liturgia

1 Giugno 2018

1 Giugno 2018 – Venerdì, VIII del Tempo Ordinario – San Giustino, martire (Memoria) – (1Pt 4,7-13; Sal 95[96]; Mc 11,11-25) – I Lettura: L’apostolo Pietro partecipa a quell’attesa della parusia sentita come prossima, che si manifesta nella maggior parte dei primi testi del Nuovo Testamento. La nuova esortazione rivolge un esplicito richiamo alla prossima fine spronando ad una vita tutta dedita al Signore, contrapposta a quella dei pagani. Pertanto, viene delineato il comportamento che il credente deve tenere nell’attesa della venuta finale di Cristo. Salmo: “Il Cristo è venuto ed ha raddrizzato il genere umano, in modo che non vada più alla deriva: la sua croce è la colonna del genere umano. Dicendo croce, io non parlo del legno, ma della passione: questa colonna si trova tanto in Bretagna che nelle Indie e nel mondo intero. Nessuno può essere discepolo di Cristo se non porta la sua croce (cfr. Lc 9,23). Ogni giorno il Cristo è crocifisso per noi; noi siamo crocifissi al mondo e il Cristo è crocifisso in noi; e ogni giorno il Cristo risuscita in noi” (Girolamo). Vangelo: Due episodi si susseguono e s’intrecciano nel brano evangelico di Marco. 1. La maledizione del fico senza frutti, che richiama il rifiuto dell’indolenza e dell’apatia da parte di Dio. È la condanna per chi non usa i talenti ricevuti per farli fruttificare; tale evento diventa per gli apostoli occasione di una fervida esortazione sulla preghiera e sulla fede. 2. E la cacciata dei venditori dal tempio:  Gesù, preso da santo zelo, si erge a difensore del vero culto da rendere a Dio per recuperare la santità del tempio del Padre suo.

 La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le nazioni. Abbiate fede in Dio! – Dal Vangelo secondo Marco: [Dopo essere stato acclamato dalla folla, Gesù] entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l’ora tarda, uscì con i Dodici verso Betània. La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame. Avendo visto da lontano un albero di fichi che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se per caso vi trovasse qualcosa ma, quando vi giunse vicino, non trovò altro che foglie. Non era infatti la stagione dei fichi. Rivolto all’albero, disse: «Nessuno mai più in eterno mangi i tuoi frutti!». E i suoi discepoli l’udirono. Giunsero a Gerusalemme. Entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e quelli che compravano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe e non permetteva che si trasportassero cose attraverso il tempio. E insegnava loro dicendo: «Non sta forse scritto: “La mia casa sarà chiamata casa di preghiera per tutte le nazioni”? Voi invece ne avete fatto un covo di ladri». Lo udirono i capi dei sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutta la folla era stupita del suo insegnamento. Quando venne la sera, uscirono fuori dalla città. La mattina seguente, passando, videro l’albero di fichi seccato fin dalle radici. Pietro si ricordò e gli disse: «Maestro, guarda: l’albero di fichi che hai maledetto è seccato”. Rispose loro Gesù: «Abbiate fede in Dio! In verità io vi dico: se uno dicesse a questo monte: “Lèvati e gèttati nel mare”, senza dubitare in cuor suo, ma credendo che quanto dice avviene, ciò gli avverrà. Per questo vi dico: tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi accadrà. Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi le vostre colpe».

