giugno, meditazioni

30 Giugno 2018

30 Giugno 2018 – Sabato, XII del Tempo Ordinario – (Lam 2,2.10-14.18-19; Sal 73[74]; Mt 8,5-17) – I Lettura: Questo canto è stato composto subito dopo la distruzione di Gerusalemme da parte di Nabucodònosor nel 597. Il lamento presenta il quadro di distruzione in cui Jahvè è presentato come l’artefice. Israele non sembra più l’eletto di Dio, ma un fuorilegge. Con la distruzione del tempio viene a mancare anche l’attività cultuale. Ciò aumenta la desolazione nel popolo che non ha più una guida. Salmo: “Bontà paterna del Signore! Non respinge che per richiamare; non si irrita se non per correggere” (Girolamo). Vangelo: La richiesta del centurione non è dettata da presunzione, egli non chiede perché sa di meritare. Il dono proviene dalla potenza divina di Gesù che il soldato romano riconosce non per cultura, ma per semplice fiducia e abbandono. L’orgoglio intellettuale dei Giudei, invece, impedirà loro di abbandonarsi, come fece il centurione, davanti alla potenza divina delle opere di Gesù.

Molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe – Dal Vangelo secondo Matteo: In quel tempo, entrato Gesù in Cafàrnao, gli venne incontro un centurione che lo scongiurava e diceva: «Signore, il mio servo è in casa, a letto, paralizzato e soffre terribilmente». Gli disse: «Verrò e lo guarirò». Ma il centurione rispose: «Signore, io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito. Pur essendo anch’io un subalterno, ho dei soldati sotto di me e dico a uno: “Va’!”, ed egli va; e a un altro: “Vieni!”, ed egli viene; e al mio servo: “Fa’ questo!”, ed egli lo fa». Ascoltandolo, Gesù si meravigliò e disse a quelli che lo seguivano: «In verità io vi dico, in Israele non ho trovato nessuno con una fede così grande! Ora io vi dico che molti verranno dall’oriente e dall’occidente e siederanno a mensa con Abramo, Isacco e Giacobbe nel regno dei cieli, mentre i figli del regno saranno cacciati fuori, nelle tenebre, dove sarà pianto e stridore di denti». E Gesù disse al centurione: «Va’, avvenga per te come hai creduto». In quell’istante il suo servo fu guarito. Entrato nella casa di Pietro, Gesù vide la suocera di lui che era a letto con la febbre. Le toccò la mano e la febbre la lasciò; poi ella si alzò e lo serviva. Venuta la sera, gli portarono molti indemoniati ed egli scacciò gli spiriti con la parola e guarì tutti i malati, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaìa: “Egli ha preso le nostre infermità e si è caricato delle malattie”.

Riflessione: «Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto». Questa affermazione del Centurione romano non è semplicemente riferita alle norme di purità, per cui un circonciso non può entrare in casa di non circoncisi, ma è un vero atto di umiltà. Essendo una persona ragguardevole, un’autorità romana e quindi sovrana, è commovente notare come con estrema semplicità si rivolga a Gesù, un uomo di una terra sottomessa, riconoscendogli una dignità maggiore della sua. Lo stesso avvenimento raccontato da Luca ci dice che il Centurione aveva solo sentito parlare di Gesù e di ciò che faceva, eppure qualcosa lo porta a credere in lui e a professare apertamente la dignità di Gesù e, con spontaneità, anche tutta la propria indegnità. Quella del Centurione, dunque, è una vera professione di fede, quella fede che Gesù sempre chiede prima di compiere un miracolo e che, guarda caso, il centurione manifesta immediatamente riconoscendo in Gesù l’inviato di Dio. Il potere che da sempre affascina e seduce gli uomini è vissuto da questo uomo in una cornice di servizio e di obbedienza: lui è uno che esegue gli ordini e a sua volta li impone ai suoi subalterni. Come il suo potere viene dall’alto di una gerarchia umana, così anche il potere di Gesù viene dall’alto, ma da Dio e non dagli uomini. Un monito, dunque, per chiunque crede di essere qualcosa per se stesso. Siamo capaci di una vera professione di fede, cioè di affidare la nostra vita a colui che riconosciamo Signore e fonte di ogni nostro bene? Oppure ancora ci arrampichiamo per ottenere posti o beni o privilegi che pensiamo di meritare solo per le nostre capacità e industrie, senza dunque dare spazio a Dio, perché magari ci farebbe “perdere tempo” e impedirebbe, con i suoi, i nostri progetti? Nella nostra vita riconosciamo la sua Dignità oppure siamo troppo occupati a creare e a mantenere il nostro prestigio tra gli uomini? Sappiamo umiliarci per il bene altrui, oppure lasciamo che gli altri si facciano la propria vita come noi la nostra, senza pensare che ogni dono comporta una responsabilità nei confronti altrui? Chi vedeva il centurione romano, vedeva tutto il potere di Roma. Chi vede noi può dire di vedere la bontà e la santità di Dio?

