maggio, meditazioni

29 Maggio 2018

29 Maggio 2018 – Martedì, VIII del Tempo Ordinario – (1Pt 1,10-16; Sal 97[98]; Mc 10,28-31) – I Lettura: I profeti che annunziarono la redenzione di Cristo, non poterono vederla attuarsi in loro. Essi vivevano nell’attesa della salvezza e parlavano sotto l’azione dello Spirito Santo, ma non poterono gustare la forza della Grazia trasformante. Le realtà altissime alle quali i cristiani sono stati chiamati costituiscono un dono grande ma impegnativo: l’abbandono dei desideri mondani per essere interamente di Dio. Salmo: “Egli ha fatto meraviglie, rispondenti a quelle dell’Antico Testamento. Come Eliseo si è contratto, accorciato per risuscitare il figlio della vedova, il Signore ha assunto la forma del-l’uomo (cfr. Fil 2,7), si è contratto per farci vivere” (Girolamo). Vangelo: La risposta di Gesù a Pietro appare contraddittoria e irreale: il centuplo dei beni ricevuti già nel tempo presente, contrasta con l’affermazione successiva riguardo alle persecuzioni. La spiegazione è data alla luce dello stile di vita comunitario che caratterizzò le prime comunità cristiane, che sperimentarono sia la moltiplicazione dei rapporti fraterni e familiari, ma anche la persecuzione e la salvezza eterna.

Riceverete in questo tempo cento volte tanto insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà – Dal Vangelo secondo Marco: In quel tempo, Pietro prese a dire a Gesù: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù gli rispose: «In verità io vi dico: non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle o madre o padre o figli o campi per causa mia e per causa del Vangelo, che non riceva già ora, in questo tempo, cento volte tanto in case e fratelli e sorelle e madri e figli e campi, insieme a persecuzioni, e la vita eterna nel tempo che verrà. Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi saranno primi».

Riflessione: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito». Gesù era ancora assorto ad osservare il giovane ricco che se ne andava triste (cfr. la Liturgia della Parola di ieri), quando Pietro prende subito la parola con la frase che abbiamo riportato. Non sappiamo il vero intento di Pietro, potremmo supporre che volesse consolare il Maestro: certamente dinanzi alla scena della tristezza di quel giovane ricco, anche Gesù si sarà rattristato, per quel giovane e per tutti coloro che, preferendo le ricchezze di questo mondo, gli avrebbero voltato le spalle. In questo caso potrebbe risultare consolatoria l’espressione petrina, come dire: “Non preoccuparti di costui, ci siamo noi che abbiamo lasciato tutto, non sei solo!”. Purtroppo dobbiamo ammettere che in realtà vi è qualcosa di più in san Pietro, e di molto più umano ed egoista: volendo cogliere la palla in balzo, ne approfitta per mettere in chiaro il fatto che essi sono tra coloro che hanno già lasciato tutto. Gesù aveva parlato chiaro: «Se vuoi essere perfetto lascia tutto e seguimi». Ebbene Pietro ha fatto proprio così! Vuole pertanto il premio, il contraccambio, un riscontro immediato o quantomeno una promessa solenne fondata sulla riconosciuta fedeltà del Maestro. E Gesù non fa finta di nulla, non rimprovera l’ostentato egoismo di Pietro, non ammonisce, ma rivela con verità e chiarezza la consistenza del premio: «Cento volte tanto ora… insieme a persecuzioni e la vita eterna». Gesù non promette una vita senza persecuzioni: «Hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi» (Gv 15,20). La vera ricompensa del cristiano è proprio questa: avere la gioia di essere ricchi di Cristo (2Cor 6,4-10), essere soci della sua gloria, passando con lui dalla stretta strada della Croce: «A voi è stata data la grazia non solo di credere in lui, ma anche di soffrire per lui» (Fil 1,29).

