liturgia

1 Agosto 2018 – Mercoledì, XVII del Tempo Ordinario

Sant’Alfonso Maria de’ Liguori (Memoria) – (Ger 15,10.16-21; Sal 58[59]; Mt 13,44-46) – I Lettura: Geremìa si lamenta, perché a causa del suo profetare è deriso e perseguitato. Ricorda la gioia e la letizia del suo cuore quando fu raggiunto dalla Parola di Dio, ma confessa i suoi dubbi e la sua paura. Dio lo esorta a tornare a Lui, ad essere il Suo profeta e Lui lo proteggerà dai suoi nemici. Salmo: A te, mia forza, io mi rivolgo: sei tu, o Dio, la mia difesa… “La sua misericordia ti ha prevenuto perché non ha trovato niente di buono in te. Tu hai prevenuto il suo supplizio mediante il tuo orgoglio, ma lui ha prevenuto il tuo supplizio, cancellando i tuoi peccati” (Agostino). Vangelo: Le due parabole hanno lo stesso obiettivo: rivelare la presenza del Regno, ma ognuna lo fa in modo diverso: attraverso la scoperta della gratuità dell’azione di Dio in noi, e attraverso lo sforzo e la ricerca per scoprire sempre meglio il senso della vita.

 Vende tutti i suoi averi e compra quel campo – Dal Vangelo secondo Matteo: In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; un uomo lo trova e lo nasconde; poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo. Il regno dei cieli è simile anche a un mercante che va in cerca di perle preziose; trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra».

 Riflessione: «… va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo». Le parabole evangeliche ci danno entrambe un primo elemento comune per raggiungere la vera gioia: bisogna desiderarla. Un desiderio che non deve rimanere rilegato ai sospiri sterili ma che piuttosto deve spingere alla ricerca. Sia la prima che la seconda parabola, infatti, hanno un verbo che li accomuna: trovare. E per trovare una cosa bisogna anzitutto cercarla. In questa ricerca ci giochiamo tutta la nostra felicità! Pensiamo ad una qualsiasi scena del nostro quotidiano: quanto spesso ci ritroviamo a cercare qualcosa. Facciamoci alcune domande: cosa cerchiamo? Certamente qualcosa che ci serve, e più è preziosa, più è utile, e tanto più la ricerca si fa accurata. Chiediamoci ancora: perché la cerchiamo? Sembra banale come risposta, ma vedremo che non lo è più di tanto: la cerchiamo perché non la troviamo, perché l’abbiamo perduta per disattenzione, distrazione o superficialità, o magari per disordine o perché qualcuno l’ha spostata o l’ha rubata… Scene quotidiane, si diceva, in cui chiunque ha facilità di ritrovarsi: non troviamo le chiavi dell’auto o di casa, o un documento importante, o quel regalo di una persona cara… Un’ultima osservazione: se cerchiamo qualcosa è perché già la possediamo, nessuno cercherebbe qualcosa che sa di non possedere. Ebbene, cerchiamo adesso di trasferire tutto questo in campo spirituale e partiamo proprio da quest’ultima considerazione: noi cerchiamo la gioia, la pace, la serenità, la comunione, l’amore… perché già possediamo tutto questo, perché in Cristo il Padre ci ha già dato ogni cosa preziosa (cfr. Rm 8,32), e ci appartengono pienamente (cfr. Gc 1,17)! Dobbiamo anzitutto desiderare Cristo e ogni cosa in lui, dobbiamo prendere consapevolezza che Egli è l’unico nostro tesoro, apportatore di ogni vera ed eterna gioia. E poi dobbiamo metterci alla ricerca: nella Parola, nella Chiesa, nei Sacramenti, nei fratelli… Quindi dobbiamo essere pronti a lasciare ogni cosa pur di possederLo: non possiamo barattare la gioia di Cristo con le gioie del mondo (cfr. Lc 16,13). Sant’Alfonso, affermato avvocato, scoprì la gioia di Cristo: lasciò tutto per possedere colui che solo è il Tutto.