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Signore, io non sono degno – Giovanni Paolo II (Ecclesia de Eucharistia 48): Come la donna dell’unzione di Betania, la Chiesa non ha temuto di «sprecare», investendo il meglio delle sue risorse per esprimere il suo stupore adorante di fronte al dono incommensurabile dell’Eucaristia. Non meno dei primi discepoli incaricati di predisporre la «grande sala», essa si è sentita spinta lungo i secoli e nell’avvicen-darsi delle culture a celebrare l’Eucaristia in un contesto degno di così grande Mistero. Sull’onda delle parole e dei gesti di Gesù, sviluppando l’eredità rituale del giudaismo, è nata la liturgia cristiana. E in effetti, che cosa mai potrebbe bastare, per esprimere in modo adeguato l’accoglienza del dono che lo Sposo divino continuamente fa di sé alla Chiesa-Sposa, mettendo alla portata delle singole generazioni di credenti il Sacrificio offerto una volta per tutte sulla Croce, e facendosi nutrimento di tutti i fedeli? Se la logica del «convito» ispira familiarità, la Chiesa non ha mai ceduto alla tentazione di banalizzare questa «dimestichezza» col suo Sposo dimenticando che Egli è anche il suo Signore e che il «convito» resta pur sempre un convito sacrificale, segnato dal sangue versato sul Golgota. Il Convito eucaristico è davvero convito «sacro», in cui la semplicità dei segni nasconde l’abisso della santità di Dio: «O Sacrum convivium, in quo Christus sumitur!». Il pane che è spezzato sui nostri altari, offerto alla nostra condizione di viandanti in cammino sulle strade del mondo, è «panis angelorum», pane degli angeli, al quale non ci si può accostare che con l’umiltà del centurione del Vangelo: «Signore, non sono degno che tu entri sotto il mio tetto» (Mt 8,8; Lc 7,6).

Preghiera e fede del centurione romano – CCC 2610: Come Gesù prega il Padre e rende grazie prima di ricevere i suoi doni, così egli ci insegna questa audacia filiale: «Tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto» (Mc 11,24). Tale è la forza della preghiera: «Tutto è possibile per chi crede» (Mc 9,23), con una fede che non dubita. Quanto Gesù è rattristato dalla «incredulità» (Mc 6,6) dei suoi compaesani e dalla poca fede dei suoi discepoli, tanto si mostra pieno di ammirazione davanti alla fede davvero grande del centurione romano e della Cananea.

Anche i pagani sono chiamati – CCC 543: Tutti gli uomini sono chiamati ad entrare nel Regno. Annunziato dapprima ai figli di Israele, questo Regno messianico è destinato ad accogliere gli uomini di tutte le nazioni. Per accedervi, è necessario accogliere la Parola di Gesù: La Parola del Signore è paragonata appunto al seme che viene seminato in un campo: quelli che l’ascoltano con fede e appartengono al piccolo gregge di Cristo hanno accolto il Regno stesso di Dio; poi il seme per virtù propria germoglia e cresce fino al tempo del raccolto.

Le caratteristiche della fede – Compendio CCC 28: La fede, dono gratuito di Dio e accessibile a quanti la chiedono umilmente, è la virtù soprannaturale necessaria per essere salvati. L’atto di fede è un atto umano, cioè un atto dell’in-teligenza dell’uomo che, sotto la spinta della volontà mossa da Dio, dà liberamente il proprio consenso alla verità divina. La fede, inoltre, è certa, perché fondata sulla Parola di Dio; è operosa «per mezzo della carità» (Gal 5,6); è in continua crescita, grazie all’ascolto della Parola di Dio e alla preghiera. Essa fin d’ora ci fa pregustare la gioia celeste.

