlava correttamente. E comandò loro di non dirlo a nessuno. Ma più egli lo proibiva, più essi lo proclamavano e, pieni di stupore, dicevano: «Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti!».                                                Parola del Signore.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa

I miracoli sono segni certissimi della Rivelazione… – CCC 156: Il motivo di credere non consiste nel fatto che le verità rivelate appaiano come vere e intelligibili alla luce della nostra ragione naturale. Noi crediamo «per l’autorità di Dio stesso che le rivela, il quale non può né ingannarsi né ingannare». Nondimeno, perché l’ossequio della nostra fede fosse conforme alla ragione, Dio ha voluto che agli interiori aiuti dello Spirito Santo si accompagnassero anche prove esteriori della sua Rivelazione». Così i miracoli di Cristo e dei santi le profezie, la diffusione e la santità della Chiesa, la sua fecondità e la sua stabilità «sono segni certissimi della divina Rivelazione, adatti ad ogni intelligenza», sono «mo-tivi di credibilità» i quali mostrano che l’assenso della fede non è «affatto un cieco moto dello spirito».

I miracoli di Cristo sono segni del regno di Dio – Giovanni Paolo II (Omelia, 6 Giugno 1991): Sentiamo oggi nel Vangelo il grido dell’uomo cieco: “Rabbunì (cioè: Maestro), che io riabbia la vista” (Mc 10,51). Così quel malato risponde alla domanda di Cristo: “Che vuoi che io faccia?” (Mc 10,51). “Che io riabbia la vista” […]. Il Signore Gesù esaudisce la domanda del cieco. Pronuncia delle parole significative in quella circostanza: “la tua fede ti ha salvato” (Mc 10,52). Il cieco sa che a guarirlo è stato Cristo con la sua divina potenza. E tuttavia lo stesso Cristo dice: “la tua fede ti ha salvato”. Ciò vuol dire: la fede in un certo modo ha permesso la manifestazione della potenza che era nel Signore Gesù. Egli adoperava quella sua potenza soprannaturale sempre per destare la fede nell’onnipotenza divina e nell’amore divino. I miracoli di Cristo sono segni del regno di Dio. Il regno di Dio è in voi mediante la fede. E anche se la fede “fa miracoli” – tuttavia esso stesso, il regno di Dio è un “miracolo” maggiore di tutte le guarigioni miracolose operate da Cristo e dai suoi apostoli – e di quelli che ancora oggi avvengono in diversi luoghi della terra.

I miracoli non costringono a credere – Card. Ennio Antonelli (Omelia, 12 Dicembre 2010): Gesù invita a osservare i suoi miracoli che sono strettamente collegati alla sua predicazione. Egli è sempre in cammino, infaticabile, per le città e i villaggi della Galilea, “predicando il Vangelo del Regno e curando ogni sorta di malattia e di infermità nel popolo” [Mt 4,23]. Predicazione e miracoli attestano e iniziano a realizzare la nuova venuta salvifica di Dio nella storia attraverso di lui. Nella sua persona Dio si fa nostro re e viene a vincere il peccato, la malattia, la morte e ogni forma di male, per dare all’uomo la salvezza integrale, spirituale, corporea, sociale e cosmica. Il suo messaggio è centrato sul regno di Dio e i suoi miracoli ne lasciano intravedere la presenza, ne sono segni trasparenti, perché manifestano una potenza benevola e misericordiosa, liberatrice e dispensatrice di vita. D’altra parte si tratta solo di un inizio, di un piccolo germe che troverà compimento solo oltre la storia, nell’eternità. Il Messia non si impone con la forza, non guarisce tutti i malati, non elimina la sofferenza e la morte, non porta la ricchezza e il benessere, non realizza tutti i nostri desideri. Non è il Messia dominatore, ma il Messia servo, mite ed umile, che prende su di sé il peso dei peccati e delle sofferenze degli uomini e invita a seguirlo sulla via della croce. Un Messia diverso da come gli uomini e lo stesso Giovanni Battista si aspettano. Per questo Egli esclama: “Beato è colui che non trova in me motivo di scandalo”. I suoi miracoli non costringono a credere. Non bastano da soli a suscitare la fede. Sono necessarie anche l’attrazione interiore da parte del Padre [cfr. Gv 6,44] e la rettitudine della coscienza. Tuttavia i miracoli aiutano a credere in modo ragionevole, in quanto, come riconosce il Concilio Vaticano I, sono oggettivamente segni certissimi della divina rivelazione” [Dei Filius, 3; DS 3009]. Lo suggerisce Gesù stesso: “Se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre” [Gv 10,38]. Queste opere di potenza salvifica e di amore misericordioso non sono circoscritte al breve tempo della vita pubblica di Gesù ma sono destinate a continuare anche dopo la sua morte e la sua risurrezione, come segni che Gesù è vivo nella gloria del Padre e rimane con noi nella storia come nostro Signore e Salvatore. “In verità, in verità vi dico: chi crede in me, anch’egli compirà le opere che io compio e ne compirà di più grandi di queste, perché io vado al Padre” [Gv 14,12]. Di fatto in ogni epoca, dagli inizi della Chiesa fino ai nostri giorni, continuano a verificarsi in gran numero nel nome di Gesù “guarigioni, miracoli e prodigi” [At 4,30]. Uno dei più impressionanti, “El milagro de los milagros”, è avvenuto proprio qui in Aragona il 29 marzo del 1640 per intercessione di Nostra Signora del Pilar, venerata in questa basilica: nel villaggio di Calanda a un giovane contadino fu restituita istantaneamente la gamba destra, amputata più di due anni prima e sepolta nel cimitero dell’Ospedale.