La Parola di Dio commentata dal Magistero della Chiesa: Ecco noi abbiamo lasciato tutto – Papa Francesco (Ange-lus, 2 Marzo 2014): Un cuore occupato dalla brama di possedere è un cuore pieno di questa brama di possedere, ma vuoto di Dio. Per questo Gesù ha più volte ammonito i ricchi, perché è forte per loro il rischio di riporre la propria sicurezza nei beni di questo mondo, e la sicurezza, la definitiva sicurezza, è in Dio. In un cuore posseduto dalle ricchezze, non c’è più molto posto per la fede: tutto è occupato dalle ricchezze, non c’è posto per la fede. Se invece si lascia a Dio il posto che gli spetta, cioè il primo, allora il suo amore conduce a condividere anche le ricchezze, a metterle al servizio di progetti di solidarietà e di sviluppo, come dimostrano tanti esempi, anche recenti, nella storia della Chiesa. E così la Provvidenza di Dio passa attraverso il nostro servizio agli altri, il nostro condividere con gli altri. Se ognuno di noi non accumula ricchezze soltanto per sé ma le mette al servizio degli altri, in questo caso la Provvidenza di Dio si rende visibile in questo gesto di solidarietà. Se invece qualcuno accumula soltanto per sé, cosa gli succederà quando sarà chiamato da Dio? Non potrà portare le ricchezze con sé, perché – sapete – il sudario non ha tasche! È meglio condividere, perché noi portiamo in Cielo soltanto quello che abbiamo condiviso con gli altri.

Già ora, in questo tempo, cento volte tanto… e la vita eterna nel tempo che verrà – Rerum Novarum 21: Queste verità [della dottrina sociale della Chiesa] sono molto efficaci ad abbassar l’orgoglio dei fortunati e togliere all’avvili-mento i miseri, ad ispirare indulgenza negli uni e modestia negli altri. Così le distanze, tanto care all’orgoglio, si accorciano; né riesce difficile ottenere che le due classi, stringendosi la mano, scendano ad amichevole accordo. Ma esse, obbedendo alla legge evangelica, non saranno paghe di una semplice amicizia, ma vorranno darsi l’amplesso dell’amore fraterno. Poiché conosceranno e sentiranno che tutti gli uomini hanno origine da Dio, Padre comune; che tutti tendono a Dio, fine supremo, che solo può rendere perfettamente felici gli uomini e gli angeli; che tutti sono stati ugualmente redenti da Gesù Cristo e chiamati alla dignità della figliolanza divina, in modo che non solo tra loro, ma con Cristo Signore, «primogenito fra molti fratelli» (Rm 8,29), sono congiunti col vincolo di una santa fraternità. Conosceranno e sentiranno che i beni di natura e di grazia sono patrimonio comune del genere umano e che nessuno, senza proprio merito, verrà diseredato dal retaggio dei beni celesti: perché «se tutti figli, dunque tutti eredi; eredi di Dio, e coeredi di Gesù Cristo» (Rm 8,17).

La Parola di Dio commentata dai Padri della Chiesa: La ricchezza e la povertà sono semplici strumenti per il bene e per il male – “Se dicessimo che le ricchezze sono cattive, la bestemmia ricadrebbe sul loro elargitore; ma la ricchezza e la povertà sono state proposte agli uomini dal Creatore come materia, come strumenti, tramite i quali gli uomini, quali artefici, plasmano il simulacro della virtù o scolpiscono la statua del vizio. Ma con le ricchezze a stento qualcuno riesce a scolpire artisticamente qualche membro appena della virtù, mentre con la povertà a tutti è possibi-le plasmarla completamente. Non disprezziamo dunque la povertà, madre della virtù; e non biasimiamo la ricchezza, ma accusiamo coloro che ne fanno un uso sconveniente. Anche il ferro è stato dato agli uomini per edificare case, coltivare la terra, costruire navi e facilitare le altre attività necessarie alla vita umana; ma quelli che infieriscono l’uno contro l’altro fanno sì che esso non serva solo agli usi necessari, dato che per suo mezzo si danno l’un l’altro la morte. Non per questo però accusiamo il ferro, bensì la malvagità di coloro che l’usano male. Così il vino è stato dato agli uomini per la gioia del cuore, non per oscurargli la mente; ma coloro che si abbandonano all’intemperanza e si danno all’ubriachezza, rendono padre di demenza questo genitore di gioia. Noi tuttavia, giudicando rettamente, chiamiamo alcolizzati, ubriaconi e abbietti quelli che fanno uso cattivo di questo dono divino, mentre ammiriamo il vino come dono di Dio. Allo stesso modo giudichiamo, dunque, le ricchezze e coloro che ne usano: quelle preservia-mole da ogni accusa, questi, se le amministrano con giustizia, incoroniamoli con le lodi più belle; se invece, inverten-do il retto ordine, essi mostrano di essere schiavi del denaro compiendo tutto ciò che esso pretende, eseguendone ogni comando perverso, lanciamo contro di loro l’accusa di malvagità; essi, essendo stati eletti come padroni, hanno rovinato la loro autorità e hanno mutato il potere in schiavitù” (Teodoreto di Ciro).