Egli ha preso le nostre infermità – CCC 517: Tutta la vita di Cristo è Mistero di Redenzione. La Redenzione è frutto innanzi tutto del sangue della croce,  ma questo Mistero opera nell’intera vita di Cristo: già nella sua Incarnazione, per la quale, facendosi povero, ci ha arricchiti con la sua povertà; nella sua vita nascosta che, con la sua sottomissione, ripara la nostra insubordinazione; nella sua parola che purifica i suoi ascoltatori; nelle guarigioni e negli esorcismi che opera, mediante i quali “ha preso le nostre infermità e si è addossato le nostre malattie” (Mt 8,17); nella sua Risurrezione, con la quale ci giustifica.

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Guarigione del servo del centurione – «Il centurione si presentò con gli anziani del popolo e chiese al Signore di non disdegnare di andare a salvare il suo servo. E siccome il Signore aveva accettato di andare con lui [cfr. Lc 7,3-6; Mt 8,5-7], “egli aggiunse: Signore, non disturbarti, ma di’ soltanto una parola e il mio servo sarà guarito” [Lc 7,6-7]. “Quando il Signore ebbe sentito ciò, ne rimase ammirato” (Lc 7,9). Dio ha ammirato un uomo. “E disse: Non ho mai trovato una tal fede in Israele” [Mt 8,10], per confondere gli Israeliti che non avevano creduto in lui, come invece faceva quello straniero. Il centurione aveva condotto con sé degli Israeliti e li aveva portati per servirsene come avvocati, ma essi furono ripresi, perché non avevano la fede del centurione. Ecco perché: “Essi andranno nelle tenebre esteriori” [Mt 8,12]» (Efrem).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Gesù mentre “si avvicina alla casa del servo malato, alcuni inviati del centurione gli dicono che non è necessario proseguire. Il centurione non si ritiene degno di accogliere sotto il proprio tetto Gesù e crede che potrà guarire a distanza il suo servo. Essendo uomo di autorità militare, è abituato a dare ordini che i soldati eseguono. Sa che Gesù può comandare il suo esercito spirituale per ottenere la guarigione del servo. ‘Signore, non sono degno’ dice il centurione. E noi ripetiamo questa espressione nella liturgia eucaristia. È la preghiera di preparazione alla santa comunione durante la Messa. Un pagano ci insegna a ricevere il corpo di Cristo. Gesù ammira la fede del centurione. Gesù si commuove dinanzi ad ogni nostro atto di fede. Il suo animo è pieno di tenerezza di fronte alla fede di chi non dubita, alla fede pura in Dio. Questa è la fede che il Signore ci chiede di avere sempre… Come sarebbe bello se Gesù potesse ammirare anche la nostra fede, se potesse dire di noi ciò che ha detto del centurione: “Io vi dico che in Israele non ho trovato una fede così grande!”. Gesù opera il miracolo. Dinanzi alla fede, Gesù agisce e guarisce il servo. Lo guarisce come aveva voluto il centurione, a distanza. Non c’è stato bisogno di un contatto umano, non è un atto di magia, né di superstizione. È servita la preghiera di intercessione di Gesù al Padre” (P. Barrajón).

Santo del giorno: 30 Giugno – Santi Primi martiri della santa Chiesa di Roma: “La Chiesa celebra oggi molti cristiani che, come attesta Papa Clemente, furono trucidati nei giardini vaticani da Nerone dopo l’incendio di Roma (luglio 64). Anche lo storico romano Tacito nei suoi Annali dice: «alcuni ricoperti di pelle di belve furono lasciati sbranare dai cani, altri furono crocifissi, ad altri fu appiccato il fuoco al termine del giorno in modo che servissero di illuminazione notturna»” (Messale Romano).

Preghiamo: Dona al tuo popolo, o Padre, di vivere sempre nella venerazione e nell’amore per il tuo santo nome, poiché tu non privi mai della tua guida coloro che hai stabilito sulla roccia del tuo amore. Per il nostro Signore Gesù…

 

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