I miracoli nella Chiesa – Card. Angelo Sodano (Omelia, 18 Gennaio 2004): Il Vangelo […] ci ha presentato la grande scena della trasformazione dell’acqua in vino a Cana di Galilea. Quel miracolo, però, non fu che il primo di tanti altri che si sarebbero verificati lungo tutta la storia della Chiesa. Sono soprattutto i miracoli della santità che Dio sovente fa fiorire in mezzo a noi. La Chiesa, pertanto, è santa, non solo perché tale è Cristo che l’ha fondata e la vivifica con il suo Spirito, ma anche perché santi sono molti suoi membri.

Preghiera dei Fedeli       (proposta)

La gente presentava a Gesù gli ammalati perché li guarisse. Portiamo anche noi a lui le nostre preoccupazioni, confidando nel suo amore, fiduciosi che l’in-contro con lui ci libererà da tutte le nostre chiusure interiori e ci aprirà all’a-scolto della sua Parola.

Preghiamo insieme e diciamo: Ascoltaci, o Signore.

– Per la Chiesa, che annuncia il Vangelo di Cristo: la sua voce sia ascoltata dalle autorità civili, politiche ed economiche, perché la nostra società smetta di privilegiare i ricchi a discapito dei poveri, preghiamo. Rit.

– Per gli educatori alla fede, genitori, catechisti, perché insegnino ad ascoltare Dio e a parlargli con fiducia, preghiamo. Rit.

– Per i portatori di handicap, in particolare per i sordomuti: possano ricevere un’adeguata formazione che assicuri loro un posto nella società, e i cristiani manifestino loro l’amore che Dio ha nei loro riguardi, preghiamo. Rit.

– Per la nostra comunità cristiana: ognuno riviva il proprio Battesimo, lasciandosi risanare grazie a Gesù dalla sordità verso la parola di Dio, preghiamo. Rit.

Celebrante: O Padre, che ogni giorno operi meraviglie, liberaci da tutte le infermità spirituali che ci impediscono di ascoltarti e di pregarti. Per Cristo nostro Signore.

Preghiera sulle offerte

O Dio, sorgente della vera pietà e della pace, salga a te nella celebrazione di questo mistero la giusta adorazione per la tua grandezza e si rafforzi la fedeltà e la concordia dei tuoi figli. Per Cristo nostro Signore.

Prefazio delle Domeniche del Tempo Ordinario IX             (proposta)

Il mistero della redenzione.