Silenzio / Preghiera / La tua traccia: Non c’è nessuno che abbia lasciato casa o fratelli o sorelle a causa mia, che non riceva già al presente cento volte tanto – Riccardo Ripoli (Omelia, 28 Maggio 2013): Stamani sono passato dal mare, e come ogni volta che lo vedo penso a quando facevo le gare di pesca subacquea e mi immergevo quasi ogni giorno, a quando in estate andavo con il mio amico Luigi a pescare ogni mattina svegliandomi alle quattro… Ripenso a ciò che ho lasciato per seguire i tanti ragazzi che il Signore mi ha onorato affidandomeli. C’è nostalgia, desiderio di tuffarmi in mare ogni giorno, ma non c’è rimpianto e, se tornassi indietro, rifarei la scelta che ho fatto altre mille volte. Ringrazio Dio per avermi dato tantissimo in termini di salute, di famiglia, di agiatezze. Ne ho goduto ampiamente fino a ventuno anni, ma era arrivato il momento di dividere i doni di Dio con altri. Scelta egoistica dettata dalla morte della mia mamma, ma scelta ragionata, conquistata un passo alla volta, scelta alla quale mi sono legato a filo doppio con grandissima gioia. Le preoccupazioni non mancano, i dispiaceri sono all’ordine del giorno, le battaglie da combattere sono in numero infinito per una guerra senza confini dove coloro che dovrebbero essere alleati si rivelano vipere pronte a mordere, ma tutto il resto è amore. Basterebbe una goccia di questo amore per cancellare tutto il male che ci inonda, e di gocce ce ne sono infinite, purissime. Vedere i ragazzi crescere, osservare i loro cambiamenti positivi, ascoltare chi li ha sotto gli occhi tutti i giorni e fa loro i complimenti per i valori, i principi, l’educazione che dimostrano di avere nel quotidiano, mi riempie il cuore di gioia. Qualcosa ho abbandonato, ma ho ricevuto molto, molto di più di tutto ciò che è dietro le mie spalle. E comunque, ogni tanto, vado pure a pescare.

Maria, Madre del dono e del dolore – “Chi pretende di avere tutte le protezioni e le benevolenze da Dio, perché gli è fedele, dovrebbe meditare più spesso sui dolori della Vergine. Non c’è creatura al mondo che Dio ami di più eppure non vi è persona che abbia provato i dolori di Maria” (P. Aldo Aluffi).

Santo del giorno: 29 Maggio – Santa Bona da Pisa, Vergine: Nel secolo XIII si assiste ad un numero sempre maggiore di sante. Queste donne cristiane, spesso laiche, sembrano rientrare in una tipologia di santità femminile che non appartiene a Bona. La santa pisana infatti si distingue da altre figure femminili per la sua vocazione fin da bambina; la scelta della verginità e l’assoluta obbedienza nei confronti dei suoi superiori. Ma ciò che caratterizza Bona e che la allontana moltissimo da altre sante del suo tempo è la continuità dei viaggi, che non verranno meno anche in periodi particolarmente difficili: Santiago de Compostela (che raggiungerà ben nove volte), san Michele al Gargano, Roma e la Terra Santa sono le sue méte preferite. Al tempo stesso non rinnegherà mai il suo forte legame con Pisa e i suoi abitanti ed in particolare con i canonici regolari di Sant’Agostino di san Martino e con i monaci pulsanesi di san Michele degli Scalzi: i numerosi miracoli compiuti dalla santa pisana dimostrano la sua grande attenzione e premura soprattutto nei confronti dei più deboli e dei più poveri.

Preghiamo: Concedi, Signore, che il corso degli eventi nel mondo si svolga secondo la tua volontà nella giustizia e nella pace, e la tua Chiesa si dedichi con serena fiducia al tuo servizio. Per il nostro Signore Gesù Cristo…

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