 La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Sant’Alfonso Maria d’ Liguori – Benedetto XVI (Udienza Generale, 30 Marzo 2011):Tra le forme di preghiera consigliate fervidamente da sant’Alfonso spicca la visita al Santissimo Sacramento o, come diremmo oggi, l’adorazione, breve o prolungata, personale o comunitaria, dinanzi all’Eu-caristia. “Certamente – scrive Alfonso – fra tutte le devozioni questa di adorare Gesù sacramentato è la prima dopo i sacramenti, la più cara a Dio e la più utile a noi… Oh, che bella delizia starsene avanti ad un altare con fede… e presentargli i propri bisogni, come fa un amico a un altro amico con cui si abbia tutta la confidenza!” (Visite al SS. Sacramento ed a Maria SS. per ciascun giorno del mese. Introduzione). La spiritualità alfonsiana è infatti eminentemente cristologica, centrata su Cristo e il Suo Vangelo. La meditazione del mistero dell’Incarnazione e della Passione del Signore sono frequentemente oggetto della sua predicazione. In questi eventi, infatti, la Redenzione viene offerta a tutti gli uomini “copiosamente”. E proprio perché cristologica, la pietà alfonsiana è anche squisitamente mariana. Devotissimo di Maria, egli ne illustra il ruolo nella storia della salvezza: socia della Redenzione e Mediatrice di grazia, Madre, Avvocata e Regina. Inoltre, sant’Alfonso afferma che la devozione a Maria ci sarà di grande conforto nel momento della nostra morte. Egli era convinto che la meditazione sul nostro destino eterno, sulla nostra chiamata a partecipare per sempre alla beatitudine di Dio, come pure sulla tragica possibilità della dannazione, contribuisce a vivere con serenità ed impegno, e ad affrontare la morte conservando sempre piena fiducia nella bontà di Dio.

Affrontare ogni sacrificio per entrare nel Regno dei cieli – Giovanni Paolo II (Udienza Generale, 18 Marzo 1987): Il regno di Dio costituisce il tema centrale della sua predicazione [di Gesù] come dimostrano in modo particolare le parabole. La parabola del seminatore (Mt 13,3-8) proclama che il regno di Dio è già operante nella predicazione di Gesù, e al tempo stesso orienta a guardare all’abbondanza dei frutti che costituiranno la ricchezza sovrabbondante del regno alla fine del tempo. La parabola del seme che cresce da solo (Mc 4,26-29) sottolinea che il regno non è opera umana, ma unicamente dono dell’amore di Dio che agisce nel cuore dei credenti e guida la storia umana al suo definitivo compimento nella comunione eterna con il Signore. La parabola della zizzania in mezzo al grano (Mt 13,24-30) e quella della rete da pesca (Mt 13,47-52) prospettano anzitutto la presenza, già operante, della salvezza di Dio. Insieme ai “figli del regno”, però, sono anche presenti i “figli del Maligno”, gli operatori di iniquità: solo al termine della storia le potenze del male saranno distrutte e chi ha accolto il regno sarà sempre con il Signore. Le parabole del tesoro nascosto e della perla preziosa (Mt 13,44-46), infine, esprimono il valore supremo e assoluto del regno di Dio: chi lo comprende è disposto ad affrontare ogni sacrificio e rinuncia per entrarvi.

Cercate prima il Regno di Dio. Essere disposti a sacrificare ogni cosa per il regno dei cieli – Giovanni Paolo II (Udienza Generale, 18 Settembre 1991): Citiamo ancora una parabola di Gesù: “Il regno dei cieli è simile a un tesoro nascosto in un campo; un uomo lo trova e lo nasconde di nuovo, poi va, pieno di gioia, vende tutti i suoi averi e compra quel campo” (Mt 13,44). Analogamente, anche il commerciante in cerca di belle perle, “trovata una perla di grande valore, va, vende tutti i suoi averi e la compra” (Mt 13,45). Questa parabola inculca ai chiamati una grande verità: per essere degni dell’invito al banchetto regale dello Sposo occorre dimostrare la comprensione del supremo valore di ciò che viene offerto. Da qui anche la disponibilità a sacrificare ogni cosa per il regno dei cieli, che vale più di tutto. Nessun prezzo di beni terreni gli è comparabile. Tutto si può abbandonare, senza rimetterci, pur di prendere parte al banchetto di Cristo-Sposo. È l’essenziale condizione di distacco e di povertà, che con tutte le altre ci viene indicata da Gesù, sia quando chiama beati “i poveri in spirito”, “i miti”, “i perseguitati per causa della giustizia”, perché “a tutti loro appartiene il regno dei cieli” (cfr. Mt 5,3.10); sia quando presenta un bambino come “il più grande nel regno dei cieli”: “Se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino sarà il più grande nel regno dei cieli” (Mt 18,2-4).