È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza,

rendere grazie sempre e in ogni luogo a te, Signore, Padre santo,

Dio onnipotente ed eterno, per Cristo nostro Signore.

Nella sua misericordia per noi peccatori

egli si è degnato di nascere dalla Vergine;

morendo sulla croce, ci ha liberati dalla morte eterna

e con la sua risurrezione ci ha donato la vita immortale.

Per questo mistero di salvezza, uniti agli angeli e ai santi,

cantiamo con gioia l’inno della tua lode: Santo…

 

Antifona alla comunione

Come il cervo anela ai corsi d’acqua, così l’anima mia anela a te, o Dio: l’anima mia ha sete di Dio, del Dio vivente. (Sal 42,2-3)

Oppure: 

“Io sono la luce del mondo”, dice il Signore, “chi segue me non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”. (Gv 8,12)

Oppure: 

Ha fatto bene ogni cosa: fa udire i sordi e fa parlare i muti. (Mc 7,37)

Preghiera dopo la comunione

O Padre, che nutri e rinnovi i tuoi fedeli alla mensa della parola e del pane di vita, per questi doni del tuo Figlio aiutaci a progredire costantemente nella fede, per divenire partecipi della sua vita immortale. Per Cristo nostro Signore.

Un po’ di pane per camminare

«Ha fatto bene ogni cosa». Uno dei temi di riflessione che emergono dalla Liturgia della Parola di questa XXIII domenica del Tempo Ordinario (Ciclo B) è la perfezione dell’opera di Dio. Dio non è solo colui che opera, ma è colui che opera bene, che fa bene ogni cosa. Già il racconto della Creazione, che troviamo nei primi capitoli della Bibbia, sottolinea questo modo di operare di Dio: egli non si limita a fare una serie di cose, non le fa tutte insieme, in maniera anonima e disordinata, come capita o affidandosi al caos. Dio opera per il bene e opera bene: “… e Dio vide che era cosa buona” è il ritornello di tale racconto. Così per ogni cosa creata, così per ogni azione divina, fino ad arrivare all’uo-mo, che Dio creò in maniera molto buona (cfr. Gen 1). Questa bontà dell’opera di Dio perdura nei secoli: dalla chiamata di Abramo fino all’elezione del popolo di Israele, dall’invio dei profeti fino alla pienezza dei tempi con la nascita di Gesù. All’opera buona della Creazione si affianca l’opera molto buona della Redenzione: Dio opera sempre e soltanto a nostro favore, per la nostra salvezza, per la nostra felicità e realizzazione. Da qui l’incoraggiamento che abbiamo ascoltato dalla bocca del profeta Isaìa (Prima Lettura): «Coraggio, non temete!», perché la bontà e la misericordia divina avranno sempre la meglio sulle nostre arsure e siccità spirituali, perché Dio saprà operare al meglio in nostro favore. Da qui anche l’invito dell’Apostolo Giacomo (Seconda Lettura) a non operare in maniera faziosa e discriminante, ma ad operare come Dio: «senza favoritismi personali», senza giudizi perversi, cercando sempre l’utile di tutti e mai quello proprio. Impariamo dalla Parola di Dio a comportarci secondo l’esempio ricevuto dall’opera divina del Padre, dal modo di agire di Cristo nella storia, e dell’azione dello Spirito nella Chiesa. Nell’esaminarci la coscienza, interroghiamoci sul male compiuto, ma anche (anzi soprattutto!) se abbiamo operato per il bene, se lo abbiamo fatto bene, se abbiamo agito in modo che tutti possano godere del nostro bene. Il cristiano, lo abbiamo detto, non è colui che non compie il male, che non uccide e non ruba, ma colui che si impegna e fatica per ottenere sempre il massimo bene per tutti.

Conosciamo l’Opus Matris Verbi Dei

Capitolo 7

Ammissione, Formazione ed Emissione dei Voti

  1. b) Il Noviziato

Art. 130 – Il Responsabile Generale può permettere che il gruppo dei novizi/delle novizie, per determinati periodi di tempo, dimori in un’altra casa della Famiglia ecclesiale, da lui stesso designata (cfr. Can 647 § 3).

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