 Riflessione: Un albero da frutto è anzitutto un albero da frutto! Può sembrare una frase scontata, ma purtroppo non è così. Capita infatti, a motivo di eventi atmosferici avversi, o di infestazioni di parassiti, ecc…, che l’albero non arrivi a produrre il frutto. Da lontano sembra bello, rigoglioso, ma poi, una volta vicini, ci accorgiamo che oltre le foglie non troviamo nulla: esteticamente perfetto, ma senza alcuna utilità. Certamente anche noi siamo “alberi da frutto” piantati nel giardino di questo mondo per produrre ora il trenta, ora il sessanta e ora il cento per uno (cfr. Mc 4,8). E anche noi corriamo a volte lo stesso rischio, il rischio di trasformarci da alberi da frutto in alberi da ornamento: belli, eleganti, esteticamente perfetti, ma privi di frutto! Qualcuno potrebbe dire: “anche le foglie servono”. Certamente, ma guai quando ci si ferma alle sole foglie! Possiamo uscire dall’allegoria delle foglie e dei frutti e andare concretamente al nostro quotidiano: cosa sono le foglie, cosa sono i frutti, perché il Signore arriva a maledire il fico, cosa ne è dell’albero ormai secco… Anche noi abbiamo un posto nei disegni di Dio, anche noi siamo chiamati a portare frutto, anche noi siamo chiamati ad allietare Dio e il prossimo, siamo chiamati a saziarli con le delizie delle nostre opere buone. Se siamo sale, dobbiamo dare sapore, altrimenti siamo buoni soltanto per essere calpestati (cfr. Mt 5,13); se siamo luce dobbiamo illuminare tutta la casa e non rimanere sotto il moggio (cfr. Mt 5,15-16). Ogni giorno siamo chiamati a santificarci, ogni giorno siamo chiamati ad essere cristiani, come Cristo, e come lui dobbiamo ogni giorno diventare sorgente zampillante (cfr. Zc 13,1; Gv 4,14) per saziare la sete di Dio (cfr. Gv 19,28) e dei fratelli. Non aspettiamo la logica del mondo, non attendiamo le stagioni favorevoli per produrre frutto: Dio è sempre pronto a darci la sua misericordia, il suo amore, il suo perdono, la sua amicizia… e così anche noi dobbiamo essere sempre pieni di frutti (cfr. Ez 47,12; Ap 22,2). Il Signore ci invita ad essere alberi cresciuti lungo le acque dello Spirito Santo. Solo così possiamo essere simili al suo Cuore (cfr. Mt 11,29) e assicurare ristoro a Dio e ai fratelli.

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Entrato nel tempio – CCC 584: Gesù è salito al Tempio come al luogo privilegiato dell’incontro con Dio. Per lui il Tempio è la dimora del Padre suo, una casa di preghiera, e si accende di sdegno per il fatto che il cortile esterno è diventato un luogo di commercio. Se scaccia i mercanti dal Tempio, a ciò è spinto dall’amore geloso per il Padre suo: “Non fate della casa di mio Padre un luogo di mercato”. I discepoli si ricordarono che sta scritto: “Lo zelo per la tua casa mi divora” (Gv 2,16-17). Dopo la sua Risurrezione, gli Apostoli hanno conservato un religioso rispetto per il Tempio.

Tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto – CCC 2610: Come Gesù prega il Padre e rende grazie prima di ricevere i suoi doni, così egli ci insegna questa audacia filiale: “Tutto quello che domandate nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto” (Mc 11,24). Tale è la forza della preghiera: “Tutto è possibile per chi crede” (Mc 9,23), con una fede che non dubita. Quanto Gesù è rattristato dalla “incredulità” (Mc 6,6) dei discepoli e dalla “poca fede” (Mt 8,26) dei suoi compaesani, tanto si mostra pieno di ammirazione davanti alla fede davvero grande del centurione romano e della cananea.

Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate – CCC 2839-2841: Abbiamo iniziato a pregare il Padre nostro con una confidenza audace. Implorando che il suo Nome sia santificato, gli abbiamo chiesto di essere sempre più santificati. Ma, sebbene rivestiti della veste battesimale, noi non cessiamo di peccare, di allontanarci da Dio. Ora, con questa nuova domanda, torniamo a lui, come il figlio prodigo, e ci riconosciamo peccatori, davanti a lui, come il pubblicano. La nostra richiesta inizia con una “confessione”, con la quale confessiamo ad un tempo la nostra miseria e la sua misericordia. La nostra speranza è sicura, perché, nel Figlio suo, “abbiamo la redenzione, la remissione dei peccati” (Col 1,14; Ef 1,7). Il segno efficace ed indubbio del suo perdono lo troviamo nei sacramenti della sua Chiesa. Ora, ed è cosa tremenda, questo flusso di misericordia non può giungere al nostro cuore finché noi non abbiamo perdonato a chi ci ha offeso. L’Amore, come il Corpo di Cristo, è indivisibile: non possiamo amare Dio che non vediamo, se non amiamo il fratello, la sorella che vediamo. Nel rifiuto di perdonare ai nostri fratelli e alle nostre sorelle, il nostro cuore si chiude e la sua durezza lo rende impermeabile all’amore misericordioso del Padre; nella confessione del nostro peccato, il nostro cuore è aperto alla sua grazia. Questa domanda è tanto importante che è la sola su cui il Signore torna sviluppandola nel Discorso della montagna. All’uomo è impossibile soddisfare questa cruciale esigenza del mistero dell’Alleanza. Ma “tutto è possibile a Dio”.