 La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Il tesoro è lo stesso Verbo di Dio – “Questo tesoro, nel quale sono nascosti tutti i tesori della sapienza e della scienza [cfr. Col 2,2s], è il Verbo di Dio, che si rivela nascosto nel corpo di Cristo, o le Sante Scritture, nelle quali è riposta ogni verità riguardante il Salvatore. Quando qualcuno trova in esse tale verità, deve rinunziare a tutte le ricchezze di questo mondo, pur di possedere quanto ha trovato. Le parole: “l’uomo che lo ha scoperto, lo nasconde di nuovo” [Mt 13,44], non indicano che quest’uomo si comporta così perché ne è geloso, ma perché ha timore di perderlo e vuole conservarlo, e perciò cela nel suo cuore colui per il quale ha rinunziato a tutte le ricchezze che aveva… Le belle perle sono la Legge e i Profeti, e la conoscenza del Vecchio Testamento. Ma una sola è la perla di grande valore, cioè la conoscenza del Salvatore, il sacramento della sua passione, il mistero della sua risurrezione. Il mercante che ha scoperto, a somiglianza dell’apostolo Paolo, tutti i misteri della Legge e dei Profeti e le antiche osservanze, nel rispetto delle quali ha sinora vissuto, tutte alla fine le disprezza come spazzatura e banalità, per guadagnarsi Cristo [cfr. Fil 3,8]. Non perché la scoperta della nuova perla comporti la condanna di quelle antiche; ma perché, al suo confronto, tutte le altre perle appaiono di minor valore” (Girolamo).

 Silenzio / Preghiera / La tua traccia: “Santissima Vergine Immacolata e Madre mia Maria, a te che sei la Madre del mio Signore, la Regina del mondo, l’avvocata, la speranza, il rifugio dei peccatori, ricorro io che sono il più miserabile di tutti. Ti venero, o gran Regina, e ti ringrazio di quante grazie mi hai fatte, e specialmente di avermi liberato dall’Inferno tante volte da me meritato. Io ti amo, Signora amabilissima, e per l’amore che ti porto, prometto di volerti sempre servire e di fare quanto posso perché tu sia amata anche dagli altri. Io ripongo in te tutte le mie speranze, tutta la mia salute; accettami per tuo servo e accoglimi sotto il tuo manto, Madre di misericordia. E poiché sei tanto potente con Dio, liberami da tutte le tentazioni, oppure ottienimi la forza di vincerle sino alla morte. A te domando il vero amore a Gesù Cristo, da te spero di fare una buona morte. Madre mia, per l’amore che porti a Dio, ti prego di aiutarmi sempre, ma specialmente nell’ultimo istante della vita mia. Non mi lasciare finché non mi vedrai salvo in Cielo a benedirti e a cantare le tue misericordie per tutta l’eternità. Così spero e così sia” (Sant’Alfonso Maria de’ Liguori).

 Santo del giorno: 1 Agosto – Santi Maccabei, Sette fratelli MartiriCommemorazione della passione dei santi sette fratelli martiri, che ad Antiochia in Siria, sotto il regno di Antioco Epifane, per aver osservato con invitta fede la legge del Signore furono messi crudelmente a morte insieme alla loro madre, la quale patì per ognuno dei suoi figli, ma, come si racconta nel secondo Libro dei Maccabei, in tutti conseguì la vittoria della vita eterna. Insieme si celebra la memoria di sant’Eleázaro, uno degli scribi più stimati, uomo già di età avanzata, che nella stessa persecuzione si rifiutò di cibarsi, per sopravvivere, di carne proibita, preferendo una morte gloriosa a una vita ignominiosa, e precedette per questo di buon grado gli altri al supplizio, lasciando un mirabile esempio di virtù.

 Preghiamo: O Dio, che proponi alla tua Chiesa modelli sempre nuovi di vita cristiana, fa’ che imitiamo l’ardore apostolico del santo vescovo Alfonso Maria de’ Liguori nel servizio dei fratelli, per ricevere con lui il premio riservato ai tuoi servi fedeli. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

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