 La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: Cristo ha posto la sua abitazione nel tempio più puro di tutta la terra – «Quando il Signore scese sulla terra, guardò tutte le donne e ne scelse una: quella che fra tutte più gli piacque. La esaminò e trovò in lei umiltà e santità, animo schietto e amore di Dio, un cuore puro e null’altro che pensieri sublimi. Per questo egli scelse questa purità, questa bellezza perfetta; lasciò il suo posto e si intrattenne nella benedetta fra tutte le donne, perché in tutto il mondo non vi era nulla di simile, da porle a confronto… [Maria] Era saggia e tutta piena di amore di Dio, perché dove non c’è amore, nostro Signore non può abitare. Quando dunque il grande re decise di visitare la nostra regione, volle scegliere la propria dimora nel tempio più puro di tutta la terra: nel seno puro, adornato dei pensieri più eccelsi di verginità e santità. Essa, per natura e per la sua volontà, era piena di bellezza, mai fu dissacrata da brame perverse, fu immacolata fin dalla fanciullezza… E rimase sempre in lei la sua natura, la sua volontà orientata al bene, la verginità del corpo e la santità dell’anima” (Giacomo di Batna).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e quelli che compravano nel tempio: Il gesto di Gesù al Tempio ha senza dubbio un significato messianico e ripropone il tema del giudizio e i riferimenti ai brani veterotestamentari di Isaia (56,7) e di Geremia (7,11) sono, in proposito, espliciti. La cacciata dei venditori dal Tempio è molto più di un gesto di purificazione. I venditori di animali e i cambiavalute non costituivano una presenza illegale, e neppure erano un disturbo per le celebrazioni perché stavano nel cortile dei gentili. La loro presenza era necessaria al normale svolgimento del culto: i numerosi pellegrini giunti da ogni parte dovevano comperare animali per offrire i sacrifici prescritti, e per le offerte era necessario che le monete straniere, ritenute impure, venissero cambiate in monete ebraiche. Il gesto di Gesù sembra, dunque, voler impedire lo svolgimento delle funzioni normali del tempio, i suoi sacrifici e il suo culto (cfr. v. 16), e quindi è teso a proclamare che il Tempio è decaduto, ha finito la sua funzione. Ora, si sono spalancate le porte del nuovo Tempio e tutte le nazioni vi entreranno. Se Dio giudica Israele, la maledizione del fico, è perché questi si è chiuso alla Buona Novella e si rifiuta di aprirsi al Messia e alla universalità del Vangelo.

 Santo del giorno: 1 Giugno – Sant’Annibale Maria Di Francia, Sacerdote: Fondatore dei Rogazionisti e delle Figlie del Divino Zelo. Animato da una illimitata carità verso il prossimo, fin da giovane considerò mezzo efficacissimo per la salvezza di tutti gli uomini il comando di Gesù: “la messe è abbondante, ma gli operai sono pochi. Pregate (=Rogate) dunque il Padrone della messe perché mandi operai alla sua messe”.  È unanimemente riconosciuto come l’apostolo della preghiera per le vocazioni e come padre dei poveri e degli orfani, per i quali istituì gli Orfanotrofi Antoniani.

Preghiamo: O Dio, che hai donato al santo martire Giustino una mirabile conoscenza del mistero del Cristo, attraverso la sublime follia della Croce, per la sua intercessione allontana da noi le tenebre dell’errore e confermaci nella professione della vera fede. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

 

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